Recensione del film “Pride”: la solidarietà oltre i confini

L’11 Dicembre in Italia esce il film “Pride” del regista britannico Matthew Warchus. Il film è stato presentato in anteprima lunedì 1 Dicembre al cinema Portico di Firenze, in presenza del regista, dello scenografo e dell’attore Andrew Scott.

La pellicola, che ha vinto la Queer Palm a Cannes 2014, è la trasposizione cinematografica di un fatto storico: negli anni 1984-85 un gruppo di gay e lesbiche di Londra decide di sostenere le lotte dei minatori in sciopero contro la chiusura di alcuni siti minerari decisa dal governo conservatore, guidato da Margaret Thatcher.

L’opera Di Warchus ha il pregio, come altre commedie inglesi come “L’erba di Grace” o “We want Sex”, di riuscire a parlare di temi importanti come le lotte operaie, la discriminazione delle persone omosessuali o l’aids senza scadere in un racconto pesante o eccessivamente drammatico, ma riuscendo a far divertire lo spettatore. Il film non è solo una commedia piacevole da vedere, è anche un punto di partenza per riflettere sul concetto stesso di solidarietà.

Come si vede, e come ha raccontato il regista stesso in occasione dell’anteprima, inizialmente pochi tra gli attivisti del gruppo gay e lesbiche aderirono al gruppo LGSM (Lesbian & Gays Support the Miners) poiché pareva assurda l’idea di unirsi alle lotte dei minatori dato che avevano obbiettivi e necessità completamente diversi. Da parte loro anche molti minatori erano refrattari ad accettare l’aiuto della comunità gay e lesbica considerandolo “umiliante”. Infatti i volontari del gruppo LGSM, non riuscendo a farsi considerare dal sindacato dei minatori, decidono di entrare in contatto direttamente con una comunità nel Sud del Galles e così iniziano le avventure del film.

Merito del regista è aver saputo raccontare con ironia i pregiudizi reciproci e le situazioni a volte comiche a volte drammatiche che si vengono a creare in seguito all’incontro/scontro dei due gruppi.

Come la storia insegna, dopo 51 settimane di sciopero il sindacato dei minatori votò per la ripresa dei lavori ma, nello stesso anno, più precisamente il 29 Giugno 1985, al Pride di Londra parteciparono anche i minatori del Galles del Sud e le loro famiglie, i quali contribuirono a rendere la giornata uno dei “prides” più importanti mai organizzati, con una partecipazione di oltre 10.000 persone.

Come dice Dai Donovan attraverso l’aspetto e la voce di Paddy Considine nel film: “quando stai combattendo contro un nemico molto più forte di te, scoprire di avere un amico di cui neanche conoscevi l’esistenza è la più bella sensazione del mondo”-  e infatti, collaborando, i due gruppi diventano più forti, crescendo reciprocamente.

Questa storia insegna che cooperare nelle lotte al di là dei confini sindacali o di settore, uniti da intenti comuni, è essenziale quando ci si trova a combattere “nemici molto più grandi di noi”. Anche se storicamente “si può perdere”, insieme si cresce e, con la lotta organizzata, è più probabile porre le basi per il superamento dell’esistente. Probabile perchè, tra il caso della singola lotta (come quella dei minatori) e le necessità generali, non sempre ci si trova nella stessa contingenza. Probabile perchè, se molti ritengono “impossibile” superare lo status quo, è nostro compito far notare che, oltre ad essere preventivamente organizzati, bisogna anche saper cogliere l’attimo. Come fecero i gruppi gay in Inghilterra, accorgendosi di una tendenza in corso da tempo. Ecco, sta a noi individuare le tendenze di oggi, le probabilità di cambiamento, per non renderlo improbabile domani.

Riferimenti:

http://www.gayinthe80s.com/2013/01/1985-lesbian-and-gay-pride-85/

http://www.theguardian.com/film/2014/aug/31/pride-film-gay-activists-miners-strike-interview

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