Terra dei fuochi nel Mugello. Ecco il ruolo di camorra, banche toscane e cooperative rosse

http://www.inventati.org/cortocircuito/wp-content/uploads/2014/07/cavapaterno1.jpgCamorra, banche toscane e cooperative rosse. È questo lo scenario scandaloso che si profila grazie all’inchiesta della Procura di Firenze sulla pericolosa cava/discarica scoperta a Paterno, nel Mugello. Ecco la cronaca di Franca Selvatici per Repubblica. In fondo le quote societarie di banche e cooperative nella società dal nome fantastico “Produrre Pulito”.

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«Dopo aver smaltito al Sud per vent’anni i rifiuti tossici prodotti al Nord, ora la camorra napoletana sta portando i rifiuti campani altrove, in primis in Toscana». Le parole pronunciate il 6 novembre 2013 dal procuratore nazionale antimafia Franco Roberti tornano di prepotente attualità di fronte al disastro di Paterno, nel Comune di Vaglia, dove la vecchia cava-fornace è stata per anni trasformata in una discarica clandestina di ogni genere di rifiuti. Il procuratore Roberti si riferiva più esattamente all’area pratese, dove da anni sono documentati rapporti fra titolari di aziende che trattano stracci con elementi della camorra. Ma anche l’imprenditore Lanciotto Ottaviani, già proprietario di Cava Paterno di cui ha ancora in parte la responsabilità, ha avuto fra il 2004 e il 2005 rapporti con Giovanni Gugliotta, un imprenditore di Frattamaggiore (Napoli), residente a Vignola (Modena), collegato secondo le accuse con affiliati a clan camorristici.

Partendo da una denuncia per truffa di Ottaviani, la guardia di finanza ha scoperto che Gugliotta aveva affidato alla società Paterno Trasporti dello stesso Ottaviani commesse di trasporto merci, secondo le accuse in parte false. Grazie a questi rapporti commerciali e alla emissione da parte di Paterno Trasporti di fatture per oltre 7 milioni, Gugliotta e altri imprenditori erano riusciti, secondo le accuse, a riciclare 1,7 milioni di euro provenienti da prestiti a tasso di usura, da una truffa e da una frode fiscale. La guardia di finanza accusa Lanciotto Ottaviani e sua figlia Tullia di aver percepito 80/100 euro a viaggio (vero o fittizio che fosse). Il processo è cominciato l’11 luglio. Gugliotta e altri sono accusati di riciclaggio, gli Ottaviani di reimpiego di denaro illecito. Resta da capire se e quanti trasporti merci siano stati effettivi, e di quali merci si trattasse.

Certo è che Cava Paterno è stata letteralmente zavorrata di rifiuti di ogni tipo. Gli investigatori del corpo forestale e i tecnici dell’Arpat, inviati dal pm Luigi Bocciolini, hanno portato alla luce una bomba ecologica, da anni temuta e denunciata dai residenti. Le analisi sono ancora in corso ma fra i campioni prelevati sono già state trovate tracce di idrocarburi e di metalli pesanti (nichel, piombo, rame, cromo esavalente). La cava, che si trova nei pressi del torrente Carzola, è costituita da roccia calcarea altamente permeabile, ed è fratturata da faglie. Il neosindaco di Vaglia Leonardo Borchi e l’assessore all’ambiente Riccardo Impallomeni hanno annunciato uno screening sanitario sui circa 200 residenti nella zona, dove da tempo si registra una anomala incidenza di tumori.

Altrettanto scrupolo non sembra aver animato la precedente giunta comunale. Il partito di maggioranza è lo stesso, il Pd, ma le idee sulla cava sono opposte. Il 4 ottobre 2010 il direttivo del Pd di Vaglia approva la proposta del sindaco Fabio Pieri di trasformare Cava Paterno in discarica di rifiuti dell’edilizia, di terre di bonifica, di eternit (cioè amianto) e di terre e rocce di scavo (smarino), di impermeabilizzarla e di farla inserire nel piano interprovinciale rifiuti. L’11 ottobre 2010 il sindaco Pieri propone alla Provincia di Firenze di inserire la cava fra le discariche del piano. Il 26 ottobre la Industriale Vaglia degli Ottaviani, società in liquidazione proprietaria della cava, propone al tribunale un concordato preventivo, a cui aderisce «Produrre pulito Spa», società a capitale misto pubblico privato che si accolla 1,3 milioni di debito da pagarsi in 3 anni, in modo da rilevare la proprietà della cava. L’ultima rata, a fine 2013, non è stata pagata. Così ora gli Ottaviani continuano a essere comproprietari della cava con Produrre Pulito. Nel piano interprovinciale dei rifiuti, approvato definitivamente il 17 dicembre 2012, Cava Paterno è destinata a diventare una discarica di amianto. I soci di Produrre Pulito sono (a cascata): Consiag (22,32%), Cna (18,60%), Quadrifoglio (6,95%), Infrastrutture Leggere (52,13%). I soci di Infrastrutture Leggere sono: Cooplat (49%) e Sta Spa (51%). Sta è costituita da Cooplat (9,5%), Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio (9,5%), Banca Mps (12,15%), Uch Holding (68,85%). Di Uch fanno parte Unieco (49%), la società cooperativa Castelnuovese (50%) e Iren Ambiente (1%). Un business tutto all’insegna delle cooperative rosse.

Da http://altracitta.org/

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