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Riceviamo e pubblichiamo:
Stamattina, 2 dicembre 2014, verso le 10.30 una quarantina tra Digos e Carabinieri in borghese ha fermato due compagni all'esterno dell'Ex Ospizio Contarini Occupato, a Santa Marta. Hanno quindi proceduto, dopo varie intimidazioni, a perquisire i due compagni, sottraendo con la forza le chiavi della casa occupata a uno dei due.
Gli sbirri sono quindi entrati a perquisire i locali dello spazio, sequestrando bombolette spray e vernici da ricondurre a un'azione di solidarietà No Tav avvenuta il 16 novembre scorso, durante la quale è stata imbrattata la facciata del Tribunale di Venezia con vernice rossa e scritte. Perquisizione motivata dalla nota vicinanza sempre dimostrata al movimento No Tav e, scopriamo solo dopo, dal tristemente noto reato di 270 sexies (condotta con finalità di terrorismo), rivolto in questo caso verso ignoti.
Lo stesso reato per il quale Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia si trovano in carcere dal 9 dicembre scorso per aver partecipato ad un'azione di sabotaggio al cantiere di Chiomonte!
Appare chiaro come anche la procura di Venezia, con manie di protagonismo e in cerca di facili carriere, stia cercando di usare le stesse armi giuridiche della procura di Torino per colpire, oltre ai No Tav direttamente implicati in azioni di sabotaggio, anche tutte le manifestazioni di solidarietà volte a far crollare questo infame, quanto farsesco, castello accusatorio.
Come abbiamo già avuto modo di dire, il reato 270 sexies, introdotto nel codice penale nel 2005 dopo gli attentati di Madrid, crea un fumus giuridico nel quale ogni condotta volta a "coartare le istituzioni" (leggi: ogni protesta che esca, anche di poco, dai limiti della rivendicazione democratica) è imputabile di terrorismo, dal sabotaggio di un compressore a, da oggi, della vernice su un Palazzo di Giustizia.
Prendiamo atto della totale mancanza di senso del ridicolo della pm Francesca Crupi, della Digos e dei carabinieri veneziani nel procedere ad una perquisizione per terrorismo cercando come prove spray e vernici relative ad un imbrattamento ma, in questi tempi di caccia alle streghe, non ci sorprendiamo più di nulla.
Rilanciamo con forza la solidarietà ai nostri compagni arrestati e i prossimi appuntamenti di lotta contro l'Alta Velocità, a partire dai prossimi 7 e 8 dicembre in Val di Susa.
Le occupanti e gli occupanti dell'ex Ospizio Contarini
Lo Spazio Popolare Autogestito Sovescio di Parma dà la propria adesione e la massima solidarietà alla manifestazione che si svolgerà sabato 13 Settembre presso i Giardini Margherita di Piacenza in difesa dei lavoratori sottoposti a provvedimenti di licenziamento a partire da maggio 2014 solo perché attivisti sindacali.
Riteniamo come sia scontata questo tipo di politica da parte di una grande multinazionale che impone ritmi e orari di lavoro insopportabili e reprime qualsiasi tipo di attività in difesa dei diritti dei lavoratori.
Non ci stupisce che il lavoro sporco, nonostante la facciata “social ed ecologica” sotto cui si nasconde Ikea, sia affidata a grandi cooperative come la San Martino: conosciamo bene anche noi in quali condizioni versino i “soci" lavoratori delle grandi cooperative, nella nostra provincia in particolare quelle sociali.
Queste cooperative - come la Proges a Parma - sono responsabili della drammatica privatizzazione delle scuole materne, degli asili, delle strutture socioassistenziali, del personale delle biblioteche in combutta con l’amministrazione comunale degli ex sindaci Ubaldi e Vignali: è grazie a loro se i lavoratori sono sempre più sfruttati e i servizi sociali sono sempre più disastrati e costosi.
