Sommando i tre stralci dell’intervento si arriva ad un costo complessivo previsto di 210.000.000 di cui 48.000.000 per la Stazione con un sottopasso da 25.000.000 di euro, una tettoia di copertura dei binari per un costo di circa 7.300.000 con inglobazione della vecchia stazione, un piano interrato e una speculazione immobiliare nella parte retrostante l’attuale stazione (RFI) e l’area della Boschi (storica industria conserviera dismessa dopo il trasferimento a Fontanellato).
Sul retro della Stazione la superficie totale già costruita di 17.400 mq “ ...comprende un hotel di oltre 100 stanze su 7.500 metri quadrati, uffici per 4500 mq, residenze per 3700 mq e negozi per 1700 mq oltre a posti auto privati e pubblici per oltre 700 vetture.”
La copertura finanziaria era garantita dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti per 25.000.000 di euro; dalla Regione Emilia Romagna per 3.200.000; dal Comune di Parma per 15.200.000, poi ridotti a 9.000.000 più gli scomputi, 9 ridotti a 8 nel 2011; dalla Regione Emilia Romagna e dal Comune di Parma al 50% cadauno per 3.000.000 (realizzazione di un progetto pilota per la sicurezza); dal Consorzio Tav per 1.500.000; dalla STU Stazione stessa per 128.500.000.
Va intanto messa in rilievo una prima questione: come poteva la STU Stazione (il cui capitale ammonta a 9.960.000 euro) finanziare il progetto con quasi 130 milioni di euro? Dove li aveva? Evidentemente solo mediante una serie di finanziamenti bancari, a loro volta fondati su 2 presupposti: da un lato che gli immobili costruiti nel futuro venissero venduti e a certi valori e dall’altro che il Comune di Parma fosse presente come “prestatore in ultima istanza” in caso di problemi.
Si è trattato in pratica una vera e propria scommessa d’azzardo giocata a spese della città.
Il 15 ottobre 2003 il vagito della Società di Trasformazione Urbana Stazione (registrato il 4 novembre 2003) partorita alla presenza del notaio Angelo Busani, società partecipata al 100% dal Comune di Parma.
L’appalto viene aggiudicato il 25 settembre 2006 ad una Associazione Temporanea d’Impresa comprendente la Bonatti di Parma (lo stesso costruttore del DUC 1, nonché devastatore dello storico mercato della Ghiaia) e la Di Vincenzo per un ammontare di 106 milioni di euro.
L’inizio effettivo dei lavori del primo stralcio risale al marzo del 2007.
Secondo il blogger Boschi , “vi era l’impegno del Comune nell’accordo di appalto di 98.000.000 (scusate alcune discrepanze economiche derivanti però dalle perverse logiche degli appalti) con la Bonatti che 42.000.000 sarebbe stata la somma cash, mentre 56.000.000 sarebbe stata corrisposta attraverso il trasferimento in proprietà dei beni immobili oggetto di gara.”
La banca di riferimento per il Comune di Parma è in questo caso la Banca Popolare di Vicenza , mentre la progettazione veniva affidata al notissimo (e assai costoso) studio di architettura catalano MBM Arquitetects del catalano Oriol Bohigas.
Al 31/12/2009 l’indebitamento della società STU Stazione spa, per la realizzazione del primo stralcio risultava già di 74.000.000 circa di cui 48.000.000 nei confronti delle banche.
Al 31/12/2010 la società registrava una perdita di 15.000.000 costringendo il Comune a un contributo in conto capitale per 17.000.000 approvato in Consiglio comunale il 05/07/2011, successivo ai 65 milioni di azioni IREN del Comune date a STT per garantire i debiti. Infatti nel luglio 2011 nel corso di un infuocato Consiglio comunale il sindaco Vignali faceva passare una delibera per altri 17 milioni di euro da destinare alla STU Stazione per completare i lavori. Il consigliere di minoranza Iotti commentava: "Questo finanziamento rischia, fra un anno, di essere finito nel nulla perché per la situazione debitoria della STU Stazione serve ben altro. Ma dopo questi 17 milioni e le azioni IR.EN non c'è più nulla da mettere sul piatto da parte del Comune. Si è raschiato il barile. E' una operazione fallimentare". La società ha 122 milioni di indebitamento, 54 con le banche e 38 con i fornitori "....quando il progetto iniziale per la stazione si doveva realizzare con finanziamenti statali per 40 milioni che già c'erano".
Nell’autunno 2011 arriva un lungo stop dei lavori per i mancati pagamenti dovuti da STU e dal Comune a Bonatti; la presentazione della richiesta pensata dal Presidente di STT Varazzani di ristrutturazione del debito secondo la procedura ex articolo 182 bis, pare accettata da Banca Popolare di Vicenza, dagli Studi tecnici, ma non dalla Bonatti che non accetta la dilazione di pagamento e pretende l’immediato trasferimento delle opere immobiliari civili costruite senza aver prima realizzato e ultimato, come da contratto, la stazione e le opere infrastrutturali.
La ripresa dei lavori nel marzo 2012 è condizionata all’aumento dei pagamenti monetari alla Bonatti (da 42 a 59 milioni di euro), mentre gli immobili vengono computati nel pagamento ad un valore nettamente inferiore, dai 56 milioni del 2006 ai 39 del 2012).
Tra l’altro, mentre drena risorse per completare l’osceno progetto Stazione, a dicembre 2011 il commissario Ciclosi è costretto a chiudere d’urgenza la scuola elementare Racagni la cui ristrutturazione era stata da Vignali sacrificata alle esigenze dei cementicoli padroni della città.
I bambini sparpagliati per le scuole della città e le loro famiglie ancora ringraziano Vignali e Ciclosi.
Questa la situazione all’estate 2013:
Le opere principali del primo stralcio sono quasi terminate e la Bonatti ha creato una società (Are@parma) che tenta di vendere lotti dell’enorme complesso retrostante la Stazione.
STU Stazione è oggi sommersa da 71 milioni di euro di debito, dei quali 51 milioni di euro alla Banca Popolare di Vicenza, il resto alla Associazione Temporanea d’Impresa Bonatti-DiVincenzo.
Dal momento che STU Stazione pare aver ceduto al costruttore la proprietà di tutti gli immobili edificati, viene da chiedersi a chi toccherà saldare il salatissimo conto.
Il secondo stralcio è stato messo nel dimenticatoio e pure il terzo.
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