Precariato giovanile: intervista a una ex-commessa di Decathlon

Viaggiando attraverso l’Hinterland fiorentino, saltano agli occhi svariati complessi commerciali, in un contesto di sviluppo urbano sempre più mercificato. La stessa area che ha visto negli ultimi anni una profonda crisi del sistema produttivo si sta ora pian piano convertendo a logiche di consumo sfrenato. Il lupo cambia il pelo ma non il vizio, ed è così che per i lavoratori cambia ben poco: ciò che al consumatore accanito pare un tempio del bengodi, con commesse carine e sorridenti disposte a venderti di tutto, risulta comunque essere una fabbrica di sfruttamento per lavoratori precari di ogni età o genere. Abbiamo incontrato una ragazza con un’esperienza lavorativa nel negozio di Decathlon di Sesto Fiorentino, aperto poco più di due anni fa nel complesso dell’Ipercoop.

Di fronte alla recente offerta lavorativa del negozio, ecco alcune delucidazioni su quello che si può aspettare un futuro commesso di Decathlon.

Parlaci un po’ della tua esperienza lavorativa: quando ti hanno assunto? E quali erano le tue aspettative? Che tipo di contrattato avevi?

Mi hanno assunto due anni fa, nel dicembre 2012, sotto le vacanze di natale. Frequentando l’università, non riponevo certo grandi aspettative di tipo economico o di avanzamento di carriera: il mio intento era quello di trovarmi un lavoretto per guadagnarmi qualcosa durante il periodo di studi, ma senza la necessità di trovare un impiego definitivo. Ho mandato il curriculum on-line e mi hanno chiamato perché aprivano il nuovo negozio di Sesto Fiorentino. Eravamo diversi, per lo più ragazzi o comunque giovani alla prima esperienza lavorativa. Ci hanno presentato un’offerta contrattuale di tre mesi, periodo che copriva le feste natalizie, in cui prevedevano una particolare necessità di personale, eventualmente prolungabile.

Eravate tutti nella medesima situazione, senza aspettative di sorta, oppure qualcuno riponeva fiducia in un’eventuale rinnovo contrattuale?

In effetti eravamo tutti studenti. Probabilmente avevano selezionato e chiamato a colloquio chi pensavano avesse interesse a impegnarsi in maniera temporanea e accettare così le loro condizioni contrattuali. Tuttavia c’erano anche dei ragazzi che avevano la prospettiva di continuare, anzi, mi ricordo in particolare il dispiacere di alcune ragazze che, alla fine dei tre mesi, pensavano di proseguire la loro esperienza lavorativa.

Quindi il contratto standard che Decathlon propone è a tempo determinato, della durata di tre mesi e con poche garanzie per il futuro?

Il contratto è quasi sempre della durata di pochi mesi, difficilmente te lo rinnovano. Assumono nei periodi per i quali prevedono una necessità particolare di personale (condizione che permetteva al datore di lavoro di stipulare contratti a termine, non più necessaria, tra l’altro, dopo la riforma Fornero ndr). Dopodiché, per mantenere una struttura lavorativa flessibile, congeniale alla loro attività, e ridurre al minimo i costi per il mantenimento di personale, la tendenza è quella di non rinnovare. Nel mio reparto, ad esempio, di sei ragazze ne hanno confermata una sola.

Che idea ti sei fatta della politica di assunzioni e della gestione del personale che porta avanti Decathlon?

Il negozio è diviso per reparti, e ogni reparto ha un proprio responsabile. Il responsabile di un reparto è come se fosse a capo di un negozio, ha responsabilità sul bilancio del reparto e su qualsiasi dinamica legata a quel reparto. Di fatto quindi selezionano quei pochi che poi avranno la possibilità di diventare responsabili, ma il grosso viene utilizzato solo nei periodi festivi o durante l’estate, in periodi comunque di necessità di personale. A questi è riservato il trattamento che ti ho raccontato prima.

Questa è stata anche per te, dunque, la prima esperienza? Che idea ti sei fatta del mondo del lavoro?Se tu fossi in condizione di dover cercare un impiego simile, ma con la necessità di doverti mantenere, che aspettative avresti?

Io penso che la situazione sia più o meno generalizzata, le direttive sulla flessibilità del lavoro e quindi sui licenziamenti facili vengono decise a livello europeo. Penso che per qualsiasi tipo di lavoro le aspettative che uno può avere siano più o meno le stesse. È difficile trovare ad oggi una situazione di stabilità contrattuale, a prescindere dal curriculum che puoi presentare.

Come coordineresti una lotta tra disoccupati e precari? E ancora: in questo nuovo panorama di sfruttamento, la classe operaia dove si colloca? Credi sia possibile generalizzare la lotta?

La battaglia che dovrebbero portare avanti insieme precari, disoccupati e, secondo me, tutti i salariati, è quella nel lungo termine, per il superamento di questa società che genera sia la disoccupazione, esercito industriale di riserva, che il precariato, come condizione vantaggiosa per il datore di lavoro nel rapporto contrattuale. Sul breve termine, secondo me, la lotta dovrebbe assolutamente essere generalizzata affinché sia efficace. Si dovrebbe andare nella direzione della costruzione di un sindacato almeno europeo! Per far sì che i lavoratori siano meno ricattabili con le prospettive di delocalizzazione etc. Una lotta che rimanga isolata, soprattutto visti i rapporti di forza attuali, svantaggiosi per i lavoratori, e la pesante politica di attacco ai salari in tutta Europa, è purtroppo a mio parere destinata a fallire.

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