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Archivio per la categoria ‘Antifascismo’

GRANDE E’ LA CONFUSIONE SOTTO AL CIELO…

17 ottobre 2011 12 commenti

Sabato abbiamo sfilato vedendo gli “indignati” di partito dare dei fascisti agli antifascisti. Avevano con loro le immancabili bandiere arcobaleno della “pace”, bandiere che si sono ben guardati dallo sventolare e portare in piazza pochi mesi fa, quando il nostro Paese ha partecipato attivamente ai criminali bombardamenti su obiettivi civili di un altro paese: la Libia. Abbiamo ascoltato il loro capo parlare in nome di un movimento del quale non farà, con buona sua pace, mai parte.

Dobbiamo forse ricordare a tutti la condotta ambigua e da “infiltrati” di Vendola e della sua Sel, degli Ezio Mauro e di varie testate come la Repubblica, su temi come l’acqua bene pubblico e comune, sulla guerra in Libia, sulla TAV, sulla precarietà? Potremmo andare avanti a lungo…

Oggi ci tocca leggere sull’Unità, da cui una volta per tutte, in un sussulto di dignità, si dovrebbe avere la decenza di togliere il nome del fondatore in rispetto ad una figura di ben altro spessore rispetto al giornalismo odierno, che le “tre frecce” antifasciste sono il logo di un network d’estrema destra…

Dietro le “tre frecce”, sabato, hanno sfilato qualche migliaio di militanti antifascisti, soprattutto giovanissimi, che hanno scandito slogan lungo tutto il corteo contro crisi e palazzo, banche e finanza, politicanti e giornalisti d’accatto, e che sarebbero arrivati in piazza san giovanni con le altre decine di migliaia di persone se all’altezza di via Labicana non fossero stati travolti da un “carosello” di volanti della polizia che a circa 80 kmh ha di fatto travolto i manifestanti e spezzato in due il corteo. Ovviamente non vedremo mai foto e articoli con titoli ad effetto su questa vicenda palesatasi in una zona dove non stava avvenendo alcun incidente.

Siamo noi gli indignati dagli “indignados” dei partiti della Sinistra liberale, liberista, ipocrita e moralista.

Questi signori, infatti, una volta deposto Berlusconi quale cambiamento epocale sono disposti ad offrirci? Una politica di maggiore attinenza a quanto stabilito dai centri economici-finanziari di Bruxelles? Cioè maggiore genuflessione ai vampiri dell’alta finanza, all’imperialismo economico delle banche targate UE? Ma non erano questi gli unici responsabili, nell’assordante silenzio di una politica ridotta a comitato d’affari, della crisi che stiamo subendo?

E’ vero, nel corteo, e non lo neghiamo, sono stati compiuti atti di teppismo puerile, gesti irrazionali da frustrati, ma di fronte alla piaga sociale di una generazione cui è negato il lavoro, la casa, un futuro, cioè diritti e bisogni essenziali,il problema, per media, opinionisti d’accatto e pennivendoli, può inevitabilmente e puntualmente ridursi a fiumi d’inchiostro e parole sull’operato di qualche ragazzino che, evidentemente, non ha altro mezzo per esprimersi?

Se la giornata di sabato ci ha insegnato qualcosa, è che questo Paese ha bisogno di un soggetto politico forte che sia ingrado di chiudere i conti con le caste politiche di ogni colore, porre al centro del suo agire le parole d’ordine della Giustizia Sociale, della Sovranità nazionale e dell’Indipendenza.

Al giornalista dell’Unità chiediamo maggiore attenzione ricordandogli di pesare bene le parole, perchè ogni parola ha un peso.

Un nemico, un fronte, una lotta!

FOTO 15 OTTOBRE

15 ottobre 2011 Nessun commento

IL PETARDO DELL’ADUNATA

10 ottobre 2011 1 commento

La RASH Roma pubblica il seguente documento, al quale partecipa attivamente assieme ad altre realtà; promuove l’elaborazione teorica e il dibattito e invita le realtà militanti a portare il loro contributo.

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UN NEMICO, UN FRONTE, UNA LOTTA!

9 ottobre 2011 Nessun commento

Sabato 15 ottobre 2011, da Lisbona ad Atene: Popoli d’Europa insorgete per risorgere!

Mentre la congiura di palazzo si avvicina e nuove maggioranze trasformiste si apprestano a sostituire l’ormai inservibile Berlusconi, nel nome di una maggiore concordia ai diktat della finanza, delle banche e dell’EU, il Popolo scenderà in piazza a Roma sabato 15.

Noi ci saremo, consapevoli che il nostro nemico non porta il nome di un politico piuttosto che un altro: il nostro nemico si chiama capitalismo.

Consapevoli che la nostra lotta è ben altro dalla vittoria elettorale di una coalizione piuttosto che un’altra.

Il fronte neoliberista -Destra e Sinistra- è il solo responsabile della crisi attuale, il solo responsabile del furto dei diritti, della dignità, dei salari, del futuro.

