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BOLIVIA RIBOLLE 25/04/2004
ALT

EL GAS ES NUESTRO, CARAJO!

La situazione e' esplosa. Dopo quasi un anno e mezzo di totale non curanza da parte del governo di Mesa alle richieste popolari - Nazionalizzazione e Assemblea Constituente- i movimenti sociali bloccano totalmente la capitale La Paz e El Alto. Il 6 giugno il presidente Carlos Mesa rinuncia all'incarico.
Il Congresso non riesce a riunirsi nel palazzo della capitale politica, sito in Plaza Murillo occupata dai campesinos aymaras, e si da appunatamento per il 9 giugno a Sucre, per decretare la rinuncia di Mesa e definire il successore alla presidenza Piu' di 6.000 persone si trovano mobilitate nelle strade di Sucre. Chiedono la rinuncia del presidente del Senato, Hormando Vaca Diez , a prendere l'incarico.

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BOLIVIA RIBOLLE

ASCOLTA la diretta di Radio ERBOL

RIASSUNTO dall'inizio della "Guerra del Gas", Ottobre 2003 | Riprendono le mobilitazioni, Gennaio2005

Links utili:
[ Narconews ] - [ Econonoticias ] - [ Bolpress ] - [ Indybolivia ] - [ Dossier Bolivia ] - [ hoja verde ] - [ Coordinadora por la Defensa del Gas ]
ARGENTINA: PIQUETEROS CARAJO!!!! 29/06/2004

A due anni dal massacro: siamo tutti Dario e Maxi!!

Son passati due anni dal massacro di Avellaneda, quando furono assassinati Dario Santillán e Maximiliano Kosteki, militanti del Movimiento Trabajadores Desocupados "Anibal Veron". I responsabili politici del massacro continuano ad essere ancora impuniti. Durante questi anni però al regime di impunità è stata contrapposta la mobilitazione popolare permanente il 26 di ogni mese e l'individuazione pubblica dei responsabili attraverso denuncie ed "escraches" (espressioni organizzate di ripudio pubblico a polizia, politici e magistrati), che si sono trasformati nelle pratiche per ottenere giustizia dal basso.

Così anche grazie al lavoro militante di molti compagni e molte compagne si è dimostrato che non si trattò di un caso isolato di un commissario "impazzito" ma di una repressione coordinata e premeditata tra varie forze di sicurezza (la polizia di Buenos Aires, la federale, la gendarmeria e gli uomini della prefettura), guidate dai governi nazionali e provinciali nelle settimane precedenti e legittimate nelle loro azioni dallo sporco lavoro dei mass media. E' evidente anche che si continua a coprire i veri responsabili e che oggi continua la repressione da parte dello stato e dei media contro gli attivisti dei movimenti sociali, anche se non viene usata l'arma della repressione aperta maquella dell'inquisizione e dell'apertura di processi in modo da, in un futuro prossimo, utilizzare l'arma dell'accusa "di disturbo e intimidazioni su suolo pubblico". Un esempio nella regione è il caso che ha colpito alcuni vecchi lavoratori del YPF, processati perchè reclamavano i loro diritti.
Così come è in atto la persecuzione giudiziaria che i magistrati come Marcelo Romero, pronto a incriminare i piqueteros per aver bloccato il traffico in più occasioni. Tutto ciò fa parte di un preciso obiettivo: isolare questi movimenti e creare un terreno propizio per iniziare un procedimento penale e repressivo in modo da bloccare le organizzazioni popolari. Con il passare del tempo e il perseverare nella persecuzione della povertà e dei gruppi che si organizzano, le cause per cui lottavano i compagni caduti, come il lavoro degno e la trasformazione sociale, continuano a vivere nella lotta dei piqueteros.

