Patagonia argentina - Comunicato di Marcelo e Freddy

A tutte le reti di appoggio, alle menti coscienti, ai gruppi, alle organizzazioni e alle individualità. Alle nostre famiglie e agli amici. A tutta le gente in Argentina e nel mondo: ricevete un fraterno abbraccio, rivoluzionario-libertario dalla Patagonia argentina, luogo in cui restiamo rinchiusi in maniera transitoria, a partire dal 15 marzo 2008.

La nostra situazione non è facile, voi lo sapete bene in quanto testimoni dell'aggressione dello stato di polizia cileno nell'ultimo semestre contro di noi e contro tutte quelle realtà anticapitaliste che si esprimono radicalmente contro il capitale e per una nuova e migliore vita.

Siamo stati accusati e giudicati dai media quali responsabili di una rapina ad una banca e della morte di un poliziotto. Siamo stati perseguitati con accanimento, con la complicità dello stato che mente attraverso la sua stampa, veniamo utilizzati come una scusa per i milionari investimenti che giustificano i loro piani sulla sicurezza dei cittadini e di rafforzamento di uno stato di polizia che non lesina sforzi a reprimere, controllare, diffamare, confondere ed ammazzare in completa e totale impunità.

Fin quando durerà tale stato di cose? Fino a che non saremo capaci di trasformarlo, senza aspettative, senza la legalità dei ricchi che solo cercano di contenere tutte le nostre esplosioni di rabbia proletaria, indigena e marginale.

Le continue aggressioni repressive hanno lasciato profonde sequele nelle diverse espressioni del popolo povero e del popolo-nazione mapuche, perseguendo "delinquenti", "vandali", "ex-sovversivi" e "terroristi". Hanno perquisito e distrutto, colpito e torturato, hanno controllato qualsiasi tipo di comunicazione. Hanno minacciato bambini, attaccato donne ed anziani nelle città e nelle comunità. A Santiago, Valparaíso, Iquique, Temuco, Ercilla e diversi posti del wallmapu (territorio mapuche), in diverse parti del paese dove il cittadino comune che crede nelle "virtù della democrazia" non avrebbe mai immaginato potesse accadere.

Il disegno: tutta la ribellione indigena e proletaria contro il paese dei ricchi deve essere criminalizzata con il carcere, la persecuzione e la morte. Così ieri, così si mantiene e si approfondisce oggi. Nel frattempo lo show della democrazia fa offerte di partecipazione al progressismo anchilosato in una vecchia sinistra logora che solo negozia con le richieste popolari, trafficando con i diritti umani. Questa sinistra se ne frega dell'infinità dei fatti che stanno costruendo una politica di repressione permanente ed uno stato di polizia. La destra e gli imprenditori sono contro tutto e tutti e noi dovremmo assistere a tale spettacolo come spettatori-complici.

In tale contesto, la nostra attuale situazione di prigionieri-ostaggi riveste la complessità d'esser trattati pubblicamente come semplici "delinquenti", ma con un dispositivo giuridico e politico che, come sempre, dalla negazione conferma il nostro ruolo di combattenti popolari, sovversivi senza rivolta, orgogliosi e attivi militanti rivoluzionari. Il tutto, anche se a molti non piace o di fronte alla negazione dei potenti.

Questo è il trattamento storicamente riservato dal potere a coloro che oltrepassano i limiti della legalità borghese, cercando e costruendo il proprio destino come individui o collettivi strettamente legati ad una comunità generale di idee, di valori che si basano nella autonomia, nella solidarietà, nella cooperazione, nel mutuo appoggio, nell'internazionalismo, nell'azione diretta e nella sovversione permanente contro tutte le strutture e ramificazioni della dominazione.

In Cile, lo sappiamo, ci attendono le pene dell'inferno: l'ergastolo come minimo. Non importano i precedenti, le prove, le testimonianze che ci assolvono. La condanna è già scritta. Obiettivamente, il trattamento giuridico-politico penitenziario del Cile è già pronto per il nostro annullamento come individui. Dobbiamo tenerlo presente senza illuderci. Lo stato di polizia cileno lo ha già deciso, si tratta di un suo bisogno quale forma di punizione contro la crescente ribellione popolare ed indigena e contro la protesta sociale.

