Presentazione del libro di Valerio Gentili
“La legione romana degli Arditi del Popolo”
Sabato 21 novembre 2009, ore 17,00
Casa del Popolo di Trionfale, p.le degli Eroi 9.
Gli Arditi del Popolo marciano militarmente a squadre. Il primo battaglione è quello di Porta Pia-Salaria, segue il Tiburtino, poi il battaglione Trionfale e ancora i battaglioni Trastevere, Testaccio, Ponte, Popolo, Prati, Borgo, Santa Croce, Celio e San Giovanni. Il Direttorio nazionale è al completo così pure il Direttorio romano. Imponente è il battaglione Trionfale formato quasi completamente da fornaciai, di quei forti lavoratori che sono stati tra i più provati durante le cinque giornate e con coraggio indomito e con esemplare spirito di sacrificio, hanno saputo meravigliosamente fiaccare la prepotenza fascista. Visi bronzei, spalle quadrate, uomini d’acciaio animati da una fede ardente, dominati da una decisa, formidabile volontà di vittoria [...]
Tratto da ”Tutto il popolo di Roma per le vittime del Fascismo“, “L’Avanti!”, ed. romana, 19 novembre 1921
PROMUOVONO: Patria Socialista, Casa del Popolo di Trionfale
Sabato 7 novembre 2009:
ore 17,00 – Sally Brown, via degli Etruschi 3a:
Dibattito con la partecipazione di Carlo Fredduzzi (giornalista esperto di storia sovietica). A seguire aperitivo russo
ore 22,00 – Spazio Sociale 26, via dei Volsci 26:
Festeggiamenti.
Sul finire di ottobre di quasi un secolo fa pattuglie d’avanguardia di soldati e operai, a Mosca e Pietrogrado, davano l’assalto ai cadenti fortilizi del vecchio ordine, postzarista e neodemocratico, liberando verso l’alto le energie giovani e creative della parte più avanzata della società. Armato di fede e volontà l’esercito di popolo (comunisti, anarchici, socialisti) cambiavano per sempre il corso della storia, infondendo coraggio e determinazione alla lotta degli oppressi e dei lavoratori in ogni parte del mondo.
Senza voler tessere lodi acritiche di un uomo o di un partito, senza fini agiografici fuori tempo massimo, ma con pervicace spirito critico e autocritico che si misuri coi limiti storici dell’utopia, intendiamo affrontare ciò che resta in una società che sembra essere la negazione ontologica dell’ardimento e della volontà, di quel meraviglioso spirito rivoluzionario.
RASH Roma e Patria Socialista
Non mi uccise la morte
ma due guardie bigotte
mi cercarono l’anima
a forza di botte
La morte di Stefano, ragazzo di 31 anni, è l’ennesima dimostrazione della deriva di uno stato autoritario in ogni sua azione. E questo ci preme ribadire con forza fin da subito. Perchè 20grammi di fumo non sono prova di reato, ma anche perchè la vita delle merde che hanno stroncato l’esistenza di Stefano non vale un grammo davanti i nostri occhi. L’arresto e le torture, il ricovero e l’allontanamento forzato dalla famiglia in cerca di notizie. La storia surreale che si consuma nella capitale è la cartina di tornasole di un sistema securitario armato per uccidere, per reprimere, per scoraggiare. La sicurezza sbandierata da ogni scranno parlamentare, eccola. La sicurezza di essere pedine in mano ad infami sempre pronti a fare i leoni protetti da ombra, silenzio e cameratismo spicciolo. La loro sicurezza, quella che uccide. Per farci sentire sempre più sicuri. Sicuri, da morire.
STEFANO VIVE
SOLIDARIETA’ ALLA FAMIGLIA CUCCHI
30 – 31 ottobre, L.O.A. Acrobax, via della Vasca Navale 6, Roma.
Anche questo anno la RASH Roma partecipa all’organizzazione dell’Aò the Festival; suoneranno 20 gruppi provenienti da tutta Italia (vedi locandine) presso l’ex cinodromo della capitale, il quale sarà sicuramente più accogliente del luogo di svolgimento dello scorso festival (sia per il pubblico che per gli organizzatori).
