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Archivio per la categoria ‘Iniziative – Azioni’

E’ MORTO UN PARTIGIANO, NE NASCONO ALTRI 100!

10 febbraio 2011 Nessun commento

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E’ figlia della Resistenza l’Unità d’Italia, la riconquista è costata il sacrificio di migliaia di vite, migliaia di giovani si sono immolati per una idea di unità di “paese e di popolo”. C’erano in quelle speranze: la linfa e la forza che sono diventate il motore della ricostruzione e della rinascita dell’Italia. E per questo che, oggi, dobbiamo insieme fare un grande sforzo per continuare ad essere uomini e donne liberi in un paese democratico unito, un bene irrinunciabile per il presente ed il futuro della nostra Italia.

L’unità antifascista è stata protagonista dalla stagione della Resistenza sino alla conquista della Costituzione, della Repubblica e della democrazia.

L’esempio, il patrimonio storico ereditato e la testimonianza devono essere, ancora oggi per tutti i democratici, per le nuove generazioni, un stimolo costante e concreto, proprio adesso che servono coraggio, saggezza e onestà, per traghettare l’Italia verso un futuro “di unità e di comprensione dei popoli”, rifuggendo da ogni divisione, da ogni egoismo degli agi.

In questo momento difficile servono fiducia e solidarietà per una rinnovata unità, anche per salvaguardare e attuare la Costituzione.

E’ naturale che nell’Associazione, oggi, si riduce la presenza dei “partigiani” e degli uomini e delle donne della Resistenza. Contemporaneamente crescono gli antifascisti che non hanno vissuto direttamente la Resistenza. E’una grande responsabilità continuare a testimoniare il sacrificio e la storia – quando coloro che hanno vissuto sulla propria pelle la tragedia della guerra, – per motivi anagrafici – non ci saranno più, resterà sulle “vostre spalle” la responsabilità di tener fede ai valori e al pensiero degli uomini che hanno fatto l’Italia. Cercate di conservarne viva la memoria, fiero sia il ricordo …perché continueranno, proveranno ancora ad infangare gli eroi della resistenza, il pensiero e l’azione dei partigiani! …proveranno a cambiare le nostre leggi! …proveranno a cambiare la storia! Quando non ci saremo più – noi testimoni dei fatti – avrete la responsabilità di difendere la nostra memoria e le nostre azioni… vi auguro di continuare a farcela, come è già successo nei momenti più dolorosi e difficili … anche se, per una serie di ragioni – che oggi tutti chiamano storia – a qualcuno di noi, giovani degli anni quaranta, “resistere e testimoniare” ci è toccato difenderli con il sangue e con il sacrificio di migliaia di morti! …se racconteranno altre storie, se tenteranno di manipolare i fatti… non permettetelo ora sarete voi i “testimoni” di una storia e di una speranza che – i vostri padri e i vostri nonni – hanno chiamato Italia.

Sarete testimoni della Resistenza, testimoni dell’Associazione Nazionale Partigiani, l’orgoglio e la libertà portateli col cuore, nelle famiglie, nel mondo dell’associazionismo antifascista, nel mondo del lavoro, del sindacato e di tutte le Associazioni Democratiche italiane! A me Zaccaria Verucci, partigiano, questa grande forza e questo immenso credo, me le hanno dati i miei compagni caduti in guerra, nelle azioni dei gruppi partigiani o durante gli anni che abbiamo passato insieme dopo la guerra. Per tenerne viva la memoria, spero che un posto per loro, possa continuare ad essere ancora anche nel vostro cuore!

