La preside di Scienze Politiche, la Banca d’Italia e le contestazioni

Ma per quale motivo, si chiederanno alcuni, degli studenti “facinorosi” contestano una lectio magistralis del governatore di Bankitalia Ignazio Visco? Come mai, l’università è un luogo aperto al confronto e non schierato politicamente – potrebbe pensare qualche sprovveduto – perchè dovete farvi prendere “dall’ideologia” proprio oggi che le ideologie sono morte?

A questi e ad altri interrogativi è sufficiente rispondere mostrando la foto di cui sopra: un articolo de La Nazione del giugno scorso nel quale si annuncia l’elezione della preside di Scienze Politiche Franca Alacevich al consiglio superiore della Banca d’Italia a Firenze. Uno dei tanti esempi (forse il più innocuo) del fatto che l’università non è un luogo neutro, ma uno dei principali organi di ricerca e veicolo dell’ideologia (quella sì) dominante. L’ideologia, se ce ne fosse il bisogno, è proprio quella che non sa dare, apparentemente, una risposta al perchè avvengono le crisi del capitalismo, quella che pretende di essere considerata una scienza pur non spiegando quasi niente della realtà che ci circonda, dalle disuguaglianze sociali sempre più diffuse, all’aumento della disoccupazione fino allo sfruttamento di chi rimane al lavoro (lo chiamano produttività); la stessa pretesa “scienza” di cui si avvale Bankitalia, quindi anche la preside di Scienze Politiche che ne fa parte, imponendola come unica e sola verità sia nei libri di testo che nei “dibattiti” universitari.

Infatti, oltre alla già citata impronta ideologica e alla compromissione dei soggetti istituzionali, accademici e non, è necessario insistere anche su un altro aspetto: il cosiddetto dialogo. Semplicemente non può esserci, perchè non esiste. Durante i corsi universitari, durante gli esami (dove bisogna dimostrare di “credere” nei vari mantra dominanti) e all’interno dei presunti dibattiti aperti e plurali, non è possibile mettere i soggetti di cui sopra di fronte alle proprie responsabilità, incalzandoli con domande scomode perchè, come accade quasi sempre, si viene bollati come provocatori, infiltrati o liquidati come se niente fosse. Anche qui è estremamente puerile credere che, di fronte ad un’istituzione asservita agli interessi di banche, come Bankitalia o Unicredit,  e imprese (Confindustria) , si possa smascherare con logiche di dibattito democratico e alla pari ogni menzogna raccontata quotidianamente, imposta nei libri di testo e amplificata dai media.

Per questo c’è chi, ogni giorno, informa su come stanno veramente le cose, organizza seminari autogestiti, volantina e, all’occorrenza, sa riconoscere quelle che sono vere e proprie provocazioni, soprattutto in momenti nei quali fra disoccupazione, aumento dello sfruttamento sui posti di lavoro e riduzione di sicurezza e diritti per tutti, aumentano vistosamente drammi sociali quali suicidi, morti di lavoro e povertà. Per questo, quindi, bisogna aprire gli occhi, andando oltre le strumentalizzazioni dei media, superando con ironico sorriso e una risposta a tono l’ammonimento di un professore in seguito ad una domanda scomoda e, in certi casi, anche sedersi dalla cosiddetta “parte del torto” , l’unica rimasta libera dato che gli altri posti sono occupati. L’unica che, per liberarsi davvero, ha bisogno di continuare con intelligenza e perseveranza un lotta per la verità, una lotta che come tutte ha bisogno di sostegno, visto che la produzione di verità è dettata dai rapporti di forza. Chi oggi si trova dalla “parte del torto”, in realtà, è proprio chi ha ragione, perchè nonostante la repressione del dissenso, i ricatti e la delazione, resiste e afferma ciò che trova riscontro nella realtà, e lo fa attraverso una prassi, per quanto poco chiara, a volte, possa sembrare.

Da parte nostra, come redazione, continueremo a seguire, a supportare e a solidarizzare con chi, contro tutto e tutti, porta avanti una battaglia per la verità, per il riconoscimento della sua posizione legittima, per il superamento dello stato di cose presente attraverso un’autentica lettura della realtà, che non si piega agli interessi “di chi conta”. Perchè si sa, la verità è sempre rivoluzionaria, però ha un prezzo, e noi staremo sempre, visto che ce n’è il bisogno, dalla parte di chi, per caso o per necessità, questo prezzo lo paga tutti i giorni.

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