A distanza di 8 anni dal G8 genovese, dalle aule dei tribunali arriva il primo verdetto: 11 persone pagheranno caro per tutto quello che è successo e sono state condannate in appello a 100 anni di carcere complessivi. Lo stato si assolve ed assolve la polizia, i carabinieri, e tutti i reparti speciali che parteciparono a quei 3 giorni. Non ci sono responsabili per la sospensione dei diritti, per le cariche ed i pestaggi in piazza, per le torture le vessazioni all’interno della caserma di Bolzaneto come per i pestaggi e gli arresti ingiustificati all’interno della scuola Diaz, le false testimonianze, le molotov inventate o fatte ritrovare, fino all’omicidio di Carlo Giuliani.
L’altro verdetto è che danneggiare delle vetrine, resistere a cariche indiscriminate e tentare una difesa legittima oggi può costarvi un’accusa di devastazione e saccheggio, tra i 7 ed i 15 anni di carcere: esprimere la propria radicalità diventa più pericoloso che commettere un omicidio.
8 anni dopo provano a mettere una pietra tombale sulle giornate di Genova, sulla nostra storia, seppellendo 11 attivisti tra le mura di un carcere.
Impedire che accada tutto questo è doveroso, ora piu’ che mai.
NON ESISTONO BUONI E CATTIVI
NON LASCIAMOLI SOLI
La memoria è un ingranaggio collettivo
Il clima di quello scorcio di settembre del 1977 era a Roma molto teso. Le azioni fasciste contro i militanti della sinistra si susseguono a ritmo serrato. Il 27 due studenti sono feriti a colpi di arma da fuoco all’EUR e la sera del 29 Elena Pacinelli, 19 anni, è colpita da tre proiettili in piazza Igea, luogo di ritrovo dei giovani del movimento. Per venerdì 30 viene organizzato un volantinaggio di protesta nel quartiere della Balduina. In viale medaglie d’oro i compagni di Elena, dopo aver subito un’aggressione con sassi e bottiglie partita dalla vicina sede del MSI, vedono un blindato della polizia avanzare lentamente verso di loro, seguito da un gruppo di fascisti che lo utilizza come scudo. Tra costoro c’è anche Andrea Insabato, autore nel 2000 di un attentato contro “Il Manifesto”. Dopo aver fatto fuoco contro i giovani di sinistra i missini arretrano, mentre gli agenti si scagliano su chi tenta di soccorrere Walter Rossi, 20 anni, militante di Lotta Continua colpito alla nuca. Proseguendo la corsa, il proiettile ferirà lievemente un benzinaio. Walter arriverà privo di vita in ospedale. Cortei e manifestazioni percorrono l’Italia nei giorni successivi, mentre sedi e ritrovi dei fascisti vengono devastati e dati alle fiamme. Durante i funerali 100 mila persone salutano Walter con le note dell’Internazionale.
Nessun provvedimento sarà preso nei confronti dei poliziotti presenti: 10 nel furgone blindato, 3 in una volante vicina e due o tre in borghese che si muovevano a piedi, secondo quanto dichiarato dal dirigente, dott. Falvella. Il fermo dei missini avverrà solo 1 ora e un quarto dopo gli spari. I 15 arrestati, tra i quali Riccardo Bragaglia, risultato positivo al guanto di paraffina, saranno ben presto scarcerati e prosciolti dall’accusa di omicidio volontario e tentato omicidio, e in seguito da quella di rissa aggravata, contestata anche a quattro compagni di Walter. Il missino Enrico Lenaz, arrestato il 4 ottobre, tornerà libero dopo pochi giorni. Nel 1981 alcuni pentiti indicarono nei fratelli Fioravanti e in Alibrandi i possibili assassini. Cristiano Fioravanti, arrestato per appartenenza ai Nar, ammise di essere stato presente ai fatti armato di una pistola, a suo dire difettosa, fornitagli da Massimo Sparti. Attribuì ad Alessandro Alibrandi il colpo mortale e a Fernando Bardi la detenzione dell’arma omicida. In seguito alla morte di Alibrandi in uno scontro a fuoco con la polizia il procedimento penale fu archiviato. Fioravanti venne condannato a nove mesi e 200 mila lire di multa solo per i reati concernenti le armi.
La vicenda giudiziaria si è definitivamente chiusa nel 2001 con l’incriminazione di tre compagni di Walter per falsa testimonianza e il non luogo a procedere, per non aver commesso il fatto, nei confronti di Cristiano Fioravanti, che ora vive libero, sotto altro nome, protetto dallo stato.
Appuntamento a Roma, Mercoledì 30 settembre 2009 alle ore 17 a Piazzale degli Eroi per ricordare Walter Rossi. Ore 18 un fiore alla lapide di Walter Rossi.