Non ci troveremo fisicamente sabato a Piacenza perché impegnati in una delle tante lotte cittadine quelle della memoria storica antifascista e per la socialità nel nostro quartiere, ma saremo lì con il cuore.
Saluti antifascisti
Spazio Popolare Autogestito Sovescio
Oggi 16 Aprile 2014, è avvenuto l’ennesimo sgombero di natura violenta ai danni dell’occupazione abitativa della Montagnola a Roma.
Il palazzo che ospitava circa 700 persone era stato occupato lo scorso 7 aprile, ed è testimone della drammatica situazione in cui si trovano ampie fasce di popolazione che, a fronte della continua inadeguatezza delle istituzioni, con coraggio scelgono di riprendersi i propri diritti trovando nelle occupazioni di edifici abbandonati l'unica soluzione possibile per avere una vita dignitosa.
La risposta alle istanze sociali che vengono portate avanti da anni è sempre la stessa: REPRESSIONE! La politica repressiva è evidente nell’operato delle forze dell’ordine, delle questure e delle prefetture ma anche nei provvedimenti legislativi come il Piano Casa di Renzi.
Mentre le prime, hanno da sempre l’infame ruolo di mantenere l’ordine costituito in cui la proprietà privata vale sempre di più della dignità della persona, i secondi invece hanno dato una svolta autoritaria alla pressione di movimenti sociali radicati nei territori e di uomini e donne che non hanno nessun’altra soluzione che lottare per avere un tetto sulla testa. E' questa la risposta a senso unico dei governi che in più fanno pagare ai proletari scelte scellerate come il Tav, politiche neoliberiste dell’Unione Europea, spese militari, militarizzazione del territorio e delle frontiere.
Anche nella nostra città ci siamo trovati di fronte ad una zelante applicazione dell’Art.5 del Piano Casa di Renzi da parte del Sindaco Pizzarotti. Tutto ciò ha voluto dire l’immediato diniego delle residenze ad una decina di persone, la chiusura delle utenze e l’immediata richiesta di sgombero di due case occupate: l’ex Cinema Lux e lo Spazio Popolare Autogestito Sovescio. Stessa politica attuata nei confronti del compagno Giorgio Ghirarduzzi che per una volontà testarda del comune, rischia di perdere la sua bottega artigiana, dunque il suo lavoro.
Chiamiamo quindi per domani una giornata di mobilitazione contro qualsiasi sgombero di spazi occupati e di solidarietà e complicità a tutti e tutte quelli/e che subiscono la repressione sulla propria pelle.
Parma 16 Aprile 2014
Spazio Popolare Autogestito Sovescio
Rete Diritti In Casa
Fronte Antifascista
Insurgent City
Gruppo Anarchico A.Cieri
Con il carcere le autorità vogliono togliere di mezzo chi è di troppo, chi per necessità o per scelta vive al di fuori del recinto della legalità. Chi non ci sta, lotta e cerca di opporsi concretamente ai progetti di chi governa. Come ormai da più di vent'anni sta avvenendo in Val di Susa contor il Tav.
Con il regime di Alta Sorveglianza, un carcere dentro al carcere, le autorità voglion separare i copagni da tutti gli altri detenuti, per ostacolare lo sviluppo di possibili lotte.
Il 30 marzo presidi sotto le carceri di Roma, Alessandria e Ferrara.
In solidarietà con Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò.
In solidarietà con tutti i compagni rinchiusi in alta sorveglianza.
In solidarietà con tutti i detenuti che lottano e che parteciperanno alla mobilitazione di aprile.
Roma. ore 16, al pratone davanti alla sezione femminile di Rebibbia in via Bartolo Longo
Ferrara. ore 16, di fronte al carcere in via Arginone.
Alessandria. ore 17, di fronte al carcere in via Casale San Michele.
APPELLO DEL COORDINAMENTO DEI DETENUTI – PRIMAVERA CARCERARIA
Dal giorno 5 al giorno 20 aprile del 2014 come “Coordinamento dei detenuti” abbiamo indetto una nuova mobilitazione all’interno di tutte le carceri italiane.
