Parmabitare è una società di scopo (1): lo scopo è fare degli appartamenti da affittare a canone calmierato (300-450 euro al mese a seconda delle dimensioni).
Si tratta di una società consortile a responsabilità limitata, partecipata al 51% da Acer, il Comune ne possiede il 18%, il 14% è in mano ai costruttori (Pizzarotti, Coop. Edile Artigiana, Coop. Buozzi, Emini Costruzioni Spa, Edile Allodi Aldo srl, Buia Nereo Srl, più la Banca del Monte di Parma Spa) e il restante è diviso per quote inferiori all’1% tra i principali comuni della provincia.
I soci privati erano stati individuati da Acer con procedura di evidenza pubblica: 6 soci costruttori e la banca finanziatrice che avrebbero realizzato, con un sistema di rotazione, gli interventi costruttivi previsti nei capitolati di volta in volta predisposti per gli appalti (2).
Il costo medio di costruzione per ogni alloggio resta attorno ai 100.000 euro come nel caso dei 36 appartamenti di S.Prospero, di poco inferiore come nel caso dei 12 appartamenti di Corcagnano costati in media 93.250 euro, o delle 24 alloggi di Vicofertile costati in media 96.200 euro.
Parmabitare ha goduto di finanziamenti regionali, come nel caso dei 36 alloggi a S. Prospero distribuiti in 3 edifici da 12 unità immobiliari ciascuna, ove la spesa complessiva di 3.638.065,86 euro è stata così finanziata: 1,8 milioni mediante mutuo bancario in carico a Parmabitare, il rimanente finanziato dalla Regione Emilia Romagna.
Gli affitti sono di tipo concordato, l’assegnazione è in locazione permanente. Dopo l’adeguamento del 2009 erano i seguenti: per i trilocali (72 mq) euro 415 escluse utenze, per i bilocali euro 325 escluse utenze, per i monolocali (36mq) 225 Euro.
Affitti dunque lievemente inferiori alla media dei prezzi in città, tenendo conto della dislocazione periferica degli alloggi realizzati.
La chiave di spiegazione di questo fallimentare progetto sta nella clausola che esclude dal bando coloro che hanno redditi inferiori ai 16.000 euro annui: il Regolamento per l’assegnazione degli alloggi (approvato il 12 aprile 2007 col voto unanime dei consiglieri d’opposizione presenti) recita testualmente: "Per l’assegnazione dell’alloggio in concessione il valore ISE dei beneficiari, calcolato secondo quanto previsto dai Decreti legislativi n. 109 del 31/03/1998 e successive modifiche, non dovrà essere inferiore a € 16.000 e superiore a €. 50.000" (3).
Non funziona quindi nel senso che chi ha bisogno perchè in difficoltà economiche non può fare domanda. Tra coloro che ci rientrano poi c'è una morosità molto elevata e quindi la società Parmabitare è in difficoltà. Comunque non va incontro alle esigenze di chi è in emergenza anche se in molti che non hanno il reddito sufficiente comunque provano a fare domanda quando esce il bando.
Il fallimento di Parmabitare si misura anche nella quantità di alloggi che dal 2003 ad oggi la società è riuscita a completare e assegnare: la miseria di 78 alloggi (22 a Vicomero, 36 a San Prospero, 8 in via Paradigna, 12 in via Ventura a Corcagnano, più due cantieri a Vicofertile sud e in via Ferrarini (ex Pezziol), il cui stato di avanzamento era minore del 30% per 44 alloggi che ora l’amministrazione grillina intende ridurre a 24 (4).
Ben diversa all’epoca la sicumera propagandistica del Comune secondo il quale "...la Società Parmabitare, consentirà in pochi anni la nascita di circa 260 alloggi, su aree di intervento appositamente messe a disposizione dell’Amministrazione Comunale. L’intero programma comporterà un investimento complessivo di oltre 20 milioni di euro" (5).