- Zaccaria Verucci


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TOLKIEN L’ANTINAZISTA

8 febbraio 2011 1 commento

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Tolkien era stato tra quei filologi che avevano liberato dalle scorie del tempo lo spirito eroico nordico come genuino elemento poetico espresso dall’antica letteratura scandinava e anglosassone. Ma aveva anche visto quella riscoperta venire accolta da forze determinate a fondare un nuovo germanesimo, pronte a metterla al servizio di un ideale abominevole. L’idiosincrasia di Tolkien per i nazisti non nasceva infatti soltanto dalla sua evidente avversione nei confronti del razzismo, del militarismo e del totalitarismo, ma aveva anche un movente più intimo, espresso a chiare lettere in uno scritto privato dei primi anni Quaranta:

«Comunque in questa guerra io ho un bruciante risentimento privato, che mi renderebbe a 49 anni un soldato migliore di quanto non fossi a 22, contro quel dannato piccolo ignorante di Adolf Hitler [...]. Sta rovinando, pervertendo, distruggendo, e rendendo per sempre maledetto quel nobile spirito nordico, supremo contributo all’Europa, che io ho sempre amato, e cercato di presentare in una giusta luce.»

Il professore di Oxford non perdonò mai ai nazisti di essersi impossessati di ciò che più amava – la filologia germanica, l’epos nordico – e averlo trasformato in mito tecnicizzato a uso e consumo del suprematismo tedesco. Il Ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm rappresenta la critica radicale a uno dei pilastri culturali di quel neopaganesimo “eroico” emerso nella storia contemporanea e capace di segnarla indelebilmente. Una critica messa in campo con le armi del mestiere: la poesia e l’esercizio della filologia. Tuttavia fu solo attraverso la prosa e l’arte subcreativa – per usare un termine a lui caro – che Tolkien riuscì a spingersi oltre la dicotomia etica a cui era approdato.
Tolkien infatti era anche un grande narratore e rispose alla sfida dell’epoca più oscura partorendo un inedito eroe letterario. Un essere apparentemente innocuo e mite, con piedi grossi e villosi che non avrebbero mai potuto calzare stivali di cuoio per marciare a passo di parata verso gli orrori del XX secolo. In principio il piccoletto si sarebbe scavato la tana in un angolo nascosto della Terra di Mezzo. Via via, un po’ per volere e un po’ per forza, ne avrebbe guadagnato il centro, finendo per reggere su di sé i destini del mondo. Finché un giorno, dopo mille peripezie, avrebbe potuto dire: “Sono tornato”.
E’ tempo che anche il suo creatore venga restituito a se stesso.

Dalla prefazione della nuova edizione del testo di J.R.R. Tolkien “Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm” (Bompiani) a cura di Wu Ming 4.

BLACK PANTHER PARTY

5 febbraio 2011 Nessun commento

Organizzazione politica o gang criminale?
Terroristi o Soldati politici?
Paradossalmente è possibile leggere la storia delle Pantere Nere in un modo o nell’altro, modificando la prospettiva con cui si guarda alle fonti: rapporti di polizia vs letteratura di movimento, giornali conservatori vs controinformazione.
Nate nel 1966, le Pantere divennero la più nota organizzazione rivoluzionaria degli afroamericani negli USA, un mito vero e proprio. La primigenia sezione di Oakland rappresentò il proverbiale cerino pronto ad incendiare le sterminate praterie stelle e strisce e, nel giro di pochi anni, l’organizzazione si stutturò attraverso decine di chapters dislocati in ogni parte del mondo.
Un’Avanguardia militante, un fiero cuneo nero, conficcato nel ventre molle dell’indolente America, panciona e razzista. In breve, le Pantere cominciarono ad essere considerate dal Potere costituito alla stregua di una minaccia da estirpare “con ogni mezzo necessario”.
Tutto in loro sembrava eccessivo: armati, troppo giovani, troppo arroganti, troppo determinati, troppo riconoscibili.
Il Mito delle Pantere, il loro “Ethos” militante, hanno catturato l’immaginario di svariate generazione di ribelli in epoche e contesti geografici diversi, dagli anni ’60 del secolo scorso fino a giorni nostri.

