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Archivio per la categoria ‘Anticapitalismo’

OCCUPATO L’OSTELLO DELLA GIOVENTU’ …VERSO IL 15 OTTOBRE

13 ottobre 2011 Nessun commento

L’Ostello della Gioventù ha chiuso. Uno dei luoghi simbolo dell’accoglienza e della libertà di movimento per generazioni di giovani da diversi mesi ha serrato i battenti. La Roma di alemanno raggiunge così un altro primato negativo, quello di essere l’unica città europea a non avere più una struttura ricettiva per le migliaia di giovani che ogni anno provano ad attraversare la nostra città a costi contenuti.
Per anni L’Aig (associazione internazionale ostelli della gioventù) ha chiesto aiuto alle istituzioni, chiedendo contributi ed investimenti per rendere competitiva la struttura ma senza avere risposte. L’ostello ha chiuso perché a Roma, evidentemente, l’accoglienza deve essere monopolio delle strutture del vaticano e foraggiare unicamente l’opera romana pellegrinaggi con buona pace delle tanto osannate leggi del mercato. Ma l’ostello ha chiuso anche perché si trova all’interno di una zona, il Foro Italico, da tempo soggetta alle attenzioni della grande speculazione. Il CONI, proprietario della struttura, già con i mondiali di nuoto, che rimarranno celebri più per le vicende giudiziarie che per quelle sportive, provò a rientrarne in possesso per provare a colmare i buchi di bilancio causati dalla diminuzione dei contributi statali. Ci riprova oggi, spalleggiato dalla giunta alemanno, con una operazione che nelle dichiarazioni vorrebbe essere di riqualificazione di tutta l’area ma che in realtà non è altro che una svendita al neo presidente della Roma che ne farà degli uffici amministrativi.

L’Ostello della Gioventù ha chiuso. La gioventù lo riapre. Un luogo simbolo e generazionale non può chiudere. In vista della mobilitazione europea del 15 ottobre abbiamo deciso di riappropriarci di questo spazio e di restituirlo ai suoi naturali protagonisti, i giovani e le giovani d’Europa che come noi hanno deciso di non piegarsi ai ricatti della BCE e ai profeti della riduzione degli stipendi, delle privatizzazioni, della svendita del patrimonio pubblico e dei beni comuni, della liberalizzazione dei servizi pubblici e della contrattazione aziendale, della precarizzazione del lavoro e del pareggio di bilancio costituzionalizzato. Ci vogliono sempre più poveri e sempre più succubi di una ideologia che ha definitivamente svelato la sua natura fatta di impoverimento, razzie, guerre, repressione. Noi non piegheremo la testa ed il 15 ottobre comincerà la nostra marcia contro i pescecani del 3 millennio. Accampati sulla riva sinistra del Tevere accoglieremo quanti e quante in questi giorni volessero condividere con noi la strada verso il 15 ottobre.

GIOVENTU’ VERSO IL 15 OTTOBRE .

IL PETARDO DELL’ADUNATA

10 ottobre 2011 1 commento

La RASH Roma pubblica il seguente documento, al quale partecipa attivamente assieme ad altre realtà; promuove l’elaborazione teorica e il dibattito e invita le realtà militanti a portare il loro contributo.

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UN NEMICO, UN FRONTE, UNA LOTTA!

9 ottobre 2011 Nessun commento

Sabato 15 ottobre 2011, da Lisbona ad Atene: Popoli d’Europa insorgete per risorgere!

Mentre la congiura di palazzo si avvicina e nuove maggioranze trasformiste si apprestano a sostituire l’ormai inservibile Berlusconi, nel nome di una maggiore concordia ai diktat della finanza, delle banche e dell’EU, il Popolo scenderà in piazza a Roma sabato 15.

Noi ci saremo, consapevoli che il nostro nemico non porta il nome di un politico piuttosto che un altro: il nostro nemico si chiama capitalismo.

Consapevoli che la nostra lotta è ben altro dalla vittoria elettorale di una coalizione piuttosto che un’altra.