Naturalmente la propaganda istituzionale era servilmente raccolta e amplificata dal quotidiano locale di proprietà dell’Unione Industriali pronto ad intonare il peana ad ogni muoversi di foglia dalle parti dell’Assessorato: In arrivo 560 alloggi; la realizzazione affidata alla società Parmabitare (9 giugno 2003), Nuove case per la città (22 giugno 2003), Decolla Parmabitare (25 febbraio 2004), In arrivo 360 nuovi alloggi (23 gennaio 2005), Parmabitare, si parte (8 marzo 2005), Casadesso, via a 60 alloggi (14 agosto 2005), Case popolari, partono i lavori (22 dicembre 2005), Alloggi contro il caro affitti; 360 locali per giovani coppie e lavoratori in mobilità (28 gennaio 2006).
Non c’è che dire, una sequenza di bugie e mistificazioni imbarazzante, ma che non imbarazza minimamente il direttore e gli scribacchini di questo quotidiano, gente priva di qualsiasi scrupolo relativo alla verità delle cose, abituata all’uso sistematico della menzogna e della distorsione dei fatti per la difesa dei privilegi propri e dei loro padroni.
Casadesso è un'altra società di scopo partecipata al 100% del Comune. L’avvio del progetto è stato permesso dal finanziamento di 6milioni di euro stanziato dalla Fondazione Cariparma - da sottolineare a fondo perduto - per gli amici costruttori. L’amministratore unico è stato per lungo tempo Ernesto Casolari sostituito nel corso del 2012 da Pietro Conca.
Puro esempio di nazismo socio abitativo – la stessa logica di un palazzinaro o di uno speculatore immobiliare - messa in atto da un ente pubblico: mentre i meno sfigati possono avere, con Parmabitare, una casa in affitto a tempo indeterminato avendo però almeno 16.000 euro di reddito ISE, invece gli sfigati con meno di 16.000 euro stanno li 2 o 3 anni poi se ne devono andare, se lavorano bene altrimenti Raus, che se ne vadano alla svelta.
Gli alloggi sono ammobiliati e sono sempre in affitto a canone calmierato ma "...è da notare che l’assegnazione sarà temporanea: i lavoratori in mobilità geografica rimangano per un periodo massimo di due anni, mentre le coppie di giovani e i nuclei monogenitoriali potranno rimanere per un massimo di tre anni" (6).
Nel 2009 i primi 60 alloggi assegnati in via Spadolini (zona via Budellungo), mentre i 40 appartamenti del secondo stralcio del progetto a Vicofertile attenderanno fino al 2011, dove una delle 3 palazzine è ancora incompleta.
I costi di costruzione sono inferiori in misura significativa rispetto a quelli di Parmabitare: il progetto realizzato per i 60 alloggi di via Spadolini è costato circa 3.600.000 euro, dunque 60.000 euro circa cadauno (tra l’altro si tratta di appartamenti molto piccoli tra cui 18 monolocali); il progetto iniziale per i 62 alloggi di edilizia pubblica a Vicofertile Sud, per giovani coppie nuclei monogenitoriali e lavoratori in mobilità, da edificarsi nella Scheda Norma AF2, redatto dal progettista ing. Gianluigi Capra contemplava un importo complessivo pari a € 4.750.000,00; e quindi presentava un costo medio di 76.600 euro (7).
Nelle fantasie di chi ha concepito Casadesso, coi proventi degli affitti (da 260 euro per i monolocali a 350 euro per i bilocali fino a 450 euro al mese per i trilocali) si sarebbero dovuti costruire altri alloggi.
In sintesi c’è qui già la filosofia sociale del ceto politico ubaldiano-vignaliano: per i poveri non si deve spendere nulla, al massimo un po' di carità privata e poi le altre case le costruiamo con i soldi dei loro affitti: poveri che pagano per costruire le case di altri poveri.