In Argentina, la situazione giudiziaria è molto più lieve, ma non per questo meno complessa. Porto illegale di armi e istanza d'espulsione, sotto pressione dello stato cileno. Noi siamo in attesa dell'esito della richiesta di "rifugio umanitario". Tale richiesta ha due iter, uno amministrativo ed un altro giudiziario. Si tratta dello strumento con il quale noi possiamo lottare per non essere sbattuti in una prigione infinita. Questa battaglia politico-giuridica necessita di tutta la nostra forza, concentrazione e spinta. Da essa si decide il nostro futuro come prigionieri-ostaggi dello stato e del capitale.

Per questo rivolgiamo oggi un appello urgente a tutte le individualità, ai nuclei, alle organizzazioni, ai gruppi e alle comunità affinché partecipino a questa giusta richiesta, generando legami, promuovendo iniziative, informando e diffondendo, controinformando e denudando la realtà oppressiva che si vive in Cile; stato che viola patti internazionali e confonde la comunità mondiale offrendosi come stabile, vantaggiosa e matura democrazia latinoamericana.

Il rifugio umanitario è il nostro obiettivo, per questo abbiamo bisogno dell'appoggio, della cooperazione e della solidarietà di tutte e tutti coloro che coscientemente desiderano far parte di questa rete di complicità nella quotidiana lotta per la libertà.

Amici, compagni, famiglie, è in questi momenti difficili che la forza e la convinzione di sapere che si sta lottando per il giusto aumentano con dignità e senza paura. Invitiamo tutte e tutti a realizzare iniziative di ogni tipo per giungere al nostro obiettivo: né più né meno si tratta di tornare a camminare per le strade vivi e liberi, in modo da apportare il nostro granello di sabbia nella lotta quotidiana per la liberazione umana da tutte le catene che ci opprimono.

Fino a che ci sarà la miseria, ci sarà la ribellione!

Solo la lotta ci rende liberi!

11 maggio 2008

UNIDAD 41, JUNIN DE LOS ANDES
PRIGIONIERI POLITICI MIRISTI E LIBERTARI D'ORIGINE CILENA
-MARCELO VILLARROEL SEPULVEDA
-FREDDY FUENTEVILLA SAA

Per contattare i nostri compagni-ostaggi scrivere a:

MARCELO VILLARROEL SEPULVEDA e/o FREDDY FUENTEVILLA SAA
UNIDAD DE DETENCION N°41

JUNIN DE LOS ANDES
PROVINCIA DE NEUQUEN

ARGENTINA

Rete di sostegno a Freddy e Marcelo

freddymarcelolibres.blogspot.com

e.mail: freddymarcelolibres@gmail.com

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A todas las redes de apoto, a las mentes conscientes, grupos , organizaciones e individualidades. A nuestras familias y amigos. A toda la gente en Argentina y el mundo: Reciban un abrazo fraterno, Revolucionario-Libertario, desde la Patagonia Argentina, zona donde hoy permanecemos transitoriamente recluidos, desde el 15 de marzo recien pasado.