Sabato 15, saremo in piazza dietro il vessillo delle Tre Frecce:
contro UE, dittatura delle banche, vampiri della finanza e imperialismo guerrafondaio per la Sovranità, l’Indipendenza e la Libertà dei Popoli.

Con noi!
Un Nemico! Un Fronte! Una Lotta!

Ore 11 concentramento via dei Volsci (San Lorenzo)
Ore 13 concentramento piazza Esedra

IL GENERALE GIÁP COMPIE CENTO ANNI

25 agosto 2011 Nessun commento

Articolo preso da: www.carmillaonline.com
di Franco Ricciardiello

Il 25 agosto 2011 il mitico generale Giáp, l’uomo che ha scritto la parola fine al colonialismo francese in Asia e umiliato sul campo di battaglia gli Stati Uniti, raggiunge il rispettabile traguardo di un secolo di vita. Protagonista indiscusso del movimento di liberazione coloniale che cambia la geografia mondiale nella seconda metà del secolo scorso, Giáp è ancora qui fra noi come testimonianza vivente di quella lunga stagione di riscatto.
Võ Nguyên Giáp nasce da una famiglia di piccoli proprietari terrieri in un villaggio del comune di Lộcthủy, provincia di Quảngbình, secondo la maggior parte delle fonti occidentali nel 1911, secondo altre nel 1912 (in Việtnam il suo genetliaco è stato festeggiato ufficialmente nel 2010). A 14 anni Giáp trova impiego come fattorino nella Compagnie d’Électricité di Hảiphòng, un sensibile miglioramento sociale rispetto alla situazione dei genitori. A sedici anni entra nel prestigioso Quốc Học, il liceo francese di Huế, che al tempo è la capitale imperiale del Việtnam colonia della Francia.

Viene espulso da scuola dopo avere organizzato uno sciopero studentesco per conto del Tân Việt Cách Mạng Đảng (nuovo partito riformista vietnamita). Secondo alcune fonti si trasferisce al liceo Albert Sarraut di Hànội (circostanza che Giáp nega), in una classe insieme a Bảo Đại, ultimo imperatore (fantoccio) del Việtnam, e al futuro primo ministro Phạm Văn Đồng (anche quest’ultimo nega). Nel 1930 Giáp è arrestato e condannato a due anni di prigione, dei quali sconta 13 mesi. L’anno seguente si iscrive al Partito comunista e nel 1933 entra nell’università di Hànội, dove si laurea in economia politica e diritto.
Sono gli anni in cui in Francia il Front populaire, una coalizione di partiti di sinistra, vince le elezioni e forma il governo: Giáp insegna Storia, fonda la rivista socialista Hồn trẻ tập mới (“Nuova anima della Gioventù”), e si sposa. Nel 1939, a seguito del patto tra Hitler e Stalin, la Francia mette fuori legge il Partito comunista; Giáp fugge in Cina dove conosce il leader storico dell’indipendentismo vietnamita, Hồ Chí Minh. Durante l’esilio di Giáp il padre e la sorella, la cognata e la moglie sono arrestati, torturati e giustiziati. La figlia di pochi anni muore in prigione, probabilmente per mancanza di cure.
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OMICIDIO DI STATO NELLA TERRA DELLA LIBERTA’

23 agosto 2011 Nessun commento

23 agosto 1927:
In memoria di Bartolomeo Sacco e Nicola Vanzetti
uccisi perchè italiani e anarchici.

Uns binden die Opfer im Kampf vor dem Feind

18 agosto 2011 Nessun commento

thalmann18 agosto 1944: viene assassinato, nel lager di Buchenwald, il nemico pubblico n.1 del nazismo: Ernst Thalmann.

Due colpi di pistola sparati alla nuca da sicari (SS) inviati appositamente da Hitler. Da più di 11 undici anni, Thalmann era prigioniero del Regime. Dalla sua infinita detenzione scrisse:
“Si può stimare, nel suo giusto valore, la statura d’un uomo politico giudicandolo non soltanto in base a quello che ha fatto, ma anche a quello che voleva fare. Chi vuole dirigere il corso della storia, aprire nuove strade alla sua epoca, condurre il suo popolo verso un avvenire migliore, chi si sente una vocazione del genere e si pone per obiettivo quello di accendere i cuori degli altri con la sua fiamma interiore, costui getta una sfida al mondo dell’incomprensione, della negazione, al mondo ostile. Solo la lotta infatti ha un senso nella vita!”

Nato nel 1866, le sue credenziali di appartenenza alla classe operaia erano indiscusse, aveva fatto vari lavori precari, compreso l’operaio in una fabbrica di farina di pesce e il manovale in una lavanderia, per essere quindi precettato dall’esercito e inviato a combattere sul fronte occidentale durante la grande guerra. Socialdemocratico di sinistra, nel 1919 venne eletto al parlamento di Amburgo e nel 1922 entro nel partito comunista quale membro del Comitato centrale nazionale. In tutto questo periodo continuò a fare lavori manovali in settori molto pesanti come la demolizione navale.