Infatti nel libro dei sogni di Ubaldi e del suo fido assessore Bigliardi c’era scritto: "Casadesso grazie al contributo concesso dalla Fondazione Cariparma, di importo complessivo pari a 6.000.000 di euro, ha progettato 360 alloggi, con circa 700 posti letto, per un importo complessivo di oltre 30 milioni di euro. Il piano finanziario prevede che, mediante il reinvestimento dei canoni di locazione relativi ai primi alloggi realizzati, la Società Casadesso S.p.A., costituitasi il 30 gennaio 2006, interamente partecipata dal Comune di Parma, sia in grado di finanziare i mutui per la costruzione di altri alloggi, generando di conseguenza un meccanismo di “autofinanziamento” che permetterà il completamento dell’intero programma" (8).
Facendo due semplici conti è evidente che i 60 alloggi affittati a un canone medio di 350\400 euro al mese potevano generare al massimo 250.000 euro all’anno. Se per costruire i restanti 300 ipotetici alloggi occorrevano almeno 25 milioni, sarebbero occorsi oltre 10 anni di “autofinanziamento”, tra l’altro senza spendere mai un euro nella manutenzione degli edifici...
Che l’affermazione di Bigliardi fosse completamente idiota lo si desume dalla delibera comunale n. 871/43 del 24 giugno 2010 nella quale il finanziamento degli ulteriori 62 alloggi Casadesso di Vicofertile veniva posto in carico per 2 milioni di euro alle casse comunali e per 2,75 milioni a Casadesso medesima...alla faccia dell’autofinanziamento!
In ossequio al credo iperliberista dei promotori di Casadesso anche la gestione delle locazioni è privatizzata: così abbiamo GESIN (una specie di holding delle manutenzioni, legata alla Pro.Ges gigante privato dei servizi sociali di cui discuteremo nel quinto capitolo sulle privatizzazioni) che vince l’appalto per le manutenzioni, l’amministrazione condominiale, le pulizie, mentre le riscossioni dei canoni d’affitto sono affidate a Parma Gestione Entrate, anch’essa società semiprivatizzata (40% del capitale in mano a ICA srl).
Il problema è che visto il costo dell'affitto non hanno domanda nei bandi (rifatti più volte i bandi perchè domande non arrivano) e chi ha l’assegnazione è spesso moroso. Hanno provato addirittura a fare il prelievo automatico dallo stipendio ma poi han dovuto condonare in maniera generalizzata diverse mensilità ( all'inizio nessuno pagava).
La questione della morosità degli inquilini ha condotto a parziali modifiche del progetto iniziale, mettendo ulteriormente in ridicolo se possibile i diktat minacciosi con cui Elvio Ubaldi qualche anno prima nel 2007 avvertiva i futuri inquilini di Casadesso: "l’operazione Casadesso funzionerà tanto meglio quanto più sarà garantito il rispetto della legalità senza cedere a un buonismo sciatto di facciata che va a discapito dei più bisognosi" (9).
Di fatto la morosità degli inquilini, posti di fronte a canoni ben poco sociali (non è molto sociale chiedere 450 euro al mese a famiglie che magari contano su uno stipendio mensile di 1000 euro) è andata aumentando nel corso degli anni fino a giungere addirittura ad un 50% di morosità nel corso del 2012 e d’altro lato i costi proibitivi hanno scoraggiato potenziali inquilini lasciando così sfitte una parte delle abitazioni a disposizione.
Quindi nel bilancio 2010 la somma accantonata "relativamente a crediti di difficile incasso nei confronti degli affittuari degli immobili è stata di euro 55.099 (...) tenendo conto degli importi corrispondenti ai casi per i quali vengono rilevate morosità per almeno tre mensilità" (10)
Nel 2011 tale accantonamento ha toccato la cifra di 104.366 euro (11), cui se ne sono aggiunti altri 50.887 nel 2012.