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Non sono state sufficienti Repressione polizesca, da un lato, e tentativi postumi di trasformazione dell’esperienza in innocua icona Pop, ad opera della cultura liberal (bianca) della parte “benpensante” d’America, dall’altro, a cancellare dalla memoria il piglio guerriero e rivoluzionario delle Pantere.
Tra le fila degli Antagonisti, negli avamposti degli avversari irriducibili della società divisa in classi e razze, il Mito delle Pantere continua, tutt’ora, a riverberarsi.

Nella foto (del 2010), il feretro di un giovane militante ucciso dalla polizia viene salutato col pugno chiuso dai compagni del New Black Panther Party nel South Carolina.

un nemico, un fronte, una lotta!

29 gennaio 2011 Nessun commento

sciopero-generaleTante le manifestazioni che hanno attraversato il paese quest’oggi, al di fuori di Torino, che era simbolicamente la piazza politicamente significativa, vista la vertenza e lo scontro in atto attorno Mirafiori. In tante città si sono svolti cortei partecipati e presidi simbolici, nella necessità di dar prova di un impegno e di una solidarietà/appoggio nazionale.

Le manifestazioni, in particolare, si svolgono dove ci sono stabilimenti del gruppo Fiat (Torino, Cassino, Pomigliano, Termini Imerese, Melfi e Lanciano) e di aziende in cui sono in corso lotte per difendere i posti di lavoro. Molto alta la partecipazione nello stabilimento Fiat di Cassino, dove mai era successo che uno sciopero della sola Fiom ottenesse un’adesione del 70%. Nello stabilimento frusinate del Lingotto lavorano quasi 4.500 operai. Le piazze di tutta Italia sono state luogo di unità tra operai, studenti e realtà politiche e sociali, tutti unti sotto l’insegna del no al metodo Marchionne e Gelmini e alla richiesta di Sciopero Generale.

Torino: Migliaia di lavoratori partecipano al corteo della Fiom aTorino, partito alle 9 dalla stazione di Porta Susa. Quaranta pullman sonoarrivati da tutto il Piemonte. Aprono la manifestazione gli striscioni «Mirafiori, l’accordo della vergogna». Tra le presenze significative quelle dei lavoratori della Bertone, della De Tomaso, della Powertrain. In corteo anche le realtà autorganizzate, i No Tav, gli studenti delle scuole e dell’università, i sindacati di base. Negli interventi finali, la piazza ha lanciato più volte, sommergendo la Cgil quando parlava, la richiesta di “sciopero generale subito”!

Pomigliano: Nella provincia di Napoli si è tenuto un corteo della Fiom, vista la valenza che il centro Fiat è andato ad assumere dal referendum in poi, a Pomigliano, a Torino e altrove.Cassino. Anche dal Lazio è arrivato forte e deciso l’impegno e l’appello per lo “sciopero generale subito”, attraverso un corteo di 7mila persone e la presa di parola della piazza. Un gruppo di operai ha occupato la stazione ferroviaria in solidarietà con gli studenti bloccati da Trenitalia a Colleferro, che a loro volta hanno occupato la viabilità ferroviaria per far pressione per la ripartenza. La Cgil ha sbloccato la situazione.
Ancona: Una grande fotografia del segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, e di quello della Uil, Luigi Angeletti, con la scritta ”Servi!” e ”Le mosche del capitale” hanno aperto il corteo a cui hanno partecipato tute blu arrivate da tutte le Marche. Manifestazione che si è diretta verso il porto, nella “zona rossa”, bloccandolo!
Genova: In migliaia hanno partecipato al corteo, manifestanti che si è contraddistinto per diverse azioni lungo il percorso: lancio di oggetti e cassonetti in fiamme davanti la sede di Confindustria, sacchetti di immondizia contro libreria di estrema destra.
Melfi: Presidio sotto la pioggia in un altro dei centri nevralgici dell’attacco Fiat, presenza davanti lo stabilimento di Melfi.
Termini: 8mila persone hanno attraversato la manifestazione regionale della Fiom, in un altro dei punti caldi della protesta Fiom.
Milano: Davanti la sede della blindatissima Assolombarda gli studenti hanno lanciato peterdi e fumogeni, sanzionando poi la sede Edison, diversi istituti scolastici privati, una sede dell’Università Cattolica ed una sede della Uil. Partecipati i due spezzoni della manifestazione, uno della Fiom e l’altro studentesco.
Firenze: Diverse migliaia di persone ha partecipato al corteo.
Roma: Studenti medi e Cobas sono partiti da piazza della Repubblica per il corteo romano nel giorno dello sciopero metalmeccanico.
Cagliari: Sotto la pioggia 3mila persone hanno partecipato alla manifestazione regionale.

