Metalmeccanici, chimici, Grande Distribuzione: contratti diversi ma un unico disegno

Difendere il contratto, conquistare diritti e salario

QUI il volantino in Pdf

Metalmeccanici, chimici, Distribuzione Cooperativa: contratti diversi ma un unico disegno.

Sono i punti-guida dettati da Squinzi (Presidente di Confindustria) sui rinnovi contrattuali: rinnovi salariali inesistenti, at- tacco al diritto di riposo e alla malattia, potenziamento dei contratti aziendali per scardinare il contratto nazionale, welfare aziendale e in particolare sanità integrativa privata per finire di demolire ciò che resta dello stato sociale. Se il sindacato non dovesse accettare tali condizioni, Confindustria chiede al Governo Renzi di procedere a demolire il contratto nazio- nale per legge introducendo il salario minimo.

Da ciò ne conseguono alcune indicazioni: – se l’attacco è generale, bisognerebbe unificare le lotte per i diversi rinnovi contrattuali di categoria – se l’attacco è così determinato, non può bastare un singolo sciopero. Ci vuole un intero percor- so di lotta – il contratto nazionale mantiene la propria centralità agli occhi dei lavoratori se è uno strumento in grado di conquistare salario e diritti. Solo un contratto che difende i lavoratori, sarà difeso dai lavoratori dagli attacchi di Renzi e delle organizzazioni aziendali.

Il contratto nazionale della Distribuzione Cooperativa è scaduto da 22 mesi. Ecco le richieste aziendali:

- diminuzione della retribuzione di straordinari, festivi e notturni, aumentando il divisore orario (coefficiente in base al quale viene calcolata la retribuzione rispetto alla paga oraria) e diminuendo le maggiorazioni previste. Una richiesta che si lega a filo doppio con la liberalizzazione degli orari nel commercio, che ha sancito il far west nelle aperture domenicali, festive e notturne (vedi Carrefour). Il messaggio è chiaro: intanto vi paghiamo meno, poi vi facciamo lavorare la domenica e la notte. Dobbiamo ribadire con forza l’importanza del giorno di festa come bene collettivo, come momento di condivi- sione e di fruizione del tempo libero per una più elevata qualità della vita sociale.

- riduzione progressiva del pagamento dei primi tre giorni di malattia, spettante alle aziende: dal terzo evento di malattia in un anno, i primi tre giorni subirebbero una decurtazione sullo stipendio del 30%, al quarto evento del 50%, fino a non essere più retribuiti dal quinto evento. Un attacco al diritto di malattia intollerabile, in particolare in ambienti di lavoro nei quali si manifestano malattie professionali spesso non riconosciute, dovute ai ripetuti sollevamenti di pesi, allo sposta- mento di carichi, al lavoro nelle celle frigorifere, ecc. ecc.. Un attacco che va di pari passo con le politiche di tagli alla sanità pubblica e di potenziamento delle forme private di assistenza sanitaria, delle quali una delle maggiori è coopersalute.

- 40 ore settimanali per i nuovi assunti, una modifica già introdotta in via sperimentale che viene chiesto di rendere definitiva. Viene creata così una ulteriore divisione tra i lavoratori, che vedrebbero lavorare fianco a fianco colleghi full time a 36 ore e colleghi a 40 ore (ai quali verrebbero aumentate solo in parte le ore di permesso). È inaccettabile avviare un percorso che inevitabilmente porterà nel futuro a estendere a tutti i lavoratori l’obiettivo di lavorare di più a parità di stipendio. Dobbiamo ribadire al contrario: lavorare meno, lavorare tutti!!

- eliminazione dei livelli intermedi 4S e 3S: eliminare tali livelli significa abolire il riconoscimento delle abilità professionali di tanti lavoratori dei reparti con servizio al cliente. Una politica di dequalificazione delle capacità professionali che non rende giustizia al quotidiano lavoro nei punti vendita.

- condizioni contrattuali sfavorevoli (minori ore di permesso, orario settimanale di 38 ore, nessun salario variabile) per i lavoratori delle piccole cooperative e per le aziende anche oltre i 300 dipendenti che hanno una rete assimilabile alle coop- erative minori.

- inserimento di un sistema derogatorio del contratto nazionale per la rete di vendita collocata nel sud Italia, dove peraltro già si verificano episodi di vero e proprio appalto a ditte esterne di alcuni reparti interni a punti vendita.

La mobilitazione non si può fermare il 7 di novembre, il contratto non può essere firmato al ribasso,

i nostri diritti sono irrinunciabili. E’ necessario continuare con lo sciopero del 19 dicembre e una mobiltazione che attraversi l’intero periodo di festività.

Comitato promotore di Class Unions (operai Gkn e Cso Firenze) unirelelotte@gmail.com 

Leggi anche:

14 E 28 NOVEMBRE AL DLF IN VIA ALAMANNI: “JOBSACT, CONOSCERLO PER COMBATTERLO”

LAVORATORI DEL COMMERCIO: ORARI DA INCUBO, SALARI DA FAME

Facebook

YouTube