L’attualità di Rosa Luxemburg
Rosa Luxemburg, marxista e rivoluzionaria
Introduzione all’opuscolo a cura di Dario Salvetti, scaricabile in pdf cliccando QUI
“Qualche lettore si meraviglierà forse che noi oggi, a più di trent’anni di distanza dalla morte di Rosa Luxemburg, ci occupiamo così ampiamente dei suoi errori. Ma vi sono dei buoni motivi. Il luxemburghismo, negli anni successivi alla fondazione del partito comunista della Germania, ha esercitato una notevole influenza sul movimento operaio tedesco. (…) Ma la causa principale per cui noi trattiamo ampiamente gli errori di Rosa Luxemburg è che i nemici della classe operaia, i trotskisti, i brandleristi, i dirigenti del SAP e non ultimi gli ideologi socialdemocratici tentarono e tentano tuttora di sfruttare le sbagliate concezioni di Rosa Luxemburg per i loro abietti fini. (…) il luxemburghismo non rappresentava altro che una variante del socialdemocratismo.”
Basterebbe questo per testimoniare la profonda debolezza politica della cricca stalinista. Provvista di una polizia segreta, di centinaia di migliaia di funzionari e pubblicazioni a sé fedeli, non poteva fare a meno di perseguitare il ricordo di una singola rivoluzionaria morta. Tutta quella forza materiale evidentemente non valeva l’eco lontano delle idee marxiste. E in effetti l’una è crollata, le seconde vivono.
Gli stalinisti non furono comunque gli unici ad ostacolare una corretta conoscenza del pensiero della Luxemburg. Un danno diverso ma forse non minore fu determinato dalle correnti di pensiero che sorsero in suo nome. Molti di coloro che nel secondo dopoguerra si definirono “luxemburghiani” lo fecero sulla base del presunto antileninismo e antibolscevismo del suo pensiero. Avvallarono l’idea che fosse stata la teorica dello “spontaneismo rivoluzionario”, se non addirittura della rivoluzione “democratica e graduale”, in contrapposizione all’autoritarismo bolscevico. Così ad esempio recitava l’introduzione di una sua biografia nel 1966:
Vi sono grandi differenze (…) fra questi movimenti [degli anni ‘50 e ‘60] e i Bolscevichi; tuttavia sia gli uni che gli altri non hanno niente in comune con la radicale democrazia di massa sostenuta da Rosa Luxemburg. (…) In Europa la ricerca di un fondamento ideologico assegna in ogni caso a Rosa Luxemburg un posto decisamente importante, in particolare tra gli studenti. (…) Rosa Luxemburg rappresenta un esempio importante delle richieste degli intellettuali nel momento attuale. (…). Nei loro frequenti momenti di nostalgia, gli ex-marxisti pronunciano prima di ogni altro il nome di Rosa Luxemburg.
Ancora nel 1983 la luxemburghiana Maria Jose Aubet, nell’introduzione di un’antologia di scritti di Rosa Luxemburg, professava
“la convinzione che attualmente, di fronte alla via morta in cui si trova il movimento operaio organizzato (…), tanto della via leninista come della via socialdemocratica, Rosa Luxemburg rappresenta una terza alternativa, una terza via tra Lenin e Kautsky.”
La cosa paradossale è che sia gli stalinisti che i luxemburghiani partirono in fondo dallo stesso assunto: la sistematica esagerazione e distorsione di qualsiasi disaccordo tra Lenin e la Luxemburg. Per gli uni tali disaccordi furono motivi di condanna, per gli altri di vanto. In entrambi i casi il pensiero di Rosa Luxemburg, distorto sotto questa angolatura particolare, non ha potuto che diventare preda di una sorta di movimentismo amorfo e di un riformismo dalla fraseologia radicale.
La tesi della contrapposizione sistematica tra Lenin e Rosa Luxemburg non regge alla prova dell’analisi degli scritti né dell’uno, né dell’altro. Ed è forse per questo che il luxemburghismo non ha mai potuto partorire alcuna corrente di pensiero stabile. Basandosi sul nulla, esso è rimasto al pari di uno stato d’animo. Nella sua fase terminale è sfociato addirittura nel puro intimismo, finendo per indagare la personalità della “donna”, vivisezionandone le lettere personali e gli affetti. Sia detto qua e valga per tutto il resto di questo scritto: il valore personale della donna è fuori discussione, ma è il valore politico della marxista quello che vogliamo mostrare.
La confutazione sistematica di questa tesi richiederebbe di per sè un libro. In questo testo verranno più volte toccate le differenze, sia quelle reali che quelle presunte, fra Rosa e Lenin. Un ulteriore approfondimento di questo tema verrà svolto in un testo che pubblicheremo online.
Trovare in circolazione i testi originali della Luxemburg è tutt’oggi un’impresa ed è significativo che non esista una pubblicazione delle sue opere complete. Proveremo in parte a controbilanciare questa imperdonabile mancanza, servendoci di un gran numero di citazioni dai suoi testi. Proprio per questo una precisazione terminologica precede tutte le altre: il termine “socialdemocrazia” viene utilizzato fino al 1914 come sinonimo di movimento socialista e rivoluzionario. Solo da quel momento inizia ad acquisire con sempre maggiore veemenza l’accezione con cui lo utilizziamo oggi, quella cioè di “forza borghese che si poggia sul movimento operaio organizzato”. Ma questo, più che un dettaglio terminologico, è precisamente il centro della questione.
Firenze, 7 gennaio 2009