una pagina riassuntiva in italiano per tenersi aggiornati sui fatti e sullevoci.
::ALCUNE NOTE SUI FATTI::
Per cercare di fare chiarezza sugli eventi, cerchiamo di riportare i fatti che
sappiamo essere confermati, quelli che riteniamo attendibili e quelli che
secondo noi sono fuorvianti.
Giovedi' 7 ottobre verso le ore 18 (italiane) il sito di indymedia italia non
risultava raggiungibile. A una richiesta di chiarimenti il provider
Rackspace,
dopo 20-30 minuti, ha risposto con una nota dove dichiarava di aver dovuto
consegnare il server all'FBI
in seguito ad un ordine federale.
Successive richieste di chiarimenti sia per via telefonica che per mail, sia da
parte di avvocati che da parte degli amministratori del server, hanno ricevuto
risposte molto precise: da un lato Rackspace ci informava di non poterci
comunicare i motivi della consegna dei server, dall'altro ci notificava che la
richiesta era basata sull'applicazione del Mlat (Mutual legal assistment treaty), un
accordo internazionale (l'Italia lo ha firmato nel 1982) che stabilisce delle procedure
di collaborazione tra i vari Paesi in caso di reati relativi al terrorismo,
rapimenti e riciclaggio di danaro.
[ leggi la risposta
di rackspace e il comunicatoi di www.indymedia.org | leggi
maggiori informazioni su MLAT | leggi maggiori info
sui trattati internazionali | leggi il commento
di statewatch ]
Tuttora non sappiamo se a Rackspace sia stato imposto il divieto di parlare
delle motivazioni del sequestro o se sia stata una scelta della compagnia
dovuta ad altre valutazioni cosi' come non sappiamo con certezza se i server siano
stati consegnati integralmente o solo nei loro hard disk, ne' per conto di chi, ne'
se sia stato fatto in ottemperanza ad un ordine oppure come spontanea
collaborazione con le autorita'.
In questi giorni si sono succedute molte ipotesi rispetto ai motivi di questo
atto di repressione della liberta' di informazione e di espressione: tutte
queste ipotesi sono basate su eventi reali, ma che non e' dimostrato abbiano
una relazione diretta con la sottrazione dei server.
Anzi mano a mano che si susseguono le smentite e le ipotesi sembra sempre piu'
prendere corpo l'opzione della forzatura di ordini legittimi o della pura e
semplice extralegalita' di questo atto.
Nei mesi passati, in effetti, i due server sono stati oggetto dell'interesse
delle forze dell'ordine di diversi paesi, lo dimostrano la causa vinta dagli avvocati
della EFF contro la
DIEBOLD (una delle principali finanziatrici di Bush,
accusata di aver truccato gli apparati elettorali statunitensi di cui e'
produttrice) che chiedeva la rimozione di materiale anche da indymedia italia; cosi' come le
indagini del governo statunitense di cui e' stata oggetto indymedia New
York (una cui copia era ospitata sui server sequestrati) durante la Republican
National Convention per aver pubblicato dati relativi ai partecipanti alla convention;
pochi giorni fa inoltre l'FBI ha invitato
(per "fare un favore alla polizia svizzera")
indymedia Nantes (anch'esso ospitato sui server) a rimuovere articoli con nomi e facce di
poliziotti svizzeri in borghese infiltrati durante una manifestazione di piazza,
ma questo procedimento era ancora in fase di formalizzazione al momento della
sottrazione dei computer.
Oltre a questi episodi eclatanti non passa giorno che qualcuno non
cerchi di censurare o chiedere comunque la rimozione di articoli o notizie
pubblicate sul sito di indymedia italia, ma dubitiamo che questa possa essere
ragione sufficiente per far letteralmente sparire oltre 300 GB di dati.
[ leggi un elenco sommario delle indagini aperte contro indymedia italia !
Venerdi 8 ottobre alle ore 22.38 un'ANSA riporta un'intervista fatta
dall'Agence
France Press a un portavoce dell'FBI, tale mr. Parris, che
attribuiva l'ordine di sequestro nei confronti di Rackspace all'Italia e alla
Svizzera senza specificarne motivi ne' ulteriori elementi, ma cercando
semplicemente di "scagionare" l'FBI dalla patata bollente, dipingendola come zelante
intermediario di una richiesta repressiva altrui.
Dopo questa dichiarazione sono scattate le verifiche incrociate piu'
approfondite possibili e dopo una serie di informazioni poco attendibili (ad
esempio che la rogatoria fosse stata avviata per gli insulti ai soldati morti a
Nassirya) si e' giunti al momento a seguire due "piste": da un lato la procura
di ginevra e dall'altro quella di bologna.
[ alcune ansa sulla procura di bologna e le dichiarazioni di De Nicola | 1 - 2 | | alcuni post
sulla questione ginevra | 1 - 2 - 3 |]
[ leggi l'articolo
di serena tinari e alessandro mantovani che riassumono le informazioni
raccolte ]
Ultimi aggiornamenti
Dopo giorni di silenzi, depistaggi e sparate a zero, riusciamo a ricostruire con
piu' chiarezza gli eventi.
Da un lato la pista ginevrina sembra sempre piu' secondaria, nonostante si
prolunghi il loro ingiustificato silenzio [ 1 - 2 ]
Mentre la pista che porta alla procura di Bologna, al procuratore capo De Nicola
e alla procuratrice Marina Plazzi si fa piu' concreta. E' confermato infatti che
nel corso dell'indagine sui pacchi bomba a Romano Prodi della Federazione
Anarchica Informale, (e non nel corso di quella per vilipendio relativa agli
insulti ai soldati uccisi a Nassirya di cui e' titolare la stessa procura)
la pm abbia chiesto l'acquisizione di informazioni dal
provider statunitense e che l'FBI abbia "esteso" questo ordine a un sequestro
integrale dei dischi. Il sequestro non e' stato convalidato e mercoledi' 13
ottobre i dischi sono tornati in nostro possesso. [ vedi anche articoli de Il
Manifesto 1 -
2 ]
Stiamo ora verificando l'integrita' dei dati sui dischi e continuiamo a chiedere
fermamente di poter vedere le carte che hanno portato a tutta questa
operazione.
E' evidente che l'eccesso dell'FBI non diminuisce le responsabilita' di Stati
Uniti, UK e Italia e delle loro legislazioni e governi, che nulla ci porta a
credere non siano coinvolti nel caldeggiare questo eccesso dell'agenzia
federale americana.
Nonostante l'Home Office britannico neghi il coinvolgimento a qualsiasi livello delle autorita' britanniche, probabilmente per scaricare la responsabilita' su
FBI e su Rackspace.
Sugli HD sequestrati, sono presenti tutte le informazioni
pubblicate liberamente da decine di migliaia di attivisti.
Non ci sono invece i LOG delle connessioni al
sito: non e' quindi possibile identificarne gli utenti. Indymedia per sua
propria policy non mantiene nessun LOG contenente dati sensibili degli accessi
al sito: quindi non c'e' nessun pericolo di identificazione personale nel
rispetto della privacy di chiunque abbia usato gli strumenti messi a
disposizione da indymedia.
Ultimo Aggiornamento : 21 ottobre 2004 ore 16.30
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