Stati Uniti: la California ha sete. Crisi idrica senza precedenti

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Chris McGreal, The Observer Magazine, Regno Unito

Pozzi prosciugati, acqua contaminata, agricoltori sempre più in difficoltà. In uno degli stati più ricchi del paese è in corso una crisi idrica senza precedenti

Esidronio Arreola non si era mai preoccupato troppo del pozzo che riforniva di acqua la sua casa di legno ai piedi della Sierra Neva- da. Ma un giorno, a marzo del 2014, ha aperto il rubinetto ed è uscita solo aria. Per settimane è andato con il suo pickup a prelevare l’acqua da una cisterna di emergenza allestita dalle autorità di East Porterville, una cittadina della contea di Tulare, nella zona centrale della California. Arreola e i suoi familiari si lavavano usando i secchi e facevano di tutto per tenere in vita il frutteto: prima o poi sul montagne sarebbe tornata la neve e sarebbe ricominciato il ciclo che riempie la falda acquifera da cui dipendono quasi tutte le coltivazioni della regione.

Poi anche i pozzi di altri abitanti di East Porterville hanno cominciato a prosciugarsi. E poco dopo le autorità dello stato hanno comunicato alla popolazione che la più grave siccità mai registrata nella zona sarebbe durata almeno fino al 2015. A quel punto Arreola, un messicano immigrato nella Central valley che si guadagna da vivere vendendo vecchi frigoriferi e lavatrici nel suo garage, si è reso conto che rischiava di rimanere senz’acqua per anni.

Così ha stretto la cinghia e ha chiesto in prestito alla banca buona parte degli undicimila dollari necessari per scavare un pozzo quattro volte più profondo di quello precedente. A metà novembre, sette mesi dopo che le tubature erano rimaste all’asciutto, l’acqua ha ripreso a scorrere dai rubinetti di casa. Ma Arreola non ha idea di quanto durerà. Nonostante tutte le difficoltà, si considera fortunato. “Siamo fra quelli a cui è andata bene. Può sembrare assurdo, ma il nostro vecchio pozzo era poco profondo e si è prosciugato presto, quindi abbiamo dovuto aspettare solo un mese prima di cominciare a scavarne un altro Ora la lista d’attesa è di un anno e ho sentito dire che il prezzo è salito a 17mila dollari”, racconta Arreola. “Ci sono tante famiglie che non possono permettersi un nuovo pozzo. E anche se ne scavi uno, non sai quanto durerà”.

Al capo opposto dei 7.725 chilometri quadrati della contea di Tulare, Chris Kemper dirige la Stone corral school, la scuola elementare più povera della California. L’istituto si trova a Seville, un paese di circa cinquecento abitanti che nell’aprile del 2014 è rimasto senz’acqua. “Per lavarci facevamo le spugnature, come nell’esercito. Per una settimana o due può anche andare, ma oltre diventa dura. Era terribile. Avevamo sempre più difficoltà a mandare avanti la scuola. Quando i bambini andavano in bagno e tiravano lo scarico non succedeva niente”, racconta Kemper. “Non avevamo acqua potabile. È stata un’esperienza umiliante. Credi di essere in California, uno stato ricco di un paese avanzato, poi apri il rubinetto e vedi che l’acqua scende a gocce”. Per tutta l’estate l’unico rifornimento di Kemper e dei suoi otto bambini sono state le bottiglie d’acqua consegnate dall’ufficio per le emergenze della contea di Tulare. “Le usavamo per fare il bagno e per lavare i vestiti”, ha detto. “Il nostro modo di pensare all’acqua è cambiato. Adesso siamo consapevoli di quanto sia preziosa”.

Ottant’anni fa, durante il cosiddetto dust bowl, la peggiore siccità della storia moderna degli Stati Uniti provocò l’esodo di centinaia di migliaia di persone che scappavano dalle tempeste di sabbia dell’Oklahoma per raggiungere la California centrale in cerca di un lavoro e di un futuro nei frutteti. È una parte dell’epica americana immortalata da romanzi come Furore, di John Steinbeck.