Privo di istruzione, grande e grosso, e sovversivo per natura, Thalmann incarnava l’ideale comunista di operaio rivoluzionario: era l’esatto contrario di un intellettuale, i suoi discorsi erano passionali piuttosto che precisamente argomentati ma chi lo ascoltava leggeva in questo una dimostrazione di onestà e sincerità. Dato il suo ruolo ufficiale di leader comunista, era spesso costretto a indossare giacca e cravatta ma divenne un tratto tipico dei suoi comizi il fatto che, a un certo punto, se li togliesse, tra l’entusiasmo dei presenti, per ridiventare un semplice operaio.
Il suo odio per generali e padroni era palpabile, la sua sfiducia nei socialdemocratici altrettanto palese.

Nel 1924, divenne capo della neonata “Lega dei combattenti rossi di prima linea”, l’anno successivo, leader indiscusso del partito comunista. Nel 1928, marciò su Berlino alla testa di 100 mila “soldati rossi”, qui, tenne un importante discorso alla gioventù tedesca per un’imminente azione rivoluzionaria.

GUERRA E FRONTE INTERNO:
scacco matto alla coscienza critica del cittadino in dieci sempilici mosse

31 luglio 2011 Nessun commento

Il decalogo di Noam Chomsky sulla manipolazione mediatica:

1. La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione, che consiste nel distogliere l’attenzione pubblica dai problemi importanti e dai cambiamenti determinati dalle élite politiche ed economiche, mediante la tecnica del diluvio, inondazione di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire che l’interesse pubblico si concentri sulle conoscenze essenziali riguardanti la scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. “Mantenere l’attenzione del pubblico deviata dai reali problemi sociali, accattivandola con temi senza un’importanza reale. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare; di nuovo in fattoria con gli altri animali (citazione dal testo Silent weapons for quiet wars – Armi silenziose per guerre tranquille).

2. Creare problemi e successivamente offrirne le soluzioni
Questo metodo è anche chiamato “problema-reazione-soluzione”.​ Si crea un problema, una “situazione” che preveda una reazione nel pubblico, affinché questo diventi il richiedente stesso dei dispositivi che si vuole far accettare. Per esempio: lasciare che si svolga e intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare sanguinosi attentati, in modo che il pubblico richieda leggi sulla sicurezza e politiche a scapito della libertà. Oppure: creare una crisi economica per accettare come un male necessario l’arretramento dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3. La strategia della gradualità
Per fare in modo che si accetti una notizia inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per anni consecutivi. Questo è il modo con cui condizioni socio-economiche radicalmente nuove (neoliberismo) sono state imposte negli anni 80 e 90: lo stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantiscono un reddito dignitoso, sono tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione, se fossero stati applicati tutti in una sola volta.
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Affinché la Storia insegni

30 luglio 2011 Nessun commento

sciopero_legalitario30 luglio 1922: ha inizio la “Caporetto” dell’antifascismo italiano.
Voluto dai politici di sinistra e dai capi del sindacato, comincia, a decorrere del mattino seguente, il cosiddetto “sciopero legalitario“, uno sciopero generale di protesta contro le violenze fasciste, che già dal nome, secondo i suoi organizzatori, aveva l’obiettivo di appellarsi alla difesa del concetto astratto di “legalità”.
Ma chi erano i referenti di questa invocazione d’aiuto? Il Governo? La Magistratura? La Polizia? Su tutte queste forze pesava evidente la colpa di aver tutelato, protetto, se non adirittura avallato e promosso, le violenze fasciste nei mesi precedenti. La condotta, incerta ed esitante, dei vertici politici e sindacali della Sinistra aveva impedito una resistenza energica allo sviluppo dello squardismo ed ora, addirittura, gli porgeva su un piatto d’argento il tassello finale per la vittoria definitiva.
Lo sciopero andò male, privo di una chiara prospettiva, spaventò l’opinione pubblica che più che alla legalità temette un ritorno al clima parainsurrezionale del “biennio rosso”. I fascisti agirono da crumiri, sostituirono al lavoro gli scioperanti e si presentarono come i tutori dell’ordine e della pace sociale. Le spedizioni punitive si moltiplicarono, col benevolo placet delle autorità, l’abbaglio della “legalità” sarebbe risultato fatale ai capi del sindacato. Diversi bastioni rossi della penisola, come Civitavecchia (che fino ad allora aveva resistito eroicamente), caddero nelle mani degli squadristi e fu loro spianata la strada per una futura azione contro la capitale.
Esattamente un anno prima, agosto ’21, firmando il cosiddetto “patto di pacificazione”, il partito socialista aveva rinunciato all’autodifesa sconfessando l’azione degli Arditi del Popolo. 12 mesi dopo, ancora si cullava nell’illusione di un ritorno alla “legalità”. Sola resistette Parma:
Fu Parma a salvare, allora, l’onore del proletariato italiano… Parma con il successo della sua resistenza, dovuto alla partecipazione unitaria di tutte le componenti del movimento operaio e popolare, costituì un luminoso punto di riferimento per la lotta contro il fascismo“.