L’obbiettivo che ci siamo posti è quello di dare coscienza a tutti i reclusi che solo attraverso la lotta possiamo ottenere quelle migliori condizioni di vita che noi tutti chiediamo e che ogni rivendicazione deve necessariamente essere accompagnata da una azione collettiva di noi tutti.
L’inevitabile isolamento di queste mura rende difficile un’organizzazione estesa e ampia, ma noi non ci tiriamo indietro e con coraggio ci apprestiamo a far sentire la nostra voce sia all’interno che all’esterno di queste strutture.
Siamo consapevoli di non poter riuscire da soli nell’intento di mobilitare tutte le carceri, ma sappiamo allo stesso tempo che fuori possiamo contare sul sostegno di migliaia di solidal* che condividono l’idea che il carcere non sia la soluzione ma il problema di una società piena di contraddizioni.
Con questa nota chiediamo a tutti voi di dare la giusta visibilità alla nostra iniziativa del prossimo aprile diffondendo il più possibile il comunicato, che trovate allegato, sulla rete e sui mezzi di informazione invitando i vs contatti a fare lo stesso; ci appelliamo inoltre a tutte le organizzazioni anticarcerarie, ai movimenti politici e non, agli antagonisti, ai famigliari dei detenuti e agli ex-carcerati affinchè vengano organizzare all’esterno dei penitenziari italiani presidi informativi e di solidarietà nei giorni precedenti e durante la mobilitazione di aprile.
Nessuna galera potrà contenere la nostra voglia di libertà!
Coordinamento dei Detenuti
ANALISI CRITICA DEL “PIANO CASA” DEL GOVERNO RENZI
Il decreto legge recante “Misure urgenti per l’emergenza abitativa” varato dal Consiglio dei Ministri del 12.03.2014 comprende al suo interno un insieme di misure applicate con costanza negli ultimi decenni che di certo non rappresentano una scatto in avanti per affrontare l’emergenza abitativa evocata nel titolo, misure che non hanno assolutamente intaccato l’enormità del problema abitativo in Italia e che risulta irritante vedere riproposte tali e quali dopo anni e anni di fallimenti.
L’ambito normativo in cui ci si muove è sempre quello dalla legge 431 del 1998 che ha introdotto la liberalizzazione degli affitti e ha lasciato mano libera ai proprietari di casa nel fissare le condizioni di mercato degli affitti. Gli interventi dello stato sono, anche con questo decreto, al massimo rivolti a contenere gli effetti nefasti della liberalizzazione senza andare ad intaccare la supremazia assoluta dell’interesse della rendita e della proprietà, cercando anche di stroncare, con l’art. 5 del decreto, i movimenti di riappropriazione dal basso di valore d’uso. Al massimo potranno avere qualche giovamento le famiglie che si potranno permettere l’housing sociale o l’affitto concordato, con prezzi sempre più vicini a quelli di mercato, quindi famiglie con reddito medio/medio-basso. Completamente escluse le situazioni di vero disagio, gli sfrattati, le famiglie con un solo reddito precario o senza reddito, condannati sempre di più all’emarginazione. Altro che cambio di tendenza!
