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Economia (5)

Come Commissione Audit siamo pienamente solidali con gli educatori che in questo momento stanno lottando per assicurare il diritto degli studenti disabili ad una piena integrazione nella scuola e nella società e contemporaneamente salvaguardare il loro diritto al lavoro.
Non intendiamo scadere nella polemica scatenata dal Sindaco e dalla Giunta su questo argomento, ma vogliamo affrontare il problema, suggerendo alcune proposte per andare nella direzione della sua soluzione.
Siamo consapevoli che le politiche di austerità europee e i vincoli di finanza pubblica che gli Stati si sono impegnati a rispettare, con l’ingresso nell’unione monetaria e con trattati fondati su regole e meccanismi contabili rigidi ed insostenibili, hanno avuto conseguenze fortissime sui territori: questo è uno degli esiti.
Il taglio dei trasferimenti dallo Stato, nel bilancio di previsione 2015 di Parma,ammonta secondo le stime dell’Amministrazione a20/25 milioni di euro in meno rispetto a quelli già tagliati precedentemente.
Tuttavia il patto contabile per la stabilità non deve venire prima di qualsiasi altro patto sociale con la cittadinanza.
Le criticità del bilancio di Parma, in parte derivate da questo contesto critico, in parte a scelte locali delle precedenti amministrazioni, oggi richiedono una svolta radicale.
Il piano di risanamento proposto dal commissario Ciclosi, non ha fatto altro che aggravare questa situazione: di fatto gli investimenti sono impediti fino al risanamento del bilancio, previsto in 5 anni.  Ciò significa che per ripagare il debito in pochi anni, alla città è imposto un duro regime di tagli e un’imposizione fiscale insostenibile: infatti tutte le aliquote IRPEF e le aliquote TASI e IMU sono al massimo. Nel 2014 a settembre, dopo il pagamento della prima rata (50%), gli introiti IMU erano a 49 milioni, quelli TASI a 18 milioni, IRPEF 24 milioni, COSAP 3,6 milioni.

Le nostre proposte sono dunque le seguenti:
1) Domani. Non è pensabile che non si trovino 120000 euro per arrivare alla fine dell’anno scolastico, senza traumi per gli studenti. Il bilancio consuntivo del 2014 sicuramente può permettersi una spesa di tale importo; ci sembra che non volere trovare una cifra così piccola, manifesti la volontà della Giunta di introdurre un abbassamento nella qualità del servizio offerto,al fine di procedere ad una separazione del servizio dal lavoro che gli educatori svolgono. Infatti, come si potrebbe garantire un servizio efficace senza garantire una presenza qualificata, attenta, preparata, pronta a rispondere ai bisogni di ogni singolo alunno? Come può un educatore, da solo, seguire “un gruppo” di ragazzi disabili, anche solo per un’ora, sapendo che questi hanno bisogni decisamente più complessi rispetto a quelli degli altri studenti?
2) Nel breve termine. Una via praticabile è quella di rivedere la spesa corrente che per il Comune di Parma si aggira attorno ai 280 milioni: all’interno di questa parte c’è il “debito”- cioè i mutui contratti con le banche - la relativa quota di interessi e i pagamenti ai fornitori. Se è vero, come sostiene l’Amministrazione,che i debiti coi fornitori sono stati saldati, si può e si deve agire chiedendo una moratoria sul pagamento degli interessi: cioè una revisione delle aliquote e una dilazione ulteriore nel tempo (non si capisce perché pagare in 5 anni anziché in 10). Un Comune lo può fare. In questo modo molte risorse destinate al pagamento degli interessi sul debito potrebbero essere liberate per essere destinate alla spesa sociale, quindi anche per l’integrazione dei disabili e per i loro educatori.
La necessità del Comune di reperire risorse aggiuntive per recuperare i tagli dei trasferimenti non può essere scaricata sui cittadini più deboli.
3) Nel medio termine.E’ necessario lavorare sull’evasione fiscale. Attraverso gruppi di lavoro ad hoc, convenzioni con altri Enti ed Autorità,dalla Prefettura all’Agenzia delle entrate,occorre implementare la spesa per affinare gli strumenti informativi e migliorare la comunicazione tra coloro che possiedono banche dati da incrociare e confrontare,al fine di intercettare l’evasione.Anziché spendere denaro pubblico per inutili viaggi di rappresentanza o per pagare consulenti di immagine, si lavori affinché i proventi dall’evasione fiscale illegalmente sottratti alla collettività, a questa tornino.
4) Un altro fronte su cui è necessario riflettere riguarda le esternalizzazioni, che hanno consentito per anni di eludere i vincoli di finanza pubblica. All’origine c’è il presupposto, tutto ideologico, che l’affidamento dei servizi a privati o cooperative costituisca un risparmio per l’ente pubblico e produca ricchezza per la società. Questo principio non ha retto alla prova dei fatti: non esiste un dato, anche solo empirico, che dimostri la bontà delle privatizzazioni e delle esternalizzazioni. Non si è ancora visto il miglioramento della qualità dei serviziq quando gli appalti sono al ribasso e il lavoro è precarizzato e sottopagato. Anzi, la concorrenza che si scatena fra le imprese aumenta la corruzione, la malapolitica, gli intrecci affaristico-mafiosi. E’ vergognoso che a fronte di una spesa di 20,75 euro all’ora, erogati dal Comune alle cooperative a cui appartengono gli educatori, questi lavoratori percepiscano un salario netto di 7,5 euro l’ora, con paghe mensili che non superano i 1000 euro. Su tutta la questione risulta ancora più colpevole il silenzio delle cooperative, che non hanno aperto bocca durante tutta questa vertenza per intervenire a favore dei propri soci/lavoratori.
Non esistono dati che dimostrino risparmi ed efficienza per l’ente pubblico e per la collettività qualora i servizi siano esternalizzati. E’ vero il contrario. In primis in campo educativo laddove il principio della continuità è fondamentale.
Il problema del rinnovo degli appalti, che questa Giunta ripresenta regolarmente alla scadenza di ogni contratto, deve essere dunque risolto attraverso la reinternalizzazione dei servizi, mantenendo i posti di lavoro con contratti a carico dell’Amministrazione Comunale.
Questa giunta, col pretesto dei tagli ai costi di bilancio, mette in concorrenza i diritti, pone in competizione i lavoratori fra di loro, divide la società, spinge al razzismo, viene meno ai principi di solidarietà e di uguaglianza che devono essere alla base del vivere civile, fomenta le guerre fra poveri e disgraziati. Una comunità degna di questo nome deve mantenersi unita e collettivamente chiedere che i diritti vengano rispettati. Tutti.

