Approvata la legge Saccardi sulle case popolari
Approvata il 17 Marzo la legge regionale Saccardi sull’edilizia popolare.
Con le sue restrizioni all’accesso alle graduatorie si configura come l’ennesimo attacco alle condizioni di vita degli strati più bassi della popolazione.
Alcuni giorni fa la nuova legge della regione Toscana sulla casa, promossa dall’assessore Saccardi, ha completato il suo iter, venendo finalmente approvata. Il timore di nuove contestazioni deve essere stato veramente alto, visto che questo provvedimento è stato votato praticamente di nascosto, durante una seduta in cui non era in programma, e con scarsissima eco mediatica.
D’altronde nei mesi passati in diverse città si era diffusa una profonda e giustificata inimicizia nei confronti di questa legge, concretizzata in una serie di mobilitazioni a cui la giunta regionale non era probabilmente preparata, vista l’abitudine a far passare nel silenzio e nell’indifferenza ogni sorta di porcheria.
La Legge Saccardi ha un preciso valore politico. Con un colpo di coda senza precedenti mira a velocizzare e rendere più crudo un processo in atto da diverso tempo, quello del progressivo smantellamento degli alloggi popolari e dell’edilizia pubblica in genere come strumenti centrali per affrontare l’emergenza abitativa. All’esclusione sistematizzata di fasce sempre più ampie di persone dall’accesso agli alle case popolari, fa da contrappeso un sempre maggior investimento in misure alternative dove il margine di profitto di soggetti privati è certamente più ampio: residence, contributi per la morosità, housing sociale. Per avvoltoi e pescecani la questione abitativa è semplicemente un’altra opportunità per un lauto banchetto; la Legge Saccardi abbatte con ferocia alcuni ostacoli aprendo nuove praterie alla speculazione.
Da una parte si assesta il concetto per cui la casa popolare è un diritto “a tempo determinato”. Aumentare le cause di decadenza vuol dire porre sotto ricatto continuo gli assegnatari, ed obbligarli a rimanere nella miseria per non rischiare di perdere la casa. Dall’altro lato, irrigidendo i parametri di accesso, si estende la cosiddetta “fascia grigia” troppo ricca per poter ambire alla casa popolare e conseguentemente dirottata su inconcludenti e devastanti circuiti di housing sociale. Ma la novità più critica sarà l’orizzonte sperimentale di gestione totalmente emergenziale della questione sfratti, una volta che, con l’abolizione dell’apposito punteggio in graduatoria, le famiglie sotto sfratto si vedranno preclusa una risoluzione definitiva al loro problema.
Dalla prima bozza al testo definitivo sono state apportate alcune modifiche; in particolare è stato modificato un capoverso cruciale, quello che decretava l’esclusione dai bandi ERP per le persone che nei 5 anni precedenti avessero occupato un qualsiasi tipo di immobile. Questa disposizione era evidentemente una rappresaglia confezionata su misura per punire e contrastare i movimenti di lotta per la casa e disincentivare future occupazioni abitative. Con l’ultima modifica la legge mirerà ad escludere solo gli occupanti di edifici pubblici, ammorbidendo quindi il peso dell’attacco ai movimenti sociali, e questo è senza dubbio un risultato della forte carica conflittuale espressa durante le contestazioni. Ma sarebbe un errore leggere questo passo indietro della controparte come una vittoria soddisfacente, poiché il nodo principale di questa legge rimane la violenza con cui si colpisce l’enorme segmento sociale delle famiglie in emergenza abitativa. Un piccolo risultato strappato dai movimenti non può essere la moneta di scambio per pacificare un ipotesi di conflitto molto più ampia, che coinvolge la complessità del soggetto sociale.
L’approvazione della Legge Saccardi deve aprire una nuova fase di mobilitazione centrata sul sabotaggio di questo dispositivo. Innanzi tutto tramite le pratiche di resistenza nei quartieri popolari che devono essere in grado di rendere impraticabile ed ingovernabile qualsiasi ipotesi di inasprimento degli sfratti dalle case ERP. E soprattutto immaginando forme di conflittualità diffusa che sappiano trarre da questa situazione maggiore forza e legittimità. Il potere politico che ha voluto questa legge, Partito Democratico in primis, dovrà essere messo di fronte alle sue responsabilità oggettive; se alle famiglie sotto sfratto verrà preclusa ogni possibilità di accesso al diritto alla casa, gli atti di riappropriazione ne saranno diretta conseguenza.
Ogni picchetto anti-sfratto, ogni nuova occupazione che avrà luogo nei prossimi mesi, sarà una reazione diretta ed un prodotto stesso della Legge Saccardi e della sostanziale impossibilità di mediazione e pacificazione che questa ha prodotto.
La vera lotta inizia ora, perché un conto è scrivere una legge, ed approvarla in segreto, rinchiusi in un palazzo blindato dalla polizia; un altro e riuscire a metterla in pratica nei territori.
Ci vediamo nei quartieri!
da infoaut
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