Nuestra situación no es fácil, ustedes bien lo saben puesto que han sido testigos cerkanos de la arremetida del estado policial chileno el último semestre en kontra nuestra y de todas akellas expresiones antikapitalistas que se manifiestan radicalmente kontra el kapital y por una nueva y mejor vida.
Se nos akusa y juzga mediátikamente de ser responsables directos de un asalto a un banco y la muerte de un policía; se nos persigue kon saña, kon la komplicidad de todo un estado que miente una y otra vez atraves de su prensa; se nos usa de exkusa para hacer inversiones millonarias que justifikan sus planes de seguridad ciudadana y de fortalecimiento de un estado policial que no eskatima esfuerzos en reprimir, kontrolar, difamar, konfundir y asesinar en kompleta y total impunidad.
Hasta kuando durará todo esto? Hasta que no seamos kapaces de transformarlo, sin esperas, sin concesiones, sin la legalidad de los rikos que solo buska kontener todos nuestros estallidos de rabia proletaria, indigena y marginal.
Las kontinuas arremetidas reprecivas han dejados profundas secuelas en diferentes expresiones del pueblo pobre y del Pueblo Nación Mapuche, persiguiendo "delikuentes", "vandalos", "exsubversivos", "terroristas", han allanado y destruído, golpeado, torturado, interviniendo todo tipo de comunikaciones, amenazando niños, atakando mujeres, ancianos en ciudades y comunidades. En Santiago, Valparaíso, Iquique, Temuco, Ercilla y diferentes lugares del wallmapu, en zonas del pais en que el komún del "ciudadano" adormecido por las "virtudes" de la demokracia ni sikiera imagina.
El plan esta diseñado: toda la rebeldía Indigena y proletaria kontra el país de los rikos se kriminaliza kon kárcel, persekución y muerte. Así fue ayer y así se mantiene y profundiza hoy; mientras el show de la demokracia hace ofertas de participación al progresismo anquilozado en una vieja izquierda gastada que solo negocia kon las demandas populares, trafikando kon los derechos humanos de antaño, y haciendo kaso omiso de la infinidad de hechos que constituyen una polítika de represión permanente de la koncertación, un estado policial, la derecha y sus empresarios en kontra de todas y todos los que no asistimos a un espektákulo ocial komo meros espectadores-kómplices.
Es en este kontexto, que nuestra aktual situación de prisioneros-rehenes reviste la komplejidad de ser públikamente tratados komo meros "delinkuentes" pero kon un dispositivo juridiko-politiko que, como siempre, desde la negación nos valida como combatientes populares, subversivos sin revuelta, orgullosos y aktivos militantes revolucionaros, aunque no les guste a unos, les incomode a otros o lo intenten negar los poderosos.
Este es el tratamiento dado por el poder historikamentea kienes traspasan los limites de la legalidad burguesa, buskando y construyendo sus propios destinos komo individuos -kolektivos ligados estrechamente a una comunidad general de ideas, de valores que se basan en la autonomia, solidaridad, cooperación, apoyo mutuo, internacionalismo, accion directa y subversión permanente kontra todas las estrukturas y entramados de la dominación.
En Chile claro esta, nos esperan las penas del infierno: cadenas perpetuas como mínimo. No importan los antecedentes, pruebas, testimonios que nos exculpan la condena está diktada y, objetivamnete, el tratamiento jurídiko-polítiko penitenciario en Chile está diseñado para nuestro aniquilamiento. Eso hay que tenerlo claro sin llamarse a engaños, el estado policial chileno ya lo decidió y es una necesidad conyuntual para ellos komo una forma de castigar el ascenso real de la Rebeldia popular e Indigena y de la protesta social.
En Argentina, la situacion judicial que nos afecta es muchísimo mas leve pero no por ello menos compleja: portación ilegal de armas y trámite de expulsión bajo la presión del estado chileno. Junto con esto nuestra petición formal-judicial de la figura legal llamada "Refugio humanitaro". Este último proceso que tiene una arista administrativa y otra judicial son el instrumento kon el kual hoy podemos pelear la posibilidad cierta de no ser enviados a una prision infinita. Esta batalla polítiko-juridica es la que requiere toda nuestra fuerza, concentración y empuje. Es akí donde se decide nuestro futuro komo presos-rehenes del estado y el kapital.
Por esto y mucho mas es que hoy hacemos un llamado urgente a todas las individualidades, núcleos, organizaciones, agrupaciones y komunidades para que se hagan parte de esta justa demanda, generando vínculos, promoviendo iniciativas, informando y difundiendo, kontrainformando y desnudando la realidad oprensiva que se vive en Chile que, incluso, viola pactos internacionales y confunde a la komunidad mundial ofertándose como una estable, rentable y madura democracia latinoamericana.
El refugio humanitario es el punto de concentración presente, aquí requerimos el apoyo, cooperacion y solidaridad de todos y todas las que conscientemente desean ser parte de esta red de complicidad en la diaria lucha por la libertad.
Amigos, compañeros, familias: en estos momentos difíciles es que nuestra fuerza Y convicción de sabernos peleando por lo justo, se acrecentan con dignidad y sin miedo. Así mismo instamos a toda la gente a generar iniciativas de todo tipo para lograr nuestro objetivo que no es ni mas ni menos que volver a kaminar por las kalles, vivos, libres aportando nuestro grano de arena en la lucha kotidiana por la liberacion humana de todas las kadenas que nos oprimen.

MIENTRAS EXISTA MISERIA HABRA REBELIÓN!!

SOLO LA LUCHA NOS HACE LIBRES!!

11 DE MAYO 2008.-UNIDAD 41, JUNIN DE LOS ANDES.

PRISIONEROS POLITIKOS MIRISTAS Y LIBERTARIOS DE ORIGEN CHILENO

-MARCELO VILLARROEL SEPULVEDA

-FREDDY FUENTEVILLA SAA

Para comunicarse con nuestros compañeros-rehenes escribir a:
*

MARCELO VILLARROEL SEPULVEDA Y/O FREDDY FUENTEVILLA SAA
UNIDAD DE DETENCION N°41, JUNIN DE LOS ANDES

PROVINCIA DE NEUQUEN, ARGENTINA.

Red de (A)poyo a Freddy y Marcelo
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Mar, 13/05/2008 – 11:57
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