Lo sapevate che le guardie carcerarie hanno basi navali?

Lo sapevate che il corpo di polizia penitenziaria, le guardie carcerarie, insomma i secondini hanno basi navali?

Questa storia è emersa perché il governo dovendo ridurre le spese, dopo aver tagliato a man bassa i servizi per la cittadinanza, scuola, sanità, ecc.,, ha pensato di risparmiare eliminando qualcosa di inutile.

L’attenzione del governo si è rivolta, pensate un po’, al “Servizio Navale” del Corpo di Polizia Penitenziaria. Basi navali delle guardie carcerarie!, ma ci rendiamo conto? Fino ad oggi ne hanno ben cinque che, secondo loro,  costituiscono un supporto operativo-logistico alle strutture penitenziarie di Favignana, di Porto Azzurro-Marina di Campo, di Livorno-Gorgona, di Venezia e di Napoli.

Su indicazione del governo, il DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria), lo scorso 15 Gennaio 2016, a mezzo nota informativa, ha manifestato la volontà di chiudere tutte le basi navali ad esclusione delle sedi di Venezia e Livorno-Gorgona, recependo le disposizioni del Ministero della Funzione Pubblica per la razionalizzazione delle forze dell’ordine.

Ed è venuto fuori una “incandescente” protesta: Favignana (Tp), la Uil-pa (pubblica amministrazione) contro la chiusura della base navale della Polizia penitenziaria. I media locali hanno lanciato un appello ai senatori e ai deputati locali: “un presidio di legalità che deve rimanere“.

Sensibile al grido di dolore, il sindaco delle Isole Egadi, Giuseppe Pagoto, ha chiesto al Governo che le motovedette rimangano a presidio di sicurezza dell´arcipelago, dove possono servire anche per Protezione Civile e dove contribuiscono a tutelare l’Area Marina Protetta più grande d´Europa.

E perfino, udite, udite, il portavoce al Senato del M5S Vincenzo Santangelo è intervenuto immediatamente sulla questione legata alla chiusura della base navale della polizia penitenziaria di Favignana, presentando una interrogazione in Senato.
Così siamo venuti a sapere che il Servizio navale del Corpo di polizia penitenziaria è stato formalmente costituito con il D.P.R. 31 ottobre 1983, n. 740 recante la “Disciplina per l’iscrizione nel quadro del naviglio militare dello Stato di unità navali del Corpo degli agenti di custodia”. Esso dispone che le unità navali in dotazione del Corpo degli agenti di custodia (dal 1990 Polizia penitenziaria) siano iscritte in un ruolo speciale del naviglio militare dello Stato. (Il personale di Polizia penitenziaria assegnato al Servizio navale è attualmente di 102 unità).

Breve nota: nel linguaggio carcerario, quello costruito nei decenni dalla cultura delle persone recluse, le guardie carcerarie sono state definite “girachiavi”, perché è proprio quello il compito che è visibilmente riscontrabile: aprono la porta blindata di ferro e il cancello, anch’esso di ferro, la mattina alle sei per “la conta” e lo chiudono la sera. E ogni volta che una persona reclusa deve recarsi al colloquio con familiari o con l’avvocato, oppure quando deve recarsi al passeggio (l’aria), o al colloquio col direttore o con l’educatore, ecc., ecc., e infine quando esce da quel posto orrendo (carcere), anche allora e sempre è uno sferragliare di cancelli, di porte e di chiavi ruotate nelle serrature. Dunque il termine “girachiavi” è il più adatto a definire la funzione delle guardie carcerarie.

Chi conosce il carcere sa che lì dentro c’è pochissima luce, scarsa aria da respirare, niente panorami verdeggianti su cui posare lo sguardo, rettangoli e quadrati di azzurro o di grigio che i detenuti si ostinano a chiamare “cielo”, e tanta atmosfera oscura in ogni interstizio, perfino dentro le persone recluse.

Ma il mare, che da sempre rappresenta la voglia di libertà, con i suoi natanti e basi navali che scorrazzano sulle onde, che c’entrano con quella disumana afflizione che è la galera!!!

Tratto da: http://contromaelstrom.com

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