Clara Zetkin: “La lotta contro il fascismo”

L’analisi sul fascismo di Clara Zetkin, con particolare attenzione al fenomeno in Italia, resa accessibile dallo staff di Rosa Luxemburg Social Page per la prima volta in italiano, dove emergono tutti gli elementi, ancora attuali, sulla natura di classe del fascismo.

La crisi ha aggravato le condizioni di vita di milioni di persone: strati sociali fino a ieri “privilegiati” si ritrovano, di colpo, in condizioni di miseria economica simile a quella del proletariato.

Viviamo in un periodo di grande “confusione”, e non possiamo dimenticare che situazioni come questa hanno prodotto anche il fascismo. 

Clara Zetkin, “La lotta contro il fascismo”

Nel Fascismo il proletariato è di fronte ad un nemico estremamente pericoloso. Il Fascismo è l’espressione concentrata dell’offensiva generale intrapresa dalla borghesia mondiale contro il proletariato. La sua caduta è quindi una necessità assoluta, anzi, è anche una questione necessaria per l’esistenza e la sopravvivenza di ogni lavoratore ordinario. Per questi motivi tutto il proletariato deve concentrarsi sulla lotta contro il Fascismo.

Sarà molto più facile sconfiggere il Fascismo se studiamo in maniera chiara e decisa la sua natura.

Finora ci sono state idee molto vaghe su questo argomento, non solo tra le grandi masse dei lavoratori, ma anche tra l’avanguardia rivoluzionaria del proletariato e dei comunisti.

Il Fascismo fino ad oggi è stato considerato allo stesso livello del Terrore Bianco di Horthy in Ungheria. Anche se i metodi di entrambi sono simili, la natura storica dei due fenomeni è molto diversa. Il Terrore in Ungheria iniziò dopo che la vittoriosa, anche se breve, rivoluzione del proletariato fu soppressa, ed era espressione della vendetta della borghesia.

I capi del Terrore Bianco erano una piccola casta di ex ufficiali.

Il Fascismo al contrario, considerato oggettivamente, non è la rivincita della borghesia come ritorsione per l’aggressione che questa aveva subito dal proletariato, ma è una punizione del proletariato per non aver continuato la rivoluzione iniziata in Russia.

I leader fascisti non sono una piccola casta elitaria, essi si estendono in profondità all’interno di vasti strati della popolazione. Dobbiamo superare il Fascismo non solo con i mezzi militari, ma dobbiamo lottare anche politicamente ed ideologicamente. 

I riformisti ancora oggi considerano il Fascismo solo come cruda violenza, come la reazione contro la violenza iniziata da parte del proletariato. Per i riformisti la Rivoluzione Russa è come il morso della mela da parte di Eva nel giardino dell’Eden. I riformisti riconducono il Fascismo alla Rivoluzione Russa ed alle sue conseguenze. Solo questo era per Otto Bauer quando, al Congresso dell’Unità di Amburgo, ha dichiarato che gran parte della responsabilità per il Fascismo poggia sui Comunisti, che avevano indebolito la forza del proletariato a causa delle continue spaccature.

Nel dire questo ha ignorato completamente il fatto che gli Indipendenti Tedeschi avevano creato una divisione già molto tempo prima della Rivoluzione Russa e del suo esempio demoralizzante. Contrariamente alle sue opinioni, Bauer ad Amburgo ha dovuto trarre la conclusione che la violenza organizzata del Fascismo deve essere contrastata con la formazione di organizzazioni per la difesa del proletariato, perché contro la violenza diretta non ci si può avvalere di nessun appello alla democrazia.

In ogni caso ha continuato a spiegare che con ciò non intendeva l’uso di armi come l’insurrezione o lo sciopero generale, che non sempre portano al successo. Quello di cui voleva parlare era invece la cooperazione dell’azione parlamentare con l’azione di massa.  Quali dovessero essere queste azioni riformiste Otto Bauer non lo ha detto, ma questo è il punto stesso della questione. L’unica arma raccomandata da Bauer per la lotta contro il Fascismo è stata l’istituzione di un Ufficio Internazionale di Informazione sulla reazione mondiale.