Il fronte neoliberista -Destra e Sinistra- è il solo responsabile della crisi attuale, il solo responsabile del furto dei diritti, della dignità, dei salari, del futuro.

Sabato 15, saremo in piazza dietro il vessillo delle Tre Frecce:
contro UE, dittatura delle banche, vampiri della finanza e imperialismo guerrafondaio per la Sovranità, l’Indipendenza e la Libertà dei Popoli.

Con noi!
Un Nemico! Un Fronte! Una Lotta!

Ore 11 concentramento via dei Volsci (San Lorenzo)
Ore 13 concentramento piazza Esedra

SOLUZIONE SOYLENT (FINALE)

3 settembre 2011 Nessun commento

soylentgreenArticolo preso da: www.carmillaonline.com
di Alessandra Daniele

Attenzione, spoiler: il Soylent Green è fatto con la gente. Non insieme alla gente, è fatto di gente, cioè di carne umana, di cadaveri.
Il romanzo di SF ”Make Room! Make Room!” di Harry Harrison è del 1966, il ben più noto film ”Soylent Green” che ne è stato liberamente tratto è del 1973. Entrambi condividono la premessa – un pianeta terra al collasso ecologico, sovrappopolato di masse affamate – la clamorosa rivelazione finale però appartiene solo al film. Di grande impatto drammatico e allegorico, l’idea del cannibalismo forzato di massa non ha però nessuna reale possibilità di funzionare come soluzione alla carestia e alla fame. E’ una questione di cifre. Occorrendo a due persone nove mesi per fare un bambino, e molto meno per mangiarlo (anche masticando bene) il rapporto numerico fra nuovi nati e divorati diventerebbe sempre più sbilanciato verso questi ultimi, e la specie umana arriverebbe all’estinzione, inghiottendosi letteralmente da sola come il serpente Ouroboros.
Eppure, il cannibalismo ci viene proposto come soluzione alla crisi economica globale. Ci viene prescritto – anzi, ordinato – di sbranarci a vicenda per sopravvivere, a cominciare dai soggetti più deboli, socialmente e fisicamente, i tagli di carne preferiti dai macellai addetti all’affettatrice fiscale.

Sia in Europa che negli USA, al cannibalismo sociale sono ispirate tutte le manovre finanziarie, tutte le analisi degli economisti, tutti gli appelli padronali e presidenziali alla ”responsabilità”. A chi sbrana si offrono cariche pubbliche, di chi finisce sbranato si dice che avrebbe dovuto correre più forte.
Questa è l’autentica natura del capitalismo, e le sue inevitabili e ormai evidenti conseguenze sono il collasso ecologico, la disintegrazione sociale, e in definitiva l’autodistruzione della specie mediante autofagia.
Il capitalismo viene spesso assimilato alla cosiddetta ”legge della jungla”: niente di più sbagliato. I predatori carnivori del regno animale non si nutrono di individui della loro stessa specie. Possono battersi per il territorio e la guida del branco, ma anche in questo caso molto raramente si uccidono, perché il loro scopo non è mai nutrirsi dei loro simili. Il capitalismo invece ne ha fatto una scienza, una filosofia, un pensiero unico da imporre su tutto il pianeta con ogni mezzo. Una religione che è oggi più pericolosa da ”bestemmiare” di quanto non lo fosse il cattolicesimo nel medioevo, e alla quale, come allora, anche l’imperatore deve inchinarsi fino a terra, come dimostra l’avvilente parabola di Barack Obama.
Basato sulla strumentale assunzione erronea delle leggi del mercato come leggi di Natura, il cannibalismo sociale che la patristica capitalista ci spaccia come strategia evolutiva, anzi, come unica strategia evolutiva possibile per la specie umana, è in realtà una delle spinte più autodistruttive che abbiano mai guidato la Storia.
L’attuale crisi planetaria non è una patologia del capitalismo, ne è la logica conseguenza, perché è il capitalismo stesso a essere una patologia, del genere autoimmune, che porta l’organismo ad attaccare e divorare se stesso, attraverso anticorpi cannibali, fino alla morte.
Dobbiamo fermarli.

