Un cantiere di socio-analisi narrativa messo in piedi da lavoratori della grande distribuzione, del sociale, operai metalmeccanici, che prende spunto dalla narrazione del quotidianità sul posto di lavoro per individuare i dispositivi che accomunano lo sfruttamento in tutti i settori. Non indici e “leggi” di mercato, ma le reali condizioni dei lavoratori, sono la lente attraverso cui leggere l'economia. E se da un lato si esamina l'accettazione di condizioni salariali e normative peggiori, dall'altro emerge anche la forza di dire No ai ricatti padronali. Un punto di ripartenza. Ma per farlo occorre lavorare su un immaginario da contrapporre alle tristi utopie confindustriali. Un ottimo antidoto contro i marchionnismi e i bonannismi imperanti.