Con il passare degli anni molti okies, gli immigrati dall’Oklahoma, sono stati sostituiti dai migranti messicani e le fattorie della Central valley sono arrivate a produrre la metà della verdura e della frutta fresca e secca degli Stati Uniti. Ma oggi i quattro milioni di abitanti di questo bacino agricolo lungo 650 chilometri stanno affrontando una siccità gravissima che, come durante il dust bowl degli anni trenta, colpisce soprattutto le famiglie più povere.

A gennaio del 2014 Jerry Brown, il governatore della California, ha detto che il 2013 è stato l’anno più secco mai registrato fino a oggi e ha dichiarato lo stato d’emergenza. Nel 2014 la situazione è migliorata solo leggermente. Secondo le autorità federali, più della metà del territorio della California si trova in una situazione di “siccità straordinaria”, il livello di massima gravità. I principali bacini idrici dello stato sono in media al quaranta per cento della capacità.

All’inizio del 2014 John Laird, ministro per le risorse naturali della California, si è rivolto al congresso degli Stati Uniti con una lettera: “Lo stato sta soffrendo la peggiore crisi idrica della storia moderna”, ha avvertito. “Siamo al terzo anno consecutivo di precipitazioni inferiori al normale e l’altezza del manto nevoso – che per 25 milioni di californiani è l’unica fonte di rifornimento idrico – attualmente è solo il 10 per cento del normale. La situazione, in termini sia di quantità sia di qualità, non è mai stata così grave”.

In processione per l’acqua

Di recente la National science foundation (Nsf ), un’agenzia del governo statunitense che si occupa di ricerca scientifica, ha affermato in un rapporto che questa siccità “molto probabilmente” è legata al cambiamento climatico. La causa immediata è un’area di alta pressione atmosferica sul Pacifico che allontana i temporali dalla California. I meteorologi la chiamano “la dorsale incredibilmente resistente” e pensano sia responsabile dell’aumento dei gas serra. Il rapporto dell’Nsf l’ha definita “senza precedenti” per persistenza e intensità. Altri studi scientifici sostengono che alcune regioni occidentali degli Stati Uniti, tra cui la California, sono l’epicentro di una “megasiccità” che potrebbe prolungarsi per decenni. Il netto abbassamento del livello di acqua nei fiumi, nei canali e nei bacini artificiali è responsabile di quella che un rapporto dell’università della California ha definito “la più grave mancanza d’acqua che ha colpito l’agricoltura californiana”. Gli agricoltori hanno cominciato a cercare fonti di irrigazione alternative per le nuove colture, che hanno bisogno di molta più acqua. Le coltivazioni di cotone, resistenti alla siccità, hanno lasciato il posto a quelle di mandorle, noci e pistacchi, che assicurano profitti più alti ma devono essere irrigate più spesso. Oggi l’80 per cento delle mandorle consumate nel mondo viene dalla California. Gli agricoltori continuano a trivellare i loro campi per attingere allo strato acquifero, ma così facendo aumentano la pressione su una falda già impoverita dalla mancanza di neve sulle montagne.

Nella contea di Tulare, dove si trovano alcune delle zone agricole più ricche degli Stati Uniti ma anche persone con redditi particolarmente bassi, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Davanti alle cisterne comunali si formano lunghe file e i campi irrigati dove crescono raccolti rigogliosi lasciano bruscamente il posto a terreni riarsi destinati a rimanere improduttivi. Nella contea, dove un terzo della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, la città colpita più duramente è East Porterville, una comunità di circa settemila persone. Più della metà delle famiglie è rimasta senz’acqua corrente e molte si chiedono quanto potranno ancora durare i loro pozzi. “A gennaio del 2014 gli uffici della contea hanno ricevuto le prime telefonate di persone che erano rimaste senz’acqua”, racconta Andrew Lockman, direttore dell’ufficio per la gestione dei servizi d’emergenza della contea di Tulare e responsabile delle iniziative di soccorso. “A giugno le case con pozzi asciutti erano già più di ottocento. A East Porterville abbiamo portato tre camion pieni di bottiglie d’acqua, sessantamila litri: sono finiti in otto ore”.

