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ARGENTINA: PIQUETEROS CARAJO!!!! |
29/06/2004 |
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A due anni dal massacro: siamo tutti Dario e Maxi!!
Son passati due anni dal massacro di Avellaneda, quando furono assassinati
Dario Santillán e Maximiliano Kosteki, militanti del Movimiento
Trabajadores Desocupados "Anibal Veron".
I responsabili politici del massacro continuano ad essere ancora
impuniti. Durante questi anni però al regime di impunità è stata
contrapposta la mobilitazione popolare permanente il 26 di ogni mese e l'individuazione pubblica dei
responsabili attraverso denuncie ed "escraches" (espressioni
organizzate di ripudio pubblico a polizia, politici e magistrati), che si sono trasformati nelle pratiche per ottenere giustizia dal basso.
Così anche grazie al lavoro militante di molti compagni e molte
compagne si è dimostrato che non si trattò di un caso isolato di
un commissario "impazzito" ma di una repressione coordinata e premeditata tra varie forze di sicurezza (la polizia di Buenos
Aires, la federale, la gendarmeria e gli uomini della prefettura), guidate dai governi nazionali e provinciali nelle settimane precedenti e legittimate nelle loro azioni dallo sporco lavoro dei mass media.
E' evidente anche che si continua a coprire i veri responsabili e
che oggi continua la repressione da parte dello stato e dei media contro gli attivisti dei movimenti sociali, anche se non viene usata l'arma della repressione aperta maquella dell'inquisizione e dell'apertura di processi in modo da, in un futuro prossimo, utilizzare l'arma dell'accusa "di disturbo
e intimidazioni su suolo pubblico".
Un esempio nella regione è il caso che ha colpito alcuni vecchi lavoratori del YPF, processati perchè reclamavano i loro diritti.
Così come è in atto la persecuzione giudiziaria che i
magistrati come Marcelo Romero, pronto a incriminare i piqueteros
per aver bloccato il traffico in più occasioni.
Tutto ciò fa parte di un preciso obiettivo: isolare questi
movimenti e creare un terreno propizio per iniziare un procedimento penale e repressivo in modo da bloccare le organizzazioni popolari.
Con il passare del tempo e il perseverare nella persecuzione della povertà e dei gruppi che si organizzano, le cause per cui lottavano i compagni caduti, come il lavoro degno e la trasformazione sociale, continuano a vivere nella lotta dei piqueteros. Per ricordare Dario e Maxi sabato 26 giugno dal Puente Pueyrredon è partito un corteo di 50000 persone che ha raggiunto la Plaza de Mayo; il giorno prima invece più di cinquanta organizzazioni
popolari, tra lavoratori disoccupati, gruppi per la difesa dei
diritti umani e assemblee popolari di quartiere, insieme alla
"Commissione dei familiari e delle vittime del 26 di giugno",
hanno organizzato un "escrache" contro la "Estación Billinghurst", sede della Secretaría de Inteligencia
del Estado (il SIDE, i servizi segreti argentini), per denunciare che proprio da lì partì l'ordine di assassinare
Dario e Maxi. Questa manifestazione si è conlcusa con la lettura
di un documento scritto unitariamente dalle organizzazioni presenti,
attraverso il quale sono state ribadite le accuse all'allora
governo Duhalde, responsabile politico del massacro, e a quello
attuale di Kircher che non ha fatto nulla per la verità e la
giustizia. Sulle mure del palazzo della Secretaría, circondatben
protetto dalla polizia, è rimasta una scritta: "SIDE ASESINA".
APPROFONDIMENTI : [ foto e audio ] >SCARICA < il video Piquete Puente Pueyrredon da NGVision
[ IndymediaArgentina ] - [ IndymediaLaPlata ] - [ Agenzia AnRED ]
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VERTICE E ABUSI |
15/06/2004 |
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S.O.S. Guadalajara
Nel pomeriggio di venerdi 28 maggio partiva nella città messicana di
Guadalajara, nello Stato di Jalisco, una manifestazione organizzata insieme ad altre attività per protestare contro il Terzo vertice tra rappresentanti dei
governi dell'America Latina, del Caribe e dell'Unione Europea.
Poche centinaia di metri e un gruppo di persone, riconosciute poi
all'unanimità dai manifestanti come "infiltrati", si sono dedicate a
danneggiare banche e negozi e a provocare gli scontri con la polizia,
mentre il resto del corteo sfilava tranquillo verso la sua meta finale. Il duro intervento della polizia, che ha utilizzato armi di dispersione non
convenzionali, ha costretto alla fuga i partecipanti che si sono
allontanati a gruppetti; fino a notte fonda gli agenti della polizia hanno
compiuto delle ronde per le strade del centro di Guadalajara bloccando
persone "sospette" e riconosciute in base al modo di vestire o all'aspetto
comune; i fermi sono stati eseguiti in maniera arbitraria e con un uso
spropositato della violenza.
