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14.08.2013 Oggi, primo giorno ufficiale del campo, e' stata una giornata molto interessante. Abbiamo iniziato questa mattina con le attivita' ludiche e di animazione presso il centro con i bambini di Aida, una prima occasione per conoscerli e stabilire un primo contatto con loro. Basandoci sulla favola araba "Il ritorno di Giubeina e la perla blu", i bambini faranno una serie di attivita'di riflessione sulla tematica del ritorno strutturate in quattro laboratori (teatro, fotografia, disegno, attivita' sportive)che culmineranno con una rappresentazione teatrale durante la festa finale del summer camp. Nel pomeriggio abbiamo avuto l'opportunita' di incontrare un giovane ex prigionerio del campo, detenuto per 5 mesi nella priogione di Ofer, nei pressi di Ramallah.
13/08/13 Il summer camp non e' ancora cominciato, ma ci siamo incontrati e conosciuti tra tutti i partecipanti al campo. IL centro Amal Al Mustaqbal si trova in mezzo al campo profughi Aida Camp alle porte di Betlemme. Il centro e' aperto dal 1989 dopo la prima intifada, e nato dall' esigenza di garantire un istruzione ai bambini durante la rivolta, che nasce ed e' tutt[ora indipendente rispetto al circuito della cooperazione internazionale ed autogestito. Inizialmente chiamato Aida school, ha preso il nome Amal dalla fondatrice uccisa succesivamente alla sua fondazione da parte dell esercito israeliano. I giovani del campo profughi, a seguito della seconda intifada, hanno iniziato attivamente a partecipare all'attività dandogli il nome Al Mustaqbal che vuol dire Speranza di un futuro. Da quel momento ospita attivita' come asilo nido per i bambini sotto i sei anni, corsi di danza dabka, corsi di yoga, di lingue e un giorno al mese diventa punto di assistenza sanitaria gratuita a tutti gli abitanti del campo. Inoltre rappresenta un riferimento per la difesa della tradizione culturale palestinese, con particolare attenzione alla memoria dei villaggi originari
16.08.2013 Cari compagni/e, Ogni venerdi nei villaggi della Cisgiordania occupata vi sono manifestazioni partecipate sia da palestinesi sia da attivisti internazionali, per rivendicare la piena liberta e indipendenza della terra di Palestina, il diritto alla vita per tutti e tutte, il rispetto dei trattati e dei vincoli internazionali. Oggi abbiamo preso parte alla manifestazione del villaggio di al Ma'sara, nella zona a sud di Betlemme, dove il Comitato Popolare del villaggio dal 2006 e' impegnato ad impedire la costruzione del muro dell'apartheid (che gia' circonda la citta' di Betlemme a nord, ovest e est) e a resistere ai continui attacchi perpetrati dall'esercito e dalla colonia israeliana di Efrat, che confina con il villaggio. Alla marcia eravamo presenti in una quarantina tra palestinesi ed internazionali provenienti da Italia, Paesi Baschi, Francia, c'erano anche compagni/e degli anarchici contro il muro. Abbiamo attraversato il villaggio in direzione della colonia: sulla strada principale, siamo stati raggiunti e fermati dai soldati israeliani, con 5 jeep e cammionette corazzate, armati di kalashnikov, che con spintoni e violenza ci hanno impedito di procedere oltre. Nonostante ci fossimo messi sul lato della strada, a ridosso del marciapiede, proprio per non offrire pretesti per aggredirci, i soldati ci hanno colp[ito con spintoni e calci di fucile.
I portuali del terminal di Kwai Tsing di Hong Kong scioperano contro l'uomo più ricco dell'Asia dal 28 marzo. Vogliono aumenti salariali e più sicurezza sul posto di lavoro. Sullo sfondo l'invasione delle "cavallette" del continente e l'ombra del capitalismo autoritario cinese. Fotoreportage dal fronte del porto.
“Vogliamo più soldi, ma combattiamo anche il capitalismo. Vogliamo che il boss vada in malora con tutta la sua baracca”. Lui ha trent'anni, fa il gruista, i suoi capelli multicolore e rasati ai lati della testa rivelano una certa predilizione per il punk. Non si capisce bene se rappresenti le idee di tutti o solo le sue. Probabilmente una via di mezzo. Si chiama Adrian Leung, nome inglese e cognome cinese-cantonese che ben sintetizzano la natura profondamente ibrida di Hong Kong.
riceviamo e pubblichiamo da Rivistoriantago
(19 FEBBRAIO 1937 – 19 FEBBRAIO2013)
La data del 19 febbraio, rappresenta per il popolo etiopico il “Giorno della Memoria” in cui sono state commesse atrocità terribili durante il periodo dell’aggressione e dell’occupazione da parte dell’Italia fascista (1935-1941).
Questa giornata è stata assunta a simbolo di tutti quegli anni in cui gli etiopi hanno dovuto subire sofferenze, sacrifici e lutti indimenticabili.
Da un'intervista realizzata qualche anno fa da Alessandro Doranti alla storica Alessandra Kersevan e pubblicata sul periodico locale Trentagiorni.
Non è mai stato semplice trattare la questione delle foibe: stereotipi consolidati, revisionismo, metodologie di lavoro inesatte e giochi politici dei vari schieramenti hanno sempre invaso il terreno della ricerca storica. In questi ultimi anni è stata ottenuta la costruzione di una verità ufficiale, fin troppo sbrigativa e di comodo, che ha dato il via a commemorazioni, monumenti, lapidi, intitolazioni di strade.
Alessandra Kersevan, ex insegnante ed oggi paziente ricercatrice di storia e cultura della sua regione, il Friuli, da anni lavora al recupero della memoria storica in merito agli avvenimenti del confine orientale.
Oggi, 30 novembre 2012, il Gruppo d’Azione per la Palestina si unisce alle manifestazioni di gioia e di esultanza che da ieri notte si susseguono in Cisgiordania, a Gaza e in molti altri paesi del mondo, in conseguenza all’ammissione dello Stato Palestinese all’assemblea delle Nazioni Unite in qualità di Stato osservatore.
Questi sviluppi, sebbene non cambino nei fatti la dura realtà dell’apartheid e dell’occupazione, rendono il popolo palestinese meno solo e meno isolato di fronte alla comunità internazionale, e, soprattutto, rendono potenzialmente perseguibile lo Stato di Israele per i suoi crimini e per il regime di apartheid con cui sottomette (fino a ora impunemente) la popolazione araba.