Lockman ha fatto installare davanti alla caserma dei vigili del fuoco un serbatoio da quasi ventimila litri con una pompa a motore. Tutti i giorni una processione continua di abitanti lo usa per riempire taniche e secchi. Le case senza acqua potabile – per lo più costruzioni basse su appezzamenti circondati da reti metalliche – si riconoscono dai grandi bidoni azzurri. Molte sono di legno con i tetti di lamiera: gli abitanti sono pronti a sfidare il caldo torrido di mezzogiorno pur di uscire all’aperto. Il sole ha scolorito la tinta delle pareti esterne, ma per le famiglie che faticano a pagare le bollette la vernice è un lusso. I pochi giardini rimasti stanno morendo di sete. Nessuno vuole sprecare acqua per curare l’erba. Ma si cerca di salvare almeno gli orti. La famiglia di Arreola usa le acque di scarico per tenere in vita un piccolo frutteto di kiwi, limoni, meli e ciliegi. L’anno scorso gli alberi non hanno dato frutta, ma le viti sono sopravvissute.

Se la siccità ha avuto dei costi materiali, i segni sulle persone non si notano. I volti dei contadini sono già invecchiati da anni di lavoro nei campi. Alcuni di loro sembrano ignorare le difficoltà dovute alla man- canza di acqua, come se fossero semplicemente un altro prezzo da pagare per il fatto di essere poveri. Lockman è colpito dallo stoicismo della gente del posto. “Le famiglie si aiutano tra di loro”, dice. “Vediamo tante persone a East Porterville che dicono: ‘Se sei senza acqua, usa la mia’, sapendo benissimo che presto finirà”.

Ma alcuni residenti delle comunità a basso reddito si sentono emarginati dalle zone urbane più ricche che si trovano poco lontano. Il municipio di Porterville rifiuta da anni di fondersi con quello di East Porterville e di collegarlo al suo sistema idrico, per timore che il valore delle proprietà immobiliari scenda. E anche se dimostrano gratitudine per gli aiuti che ricevono, molte famiglie povere hanno paura di perdere la casa per via delle normative che obbligano le abitazioni ad avere acqua corrente. Steve Worthley, consigliere della contea di Tulare, conosce bene le loro preoccupazioni ma non allontana completamente questi timori: “Non li stiamo cacciando via e non vogliamo farlo, ma a lungo termine non si può vivere in una casa senza acqua”. All’inizio dell’inverno scorso Lockman ha deciso che chiedere alle persone di lavarsi con l’acqua dei secchi era troppo. Così ha fatto portare due camion pieni di cabine docce. Alcuni residenti si sono già abituati a usarle in un campeggio vicino a un lago artificiale.

All’inizio dell’inverno scorso Lockman ha deciso che chiedere alle persone di lavarsi con l’acqua dei secchi era troppo. Così ha fatto portare due camion pieni di cabine docce. Alcuni residenti si sono già abituati a usarle in un campeggio vicino a un lago artificiale.

I livelli d’acqua sono scesi così tanto che buona parte della diga del lago Success, alta più di 150 metri, è ormai visibile. Una strada che serviva come scivolo per le imbarcazioni oggi finisce bruscamente dieci metri sopra l’acqua. “Hai visto il lago?”, mi chiede Katherine Hampton, seduta sulla soglia della sua casetta di legno alla periferia di East Porterville. Una grande finestra rotta è stata coperta con un pezzo di cartone. “Fino a poco tempo fa era pieno. Ora è così basso che puoi attraversarlo a piedi.”

