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Ieri mattina, l'occupazione di Villa Roth a Bari (nata nel 26 Novembre 2011, dopo l'abbandono della struttura per 15 anni circa) è stata sgomberata da una cinquantina di poliziotti, su ordinanza del Gip Roberto Oliveiro che ha emanato il sequestro dello stabile con la bieca motivazione di un allaccio abusivo dell'acqua. Nello spazio vi abitavano una quindicina di persone tra migranti, famiglie e compagni/e. Nella villa occupata, oltre alle innumerevoli attività per il quartiere, era stata creata una libreria/biblioteca popolare e una coltivazione di prodotti biologici in giardino, per il consumo degli occupanti. Da ieri mattina moltissime persone sono radunate in presidio permanente davanti alla Villa e le iniziative si stanno susseguendo, mentre sindaco, provincia e assessori si rimpallano la responsabilità politica di questo intervento repressivo. Ai compagni e le compagne di Villa Roth va tutta la nostra solidarietà e il nostro appoggio.

Di seguito il  loro comunicato:

VOI NON POTETE FERMARE IL VENTO – Villa Roth non si tocca, i bisogni non si sequestrano.

Questa mattina alle 7.00, senza alcun preavviso, gli abitanti di Villa Roth sono stati svegliati da una cinquantina di poliziotti che hanno fatto irruzione nella struttura identificandoli, intimandogli di prendere le loro cose e andarsene. E che, è giusto ricordarlo, non sanno dove dormiranno stanotte.

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Agguato in stile mafioso ad un compagno del SiCobas

Oggi pomeriggio (martedì 14 gennaio) il compagno Fabio Zerbini è stato attirato in una specie d'imboscata e pestato a sangue. Con la scusa di un incontro per risarcire i danni di un incidente automobilistico(uno specchietto rotto) avvenuto a fine dicembre,è stato attirato in zona Affori.Appena sceso dall'auto, è stato assalito a tradimento e pestato a sangue. Gli aggressori si sono quindi allontanati promettendogli una brutta fine se si occuperà ancora dell'organizzazione delle lotte operaie. Questo pestaggio è la continuazione della strategia repressiva che combina l'intervento delle forze del disordine, con quelle dell'ordine di mafia, n'drangheta e camorra di cui hanno fatto le spese i nostri militanti sindacali , con minacce, processi, pestaggi, incendi d'auto ecc...
Più lo scontro politico si accentua, più si intrecceranno queste azioni atte ad intimidire la lotta dei lavoratori della logistica, ma solo l'estensione di questa, l'organizzazione di essa e dei COBAS potrà garantire una maggior difesa agli attacchi posti in atto dal padronato e dai loro sgherri, contro i sindacalisti attivi.
Non ci faremo intimidire! Un caloroso saluto e una pronta guarigione va a Fabio, uno dei nostri compagni più in vista nelle lotte portate avanti tra gli operai della logistica.

Il S.I. COBAS nazionale

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Nella notte di capodanno Teramo è stata teatro di uno scontro tra compagni e neofascisti a seguito del quale è stato tratto in arresto Matteo, un compagno che tutti abbiamo avuto modo di conoscere e di incontrare in diverse occasioni. Nella giornata di ieri Matteo è stato processato per direttissima ed ha patteggiato una pena (sospesa) a sei mesi di reclusione per rissa aggravata dalle lesioni riportate da appartenenti alla controparte. Oltre a ciò gli è stato imposto anche il divieto di dimora nella sua città, Teramo, e per questo dalla serata di ieri si trova in un comune costiero della provincia. Tale divieto comunque dovrebbe venir meno non appena, nel giro di un mese circa, la sentenza di ieri diverrà esecutiva.
Come rete Noi Saremo Tutto non siamo certo interessati a chiarire la dinamica esatta dei fatti nè, tantomeno, ad assegnare i ruoli di aggrediti e di aggressori. Quello che ci interessa è che a Teramo la notte di capodanno si è praticato Antifascismo. Perchè l'Antifascismo, quello vero e militante, oltre che teoria è anche, e soprattutto, pratica, azione e Matteo è stato arrestato proprio per aver messo in atto le sue idee. Non ci resta dunque che esprimere la nostra piena vicinanza e solidarietà a Matteo ed a tutti i compagni del Laboratorio Politico Gagarin 61 di Teramo.