Roma - Venerdi 14 Marzo ore 16
Legittimità vs Legalità - Dibattito Nazionale
Facoltà di Scienze della Comunicazione
Aula 4 via Principe Amedeo 184
Roma - Sabato 15 Marzo ore 12
Piazze tematiche ("Sistema carcerario e controllo sociale" Metro Rebibbia, Via tiburtina 956; "Frontiere e libertà di movimento", Piazza indipendenza; "Territori contro le devastazioni ambientali", Stazione Tiburtina;"Precarietà abitativa e sociale contro l'austerity, stop privatizzazioni, difendiamo i beni comuni", ex deposito Atac (San Paolo) Via Settimio Severo)
Sabato 15 Marzo ore 15
Corteo Nazionale
da Metro Piramide al Ministero della Giustizia
Gli ultimi provvedimenti giudiziari con le misure cautelari di Napoli, Roma e Bologna che hanno colpito il movimento dei disoccupati, quello per il diritto all’abitare, student* e precar* ci restituiscono, nello spaccato sociale rappresentato dalle persone colpite, un profilo del conflitto decisamente nuovo. Non sono solo gli attivisti i soggetti coinvolti ma un numero ingente di uomini e donne impegnati/e in una lotta fortemente connotata nella difesa di diritti primari come la casa e il reddito. Così la scena del crimine si arricchisce di nuove figure che diventano protagoniste del copione repressivo al pari di chi è alle prese con i processi legati alla mobilitazione No Tav, alla manifestazione del 15 ottobre o alle giornate di Genova 2001.
9 marzo 1985 - 9 marzo 2014
PEDRO VIVE
29 anni fa, il compagno Pietro Greco “Pedro” veniva assassinato a Trieste dai boia dello stato borghese Nunzio Maurizio Romano, del Sisde, Maurizio Bensa, Mario Passanisi e Giuseppe Guidi, della Digos di Trieste.
Il suo omicidio, evidentemente pianificato, rappresentava per la classe dominante il sancire la chiusura di un'epoca, iniziata alla fine degli sessanta, caratterizzata dalla lotta di classe, in termini di conflittualità del proletariato e di sviluppo della prospettiva rivoluzionaria. Quella stessa borghesia che allora uccideva, oggi blatera, per mezzo dei suoi rappresentanti politici e culturali, di “pacificazione nazionale” rispetto a quelli che, demonizzandoli, essa definisce “anni di piombo”. Dopo aver attaccato la memoria della lotta partigiana, oggi si attacca la memoria dell'altra grande fase di lotte che ha spaventato la classe dominante.
La pm Morena Plazzi, nell’udienza per il processo “Outlaw” del 3 marzo 2014, ha formulato le richieste di pena. Per oltre un’ora ha ribadito il suo castello accusatorio, che uno degli avvocati nella arringa ha efficacemente definito “deserto probatorio”. L’incipit della requisitoria, del quale la pm è parsa visibilmente compiaciuta, ha riguardato l’esposizione della fine teoria secondo la quale gli imputati avrebbero costruito una cortina fumogena, quella della lotta contro i Cie e delle altre portate avanti negli anni di esistenza del “Fuoriluogo”, per poter invece operare surrettiziamente al fine di dare libero sfogo al loro impulso alla violenza e alla passione per lo scontro con la polizia. Un branco di sciacalli che si appoggiavano su battaglie condivisibili. Nessuno degli imputati, nelle loro dichiarazioni spontanee, avrebbe poi abiurato alla violenza dimostrando così la fondatezza della tesi della signora pm. Proseguendo, la signora ha spudoratamente dichiarato che il 270bis non si adatta agli anarchici, non ha quasi mai retto in tribunale, e che quindi hanno pensato di provarci con il 416, l’associazione a delinquere appunto che, parole testuali, “non ha bisogno di essere dimostrata, ma basta riferirsi al clima di paura che [il gruppo del Fuoriluogo] ha generato”.
Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia sono in carcere dall’inizio di dicembre 2013 con un’accusa assurda e pesantissima come quella di terrorismo. Dopo essere stati trasferiti dal carcere di Torino nei reparti ad Alta sicurezza delle case circondariali di Roma, Ferrara e Alessandria, hanno subito il blocco dei colloqui (ristabilito per i soli familiari), la censura della corrispondenza e subiscono un regime di carcerazione ancora più duro di quello normalmente previsto per gli altri detenuti in Alta sicurezza, con l’isolamento totale (per Claudio) e il divieto di incontro e la riduzione delle ore d’aria (per Niccolò e Mattia).