Centrali nucleari, i piemontesi rischiano di diventare il Deposito Nazionale dei rifiuti di tutti
Piemonte – Il ritorno al nucleare sta creando perplessità e agitazione in tutte le regioni d’Italia, in Piemonte in particolare. Mentre dall’Emilia Romagna al Lazio, alla Sardegna, molti cittadini e amministratori si rifiutano di accettare l’idea della costruzione di centrali nucleari, i piemontesi rischiano di diventare il Deposito Nazionale dei rifiuti di tutti. In Piemonte, oltre alla dismessa centrale di Trino, nel Vercellese, ci sono il comprensorio di Saluggia, sempre in provincia di Vercelli, e l’impianto Fn di Bosco Marengo, nella zona di Alessandria. A Saluggia sorgono il deposito di residui nucleari Avogadro e l’impianto Eurex (Enriched uranium extraction) per il riprocessamento del combustibile nucleare, operazione volta principalmente al recupero del plutonio, “materiale che – chiarisce Gian Piero Godio, responsabile di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta per il settore energia – serve soprattutto nell’ambito del nucleare militare”. “Il deposito Avogadro contiene oggi l’85% dei rifiuti nucleari nazionali, di fatto esso rappresenta già adesso il Deposito Unico di cui si parla e il timore dei cittadini è proprio questo – spiega Godio – Le caratteristiche del sito in cui è stato costruito il deposito Avogadro e in cui vogliono costruire il D-2 contraddicono una delle fondamentali indicazioni di prudenza, visto che il comprensorio costeggia la Dora e si trova a meno di 2 chilometri di distanza dai pozzi d’acqua che riforniscono le province di Asti, Alessandria e Torino”. Quello del deposito non è un problema nuovo, nemmeno la vecchia amministrazione con a capo Mercedes Bresso, dichiaratasi contraria al nucleare, è al riparo dalle critiche degli ambientalisti.