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15.05.1948: fino a quando ?

In occasione della Nakba (15 maggio 1948, anniversario dell'occupazione della Palestina da parte delle bande sioniste) riceviamo e pubblichiamo la lettera scritta da un compagno palestinese del Gruppo d'Azione della Palestina, che è stata letta integralmente durante la proiezione pubblica di Roadmap to Apartheid, organizzata il 15 maggio dal GAP.

15.05.1948 - fino a quando ?

“Il fatto che l’essere umano non impara da ciò che cerca di insegnargli la
storia, è la lezione importante da apprendere da essa”


Ogni anno il popolo palestinese commemora al-Nakba, la catastrofe.
Al Nakba è l’appellativo che i Palestinesi danno al 15 maggio 1948, data in cui lo stato d'Israele si è impossessato delle terre, delle case e delle vite  del popolo palestinese.
Al Nakba è stato il giorno in cui il popolo palestinese si è trasformato in una nazione di rifugiati. 750.000 Palestinesi sono stati espulsi dalle loro case e sono stati costretti a vivere nei campi profughi. Molti di quelli che non sono riusciti a scappare sono stati uccisi.
Prima di cominciare a parlare della nakba bisogna accennare ad alcuni eventi storici che hanno condizionato il destino della Palestina.
Gli arabi hanno vissuto a Gerusalemme e in Palestina per circa 1200 anni. Nel 1900 quasi tutta la popolazione era araba. Per secoli hanno convissuto in pace musulmani, ebrei e cristiani.
Nel 1896 lo scrittore ebreo ungherese di lingua tedesca Theodor Herzel pubblicò “Dar Judenstaat” (lo stato ebraico) dove proponeva ai governi europei l’idea di creare uno stato ebraico (in una delle colonie delle potenza europee).

Il 16 maggio 1916 fu stipulato l’accordo di Sykes-Picot fra i governi del Regno Unito e della Francia. Esso serviva a definire segretamente, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, le loro rispettive sfere di influenza e di controllo sul medio oriente. La Palestina divenne un protettorato inglese.
Il 2 novembre 1917 il ministro degli esteri inglesi Arthur Balfour scrisse una lettera ufficiale a Lord Rothschild, inteso come principale rappresentante della comunità ebraica inglese, nella quale promise di agevolare la creazione di uno stato ebraico sul territorio della Palestina. Questo consisteva nel facilitare la loro immigrazione in Palestina.
L’Inghilterra ha promesso una terra che non le apparteneva ad un popolo che non aveva alcun diritto su di essa.
Fino a quel momento gli ebrei erano solo il 5% della popolazione. Nel 1947, in seguito a tutte le migrazioni in Palestina supportate dal Fondo nazionale ebraico ( Keren Kayemet LeYisrael ) fondato nel 1901, raggiungevano il 31% ma possedevano solo il 7% della terra.
Con il ritiro improvviso della Gran Bretagna, nel 1948 l’Agenzia Ebraica ha colto l’occasione per dichiarare unilateralmente l’indipendenza dello Stato d’Israele, causando una guerra contro i palestinesi e gli eserciti arabi.
La guerra della “nakba” del 1948 si concluse con la vittoria delle bande sioniste contro gli arabi. Erano riusciti a conquistare il 78% del suolo palestinese.
Questa guerra ha causato la morte di 15000 palestinesi e arabi. Più di 500 città e villaggi palestinesi sono stati evacuati e distrutti, cercando di cancellarli dalla storia e dalla memoria. Al giorno d’oggi più di 6 milioni di persone, che rappresentano i tre quarti del popolo palestinese e quasi un terzo della popolazione mondiale dei rifugiati, rimangono senza una soluzione definitiva della loro condizione. Più della metà dei profughi palestinesi non godono dei diritti di base, quali sicurezza fisica, libertà di movimento ed accesso all’impiego.
Il problema palestinese è prettamente politico nonostante si sia fatta leva sulla componente etnico-religiosa.
Per capire le radici del problema, bisogna ricordare le responsabilità di chi si è permesso di regalare la nostra terra a un altro popolo, senza preoccuparsi del destino del popolo originale e diventando così complice del progetto sionista.

Il sionismo è una forma esasperata e fanatica di nazionalismo nato alla fine del diciannovesimo secolo in Europa, il cui fine era la creazione di uno stato ebraico.
Gli israeliani reclamano di avere diritto storico e religioso sulla terra della Palestina, ma in realtà occupano una terra che non è la loro; nonostante il sionismo sia un movimento laico ha adoperato la religione per indurre gli ebrei a trasferirsi in Israele, infatti inizialmente la Palestina era solo uno
dei territori candidati, insieme ad Argentina, Uganda e Sudafrica, per ospitare lo stato ebraico.
È assurdo che un popolo che ha tanto sofferto nel corso della storia infligga le stesse sofferenze ad un altro popolo, passando da vittima a carnefice.
Solo combattendo l’indifferenza e ricordando la storia, nella sua interezza e non come semplice strumento nelle mani della manipolazione politica, si può avere una possibilità di cambiare il corso degli eventi.
Lo scrittore inglese Aldous Huxley scrisse: “Il fatto che l’essere umano non impara da ciò che cerca di insegnargli la storia, è la lezione importante da apprendere da essa”.

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