La caratteristica distintiva di questa nuova-vecchia Internazionale è la sua fede nel potere e nella permanenza del dominio borghese, e la sua diffidenza e codardia verso il proletariato come il più forte artefice della rivoluzione mondiale.

Secondo loro, contro la forza invulnerabile della borghesia, il proletariato non può fare altro che agire con moderazione ed evitare di prendere in giro la tigre della borghesia.

Il Fascismo in realtà, con tutta la sua incisività nel perseguire le sue azioni violente, non è nient’altro che l’espressione della disintegrazione e del decadimento dell’economia capitalistica, e il sintomo della dissoluzione dello Stato borghese. Questa è una delle sue radici.

I sintomi di questa decadenza del capitalismo erano stati osservati anche prima della guerra.

La guerra ha scosso l’economia capitalista nelle sue fondamenta, e questo ha implicato non solo l’impoverimento smisurato del proletariato, ma anche la proletarizzazione di massa della piccola borghesia, dei piccoli coltivatori e degli intellettuali.

A tutti questi ambienti  era stato promesso che la guerra avrebbe portato un miglioramento delle loro condizioni economiche. Ma è accaduto il contrario.

Gran parte delle classi medie di prima sono diventate proletarie, avendo perso completamente la propria sicurezza economica. Alle loro fila si sono uniti grandi masse di ex-ufficiali, che si sono ritrovate disoccupate.

È stato tra questi ambienti che il Fascismo ha reclutato un contingente alquanto considerevole. La modalità della sua composizione è anche il motivo per cui il Fascismo in alcuni paesi ha assunto un esplicito carattere monarchico.

La seconda radice del Fascismo risiede nella lenta distruzione della rivoluzione mondiale, causata dall’atteggiamento infido dei capi riformisti.

Gran parte della piccola borghesia, tra cui anche le classi medie, aveva rifiutato la “psicologia da tempo-di-guerra” in virtù di una certa simpatia verso il socialismo riformista, sperando che quest’ultimo portasse ad una svolta mondiale della società secondo criteri democratici. Ma queste aspettative sono state deluse.

Essi hanno visto che i leader riformisti sono in benevoli rapporti con la borghesia, ma la cosa peggiore è che queste masse hanno perso la loro fede non solo nei leader riformisti, ma anche nel socialismo nel suo complesso.

A queste masse di simpatizzanti socialisti delusi, si sono aggiunti anche larghi strati del proletariato, di lavoratori che hanno abbandonato la loro fede non solo nel socialismo, ma anche nella loro stessa classe.

Il Fascismo è diventato una sorta di rifugio per coloro che sono politicamente sradicati. Tra l’altro, in tutta onestà, bisogna ammettere che anche i Comunisti – eccetto i Russi – devono assumersi una parte di colpa per l’abbandono di questi elementi alle file fasciste, perché le nostre azioni a volte non sono riuscite a smuovere in profondità le masse.

L’obiettivo evidente dei fascisti, nell’ottenere il sostegno tra i vari elementi della società, doveva essere, come è ovvio, quello di creare un ponte che vada oltre il contrasto di classe tra le fila dei loro aderenti, ed il cosiddetto “Stato autoritario” doveva servire come mezzo per raggiungere il fine. Ovviamente il Fascismo è composto anche da diverse forze sociali che possono diventare molto pericolose per l’ordine borghese. Tuttavia finora questi elementi sono stati sempre sconfitti dagli elementi reazionari.

La borghesia aveva visto la situazione in modo chiaro fin dall’inizio. La borghesia si sforza di ricostruire l’economia capitalistica, e cioè la conservazione del proprio dominio di classe. Secondo la ricostruzione dell’attuale situazione il dominio della classe borghese può essere realizzato solo attraverso un maggior sfruttamento del proletariato.

