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CATASTROFI NATURALI E MEDIA |
04/09/2005 |
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I bianchi trovano, i neri rubano
Nei sempre piu' frequenti gravi eventi che caratterizzano il clima mondiale, i media sono prontissimi a parlare della "forza della natura", o del pianeta "che si riprende la rivincita sull'uomo", o ad usare drammatizzazioni simili. L'obiettivo e' quello di farci credere che queste tragedie siano inevitabili e non dipendano invece dai danni causati dal sistema produttivo industriale. Come se il riscaldamento globale fosse un fenomeno naturale.
L'uragano Katrina che in questi giorni ha colpito gli USA ha causato una tragedia di enormi proporzioni. Anche in questo caso non si puo' certo parlare di un evento imprevisto, e per di piu' le gravi conseguenze che un fenomeno simile avrebbe causato in quelle zone degli USA erano state previste.
L'evacuazione della citta' di New Orleans e' stata condizionata al possesso di
mezzi di trasporto privati. Gli abitanti piu' poveri della citta'
sono stati abbandonati a se' stessi. Nell'organizzatissima America, decine di migliaia di persone sono state inviate in un centro di accoglienza con la promessa di venire evacuate dalla citta', e per 3 giorni non hanno visto arrivare un autobus. Questo viene descritto nel blog di un internet provider di New Orleans ancora in funzione.
Ma stavolta nemmeno i blog, perlopiu' scritti da bianchi benestanti,
sono riusciti a compensare la distorsione dei media mainstream, ne'
a dare voce a chi non ha accesso ai mezzi di comunicazione. In questi giorni i media mainstream ci mostrano gente che viene minacciata con un fucile e ci dicono che la polizia ha a che fare con degli sciacalli, mentre le immagini mostrano chiaramente gente che va in giro con dei vestiti o del cibo. Le didascalie e i titoli delle fotografie cambiano a seconda del colore della pelle delle persone ritratte: i neri rubano, i bianchi trovano. In certi casi anche la polizia si da' al saccheggio (nel caso
specifico un poliziotto e' stato visto impossessarsi di un computer
portatile e di un televisore; cercare l'articolo: "Even a cop joins in the looting").
Comparazione tra il modo in cui sono state trattati dai media
internazionali i due eventi accaduti quasi contemporaneamente
(l'uragano negli USA e il crollo del ponte a Baghdad).
Report audio (inglese) da Pacifica Reporters Against Censorship / Free Speech Radio News
La Cina ha evacuato 1.200.000 persone per un uragano. Sempre in Cina, le inondazioni quest'anno hanno causato oltre 1000 morti.
Gran parte dei link sulla questione in questa feature e nel web
rimandano ad articoli in inglese. Chi ha la possibilità di tradurre parte
del materiale, anche in maniera sintetica, contatti la mailing list
italy-editorial o pubblichi direttamente nel newswire.
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INFORMAZIONE: PRESSIONI E REPRESSIONI |
23/02/2005 |
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Voci prigioniere
Dall'inizio della guerra in Iraq sono morti 47
giornalisti,
32 nell'ultimo anno. Vengono uccisi
i giornalisti indipendenti e quelli filooccidentali. Impossibile stabilire chi o che cosa
fa la differenza fra la vita e la morte in Iraq. Una cosa è certa: la
libertà d'informazione è considerata una forza nemica: chi insiste, rischia a sue spese. Diversi governi hanno consigliato ai
loro giornalisti di non andare nel paese, e alcuni di quelli che sono andati
restano nei loro hotel lasciando che siano altri occhi
a guardare e rischiare per loro.
Il Governo Italiano ha recentemente apportato delle gravissime modifiche al codice penale militare che sventolano pene fino a 20 anni di carcere militare per chi racconta ciò che avviene nelle zone di guerra,
come denunciano i firmatari della petizione contro
il codice. La pressione si fa sentire su tutti i media
iracheni così come su Al Jazeera, in
via di privatizzazione.
A testimoniare quello che si configura come il massacro dell'informazione
perpetuato da Bush e alleati, restano sul campo solo i giornalisti indipendenti. E dopo l'intervento dei servizi segreti, non ci sono piu' giornalisti italiani in Iraq.
Il mondo dell'informazione viene investito anche dalla 'strategia' dei sequestri; dopo la liberazione dei reporter francesi Chesnot e Malbrunot, non si hanno piu' notizie di altri quattro giornalisti rapiti. Il sequestro piu' recente e' quello di una giornalista irakena (di cui forse e' stato rinvenuto il corpo), mentre sono stati rilasciati i due giornalisti indonesiani rapiti alcuni giorni fa. Poco tempo prima era toccato alla francese Florence Aubenas e alla giornalista de Il Manifesto Giuliana
Sgrena, sequestrata lo scorso 4 febbraio. Abbiamo visto tutti il video in cui Giuliana e' stata costretta a dire una
verita' gia' scritta piu' volte sulle pagine del suo giornale: il popolo iracheno e' contrario all'invasione e sta soffrendo lutti e distruzioni inaccettabili a causa della "democrazia" portata dall'Occidente. Ci chiediamo quale senso vi sia nel sequestrare una
giornalista che sta raccontando, e
non da ieri, la sofferenza della popolazione irachena; quella stessa popolazione che i sequestratori dicono di voler difendere. E ci domandiamo come si possa pensare che il governo guerrafondaio italiano e la inutile
opposizione parlamentare vogliano cambiare la loro politica di sottomissione agli USA in modo da consentire finalmente la liberazione dell'Iraq e di
Giuliana, dopo il sostegno all'invasione statunitense e dopo le devastazioni gia' inflitte.
Sabato 19 febbraio 2005 si sono tenute in tutta Italia manifestazioni e iniziative per la liberazione di Giuliana, Florance, Hussein, di tutti gli ostaggi e del popolo iracheno. In particolare, a Roma centinaia di migliaia di persone hanno dato vita ad una grande manifestazione.
Dopo un mese in ostaggio, Giuliana Sgrena e' stata liberata.
Mentre veniva trasportata dai servizi segreti italiani verso l'aeroporto, una pattuglia americana
fa fuoco sul piccolo convoglio, ferisce lei e due agenti del sismi, ne uccide un terzo, Nicola Calipari.
Incidente o avvertimento "mafioso"?.
Che venga liberato il popolo iracheno e con esso tutti gli ostaggi di questa guerra.
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Dal Newswire: Raccolta di resoconti, foto e opinioni
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BUENOS AIRES |
14/12/2003 |
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Un piquete nell' etere
L' inaugurazione di una cisterna d'acqua nel barrio di San Rudecindo, a Florencia Valera nella Gran Buenos Aires, e' diventata l' occasione per il debutto di Canal 4, la prima TV piquetera.
Dai blocchi stradali alla riappropriazione delle frequenze un unico filo conduttore per riappropiarsi delle spazio dominato dai monopoli della comunicazione e del diritto a prendere la parola.
Un esperimento low-fi per dare voce a chi non puo mai esercitare la 'liberta' di parola'
nel momento stesso in cui si fanno sempre piu' martellanti le campagne criminalizzanti di stampa e tv a carico del movimento piquetero.
leggi la storia completa
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