A natale si continua a lavorare. Breve bilancio dello sciopero GDO del 19 dicembre

Lasciamo ai giornalisti la disputa sui numeri. Come militanti ci interessa capire quale sia il clima tra lavoratori della GDO, le aspettative generate e le posizioni più avanzate emerse in occasione dello sciopero del 19 dicembre, il secondo del settore nel giro di un mese e mezzo. Rispetto al 7 novembre, è fuori dubbio che sabato scorso sia stato fatto qualche sforzo in più per portare i lavoratori in piazza. Rimane comunque molto da fare. La domanda ricorrente rimasta purtroppo senza una vera risposta al momento è: dopo lo sciopero, come continuiamo?

A natale si continua a lavorare. Breve bilancio dello sciopero della GDO del 19 dicembre.

La dichiarazione isterica pubblicata da Federdistribuzione sul proprio sito denota che la strada intrapresa, ovvero quella del conflitto, sia la scelta giusta. Acquistare spazi sui giornali per rassicurare la clientela con lo slogan “Sabato 19 dicembre puoi fare i tuoi acquisti” è già un’ammissione di difficoltà. Dire che scioperando durante il periodo natalizio i lavoratori dimostrino di “non avere senso di responsabilità per le conseguenze che questo atto potrebbe avere per il servizio alle persone, per la sostenibilità del settore e per la tutela dell’occupazione” ci conferma che il colpo sferrato a Federdistribuzione è andato a segno.

Di fronte alla misera proposta dei sindacati confederali di approvare un aumento di 85 euro lorde in un contratto che – lo ricordiamo nuovamente – per le coop è scaduto da oltre due anni ed è addirittura inesistente per le altre catene distributive, il padronato risponde che “si tratterebbe infatti di aumenti superiori all’inflazione previsionale, che comporterebbero inevitabilmente ricadute negative per il settore in termini di investimenti e crescita delle aziende, con impatti sull’occupazione”. Se l’importo rivendicato è troppo alto, allora ci chiediamo a cosa si riferisca Federdistribuzione quando parla di disponibilità ad aumentare i salari, perché già la richiesta di 85 euro lordi equivale a domandare l’elemosina.

La proposta di convertire parte dello stipendio in welfare aziendale è un altro specchietto per le allodole: si tratta di un abbassamento della retrobuzione in favore di una spinta alla privatizzazione di quei servizi fondamentali che già paghiamo con le nostre tasse tutti i mesi e che vengono smantellati giorno dopo giorno. Il welfare aziendale è l’ultima trovata per continuare a intascare denaro dalle nostre buste paga (solo nella GDO gli addetti sono oltre 500mila) regalandolo a quelle imprese che nella sanità, nell’istruzione, nei trasporti e in mille altri ambiti stanno sostituendo il servizio pubblico.

Ritorna dunque la domanda ricorrente in manifestazione, alla quale i confederali non hanno ancora dato risposta: oltre a rifiutare la proposta di Federdistribuzione e Cooperative, come proseguire con la lotta? I nostri occhi hanno visto un corteo partecipato e diversi spezzoni combattivi. I lavoratori hanno iniziato a fare pressioni sui propri funzionari e i sindacati confederali hanno imboccato questo cammino un po’ forzatamente, spendendosi il minimo indispensabile per la riuscita della sciopero.

Le interviste che abbiamo svolto durante il corteo ci hanno consegnato una riflessione interessante: la rabbia dei lavoratori della GDO non è contingente, ma affonda le proprie radici in un meccanismo ormai consolidato, che potremmo quasi definire strutturale. L’insofferenza di chi è sceso in piazza è data soprattutto dalle condizioni a cui i lavoratori sono sottoposti in termini di orario, aperture domenicali e mancato riconoscimento dello straordinario. Questi fattori hanno determinato un’incazzatura ancora maggiore di quella scaturita dal mancato rinnovo contrattuale (che tra l’altro confermerebbe le condizioni alle quali attualmente sono sottoposti gli addetti della GDO, soprattutto a seguito delle numerose disdette degli accordi integrativi aziendali).

Sappiamo che il passo da combattività a demoralizzazione è breve, ma va riconosciuto che tra i militanti della Cgil presenti in corteo, in pochi difendevano il contratto siglato con Confcommercio. Se si arrivasse ad un accordo simile anche nella GDO non sappiamo quale scenario ci si presenterebbe, ma conosciamo con certezza il nostro collocamento: a fianco dei lavoratori per rifiutare l’ennesimo accordo a ribasso e spingere perché la rabbia e la combattività trasformino la lotta difensiva del mondo del commercio in una fase offensiva della lotta di classe, liberi dalle limitazioni imposte spesso e volentieri dai dirigenti sindacali.

tratto da http://www.laragione.org/

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