La borghesia sa benissimo che il linguaggio moderato dei socialisti riformisti sta perdendo rapidamente presa sul proletariato, e che non ci sarà nulla per la borghesia se essa non ricorre alla violenza contro il proletariato. Ma le forze violente degli Stati borghesi stanno cominciando a fallire. Pertanto ha bisogno di una nuova organizzazione della violenza, e questo gli viene offerto dal conglomerato di accozzaglie del Fascismo.

Per questo motivo la borghesia offre tutta la forza a sua disposizione al servizio del Fascismo. 

Il Fascismo ha caratteristiche diverse nei diversi paesi, a seconda delle condizioni specifiche presenti. Tuttavia due caratteristiche sono comuni in ogni paese, e cioè da un lato la pretesa di un programma apparentemente rivoluzionarioche viene sapientemente adattato agli interessi e alle esigenze delle grandi masse, e dall’altro l’applicazione della violenza e del terrore più brutale. Classico esempio è il Fascismo italiano. 

In Italia il fascismo ha trovato terreno fertile nella decomposizione e nella debolezza dell’economia. Il capitale industriale in Italia non era abbastanza forte per ricostruire l’economia in rovina. Non era previsto che lo Stato dovesse intervenire per aumentare la potenza e le possibilità materiali del capitale industriale del Nord Italia.

Lo Stato stava dando tutta la sua attenzione al capitale agrario ed al meschino capitale finanziario. Le industrie pesanti (metallurgiche), che erano state alimentate artificialmente durante la guerra, sono crollate a guerra finita, determinando un’ondata di disoccupazione senza precedenti.

La guerra ha lasciato centinaia di migliaia di persone in cerca di lavoro e di pane, centinaia di migliaia di bisognosi di cura, vedove e orfani, e tutti gli impegni assunti per i soldati non potevano essere garantiti.

Tutte queste circostanze hanno creato una situazione estremamente rivoluzionaria che ha portato, nell’estate del 1920, alla occupazione delle fabbriche. Questa circostanza ha dimostrato che la maturità della rivoluzione fa la sua prima comparsa solo fra una piccola minoranza del proletariato.

L’occupazione delle fabbriche è stata perciò destinata a risolversi in una tremenda sconfitta,invece di diventare il punto di partenza per lo sviluppo rivoluzionario.

I leader riformisti dei sindacati hanno svolto il ruolo di vergognosi traditori, ma allo stesso tempo è stato dimostrato che il proletariato non possedeva né la volontà né la forza per marciare verso la rivoluzione.

Nonostante l’influenza riformista, all’interno del proletariato vi erano in gioco forze che potevano diventare scomode per la borghesia. Le elezioni municipali, in cui i socialdemocratici hanno guadagnato un terzo di tutti i consigli, erano un segnale di allarme per la borghesia, che ha subito iniziato a cercare una forza che avrebbe potuto combattere il proletariato rivoluzionario.

È stato proprio in quel momento che Mussolini guadagnò una certa importanza con il Fascismo.

Dopo la sconfitta del proletariato nell’occupazione delle fabbriche, il numero dei fascisti era di oltre 1.000 ma poco dopo grandi masse del proletariato si unirono all’organizzazione di Mussolini. D’altra parte le grandi masse del proletariato erano cadute in uno stato di indifferenza.

La causa del primo successo dei fascisti fu che questo iniziò con un gesto rivoluzionario.

Il suo pseudo-obiettivo era lottare per mantenere le conquiste rivoluzionarie della guerra rivoluzionaria, e per questo motivo chiedeva uno Stato forte che fosse in grado di proteggere i frutti della vittoria rivoluzionaria contro gli interessi ostili delle varie classi della società, rappresentata dal “vecchio Stato”.

