Anche le Poste sfruttano i lavoratori: dopo i tagli aumenta il carico di lavoro a parità di salario

esuberi poste

Segnaliamo questa intervista di un esponente dei Cobas Poste rispetto alla situazione dei lavoratori: dopo i licenziamenti di Poste Italiane, come da programma, chi resta vede aumentare il carico di lavoro giornaliero a parità di salario (che noi chiamiamo sfruttamento) e, così, le Poste riducono quello che per loro è un “costo”, ovvero la forza lavoro. Infine, per tenere sotto controllo i lavoratori e ostacolare la loro capacità di organizzarsi, vengono assunti per brevi periodi (e poi licenziati) nuovi postini. E’ chiaro perchè la dirigenza non voglia intervenire, la situazione è più che congeniale ai suoi interessi. Intanto i lavoratori hanno indetto, fino al 14 luglio, lo sciopero dello straodinario e stanno discutendo su come organizzarsi. Come collettivo auspichiamo che la lotta di questi lavoratori possa saldarsi, per respingere sfruttamento, licenziamenti e precarietà, a quella di molti altri presenti a Firenze, come abbiamo avuto modo di raccontare nel caso di Careggi , Torregalli, dell’Ataf o della Cooperativa Di Vittorio, superando i limiti della lotta “azienda per azienda”, dato che l’attacco è rivolto (e non da ora ma da anni) a tutti i lavoratori.

Dopo i tagli arrivano le vacanze, e i servizi postali rischiano il caos. E’ infatti iniziata ieri la turnazione delle ferie, che ridurrà i portalettere in servizio. A ciò si aggiunge la drastica riduzione delle zone di recapito da parte di Poste Italiane e il conseguente allungamento delle gite di consegna dei postini, che raccontano di accumuli sempre maggiore di corrispondenza in giacenza presso i cinque uffici di smistamento della città. “Una situazione insostenibile. Con la riduzione dei portalettere e l’allungamento delle zone di recapito diventa impossibile consegnare tutto”, spiega Edoardo Todaro, rappresentante dei Cobas e delle Rsu.

Ad accumularsi in deposito non è solo la posta ordinaria, ma anche quella a firma: raccomandate, telegrammi, atti giudiziari. “Non ce la facciamo – continua Todaro -. Capita di avere in consegna 150 o 200 raccomandate al giorno, oltre alla posta ordinaria. Una follia”. Per protesta è stato indetto un nuovo sciopero degli straordinari, fino al prossimo 14 luglio. “La dirigenza aziendale è al corrente delle difficoltà ma non vuole intervenire. Non vediamo come la situazione possa migliorare”.

Così la posta arriva a destinazione in estremo ritardo: bollette già scadute, raccomandate consegnate dopo 10 giorni, telegrammi giunti a destinazione dopo la data di convocazione comunicata al loro interno. Come successo a Nicola, residente in santo Spirito. “Ho ricevuto un telegramma di convocazione urgente due giorni dopo la data in cui mi si chiedeva di incontrarmi – spiega il ragazzo -. Per fortuna mi avevano contattato anche per mail, se no avrei perso tre mesi di lavoro”.

E i cittadini, che non vedono arrivare pacchi e lettere varie, se la prendono con i postini. “E’ comprensibile, ma la responsabilità non è nostra. Nei soli uffici di via Gemignani sono stati tagliati 25 portalettere su un totale di un centinaio circa. Cerchiamo di spiegarlo alle persone: i carichi di lavoro sono aumentati troppo, è impossibile consegnare tutta la corrispondenza, che così si accumula sempre di più. I ritardi, di questo passo, saranno sempre maggiori”, ammette Todaro. Particolarmente colpite risultano via Cavour, via Martelli, via S. Caterina d’Alessandria, ma anche Rifredi: via Vittorio Emanuele, via delle Cinque Giornate, la Bolognese, Trespiano.

Poste Italiane continua però ad assumere portalettere a tempo determinato, per uno, due, tre o se va proprio bene quattro mesi. Ragazzi che devono imparare il mestiere, dalla conoscenza delle zone di consegna alla compilazione dei resoconti, tornati in ufficio, di atti giudiziari e raccomandate. “Si tagliano i lavoratori esperti e ci si affida continuamente a nuovo personale: una politica assurda e controproducente”, commenta l’esponente dei Cobas.

Todaro annuncia infine di aver contattato diverse associazioni dei consumatori, invitandole a spiegare ai cittadini la situazione e le cause dei disagi. “E’ inutile telefonare all’ufficio postale, non c’è nemmeno il tempo di rispondere. Invitiamo tutti a segnalare i disservizi direttamente all’azienda, sperando che questa riveda le sue ultime decisioni”. In caso contrario, a quanto dicono i postini, dopo la tregua estiva si rischia a settembre una situazione esplosiva.

Tratto da Firenzetoday

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