Droghe e repressione nelle scuole: una riflessione del collettivo del Castelnuovo

Controlli antidroga e repressione nelle scuole. Un problema che da tempo ci tocca da vicino e che stimola riflessione e accende inevitabili dibattiti come quello avanzato nell’assemblea alla Polveriera di venerdì scorso.

“Repressione e informazione devono correre di pari passo” a detta del sottosegretario all’istruzione Gabriele Toccafondi. Questa la più diffusa opinione riguardo ai recenti controlli antidroga nelle scuole di Firenze. Chi li richiede, chi tenta di opporsi, chi si schiera a favore dell’una o l’altra tendenza; ma il problema della droga rimane irrisolto.
La distinzione, seppur banale e apparentemente scontata, tra droghe leggere e droghe pesanti dev’essere prioritaria affinchè un’analisi di questo fenomeno di vecchia data sia resa possibile.
Innanzitutto, come si può pretendere di circoscrivere la repressione negli ambiti scolastici? Gli esiti dei blitz stessi dimostrano quanto irrisoria sia la presenza di sostanze, e si parla di sola cannabis, rinvenuta nelle scuole… pochissimi grammi; d’altra parte è ben noto come il fenomeno sia diffuso in larga scala nell’ambito sociale, sia che si parli di droghe leggere, sia di pesanti.

Tralasciando le prime, la diffusione delle seconde deve ricondurre l’analisi agli anni ’60, in cui il cosiddetto “boom” delle droghe sintetiche fu prontamente strumentalizzato dai sistemi come “sedativo” per le masse; seguì il boom dell’eroina degli anni ’70, da allora il fenomeno, seppur combattuto, non è stato mai definitivamente risolto, e non c’è da stupirsene se, riportando l’attenzione alle modalità con cui viene affrontato tutt’oggi, il cosiddetto “pugno di ferro” non funziona. Se i soggetti considerati, per qualsiasi ragione, sia essa di stampo sociale, individuale, economico, decidono di adottare le droghe come apparenti soluzioni ai propri disagi, risulta palese l’inefficienza di una mera repressione, tantopiù se questa è l’unico mezzo di cui ci si avvale, poiché, un sequestro o un fermo fine a se stessi non sarebbero affatto la soluzione al problema, ma solo un ripiego temporaneo.
Il cardine del problema è dunque l’informazione. Si potrebbe sostenere che l’educazione alle droghe ci sia già; in molte scuole ci sono attività, lezioni, iniziative, ma il filo d’Arianna di tutte queste sembra essere una demonizzazione universale, che non ammette alcun tipo di distinzione tra droghe leggere e pesanti e che, inevitabilmente, conduce all’inutilità di tali iniziative, che rischiano, invece, di diventare controproducenti. Educare alle droghe significa far conoscere le funzioni, i metodi di assunzione, le varianti reperibili, i danni a livello fisico, psicologico, anche sociale. Ma non basta.

Appare palesemente quanto gli aiuti che possano essere forniti a persone in difficoltà siano sporadici; i “centri di recupero” attualmente presenti sono spesso organizzati volontariamente e autofinanziati; le istituzioni, invece di porre “il fermino di briscola” operando severi e improvvisi controlli, che arginano il problema giusto il tempo che ci vuole affinchè le acque si plachino, si muoverebbero molto più funzionalmente se questi cosiddetti aiuti venissero tutelati e finanziati. Il problema sorge dal momento che l’individuo che sceglie di affidarsi alla droga, credendo di risolvere così i propri problemi, viene meno al suo ruolo nella società: l’uomo non è più in grado di agire in favore della collettività, dunque rinuncia al suo dovere morale di persona, tentando una via risolutiva che di risolutivo non ha niente di più che l’alienazione dal disagio in cui si trova. Gli “aiuti” di cui si parla, infatti, avrebbero il compito di fornire soluzioni alternative alla droga a chiunque ne necessiti.
Appurato quanto un sistema repressivo anteposto all’informazione sia inefficace, si apre la ovvia questione della legalizzazione della cannabis. Nel processo verso l’informazione e la prevenzione, il controllo che ne deriverebbe sarebbe fondamentale per garantire l’uso sicuro della sostanza; in più permetterebbe di sfatare tutta la mitologia cresciuta attorno alle varie droghe aprendo la strada a quegli argomenti “tabù” di cui sarebbe quantomeno utile, se non fondamentale, che si discutesse in famiglia, a scuola e in qualsiasi ambito riguardi la sfera sociale.

Collettivo Cosmos Castelnuovo

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