Hampton, 32 anni, ha cinque figli ed è incinta del sesto. La siccità è costata il lavoro a suo marito Johnathan. “Sono disoccupato da otto mesi”, dice. “So fare qualunque tipo di lavoro nei campi: trapianto alberi, sgobbo nelle piantagioni, aro i campi. Mi sono rivolto a quattro o cinque aziende della zona di Tulare e la risposta è stata sempre la stessa: no. Poi ho visto un grande cartello: ‘A causa della mancanza d’acqua non sono richiesti braccianti’. E così sono tornato a casa”. Hampton non ha un sussidio di disoccupazione perché non ha mai avuto un lavoro fisso. Accetta le difficoltà senza buttarsi giù. “Faccio tutto quello che capita. Pulisco le case quando i proprietari si trasferiscono. Non c’è molto lavoro. Tiriamo avanti perché spendiamo poco”, dice. È molto religioso e sostiene che la siccità rientra nei piani di dio. “La gente ha poca fede e si è meritata tutto questo”, dice. “Spero che ricomincino a pregare per far tornare l’acqua”.

Programmi di risparmio

Secondo l’università della California, finora la siccità è costata un miliardo e mezzo di dollari all’industria agricola e ha causato la perdita di 17mila posti di lavoro. Ma il fatto che tante persone della contea di Tulare dipendano dalle coltivazioni ha messo a tacere le critiche nei confronti degli agricoltori che scavano sempre più in profondità e pompano sempre più acqua. “La gente di qui pensa che le aziende agricole abbiano il diritto di procurarsi l’acqua”, dice Kemper. “Sono molto più arrabbiati per l’acqua che va alle città”.

La siccità ha aggravato un problema meno visibile ma molto diffuso: i prodotti inquinanti che contaminano le falde sotterranee. I nitrati dei fertilizzanti e delle fosse settiche penetrano nelle acque sotterranee da decenni. Uno studio dell’università della California ha dimostrato che nella Central valley una persona su dieci è esposta al rischio di bere acqua contaminata. Ma con l’abbassamento dei livelli dell’acqua la concentrazione dei nitrati – particolarmente pericolosi per i bambini, le madri che allattano e gli anziani – è ulte- riormente aumentata, e l’acqua potabile è ancora meno sicura.

Susana de Anda, direttrice del Community water centre della contea di Tulare, un’organizzazione che si batte per l’accesso all’acqua pulita, sostiene che in California più di un milione di persone riceve acqua contaminata. “Le autorità invitano sempre più famiglie a non bere l’acqua corrente perché gli inquinanti sono oltre il limite di legge”, spiega De Anda.

Nel 2011 a Seville la situazione era così grave da spingere le Nazioni Unite a intervenire. I funzionari delle Nazioni Unite hanno svolto un’indagine sulla mancanza di accesso all’acqua pulita e hanno concluso che in alcune zone degli Stati Uniti esistono discriminazioni nelle forniture di acqua e nei servizi di depurazione. Una situazione che “potrebbe intensificarsi nei prossimi anni a causa del cambiamento climatico e dell’aumento della concorrenza per accaparrarsi risorse idriche sempre più scarse”. All’inizio del 2014 il consiglio scolastico di Seville era così preoccupato dai dati sui livelli di inquinanti nell’acqua che ha deciso di comprare bottiglie d’acqua per gli studenti spendendo circa settencento dollari al mese. “Con tutti questi soldi che stiamo spendendo potremmo comprare un computer portatile al mese”, commenta Kemper, il direttore della scuola.

