Precarietà e mercificazione: Edison muore, nasce RED

sdi Alessandro Bezzi per l’Altracittà

Tutti i fiorentini hanno assistito con rassegnata tristezza alla sorte della libreria Edison; una libreria storica, costretta a chiudere perché la società proprietaria dello spazio, Effe.com (Gruppo Feltrinelli), ha deciso di non rinnovare il contratto di affitto. Vicenda particolarmente delicata per vari motivi, dal rapporto di affitto tra attività concorrenziali alla preoccupazione per il futuro dei lavoratori Edison. Dopo la chiusura nel dicembre 2012, per mesi si sono rincorse voci sul futuro dello stabile, tra ipotesi suggestive e discutibili (Apple) e la necessità di rispettare il vincolo di destinazione, mantenendo il 70% dello spazio dedicato ad attività culturali; alla fine ha trionfato la soluzione più ovvia, e forse più ambigua.

Al posto di Edison sorgerà RED (Read, Eat, Dream), un nuovo negozio Feltrinelli per coniugare il consumo di libri a quello di generi alimentari. Spiega l’ad di Effe, “Red è la risposta del Gruppo alla progressiva dematerializzazione dei prodotti culturali, con la trasformazione dei tradizionali spazi di libreria in nuovi luoghi di socialità”. Così, in quel sincretismo commerciale che sembra prendere sempre più piede, potremo comprare una copia dell’ultimo libro di Baricco ordinando un panino al lampredotto. Tutto ha un prezzo e la cultura non è certo da meno; soprattutto a Firenze dovremmo saperlo bene. La storia è in svendita, il centro è sempre più una vetrina ad uso e consumo di un turismo compulsivo, ogni luogo di aggregazione deve massimizzare il potenziale profitto.

Almeno per me, andare in una grande libreria resta una delle poche ragioni per andare in un centro che è sempre più a misura di turista. Significa perdersi in un luogo dove non si va solo “a comprare un libro”, ma a scegliere i propri momenti di evasione, per poi uscire storditi e sempre insoddisfatti per non aver assecondato tutte le proprie tentazioni. Le librerie saranno pure negozi, ma è evidente che si acquista qualcosa di più di un bene materiale; una città che perde le sue librerie perde parte della sua cultura, e della sua memoria. Dopo l’arrivo di Eataly al posto della Marzocco, ecco un altro progetto che dichiara pomposamente di saper coniugare cultura, gastronomia e territorio. E che, all’atto pratico, concilia precarietà del lavoro e mercificazione degli spazi.

Prima di trasformarsi in libreria venti anni fa, Edison era uno storico cinema fiorentino; forse il primo stabile in tutta Italia, attivo già nel 1900. L’insegna in Piazza della Repubblica ricordava ancora quel glorioso passato; gettarla via fa ancora più male che assistere all’ennesimo episodio di mercificazione della cultura. Un gesto piccolo, ma che evidenzia tutta la furia distruttrice di chi vede nella memoria un ostacolo, e nella cultura solo l’ennesima occasione di profitto, abbinando piatti tipici a romanzi di Fabio Volo.

Perché con la cultura si può mangiare eccome. Ma non in una libreria.

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