IL GENERALE GIÁP COMPIE CENTO ANNI

25 agosto 2011 Nessun commento

Articolo preso da: www.carmillaonline.com
di Franco Ricciardiello

Il 25 agosto 2011 il mitico generale Giáp, l’uomo che ha scritto la parola fine al colonialismo francese in Asia e umiliato sul campo di battaglia gli Stati Uniti, raggiunge il rispettabile traguardo di un secolo di vita. Protagonista indiscusso del movimento di liberazione coloniale che cambia la geografia mondiale nella seconda metà del secolo scorso, Giáp è ancora qui fra noi come testimonianza vivente di quella lunga stagione di riscatto.
Võ Nguyên Giáp nasce da una famiglia di piccoli proprietari terrieri in un villaggio del comune di Lộcthủy, provincia di Quảngbình, secondo la maggior parte delle fonti occidentali nel 1911, secondo altre nel 1912 (in Việtnam il suo genetliaco è stato festeggiato ufficialmente nel 2010). A 14 anni Giáp trova impiego come fattorino nella Compagnie d’Électricité di Hảiphòng, un sensibile miglioramento sociale rispetto alla situazione dei genitori. A sedici anni entra nel prestigioso Quốc Học, il liceo francese di Huế, che al tempo è la capitale imperiale del Việtnam colonia della Francia.

Viene espulso da scuola dopo avere organizzato uno sciopero studentesco per conto del Tân Việt Cách Mạng Đảng (nuovo partito riformista vietnamita). Secondo alcune fonti si trasferisce al liceo Albert Sarraut di Hànội (circostanza che Giáp nega), in una classe insieme a Bảo Đại, ultimo imperatore (fantoccio) del Việtnam, e al futuro primo ministro Phạm Văn Đồng (anche quest’ultimo nega). Nel 1930 Giáp è arrestato e condannato a due anni di prigione, dei quali sconta 13 mesi. L’anno seguente si iscrive al Partito comunista e nel 1933 entra nell’università di Hànội, dove si laurea in economia politica e diritto.
Sono gli anni in cui in Francia il Front populaire, una coalizione di partiti di sinistra, vince le elezioni e forma il governo: Giáp insegna Storia, fonda la rivista socialista Hồn trẻ tập mới (“Nuova anima della Gioventù”), e si sposa. Nel 1939, a seguito del patto tra Hitler e Stalin, la Francia mette fuori legge il Partito comunista; Giáp fugge in Cina dove conosce il leader storico dell’indipendentismo vietnamita, Hồ Chí Minh. Durante l’esilio di Giáp il padre e la sorella, la cognata e la moglie sono arrestati, torturati e giustiziati. La figlia di pochi anni muore in prigione, probabilmente per mancanza di cure.
Prosegui la lettura…

OMICIDIO DI STATO NELLA TERRA DELLA LIBERTA’

23 agosto 2011 Nessun commento

23 agosto 1927:
In memoria di Bartolomeo Sacco e Nicola Vanzetti
uccisi perchè italiani e anarchici.

1991 – 2011, TEMPO CHE NON RITORNA

20 agosto 2011 Nessun commento

318370_265385620156982_208993599129518_1023934_543480_nTempo di anniversari tondi tondi: l’agosto 1991 ed il crollo dell’URSS…

Quanto accaduto nell’ultimo ventennio, in Europa e nel libero Occidente: guerre, ondate xenofobe, picconamento sistematico dello Stato sociale, perdita dei diritti sui luoghi di lavoro, privatizzazioni dei saperi e dei servizi, finanziarizzazione dell’economia -e chi più ne ha più ne metta- impongono a ciò che resta del movimento antagonista riflessioni di tipo nuovo sulle esperienze novecentesche. La critica, giusta, ad un sistema sociale imperfetto, quello dei cosiddetti “socialismi reali”, non può essere quella mossa, nei vent’anni trascorsi, a partire dal punto di vista della borghesia liberale.
Il socialismo ufficiale l’ha fatto, abbracciando la causa del falso pacifismo, dell’innocua non-violenza, della democrazia per delega, del liberismo.