I suoi slogan erano diretti contro tutti gli sfruttatori, e quindi anche contro la borghesia. L’agitazione demagogica del Fascismo in quel momento era così radicale che chiedeva anche la decapitazione di Giolitti e la detronizzazione della dinastia italiana. Ma Giolitti evitò accuratamente di usare la violenza contro il Fascismo, che gli sembrava fosse il male minore. Per soddisfare questi clamori fascisti sciolse il Parlamento.

A quel tempo Mussolini faceva ancora finta di essere un repubblicano, e in un’intervista con il rappresentante del quotidiano “Il Giornale d’Italia” dichiarò che la fazione fascista non aveva potuto partecipare all’inaugurazione del Parlamento italiano a causa della cerimonia monarchica che lo accompagnava.

Queste affermazioni provocarono una crisi nel movimento fascista, che era stato istituito come un partito nato dalla fusione degli aderenti a Mussolini e dei rappresentanti dell’organizzazione monarchica, e l’esecutivo del nuovo partito era composto da un numero pari di membri di entrambe le fazioni.

Il Partito Fascista creò un’arma a doppio taglio per la corruzione e la sopraffazione della classe operaia. Per la corruzione della classe operaia furono creati i Sindacati fascistile cosiddette corporazioni, in cui furono uniti sia i lavoratori che i datori di lavoro. E per terrorizzare la classe operaia, il Partito Fascista creò delle squadre militari reclutate da organizzazioni militari sviluppatesi fuori dalle squadre di spedizioni punitive.

Qui occorre sottolineare ancora una volta che l’enorme tradimento dei riformisti italiani durante lo sciopero generale, che è stato la causa della tremenda sconfitta del proletariato italiano, aveva incoraggiato i fascisti a conquistare lo Stato. D’altra parte, gli errori del Partito Comunista consistevano nell’aver considerato il Fascismo semplicemente come un movimento militare e terrorista senza alcun fondamento sociale profondo, trascurando i suoi aspetti politici ed ideologici.

 Esaminiamo ora ciò che il Fascismo ha fatto dopo la conquista del potere per il compimento del suo programma rivoluzionario, per la realizzazione della promessa di creare uno Stato senza classe.

Il Fascismo aveva promesso la riforma elettorale e l’estensione del diritto di voto anche alle donne.

La nuova legge di Mussolini è in realtà la peggiore restrizione della legge sul suffragio per favorire il movimento fascista. Secondo questa legge, i due terzi di tutti i seggi vanno al partito che riceve la maggioranza assoluta dei voti ed il restante terzo dei seggi viene distribuito proporzionalmente tra gli altri partiti.

Le concessioni alle donne sono state quasi completamente eliminate. Il diritto di voto viene dato solo a un piccolo gruppo di donne, a coloro che possono dimostrare un certo livello di istruzione, a coloro che godono di riconoscimenti di guerra e alle donne abbienti i cui mariti hanno abbastanza soldi per pagare imposte e tasse.

Non viene fatta più alcuna menzione sulla promessa del Parlamento dell’Economia e dell’Assemblea Nazionale, né sull’abolizione del Senato che erano stati promessi così solennemente dai fascisti. Lo stesso si può dire circa gli impegni assunti in ambito sociale.

I fascisti avevano promesso la tutela giuridica delle otto ore al giorno e la determinazione di un salario minimo sia per i lavoratori industriali che agricoli, ma la proposta di legge presenta così tante eccezioni che non si trova nessuna giornata di otto ore in Italia.

Nulla è venuto neanche dalla promessa della garanzia del salario. La diffusione delle corporazioni di imprenditori ha permesso loro di effettuare riduzioni salariali in media del 20 – 30 %, ma non mancano casi in cui arriva anche al 50 – 60 %.

Il Fascismo aveva promesso l’assicurazione d’invalidità e di vecchiaia. Ma in pratica il governo fascista, per il bene dell’economia, ha abolito il fondo di 50 milioni di lire che era stato accantonato a tale scopo nel bilancio.

Ai lavoratori era stato promesso il diritto di partecipazione tecnica nella gestione delle fabbriche. Oggi c’è una legge in Italia che abolisce completamente  i consigli di fabbrica. Le imprese pubbliche inoltre sono state consegnate in mano al capitale privato.