Sono state arrestate 111 persone durante tutto il giorno, cominciato con
l'accerchiamento da parte della polizia stessa di un campeggio dove
dormivano alcuni dei manifestanti e che ha fatto seguito a una serie di giornate in cui il clima di repressione e minaccia psicofisica era stato
evidente.
Per oltre 40 persone fermate la liberazione è arrivata nell'arco di 24 ore.
Per gli altri comincia qui l'incubo: sotto stato di fermo vengono
minacciati, picchiati, privati del sonno con calci e pugni, le donne
spogliate sotto gli occhi di agenti uomini e minacciate di stupro,
costretti tutti a restare per ore nella stessa posizione senza ricevere
acqua e cibo per due giorni, paragonati dagli agenti stessi ai detenuti
irakeni di Abu Ghraib; per non parlare del divieto di fare un telefonata,
di contattare un avvocato, di sapere per quale motivo erano stati fermati,
in tanti costretti a firmare delle "confessioni" false sotto mianccia e
tortura. Proprio grazie alle confessioni estorte sono state arrestate 44
persone, che permangono in carcere, oltra a 7 stranieri che sono stati
espulsi dopo aver vissuto una vera e propria Odissea a contatto con le
autorità messicane.
AGGIORNAMENTI>>> [Lista degli arrestati al 15/06] - [ audio sulle torture - testimonianze sugli abusi ]
APPROFONDIMENTI >>> [ Cronaca dei
fatti ] - [audio dalla manifestazione 1| 2] - [ Centro Indymedia
minacciato di sgombero ] - [ Comunicato/appello della "caravana Carlo Giuliani" ] - [ Giornata di
azione globale 4/6 ] - [ Amnesty Int.
sugli abusi della polizia ] - [>>galleria di immagini>> ]
CONTRIBUTI AUDIO DA CITTA' DEL MESSICO SULLA SITUAZIONE DEI PRIGIONIERI POLITICI [ 26/06 Congresso per la Promozione dell'Unita' Nazionale Contro il Neoliberismo contributo audio(ES) del LIMMEDH ] [ contributo audio(ES) del Comite' Cerezo] - [ 27/06 Aggiornamento da Citta' del messico : report audio ]
Prossime mobilitazioni 27 giugno | MARCIA del 28 giugno | comunicato della CAROVANA CARLO GIULIANI
LINKS UTILI: [ Indymedia
Messico ] - [ Indymedia
Guadalajara ] - [ A-Infos ]
E’ possibile sottoscrivere per le spese legali e di cauzione
dei/delle arrestati/e a questo conto corrente:
Conto numero: 1299949054
Intestato a Martha Cecilia García Juárez
Banco: BBV Bancomer
Notificare poi il versamento a questo indirizzo di posta:
biblioteca@libertad.org.mx
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IL VERBO DEL SIGNORE |
02/06/2004 |
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In Uganda
I piu' recenti
fatti [2] di cronaca e l'inasprirsi del conflitto riportano alla ribalta una delle tante guerre dimenticate che insanguinano il continente africano; una guerra civile che, tra alterne vicende, cambi di potere e colpi di stato, ha insanguinato gli ultimi vent'anni di storia dell'Uganda, contrapponendo da una parte l'esercito del presidente Yowery Museweni, ormai arrivato al diciottesimo anno di mandato, e milizie fanatiche della LRA (la milizia di fanatici cristiani capeggiati dal leader integralista Joseph Kony) dall'altra, e che ha ridotto il paese in condizioni
sanitarie e economiche disastrose, alle quali si aggiunge una seria
crisi dovuta ai profughi che sempre piu' premono sui confini.
A farne le spese ovviamente sono la popolazione e soprattutto i bambini che vengono sistemanticamente rapiti dai villaggi occupati dai ribelli per essere, nella migliore delle ipotesi, addestrati come soldati, usati come scudi umani o mandati in avanscoperta per individuare i campi minati o punti di guado nei fiumi.
Dietro tutto cio' si profila l'ombra dei governi degli stati circostanti che finanziano e in alcuni casi offrono asilo ai militanti della LRA, e probabilmente anche l'altra milizia ribelle, l'WNBF (West Nile Bank Front).
Questa sanguinosa guerra si inserisce pero' in un quadro ancora piu' vasto, quello del conflitto che sconvolge da anni ormai tutta la zona dei grandi laghi, e che vede coinvolti, in qualita' di mercanti di armi, incuranti delle delibere ONU, anche stati come l'Inghilterra.
Nonostante la drammatica situazione interna, l'Uganda figura tra i
paesi candidati ad entrare nella coalizione di occupazione in Iraq, in
seguito alle pressioni ricevute dagli Stati Uniti
[ Intervista a Joseph
Kony ]
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