Esercito Ribelle: l’attitudine giusta per fare la rivoluzione

Nella seconda metà dei duemila sembrava che a Firenze la scena hip hop fosse alquanto distante dagli ambienti antagonisti e di movimento; non c’erano crew che si facessero vedere in certi contesti o che scrivessero testi di un certo tipo, di argomento sociale e politico.

La situazione è cambiata da quando, nel 2010, sono arrivati gli Esercito Ribelle: Tornado e Tenore. Da allora si sono mossi bene nell’ambiente cittadino, uscendo nel 2012 con un primo album (Street Album) e adesso, maggio 2013, con un mixtape, Prima linea.

Li abbiamo incontrati nella biblioteca del nEXt Emerson assieme a Filtro Foltri e Jacopo Ortis, che, come ci hanno detto, “non c’entrano nulla ma fanno sempre parte della crew”.

Parlando con loro si ha l’impressione di avere a che fare con qualcosa di inedito sotto molti aspetti per la città del giglio. La storia della loro formazione non è differente da quella di tante altre crew di ragazzi:

Tornado: abbiamo cominciato così per passione, come chiaramente anche adesso, ascoltando i primi pezzi rap americani per poi andare sull’italiano. L’anno in cui abbiamo cominciato è stato circa il 2010 [...] Abbiamo cominciato così, cameretta classica con microfono classico riascoltando le voci, basi strumentali prese da YouTube, registrando la voce e risentendoci da noi. Abbiamo cominciato nel frattempo a frequentare serate dove c’erano anche crew locali, che suonavano e che magari aprivano a gente che veniva da fuori, e quindi anche conoscendo sul lato personale chi faceva musica. Da lì è nata piano piano l’amicizia con Filtro Foltri e con chi faceva rap a Firenze, la Tullo e le altre crew…

Eppure, benché partecipi a pieno titolo della cultura hip hop cittadina, Tenore e Tornado hanno fin da subito scelto temi e toni che potremmo definire rivoluzionari. Una cosa che a Firenze non si vedeva da anni.

Per loro, giovani lavoratori (uno è impiegato, l’altro operaio), sembra la cosa più naturale del mondo guardarsi intorno e capire cosa non va. L’indifferenza, la scelta che oggi fa la maggior parte della gente, non passa loro nemmeno per l’anticamera del cervello.

Tenore: a parlare di temi sociali e politici qui a Firenze, è vero, siamo pochi a parte noi e i Tullo… Questa cosa è nata guardandoci un po’ intorno, dai problemi che ci sono alle cose che non vanno, poi alle ingiustizie, non solo qui ma da tutte le parti, questa repressione costante da parte dell’autorità, soprattutto per noi che si va a tastare il punto sulla repressione in piazza. Questa cosa ci ha spinti a fare testi di un certo tipo.

Nonostante una certa differenza nei contenuti con il resto dell’ambiente hip hop fiorentino, hanno fin da subito intessuto ottimi rapporti con la scena cittadina che non si sono limitati alle collaborazioni musicali, i featuring, ma sono divenuti anche legami di amicizia e di rispetto reciproco con tutti.

Tornado: per quanto riguarda il rapporto con gli altri rapper di Firenze, umanamente sono tutte bravissime persone. L’importante è quello, che va al di là, secondo me, del fatto musicale: è inutile avere rapporti nella musica quando poi non hai un rapporto umano dietro. Gli altri gruppi ci hanno aiutato e ci hanno spinto a instaurare rapporti di amicizia, prima, e poi musicali. Una prova sono loro due [Filtro Foltri e Jacopo Ortis], ma anche tante altre persone, che hanno iniziato prima di noi e che ci hanno aiutato, ci hanno accolto a braccia aperte. La prova più eclatante è questa. In ogni genere di musica penso che ci siano delle invidie e dei dibattiti. Io ti parlo del lato umano, come lo viviamo noi, poi magari altre persone ti dicano il contrario, ma noi ce la siamo vissuta in questa maniera qua. Tutti ci hanno accolto, noi gli ultimi ad arrivare, ci hanno invitato alle serate a cantare, presi bene a collaborare, quindi ce la siamo vissuta in maniera positiva.

Il segreto di un così alto livello nei rapporti umani è semplice: il rispetto e l’umiltà.