Per ricordare Dario e Maxi sabato 26 giugno dal Puente Pueyrredon è partito un corteo di 50000 persone che ha raggiunto la Plaza de Mayo; il giorno prima invece più di cinquanta organizzazioni popolari, tra lavoratori disoccupati, gruppi per la difesa dei diritti umani e assemblee popolari di quartiere, insieme alla "Commissione dei familiari e delle vittime del 26 di giugno", hanno organizzato un "escrache" contro la "Estación Billinghurst", sede della Secretaría de Inteligencia del Estado (il SIDE, i servizi segreti argentini), per denunciare che proprio da lì partì l'ordine di assassinare Dario e Maxi. Questa manifestazione si è conlcusa con la lettura di un documento scritto unitariamente dalle organizzazioni presenti, attraverso il quale sono state ribadite le accuse all'allora governo Duhalde, responsabile politico del massacro, e a quello attuale di Kircher che non ha fatto nulla per la verità e la giustizia. Sulle mure del palazzo della Secretaría, circondatben protetto dalla polizia, è rimasta una scritta: "SIDE ASESINA".

APPROFONDIMENTI : [ foto e audio ]
>SCARICA < il video Piquete Puente Pueyrredon da NGVision
[ IndymediaArgentina ] - [ IndymediaLaPlata ] - [ Agenzia AnRED ]

BOICOTTA COCA COLA 08/07/2004
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Carovana in Colombia

Dal 21-26 giugno 2004 si svolgerà in Colombia una Carovana internazionale per la vita dei sindacalisti colombiani. La Carovana organizzata da decine di organizzazioni sociali, sindacali, politiche del paese ha come obiettivo quello di denunciare la condizione che vivono i sindacati in Colombia.
Nell’ambito del programma che prevede la visita in 5 città colombiane e incontri con le differenti realtà colombiane, la Rete Boicottaggio Coca Cola consegnerà alla Coca Cola FEMSA colombiana le firme di adesione al boicottaggio raccolte in quest’anno di attività.

Informazioni più dettagliate sulla carovana pagine:
www.nococacola.info - www.sinaltrainal.org

AGGIORNAMENTI
- Su Radiondarossa - oppure scrivendo a no_cocacola_it at yahoo.it

06 luglio: Documento conclusivo - Anche Rimini boicotta Coca-Cola
05 luglio: Firme sul boicottaggio
21 giugno: da Bogotà - proteste a Roma
22 giugno: aggiornamento carovana
25 giugno: Olimpiadi: boicotta coca cola - Lunedi 28 boicotta le olimpiadi
VERTICE E ABUSI 15/06/2004

S.O.S. Guadalajara

Nel pomeriggio di venerdi 28 maggio partiva nella città messicana di Guadalajara, nello Stato di Jalisco, una manifestazione organizzata insieme ad altre attività per protestare contro il Terzo vertice tra rappresentanti dei governi dell'America Latina, del Caribe e dell'Unione Europea. Poche centinaia di metri e un gruppo di persone, riconosciute poi all'unanimità dai manifestanti come "infiltrati", si sono dedicate a danneggiare banche e negozi e a provocare gli scontri con la polizia, mentre il resto del corteo sfilava tranquillo verso la sua meta finale. Il duro intervento della polizia, che ha utilizzato armi di dispersione non convenzionali, ha costretto alla fuga i partecipanti che si sono allontanati a gruppetti; fino a notte fonda gli agenti della polizia hanno compiuto delle ronde per le strade del centro di Guadalajara bloccando persone "sospette" e riconosciute in base al modo di vestire o all'aspetto comune; i fermi sono stati eseguiti in maniera arbitraria e con un uso spropositato della violenza.

Sono state arrestate 111 persone durante tutto il giorno, cominciato con l'accerchiamento da parte della polizia stessa di un campeggio dove dormivano alcuni dei manifestanti e che ha fatto seguito a una serie di giornate in cui il clima di repressione e minaccia psicofisica era stato evidente. Per oltre 40 persone fermate la liberazione è arrivata nell'arco di 24 ore. Per gli altri comincia qui l'incubo: sotto stato di fermo vengono minacciati, picchiati, privati del sonno con calci e pugni, le donne spogliate sotto gli occhi di agenti uomini e minacciate di stupro, costretti tutti a restare per ore nella stessa posizione senza ricevere acqua e cibo per due giorni, paragonati dagli agenti stessi ai detenuti irakeni di Abu Ghraib; per non parlare del divieto di fare un telefonata, di contattare un avvocato, di sapere per quale motivo erano stati fermati, in tanti costretti a firmare delle "confessioni" false sotto mianccia e tortura. Proprio grazie alle confessioni estorte sono state arrestate 44 persone, che permangono in carcere, oltra a 7 stranieri che sono stati espulsi dopo aver vissuto una vera e propria Odissea a contatto con le autorità messicane.