Il programma fascista conteneva una clausola su una tassa progressiva del reddito sul patrimonio, che doveva  in qualche modo agire come una forma di “espropriazione del capitale”. In realtà è stato fatto il contrario.

Diverse imposte sui beni di lusso sono state abolite, come ad esempio la tassa automobilistica, con la falsa motivazione che avrebbe inibito la produzione nazionale. Le imposte indirette sono state aumentate con la motivazione che questo avrebbe limitato il consumo in casa migliorando così le possibilità  di esportazione.

Il governo fascista ha abrogato anche la legge per la registrazione obbligatoria dei trasferimenti di titoli, reintroducendo così il sistema di titoli al portatore, aprendo così le porte all’evasione fiscale.

Mussolini aveva chiesto la confisca dei beni della chiesa.

Invece con il governo Fascista al potere ha donato di nuovo al clero alcune concessioni che erano già state eliminate.

Le scuole sono state consegnate al clero, ha reintrodotto l’educazione religiosa e in ogni scuola si deve appendere un crocifisso. Tale è la lotta contro il clero.

Prima di conquistare il potere, Mussolini aveva chiesto che una Commissione indagasse sui profitti di guerra, di cui l’ 85 % doveva andare allo Stato. Quando questa Commissione divenne scomoda per i suoi sostenitori finanziari, i grandi industriali, ordinò che la Commissione avrebbe dovuto presentare le relazioni direttamente a lui, e chiunque avrebbe diffuso in pubblico una qualsiasi delle cose emerse in commissione sarebbe stato punito con sei mesi di reclusione.

Anche in materia militare, il fascismo non è riuscito a mantenere le sue promesse. Era stato promesso che l’esercito si sarebbe limitato alla difesa del territorio. In realtà la durata del servizio militare per l’esercito regolare è stata aumentata da otto a diciotto mesi, il che ha significato l’incremento delle forze armate da 250.000 a 350.000.

La Regia Guardia, dipendente dal ministero degli interni, fu abolita perché era troppo democratica per soddisfare Mussolini. D’altro canto il numero dei carabinieri è stato aumentato da 65.000 a 90.000 unità, e tutte le truppe di polizia sono state raddoppiate. Gli squadroni fascisti delle “camicie nere” sono stati trasformati in una sorta di milizia nazionale che, secondo l’ultimo resoconto, hanno ormai raggiunto il numero di 500.000. Ma le differenze sociali hanno introdotto un elemento di contrasto politico nella milizia, che deve indurre ad un eventuale crollo del Fascismo.

Confrontando il programma fascista con la sua realizzazione si può prevedere fin da oggi il completo fallimento ideologico del Fascismo in Italia. Il fallimento politico deve inevitabilmente seguire la scia di questo fallimento ideologico.

Il Fascismo non è in grado di tenere insieme le diverse forze borghesi che hanno contribuito a farlo  arrivare al potere. Si avverte già un forte scontro di interessi in molte forme.

Il Fascismo non è ancora riuscito ad asservire il vecchio apparato burocratico. Una forte lotta è scoppiata tra le vecchie burocrazie e la nuova burocrazia fascista. Anche nell’esercito c’è l’attrito tra vecchi ufficiali ed i nuovi leader fascisti. Aumenta il contrasto tra il fascismo ed i diversi partiti borghesi. In tutto il paese sta crescendo la protesta contro il Fascismo.

L’antagonismo di classe comincia a permeare proprio tra i ranghi fascisti. Le differenze di classe sono più potenti di tutte le ideologie che negano, e questo antagonismo di classe prevarrà a dispetto del fascismo, anzi proprio grazie alla resistenza contro il fascismo. I fascisti non sono in grado di mantenere le promesse che hanno fatto ai lavoratori e ai sindacati fascisti. Riduzioni dei salari e licenziamenti dei lavoratori sono all’ordine del giorno. Così accade che la prima protesta contro il movimento sindacale fascista è nata dalle fila dei fascisti stessi.