fonte: infoaut

Inseriamo il comunicato della Sapienza al riguardo del treno da Roma diretto a Cassino bloccato a Colleferro: www.ateneinrivolta.org/rivolta/sapienza-comunicato..
Seguono foto del corteo a Cassino

MARIO LIBERO – LIBERI TUTTI

21 gennaio 2011 Nessun commento

Durante la prima udienza per il Processo contro 5 delle 26 persone rinviate a giudizio tra i fermati del 14 dicembre a Roma, il Tribunale di Roma ha confermato le misure di restrizione della libertà per tutti gli imputati. Mario continua ad essere costretto agli arresti domiciliari senza poter vedere nessuno, se non i genitori, né comunicare con l’esterno. Lo studente di 16 anni (giudicato l’altro giorno al tribunale minorile) rimarrà ai domiciliari fino a giugno e l’unica concessione è stata il poter andare a scuola la mattina. Agli altri è rimasto l’obbligo di firma 2 volte al giorno.

Non è stata concessa nessuna attenuante alle restrizioni, adducendo come motivazione il “clima di tensione sociale”: una chiara scelta politica da parte dei magistrati nei confronti di chi si ribella alla crisi che i padroni vogliono imporre e all’offensiva del governo Berlusconi.

Il comune di Roma si costituisce parte civile contro tutte quelle persone che hanno nei capi di imputazione il “danneggiamento”. Una decisione chiaramente intimidatoria del fascista Alemanno, che è tanto bravo nel dare i numeri, quanto incapace nel considerare le questioni sociali della città, ormai ridotta ad una discarica dopo di due anni di sua amministrazione.

I magistrati hanno dimostrato di essere rimasti fortemente intimoriti dalle sparate dei vari Alemanno, La Russa e Gasparri e dagli atti intimidatori del governo tramite il Ministro Alfano che, dopo le udienze di convalida degli arresti, ha inviato gli ispettori del ministero, per far capire che aria tirava per chi non seguisse il volere del capo.

Il 14 Dicembre c’è stata una sacrosanta esplosione di rabbia popolare, un tumulto contro uno stato e una classe politica marcia e corrotta, che ha continuato a mostrare il suo vero volto dentro al parlamento tramite la compravendita dei parlamentari a vantaggio della maggioranza per superare la mozione di sfiducia al governo.

Quel giorno a Roma è scesa in piazza una parte di quell’Italia vessata e offesa da anni di Berlusconi e di politiche neoliberiste sottomesse agli interessi degli industriali e degli speculatori; quell’Italia con cui il governo non parla, non tratta, non media: esperienze di lotta che il governo non ascolta, ma che gestisce esclusivamente attraverso la repressione.