AGGIORNAMENTI>>> [Lista degli arrestati al 15/06] - [ audio sulle torture - testimonianze sugli abusi ]
APPROFONDIMENTI >>> [ Cronaca dei fatti ] - [audio dalla manifestazione 1| 2] - [ Centro Indymedia minacciato di sgombero ] - [ Comunicato/appello della "caravana Carlo Giuliani" ] - [ Giornata di azione globale 4/6 ] - [ Amnesty Int. sugli abusi della polizia ] - [>>galleria di immagini>> ]


CONTRIBUTI AUDIO DA CITTA' DEL MESSICO SULLA SITUAZIONE DEI PRIGIONIERI POLITICI
[ 26/06 Congresso per la Promozione dell'Unita' Nazionale Contro il Neoliberismo contributo audio(ES) del LIMMEDH ]
[ contributo audio(ES) del Comite' Cerezo] - [ 27/06 Aggiornamento da Citta' del messico : report audio ]

Prossime mobilitazioni 27 giugno | MARCIA del 28 giugno | comunicato della CAROVANA CARLO GIULIANI

LINKS UTILI: [ Indymedia Messico ] - [ Indymedia Guadalajara ] - [ A-Infos ]

E’ possibile sottoscrivere per le spese legali e di cauzione
dei/delle arrestati/e a questo conto corrente:
Conto numero: 1299949054
Intestato a Martha Cecilia García Juárez
Banco: BBV Bancomer
Notificare poi il versamento a questo indirizzo di posta:
biblioteca@libertad.org.mx

IL VERBO DEL SIGNORE 02/06/2004

In Uganda

I piu' recenti fatti [2] di cronaca e l'inasprirsi del conflitto riportano alla ribalta una delle tante guerre dimenticate che insanguinano il continente africano; una guerra civile che, tra alterne vicende, cambi di potere e colpi di stato, ha insanguinato gli ultimi vent'anni di storia dell'Uganda, contrapponendo da una parte l'esercito del presidente Yowery Museweni, ormai arrivato al diciottesimo anno di mandato, e milizie fanatiche della LRA (la milizia di fanatici cristiani capeggiati dal leader integralista Joseph Kony) dall'altra, e che ha ridotto il paese in condizioni sanitarie e economiche disastrose, alle quali si aggiunge una seria crisi dovuta ai profughi che sempre piu' premono sui confini.
A farne le spese ovviamente sono la popolazione e soprattutto i bambini che vengono sistemanticamente rapiti dai villaggi occupati dai ribelli per essere, nella migliore delle ipotesi, addestrati come soldati, usati come scudi umani o mandati in avanscoperta per individuare i campi minati o punti di guado nei fiumi.
Dietro tutto cio' si profila l'ombra dei governi degli stati circostanti che finanziano e in alcuni casi offrono asilo ai militanti della LRA, e probabilmente anche l'altra milizia ribelle, l'WNBF (West Nile Bank Front).
Questa sanguinosa guerra si inserisce pero' in un quadro ancora piu' vasto, quello del conflitto che sconvolge da anni ormai tutta la zona dei grandi laghi, e che vede coinvolti, in qualita' di mercanti di armi, incuranti delle delibere ONU, anche stati come l'Inghilterra.
Nonostante la drammatica situazione interna, l'Uganda figura tra i paesi candidati ad entrare nella coalizione di occupazione in Iraq, in seguito alle pressioni ricevute dagli Stati Uniti

[ Intervista a Joseph Kony ]

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