Questi fatti mostrano che i lavoratori torneranno presto ai loro interessi e ai loro doveri di classe. Non dobbiamo considerare il Fascismo come una forza unitaria in grado di respingere il nostro attacco. Si tratta piuttosto di una formazione mista che comprende vari elementi antagonisti che si disintegrerà dall’interno.

Tuttavia sarebbe estremamente pericoloso pensare che la disintegrazione politica e ideologica del Fascismo in Italia sarà seguita immediatamente dalla sua disintegrazione militare. Al contrario, dobbiamo essere pronti perché il Fascismo tenterà di sopravvivere tramite metodi terroristici. Pertanto i proletari rivoluzionari italiani devono essere preparati ad ulteriori e gravi lotte. Sarebbe una grande sventura limitarci al ruolo di saggi spettatori di questo processo di disintegrazione. È nostro dovere accelerare questo processo con tutti i mezzi a nostra disposizione.

Questo non è solo compito del proletariato italiano, ma anche il dovere del proletariato tedesco nei confronti del Fascismo Tedesco.

Il fascismo è un fenomeno internazionale, su questo siamo tutti d’accordo. Dopo l’Italia, è in Germania che il Fascismo è più forte. A causa del risultato della guerra e del fallimento della rivoluzione, l’economia capitalista della Germania è debole, ed in nessun altro paese il contrasto tra l’oggettiva maturità per la rivoluzione e la soggettiva impreparazione della classe operaia è così grande come lo è in questo momento in Germania.

In nessun altro paese i riformisti hanno fallito così vergognosamente come in Germania.

Il loro fallimento è più criminale del fallimento di qualsiasi altra parte della vecchia Internazionale, perché i socialdemocratici avrebbero dovuto condurre la lotta per l’emancipazione del proletariato con mezzi completamente diversi, in un paese dove c’è stato un capitalismo industriale altamente sviluppato e le organizzazioni operaie potevano vantare una formazione marxista di vecchia data e un’organizzazione più forte che altrove.

Ma, nonostante tutto questo, sono fermamente convinta che né il Trattato di Versailles, né l’occupazione della Ruhr, hanno dato forza al Fascismo in Germania quanto il colpo di stato promosso da Mussolini.

Questo ha incoraggiato i fascisti tedeschi. Il crollo del Fascismo in Italia sarebbe il più grande disincentivo per i fascisti in Germania e il più grande incoraggiamento per il proletariato. Non dobbiamo dimenticare che il presupposto per il rovesciamento del Fascismo all’estero è il rovesciamento del Fascismo in ogni singolo paese da parte del proletariato di questi paesi.

Bisogna capire che ci conviene superare il Fascismo sia ideologicamente che politicamente. Questo compito è di enorme importanza. Dobbiamo renderci conto che il Fascismo è un movimento di disillusi, di bisognosi, di coloro la cui esistenza è rovinata. Perciò dobbiamo sforzarci al fine di conquistare o neutralizzare quelle grandi masse che sono cadute nel fascismo.

Vorrei sottolineare l’importanza del renderci conto che dobbiamo lottare ideologicamenteper conquistare queste masse. Dobbiamo renderci conto che loro non solo stanno cercando di fuggire dalle loro sofferenze presenti, ma che desiderano una nuova concezione del mondo. Dobbiamo uscire dagli angusti limiti della nostra attività del presente.

La III Internazionale è, in contrapposizione alla II Internazionale, una Internazionale di tutte le razze senza distinzioni di sorta. I Partiti Comunisti non devono essere solo l’avanguardia dei lavoratori manuali, ma anche forti difensori degli interessi degli intellettuali. Devono essere i leader di tutti gli strati sociali che, a causa dei loro interessi e delle loro aspettative per il futuro, sono in contrasto con il dominio borghese. Pertanto ho accolto con favore la proposta del Compagno Zinoviev (intervenuto ad un incontro del Comitato Esecutivo Esteso dell’Internazionale Comunista, nel giugno di quest’anno) di intraprendere la lotta per i lavoratori e per i contadini del governo. Ho esultato quando l’ho letta.