La Nota integrativa al Bilancio 2012 di Casadesso, forse complice i mutamenti generali e la maggior libertà di parola conseguente, analizza in modo più dettagliato la questione: “Purtroppo si è verificato che alcuni locatari selezionati tramite bando comunale non hanno mai pagato né canone di locazione nè rimborsato le spese di utenza fin dal primo mese di conduzione, mentre altri sono diventati morosi nel corso del tempo a causa della perdita del lavoro o di difficoltà economiche sopravvenute.
Per di più nel tempo una parte degli appartamenti sono rimasti inutilizzati a causa della mancata emissione del bando comunale prescritto per l’assegnazione: in conclusione nel corso dell’anno la Società ha potuto ottenere i canoni di locazione ed il rimborso delle utenze solo dal 50% degli affittuari assegnatari.”
Quindi un disastro annunciato: canoni troppo alti per le risorse degli inquilini, morosità elevata, alloggi lasciati precauzionalmente sfitti.
Data la tempistica sospetta, non vi è dubbio che il progetto Una casa per ricominciare annunciato all’inizio del 2011 con l’usuale grancassa propagandistica dal Comune e dai soliti scribacchini a libro paga, sia stato pensato soprattutto per ovviare alla difficile situazione della partecipata, più che per scopi umanitari dei quali francamente dubitiamo; in tal modo infatti si garantisce a Casadesso il pagamento dell’affitto per 30 famiglie bisognose con risorse comunali e al tempo stesso il pieno utilizzo “...di tutti gli alloggi rimasti vuoti ” secondo quanto riporta la Nota Integrativa 2012 (12).
La grossa differenza di P.A. e C.A. rispetto al progetto Parma Social Housing, di cui si è parlato anche molto recentemente, al di là dei finanziamenti è che Parmabitare e Casadesso hanno un controllo pubblico sulle assegnazioni mentre il social housing le gestisce in autonomia quindi per quanto malfunzionanti nel dare una risposta ai reali bisogni, Parmabitare e Casadesso sono ricollegati al sociale e a una risposta politica alle esigenze sociali (la tolleranza per morosità) mentre Parma Social House pur godendo di cospicui finanziamenti pubblici (vedi anche i 15 milioni di euro provenienti dal fallito progetto della metropolitana) lascia autonomia alla società privata per la gestione delle assegnazioni, degli sfratti ecc.
Note:
1 Sarebbe forse meglio dire che era: pare infatti che la nuova amministrazione grillina sia intenzionata ad uscire dal capitale di questa partecipata, vedi Gazzetta di Parma, Edilizia pubblica: via al piano straordinario, 31 maggio 2013.
2 Comune di Parma, Deliberazione Consiglio Comunale n. 31\7 del 28 febbraio 2007.
3 Comune di Parma, Regolamento per l’assegnazione in locazione di alloggi, realizzati dalla società di scopo Parmabitare. Approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 106/16 in data 12/04/2007.
4 Gazzetta di Parma, Edilizia pubblica: via al piano straordinario, 31 maggio 2013.
5 Comune di Parma-Assessorato Politiche abitative, I progetti “Parmabitare” e “Casadesso”, 14 dicembre 2006, pag.3.
6 Comitato Cittadino Antirazzista Parma, Le politiche abitative a Parma 1998-2006, 30 novembre 2006.
7 Forse si riferiva a questa diciamo economicità l’assessore ai servizi sociali dell’epoca Maria Teresa Guarnieri quando parlava di “...alloggi dignitosi ma che sono volutamente concepiti per non rappresentare una sistemazione definitiva.” Gazzetta di Parma, Casadesso: Pronti in autunno 60 alloggi, 12 gennaio 2007.
8 Comune di Parma-Assessorato Politiche abitative, I progetti “Parmabitare” e “Casadesso”, 14 dicembre 2006, pag. 2.
8 Gazzetta di Parma, Casadesso: Pronti in autunno 60 alloggi, 12 gennaio 2007.
10 Casadesso spa, Bilancio 2010, pag. 17
11 Casadesso spa, Relazione del collegio sindacale 2011, pag. 3.
12 Casadesso spa, Nota integrativa al Bilancio 2012, pag. 2-3.
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