Livorno: rigassificatori e cloro = omicidio in mare. Due studi di Wwf e Greenpeace
“La mistificazione , che tutti gli Studi d’Impatto Ambientale vanno proponendo sulla partita dei rigassificatori in Italia , è quella di considerare come potenziale danno ambientale i soli effetti del cloro attivo residuo presente allo scarico, limitato per legge a non più di 0,2 mg/litro.
E’ una concentrazione non pericolosa [comunque capace di sviluppare effetti biologici], uguale a quella dell’acqua di acquedotto potabile a norma di legge. Quindi lo scarico del rigassificatore è in apparenza innocuo “come bere un bicchier d’acqua”. Però si omette di considerare la perdita di larve, la formazione di schiume, ecc.
Invece il cloro è utilizzato in quantità massiccia all’interno dell’impianto, sino a concentrazioni di 2 mg/litro, e reagisce con la sostanza organica formando alo-derivati organici. Prima di venir restituito all’ambiente, si provvede ad abbatterlo per via chimica al fine di rientrare nei parametri di legge. La differenza tra le 2 acque – pur con lo stesso tenore di cloro attivo – è che l’acqua in uscita dall’impianto è carica di sostanza organica degradata combinata chimicamente al cloro. Questo perché già in ingresso è ricca di per sé di sostanza organica da neutralizzare, contrariamente all’acqua di acquedotto, prelevata da sorgente, che possiamo bere a volontà ed in cui il cloro è aggiunto a basso dosaggio solo per un’azione preventiva antibatterica.
estratto da L’UTILIZZO DI ACQUA DI MARE NEGLI IMPIANTI DI RIGASSIFICAZIONE DEL GNL
Leggi i due studi completi
L’UTILIZZO DI ACQUA DI MARE NEGLI IMPIANTI DI RIGASSIFICAZIONE DEL GNL (WWF)
UN RIGASSIFICATORE OFF-SHORE NEL SANTUARIO DEI CETACEI
Tratto da Senzasoste