Questa nuova soluzione ha un grande significato per tutti i paesi. Non possiamo fare a meno della lotta per il rovesciamento del Fascismo. Questo significa che la salvezza delle ampie masse di piccoli coltivatori sarà raggiunta attraverso il Comunismo.

Noi non dobbiamo limitarci solo a portare avanti una lotta per il nostro programma politico ed economico. Dobbiamo allo stesso tempo far conoscere alle masse i contenuti del Comunismo come una filosofia.

Se facciamo questo, mostreremo la via di una nuova filosofia a tutti quegli elementi che hanno perso l’orientamento durante lo sviluppo storico degli ultimi tempi. Il presupposto necessario è che, mentre ci avviciniamo a queste masse, diventiamo anche a livello organizzativo ed ideologico, in quanto partito, un’unità ben coesa.

Se non lo facciamo, corriamo il rischio di cadere nell’opportunismo e fallire. Dobbiamo adattare i nostri metodi di lavoro ai nostri nuovi compiti. Dobbiamo parlare alle masse in una lingua che possano comprendere, senza pregiudicare le nostre idee.

Così la lotta contro il Fascismo stabilisce la necessità di una straordinaria ricchezza di nuovi compiti. È doveroso, per ogni sezione dell’Internazionale Comunista, svolgere questo compito con forza e in conformità con la situazione nei rispettivi paesi.

Tuttavia, dobbiamo essere consapevoli che il superamento ideologico e politico del fascismo non è sufficiente per il proletariato che lotta contro la violenza. Attualmente la posizione del proletariato nei confronti del Fascismo è una posizione di autodifesa. La sua autodifesa contro il terrore fascista non deve mai essere trascurata.

Questa autodifesa del proletariato deve assumere la forma di una lotta per la sua esistenza e la sua organizzazione.

Il proletariato deve avere un apparato di auto-difesa ben organizzato.

Ogni volta che il Fascismo usa la violenza, deve scontrarsi con la violenza proletaria.

Questo non significa agire attraverso atti individuali e terroristici, ma attraverso la violenza organizzata della lotta rivoluzionaria di classe proletaria.

In Germania abbiamo iniziato organizzando centinaia di squadre operative. Questa lotta può avere successo solo se c’è un fronte proletario unito. I lavoratori devono unirsi per questa lotta indipendentemente dal proprio partito.

L’autodifesa del proletariato è uno dei maggiori incentivi per la creazione del fronte proletario unito. Pertanto è necessario espandere l’agitazione nelle fabbriche e soprattutto superare l’indifferenza, la mancanza di coscienza di classe e di solidarietà nei lavoratori. Solo instillando la coscienza di classe nell’anima di ogni lavoratore riusciremo a preparare anche ilrovesciamento militare del Fascismo che, a questo punto, è assolutamente necessario. Se riusciamo in questo, possiamo essere certi che sarà presto la fine del sistema capitalista e del potere borghese, che il proletariato combatterà di nuovo.

I segni di disgregazione, che sono così palesi ai nostri occhi, ci danno la convinzione che la gigantesca forza del proletariato si unirà di nuovo nella mischia rivoluzionaria, e che il suo appello al mondo borghese sarà: Io sono la forza! Io sono la lotta! Il futuro appartiene a me!

Traduzione dall’inglese di Angela Di Rito.

Fonti:

- (in Tedesco) Clara Zetkin, Der Kampf gegen den Faschismus,  (20. Juni 1923) http://www.marxists.org/deutsch/archiv/zetkin/1923/06/faschism.htm

- (in Inglese) Clara Zetkin, Fascism,  (August 1923)http://www.marxists.org/archive/zetkin/1923/08/fascism.htm

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