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NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELLA TEP - Appello ai cittadini di Parma e ai lavoratori della TEP

Come riportato dalla stampa locale e nazionale, il Comune e la Provincia di Parma sono intenzionati ad alienare il 40% delle azioni possedute in TEP, l’azienda dei trasporti pubblici di Parma e provincia.
A dispetto di quanto dichiarato dal sindaco Pizzarotti, LA DECISIONE SI CONFIGURA COME L’AVVIO DI UNA FORMA DI PRIVATIZZAZIONE VERA E PROPRIA. Come può essere definita altrimenti la volontà di privarsi di una consistente quota societaria di una azienda peraltro sana e attiva del territorio?
L’attuale giunta comunale, in linea con le precedenti amministrazioni, non è nuova d’altro canto alla cessione di importanti partecipazioni azionarie: le azioni IREN, in quota al Comune di Parma, sono state progressivamente cedute o date in pegno alle banche nel tentativo di sostenere il debito di STT e Parma Infrastrutture, riducendo ad un 1% circa la presenza pubblica nella multiutility.

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La nuova Stazione di Parma nell’insieme delle Grandi opere - volute e iniziate dal sindaco Ubaldi e portate più o meno a compimento dal suo successore - rappresenta il progetto più sconclusionato, faraonico e sproporzionato per la città che lo sta pagando e finanziando.
Si tratta di un enorme intervento sul fronte e sul retro della vecchia stazione, con un grande  sottopassaggio tra le due zone passante sotto l’edificio della Stazione e le linee ferroviarie; la ristrutturazione integrale dell’edificio della Stazione  e - sul retro della stessa - costruzioni previste per circa 40.000 metri quadrati; 17.500 mq di edifici privati (hotel, direzionale, negozi) sono già stati costruiti dalla STU Area Stazione e costituiscono il cosiddetto primo stralcio.
Sull’area ex-Boschi e sull’area verso via Europa dovrebbero essere in futuro realizzati  il secondo e il terzo stralcio del progetto.

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Parmabitare e Casadesso

Per anni gli strateghi del Partito del Mattone hanno gridato ai 4 venti che mediante queste  due società si sarebbe  risolta l’emergenza abitativa a Parma: nella realtà delle cose oltre ad aver realizzato poco più di 170 alloggi in 14 anni, si è trattato di una operazione mediatica, organizzata naturalmente secondo i principi  classisti, antipopolari, discriminatori così ben incarnati nelle pratiche di Ubaldi e del suo degno successore Vignali.
Infatti come vedremo tra Parmabitare e Casadesso vi è proprio una diversità nel target  sociale per cui son state pensate: la prima offre alloggi assegnati in locazione permanente, il cui costo di produzione si aggira sui 100.000 euro, a famiglie il cui Indicatore di Situazione Economica (ISE) sia almeno 16.000 Є/anno, mentre la seconda offre alloggi in locazione per soli due  o tre anni, il cui costo di produzione è di un quarto o più inferiore a famiglie il cui reddito è molto basso.
Quindi più sei povero, più ti discrimino.

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Il lavoro che segue sulla storia della privatizzazione dell’Amps e della nascita di Enia-IR.EN è un capitolo di un testo più ampio, una storia della città di Parma nei quattordici anni del governo di Ubaldi (1998-2007) e Vignali (2007-2011) e delle profonde trasformazioni politiche, sociali ed economiche avvenute in tale periodo.

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