Una voce fuori dal coro, sugli avvenimenti di quei giorni, l’autodifesa di un personaggio controverso: il presidente Erich Honecher:

“Io ho speso la mia esistenza per la RDT. Dal maggio 1971 soprattutto ho avuto una responsabilità rilevante per la sua storia. Io sono perciò parte in causa e oltre a ciò indebolito per l’età e la malattia. E tuttavia, giunto alla fine della mia vita, ho la certezza che la RDT non è stata costituita invano. Essa ha rappresentato un segno che il socialismo è possibile e che è migliore del capitalismo. Si è trattato di un esperimento che è fallito. Ma per un esperimento fallito l’umanità non ha mai abbandonato la ricerca di nuove conoscenze e nuove vie. Bisognerà ora analizzare le ragioni per cui l’esperimento è fallito. Sicuramente ciò è accaduto anche perchè noi; voglio dire i responsabili in tutti i paesi socialisti europei; abbiamo commesso errori che potevano essere evitati. Sicuramente è fallito in Germania tra l’altro anche perchè i cittadini della RDT, come altri tedeschi prima di loro, hanno compiuto una scelta sbagliata e perché i nostri avversari erano ancora troppo potenti. Le esperienze storiche della RDT, insieme a quelle degli altri paesi ex socialisti, saranno utili a milioni di uomini nei paesi socialisti ancora esistenti e serviranno al mondo futuro. Chi si è impegnato con i! proprio lavoro e con la propria vita per la RDT non ha vissuto invano. Un numero sempre maggiore di persone dell’est si renderanno conto che le condizioni di vita della RDT li avevano deformati assai meno di quanto la gente dell’ovest non sia deformata dall’economia di mercato e che nei nidi, negli asili e nelle scuole i bambini della RDT crescevano più spensierati, più felici, più istruiti, più liberi dei bambini delle strade e delle piazze dominate dalla violenza della RFT. I malati si renderanno conto che nel sistema sanitario della RDT, nonostante le arretratezze tecniche, erano dei pazienti e non oggetti commerciali del marketing dei medici. Gli artisti comprenderanno che la censura, vera o presunta, della RDT non poteva recare all’arte i danni prodotti dalla censura del mercato. I cittadini constateranno che anche sommando la burocrazia della RDT e la caccia alle merci scarse non c’era bisogno che sacrificassero tutto il tempo libero che devono sacrificare ora alla burocrazia della RFT. Gli operai e i contadini si renderanno conto che la RFT è lo Stato degli imprenditori (cioè dei capitalisti) e che non a caso la RDT si chiamava Stato degli operai e dei contadini. Le donne daranno maggior valore, nella nuova situazione, alla parità e al diritto di decidere sul proprio corpo di cui godevano nella RDT”.

Il testo integrale: http://www.resistenze.org/sito/te/cu/st/cust9l29-005630.htm

Uns binden die Opfer im Kampf vor dem Feind

18 agosto 2011 Nessun commento

thalmann18 agosto 1944: viene assassinato, nel lager di Buchenwald, il nemico pubblico n.1 del nazismo: Ernst Thalmann.

Due colpi di pistola sparati alla nuca da sicari (SS) inviati appositamente da Hitler. Da più di 11 undici anni, Thalmann era prigioniero del Regime. Dalla sua infinita detenzione scrisse:
“Si può stimare, nel suo giusto valore, la statura d’un uomo politico giudicandolo non soltanto in base a quello che ha fatto, ma anche a quello che voleva fare. Chi vuole dirigere il corso della storia, aprire nuove strade alla sua epoca, condurre il suo popolo verso un avvenire migliore, chi si sente una vocazione del genere e si pone per obiettivo quello di accendere i cuori degli altri con la sua fiamma interiore, costui getta una sfida al mondo dell’incomprensione, della negazione, al mondo ostile. Solo la lotta infatti ha un senso nella vita!”