Noi Saremo Tutto

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SABATO 14 DICEMBRE 2013, presidio sotto al carcere delle Vallette per i notav arrestati con l’accusa di terrorismo. Appuntamento al capolinea del tram 3, alle ore 17,30.

DOMENICA 15 DICEMBRE 2013 H.17.30 BUSSOLENO, piazza del Mulino, presidio di solidarietà

Chiara, Claudio, Nicco, Mattia Liberi subito!
Tutte e Tutti Liberi!

9 dicembre 2013: l’ennesima operazione repressiva contro il movimento no tav

Quattro persone in carcere (Chiara, Nico, Mattia, Claudio), arrestate tra Torino e Milano, con l’imputazione (tra le altre) di associazione sovversiva con finalità di terrorismo, accusati di aver partecipato a una iniziativa notturna in Clarea, tra il 13 e il 14 maggio 2013, una delle tante camminate e manifestazioni popolari organizzate quest’anno contro il cantiere di Chiomonte.
Terrorista è chi devasta e saccheggia il territorio e la vita di chi lo abita!

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da Infoaut: Lunedì 9 dicembre 2013, su mandato dei PM della Procura di Torino Padalino e Rinaudo, sono state effettuate alcune perquisizioni e quattro compagni sono stati arrestati fra Torino e Milano. I fatti contestati riguardano l'attacco al cantiere del Tav di Chiomonte avvenuto la notte tra il 13 e il 14 maggio 2013. I capi d'accusa sono pesanti: art. 280 e 280bis (“attentato con finalità terroristiche, atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, detenzione di armi da guerra, danneggiamento”).
Molti ricorderanno quell'episodio, quando anonimi comparvero nella notte, arrecarono significativi danni al cantiere e sparirono così come erano arrivati. Fu proprio in relazione a quell'episodio che un'assemblea pubblica indetta dal movimento No Tav a Bussoleno rivendicò il sabotaggio come possibilità pratica utile e necessaria alla lotta No Tav. Vennero allora richiamati i classici della non-violenza attiva (Capitini, Gandhi, Mandela) a sostegno del sabotaggio, mentre altri avranno modo di richiamare differenti scenari di lotta, da quella dei vari popoli sotto occupazione militare alle azioni contro il nucleare, dalla lotta partigiana all'immenso bagaglio della tradizione operaia. Nonostante il terrorismo mediatico allora inscenato, i sabotaggi non si sarebbero fermati, raccogliendo diffuse simpatie in tutta Italia. Gli ultimi risalgono a qualche giorno fa, ai danni di alcune ditte collaborazioniste a Torino.

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da sicobas.org
Sono trascorsi 18 mesi di distanza dalla mattanza sociale e militare di Basiano (70 operai licenziati, 19 arresti, 30 feriti fra cui 2 gravi). Un aggressione militare che ha sancito lo schieramento definitivo e inequivocabile dello stato democratico dalla parte del sistema di caporalato e sfruttamento rappresentato dalle cooperative.
Oggi è terminato il primo processo a carico degli operai licenziati. La sentenza è stata netta: assoluzione con formula piena e trasmissione degli atti alla procura per indagare sulle responsabilità delle forze dell'ordine in relazione al pestaggio subito dell'imputato.
La sentenza non fa certo giustizia del torto subito dagli operai né permette di colpire al cuore gli interessi di classe che hanno partorito quel livello di violenza.
Gli applausi dei solidali presenti in aula non sono stati quindi un tributo alla giustizia finalmente ripristinata, ma piuttosto un saluto al movimento di lotta dei facchini, e più in generale della classe operaia immigrata, che sta cominciando ad avere un suo peso politico e ad incidere anche all'interno rei luoghi preposti a difendere lo stato borghese e gli interessi capitalisti.
Il fatto che da Basiano in poi il movimento sia costantemente cresciuto a livello nazionale è la prova più tangibile che la repressione, costante permanente contro gli opera che si organizzano e lottano, non solo non è onnipotente ma a volte finisce per alimentare ulteriormente la lotta di classe stessa. La determinazione operaia è la discriminante.