In un certo senso la siccità è stata una fortuna per Seville, perché ha permesso di risolvere un’altra crisi, quella dell’inquinamento delle risorse idriche. Le autorità statali e federali avevano fatto poco per trovare una soluzione, ma quando l’acqua si è esaurita hanno immediatamente stanziato i fondi per scavare un nuovo pozzo. La struttura, costruita nel giro di una settimana nell’agosto del 2014, è costata 250mila dollari. “Lo consideriamo il risvolto positivo della storia”, commenta Lockman, di- rettore dell’ufficio per la gestione dell’emergenza della contea di Tulare. “Se non avessimo avuto tutti gli altri problemi legati alla siccità, non so se ci saremmo riusciti”.

Ma Lockman non crede che Seville possa essere un esempio per altre città della regione. Tanto per cominciare, aveva già un acquedotto municipale. “Ci sono molte altre comunità dove non esiste niente del genere”, spiega. “East Porterville è probabilmente la sfida più impegnativa. Abbiamo esaminato la possibilità di realizzare un nuovo sistema idrico, ma non è assolutamente fattibile, soprattutto perché tutta la zona è inquinata dai nitrati”.

La crisi ha costretto la California a riflettere sulla gestione a lungo termine di una domanda idrica in continua crescita. Nel 2013 una campagna di risparmio dell’acqua a livello statale ha permesso di ridurre il consumo nelle aree urbane di circa il 10 per cento. Alcune città hanno adottato altri provvedimenti, come il sistema di riciclaggio della acque reflue realizzato dal comune di San Diego.

Nell’ottobre del 2014 il governatore Jerry Brown ha introdotto, per la prima volta nella storia dello stato, nuove misure per regolamentare lo sfruttamento delle falde sotterranee. Secondo Steve Worthley, consigliere della contea di Tulare, le autorità dovrebbero anche imporre dei limiti all’uso dei terreni per l’agricoltura. “Bisognerà adottare un sistema di controllo dei pozzi per verificare i livelli di sfruttamento e stabilire dei limiti alla quantità d’acqua che i contadini possono estrarre. Prima o poi dovranno decidere: quanta della mia terra devo smettere di coltivare? È meglio cam biare le colture?”.

Difficilmente i coltivatori accetteranno ulteriori limitazioni senza opporre resistenza. I programmi di aiuto sono in parte finanziati da Washington e il congresso sta valutando l’opportunità di affrontare la crisi con nuove leggi. Ma in California alcuni temono che le leggi federali possano essere strumentalizzate a fini politici, in particolare per indebolire le norme a tutela dell’ambiente. È quello che vorrebbero le grandi aziende del settore agroindustriale e alcune amministrazioni comunali.

Nessun posto dove andare

Anche se per certi aspetti l’attuale siccità è grave come quella che portò al dust bowl, le conseguenze finora sono state molto diverse. Per prima cosa, questa situazione non ha provocato una nuova migrazione di massa. Kemper si è trasferito a Seville perché era stanco di avere a che fare con i problemi e con la violenza nella sua scuola in una zona degradata di Los Angeles. All’inizio si chiedeva perché i braccianti della California non andassero a cercare lavoro da qualche altra parte, come avevano fatto gli okies negli anni trenta. “Quando vivevo a Los Angeles e sentivo parlare della siccità pensavo: ‘Perché questa gente non si trasferisce?’. Ma poi sono venuto a vivere qui e ho capito. Dove possono andare? Per una famiglia povera trasferirsi è molto costoso. Bisogna avere un lavoro, e la maggior parte delle famiglie qui vive di agricoltura. È difficile trovare questo tipo di lavoro altrove”. E poi è quasi impossibile riuscire a vendere una casa senza acqua.

Nonostante il nuovo pozzo, a Seville tutti sanno che le cose andranno bene solo fino a quando ci sarà acqua sotto la città. “È il futuro che ci preoccupa”, dice Kemper. “Cosa succederà se ci saranno nuove onda- te di siccità? La nostra vita potrebbe cambiare completamente. Cosa puoi fare quando non hai più acqua ? Senza agricoltura qui non rimane niente. Diventerà un’altra terra desolata”.

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