Nato nel 1866, le sue credenziali di appartenenza alla classe operaia erano indiscusse, aveva fatto vari lavori precari, compreso l’operaio in una fabbrica di farina di pesce e il manovale in una lavanderia, per essere quindi precettato dall’esercito e inviato a combattere sul fronte occidentale durante la grande guerra. Socialdemocratico di sinistra, nel 1919 venne eletto al parlamento di Amburgo e nel 1922 entro nel partito comunista quale membro del Comitato centrale nazionale. In tutto questo periodo continuò a fare lavori manovali in settori molto pesanti come la demolizione navale.

Privo di istruzione, grande e grosso, e sovversivo per natura, Thalmann incarnava l’ideale comunista di operaio rivoluzionario: era l’esatto contrario di un intellettuale, i suoi discorsi erano passionali piuttosto che precisamente argomentati ma chi lo ascoltava leggeva in questo una dimostrazione di onestà e sincerità. Dato il suo ruolo ufficiale di leader comunista, era spesso costretto a indossare giacca e cravatta ma divenne un tratto tipico dei suoi comizi il fatto che, a un certo punto, se li togliesse, tra l’entusiasmo dei presenti, per ridiventare un semplice operaio.
Il suo odio per generali e padroni era palpabile, la sua sfiducia nei socialdemocratici altrettanto palese.

Nel 1924, divenne capo della neonata “Lega dei combattenti rossi di prima linea”, l’anno successivo, leader indiscusso del partito comunista. Nel 1928, marciò su Berlino alla testa di 100 mila “soldati rossi”, qui, tenne un importante discorso alla gioventù tedesca per un’imminente azione rivoluzionaria.

IL SISTEMA HA FALLITO (Game Over)

10 agosto 2011 Nessun commento

mob_rules_newspaper

I media nostrani ripetono ossessivamente il mantra della “jacquerie” etnica eppure le immagini -che quei stessi media mandano in onda- mostrano un’intera generazione di giovani inglesi -bianchi, neri, asiatici- scontrarsi con la polizia e da oggi, per le strade dell’intero Regno Unito.
Si tratta di una generazione -a Londra come ad Atene, Madrid e nel resto d’Europa- esclusa dal Welfare, dal lavoro, dal diritto allo studio, una generazione cui un Sistema economico sbagliato ed ingiusto nega la possibilità di un futuro, di un orizzonte.
Nel corso degli scontri sono stati saccheggiati alcuni negozi, ciò non ha mancato di scandalizzare gli opinionisti nostrani, pronti, per l’occasione, a vestire la casacca di sociologhi d’accatto e fini analisti del disagio sociale.
Nessuna voce, al contrario, è sembrata inorridire per ciò che contemporaneamente accadeva nel mondo che conta, quello dei mercati finanziari. Qui, da quasi una settimana, si bruciavano i risparmi dei lavoratori italiani in virtù delle esoteriche alchimie della speculazione borsistica.
L’Italia è un paese a sovranità limitata: prima 45 anni di servitù militari e dipendenza geopolitica agli USA, poi, all’inizio degli anni ’90, l’aggiunta della genuflessione agli organismi sovranazionali di matrice UE. Cosicché, oggi, l’agenda politico-economica di un “paese sovrano” viene dettata da un’inafferabile organizzazione transnazionale di banchieri e speculatori, la BCE, esente, sul territorio, da qualsiasi forma di controllo politico e sociale.
Alla classe di governo italiota sembra andare bene, gli sfaceli organici e strutturali del neoliberismo vengono sistematicamente elusi e possono ridursi, al massimo, in temi da campagnia elettorale per la coalizione avvantagiata nei sondaggi per chiedere, con maggiore forza, il proseguo delle liberalizzazioni selvagge nei servizi, la liquidazione dell’asset strategico nell’industria, la cancellazione dello Stato sociale per le generazioni che verranno.
Eh già, mentre il mondo libero d’Occidente vive la sua crisi economica e finanziaria peggiore nella storia, sembra proprio più comodo inorridire per qualche grossa catena di distribuzione saccheggiata nei disordini londinesi.
London calling…