6 dicembre 2013 - SI COBAS

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Buone notizie da Torino, dove nel tardo pomeriggio Cecilia - arrestata lo scorso mercoledì durante le cariche della polizia schierata all'università a difendere i fascisti del Fuan - è stata rilasciata dal carcere delle Vallette.
Dopo l'udienza di convalida tenutasi questa mattina il Gip ha infatti disposto il suo rilascio, trasformando la misura detentiva con l'obbligo di firma tre volte alla settimana.
Dopo le vergognose cariche avvenute all'interno della sede delle facoltà umanistiche, la Questura torinese si era mostrata ancora una volta smaniosa di tramutare ogni appuntamento di lotta in un'occasione per disporre qualche fermo, denuncia o arresto, indirizzando i propri accanimenti contro chi, come Cecilia, è protagonista attiva di tante lotte. Anche questa volta, però, l'impianto accusatorio e le misure sono stati ridimensionati nel giro di pochi giorni.
Bentornata Cecilia! L'antifascismo non si arresta!

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da Radio Onda d'urto:

Bahar Kimyongur è fuori dal carcere. Il compagno turco-belga, in galera a Bergamo dal 21 novembre scorso su mandato internazionale della Turchia, ha ricevuto i domiciliari dal Tribunale di Brescia. Ora Bahar si sta recando a Massa, città toscana dove attenderà il processo vero e proprio riguardante la richiesta di estradizione in Turchia, legata alla sua attività di denuncia e controinformazione nei confronti dei crimini perpetrati sia ad Ankara che nel vicino ginepraio siriano proprio dal governo di Erdogan, padrone – padrone della Turchia.
Bahar dovrà rimanere in una casa a Marina di Massa, in attesa del pronunciamento della Corte. Lo Stato Turco dispone di 40 giorni, a partire dal 21 novembre, giorno in cui l’attivista e giornalista belga è stato arrestato dalla Digos quando è arrivato all’aeroporto di Bergamo, per trasmettere all’Italia i documenti che corredano la richiesta di estradizione.

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Lunedì 25 Il compagno Bahar, davanti al giudice del tribunale di Brescia, ha rifiutato di essere estradato in Turchia. Ci sarà una nuova udienza lunedì 2 dicembre, sempre a Brescia, nella quale verrà discusso sulla sua libertà. C’è il fondato pericolo che, se non viene liberato, venga trasferito in un carcere dove ci sono le sezioni apposite per prigionieri accusati di “terrorismo internazionale”. In Italia, nei gironi dell’inferno carcerario, in Alta Sorveglianza, esiste un circuito di tre prigioni, Macomer, Benevento e Rossano dove sono rinchiusi detenuti in allucinanti condizioni. Delle piccole Guantanamo italiane. A Benevento nel 2009 è morto, privato di cure, il palestinese Khaled Hussein.

Ascolta l'intervista di RadiAzione all’avvocato Federico Romoli, che segue il caso del compagno belga, in merito alla sua situazione legale.

CONTINUIAMO LA MOBILITAZIONE
LUNEDI’ 2 DICEMBRE ORE 11
TUTTI DAVANTI AL TRIBUNALE DI BRESCIA

Invitiamo a scrivere al compagno, inviare tegrammi, cartoline, l’indirizzo è:

BAHAR KIMYONGUR
CASA CIRCONDARIALE. Via Monte Gleno, 6124125 BERGAMO (BG)

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PADOVA: VENERDI' 22 NOVEMBRE A PARTIRE DALLE ORE 15 PRESIDIO DAVANTI A INTERPORTO IN CORSO STATI UNITI.


BOLOGNA: SABATO 23 NOVEMBRE MANIFESTAZIONE A PARTIRE DALLE ORE 15,00 - p.zza Maggiore

Comunicato congiunto (SI Cobas-ADL Cobas-Cobas LP) su iniziative di lotta del 22 e 23 novembre 2013

In questi ultimi anni migliaia di facchini, a partire dalle regioni del nord, hanno dato vita ad un formidabile movimento di lotta all'interno del settore della logistica, contro lo sfruttamento esercitato direttamente dalle associazioni padronali dei corrieri e da quelle della cosiddetta “cooperazione”. Paghe da fame, orari infernali, ritmi forsennati, sistemi di controllo di tipo schiavistico, assenza di tutele sulla sicurezza, evasione contributiva e fiscale sono gli ingredienti che hanno consentito negli ultimi due decenni, profitti enormi e che hanno reso appetibile anche alle organizzazioni criminali mafiose alti livelli di infiltrazione. Ma, al di là delle infiltrazioni mafiose, le lotte dei lavoratori hanno messo in discussione il sistema delle cooperative come strumento di utilizzo della forza lavoro con alta flessibilità e senza diritti, coperto dalle centrali sindacali e attorno al quale ruotano anche gangli importanti di potere finanziario e politico che governano lo stato, regioni, province e città.

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