Tenore: prima di arrivare ad un certo livello ci deve essere una certa prassi: il rispetto, andare alle serate, supportare. Cioè, te sei arrivato ultimo, sei arrivato adesso, devi vedere un po’ come funziona, devi girare, farti le amicizie… che c’entra, non leccare il culo. Bisogna evitare di essere presuntuosi o di leccare il culo, devi rimanere te stesso e dare rispetto per averlo.

Per quanto riguarda gli ambienti dell’attivismo politico di un certo tipo, quello che i giornali chiamano “ambienti antagonisti”, sentono che c’è un legame inscindibile fra la musica che fanno e la frequentazione di luoghi come i centri sociali. Infatti solo nel 2013 hanno già partecipato a due importanti serate, quella con i DSA Commando al CPA Firenze Sud e quella con Mezzosangue al nEXt Emerson. Inoltre, hanno collaborato nel 2012 alla produzione e alla diffusione del CD Benefit Ma non mi pento , il cui incasso andrà a supportare le spese legali per il processo del 4 maggio e 13 giugno 2011.

Tenore: noi si suona in questi posti, centri sociali e così via, perché secondo me l’hip hop dovrebbe essere fatto lì. Penso che una serata in un club non c’entri un cazzo con la cultura hip hop […] Per me il rap è un’altra forma di espressione, che ha a che fare con la cultura di strada. Poi ognuno è libero di fare ciò che vuole, però deve anche accettarne le conseguenze.

Tornado: penso che le serate nei centri sociali siano serate che aumentano la validità della costruzione di questa scena. Il centro sociale è un posto autogestito che ti permette la costruzione di una scena. Se vai fuori, non è il club che ti fa la serata. Magari può invitare l’artista una volta l’anno, però il novanta per cento delle serate non c’entrano nulla. Mentre il centro sociale, grazie all’autogestione, permette a quelli come noi di aggregarsi e di organizzare serate con le quali costruire una scena hip hop in città. Stiamo cercando di spingere per fare le serate il più possibile nei centri sociali perché, come si diceva all’inizio, solo in questi posti ci sentiamo veramente a casa.

Proprio come nell’ambiente dell’hip hop, anche in quello del movimento sono riusciti a stringere amicizie e legami importanti con tutti, attraversando in maniera trasversale i differenti collettivi e le differenti situazioni cittadine. L’accento lo mettono sempre sui rapporti umani e sulla qualità delle persone, che appaiono come fondamentali per la riuscita dei propositi di aggregazione e di mobilitazione che tutti i gruppi politici perseguono in un modo o nell’altro.

Tornado: tutti i collettivi che ci hanno ospitato a suonare sono stati sempre disponibilissimi, ci siamo sempre sentiti a casa. Anche lì come nell’ambito del rap abbiamo stretto amicizie e contatti a livello umano che vanno al di là della singola serata in cui si va a suonare, con partecipazione anche a cose di movimento e di aggregazione. Quindi anche lì è un risultato in più, che secondo me è importantissimo rispetto alla singola serata, che magari viene il gruppo a cantare, “ok, grazie, ci vediamo per la serata e poi non ci si vede più”. A maggior ragione, diventa un punto di aggregazione il centro sociale, e tutti i collettivi che organizzano le cose dietro, non solo per le serate, ma anche per il movimento.

Si sentono, e potremmo dire a pieno titolo, parte del movimento, al quale contribuiscono come musicisti. E anche nel movimento risulta per loro decisivo rispettare tutti senza focalizzarsi sulle polemiche o sulle rivalità più o meno sotterranee che dividono i differenti collettivi cittadini.

Tenore: si, siamo stati ad alcune riunioni, però sempre come cani sciolti. Non siamo aggregati a collettivi specifici, siamo cani sciolti che nella scena rap supportano il movimento. Alla fine ci viviamo nello stesso modo la scena hip hop e gli ambienti di movimento, senza focalizzarci sulle rivalità o fare preferenze, ma dando rispetto a tutti.

Ascoltando la loro schiettezza e la loro capacità di andare d’accordo con tutti, di portare rispetto meritandolo a loro volta, di instaurare legami umani proficui con le differenti situazioni con le quali entrano in contatto, viene da pensare che nel movimento abbiamo tutti molto da imparare dall’attitudine degli Esercito Ribelle.

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