Mercurio nelle acque toscane. E non solo
Anche il lago di Santa Luce inquinato da mercurio
tratto da http://www.medicinademocraticalivorno.it
Nel “Monitoraggio delle acque superficiali – Risultati 2013”, pubblicato un mese fa da Arpat (http://www.arpat.toscana.it/documentazione/catalogo-pubblicazioni-arpat/monitoraggio-delle-acque-superficiali-risultati-2013) a pagina 62 si legge che anche il lago di Santa Luce è gravemente inquinato da mercurio, superando questo inquinante la “concentrazione massima ammissibile”, secondo la definizione della stessa Arpat.
Ricordiamo che a valle del lago, lungo le sponde del fiume Fine, che lo alimenta e ne esce, sono collocati i maggiori pozzi del Comune di Rosignano (Pietricci, Migliarino ed altri), e ci chiediamo se anche questi pozzi siano inquinati da mercurio, oltre la “concentrazione massima ammissibile”, ammesso e non concesso che esista una soglia “ammissibile” per questo potentissimo tossico nell’acqua potabile. Chiediamo che il Comune di Rosignano ed ASA dispongano subito analisi straordinarie ed accurate per verificare il livello d’inquinamento dei pozzi, e le rendano pubbliche.
Come c’è finito il mercurio nel lago di Santa Luce ? Questo Arpat non lo dice, e MD può solo avanzare delle ipotesi, che chi di dovere deve verificare:
1. A causa dei travasi Solvay dai laghetti del Fiorino di Montescudaio durante la gravissima crisi idrica del 2012 ?
2. A causa di pesticidi o concimi chimici usati in agricoltura, a base di mercurio ed altri veleni ?
3. A causa dello spandimento (intenzionale ed autorizzato, o abusivo ?) di fanghi di depurazione, contenenti mercurio ed altro, nei terreni circostanti ?
Ognuna di queste cause, tutte possibili, richiede una revisione profonda delle politiche per la protezione della risorsa idrica, che di tutte è la più preziosa, basata su questi cardini: Solvay deve sganciarsi dall’uso dell’acqua dolce e costruire un dissalatore di acqua di mare; i pesticidi e i biocidi in genere devono essere vietati, specialmente nelle zone fragili e di ricarica delle falde idriche; lo spandimento di fanghi di depurazione, irresponsabile di per sé, deve essere interrotto subito e bonificato.
Diversi altri bacini idrici (pagg. 52-53) – come il fiume Cecina e il Cornia, ma anche l’Ombrone grossetano – risultano dal medesimo Monitoraggio Arpat, inquinati da mercurio, ma Arpat non nomina la geotermia quale responsabile, pur sapendo che le centrali emettono quantità enormi e ben note di mercurio.
Infine notiamo che, oltre al mercurio, sono stati presi in considerazione ben pochi altri inquinanti – tra i quali il cadmio e il TBT, pittura biocida – ma non boro, arsenico, cromo ed altri inquinanti, sicuramente presenti nelle acque della nostra zona. Chiediamo pertanto un approfondimento e misure urgenti di bonifica.
7.8.14
Maurizio Marchi
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