I terremotati dell’Aquila, i dannati della monnezza di Terzigno, le tante altre lotte del territorio contro le nocività e le speculazioni, gli studenti e i ricercatori dell’Università e i lavoratori di tutto il mondo della scuola da anni in lotta contro i tagli, i senza casa e senza lavoro, gli occupanti di casa e dei centri sociali, le persone migranti che non cedono al ricatto dello sfruttamento e si ribellano fuori e dentro i CIE per non essere internate e deportate, i metalmeccanici a cui Marchionne e confindustria stanno imponendo il ricatto del lavorare come schiavi o la chiusura degli stabilimenti, un’intera generazione precaria a cui è negata qualsiasi prospettiva di presente e di futuro: nei loro confronti, nei giorni e nei mesi scorsi, l’unica risposta è stata quella dei manganelli e delle denunce giudiziarie.

Il 14 Dicembre è stato un giorno di rivolta popolare e malgrado i tentativi di criminalizzazione, le sparate dei giornalisti e le becere analisi sociologiche, i movimenti e tutti quei singoli che vogliono lottare non hanno ceduto alla logica “buoni e cattivi”, ma hanno rivendicato quella forza espressa nelle strade come loro rabbia e loro dignità, come rabbia e dignità di ciascuno di noi. Quella rivolta ha fatto scrollare di dosso la paura che stato e capitale vogliono imporre e restituisce la consapevolezza che l’unica fiducia che si può avere è quella nei propri mezzi.

Sosteniamo e solidarizziamo con tutti gli arrestati, tutti i rastrellati, tutti i denunciati di quella giornata e delle lotte sociali di questi mesi.

Mario Libero – tutti Liberi
LUNEDI’ 24 GENNAIO ORE 9:30 PRESIDIO A PIAZZALE CLODIO DAVANTI AL TRIBUNALE

Владимир Ильич Ленин

10 gennaio 2011 Nessun commento

natale con i tuoi capodanno con n’oi!

28 dicembre 2010 Nessun commento

skapodanno2011

NESSUNA FIDUCIA PER IL VOSTRO SISTEMA

15 dicembre 2010 Nessun commento

nocrisi

La giornata di ieri ci consegna alcune indicazioni di fondo rispetto alla forza del movimento degli studenti e la sua capacità di rispondere alla crisi che ci avvolge. Oggi, davvero, “noi la crisi non la paghiamo” si fa programma tradotto in atto.

Ancora una volta, bisogna fare qualche fermo immagine per raccontare la giornata di lotta di questo ben-venuto 14 dicembre romano.
Da un lato le rissette in aula dei parlamentari, un po’ papponi, un po’ venduti al soldo infame; dall’altro una piazza che ben conosce la distanza tra la rappresentazione di Tg e quotidiani e la nuda realtà.
Da un lato chi dice che la crisi ce la stiamo lasciando alle spalle e che può continuare a governare perché ha dietro un “governo saldissimo”; dall’altro chi vede di fronte a sé un futuro nero senza prospettive e i primi effetti di tagli che atterreranno ogni possibilità di futura mobilità sociale.
La sfiducia a Berlusconi non c’è stata nei palazzi del potere ma la si è conquistata nelle strade e nelle piazze di Roma. Il governo “saldo e fermo” dovrà fare i conti – da domani – con queste soggettività e le loro insorgenze a venire.

Londra chiama, Roma risponde!
Neanche una settimana fa era l’auto dei reali a incrociare – per sbaglio, come un errore di sistema – uno dei tanti sciami che attraversavano le strade della capitale inglese. Oggi qualche auto blu in uscita da Montecitorio ha faticato ha portare a casa il politico di turno.
E così, col passare delle ore, le diatribe auto-referenziali dei parlamentari hanno lasciato spazio alla materialità di un reale che oggi ha fatto la sua irruzione sulla scena politico-mediatica, con tutta le sue asprezze e le salutari paure per chi sta lassù in alto.
(da infoaut)

Esprimiamo la nostra piena solidarietà a tutti i manifestanti fermati, e in particolar modo al ragazzo col giubbetto beige accusato da media e social network di essere un infiltrato.

PER UNA SFIDUCIA DAL BASSO

12 dicembre 2010 Nessun commento

14novembre