LA RESISTENZA CONTINUA

Spesso, da una certa Sinistra, si guarda a questa ed a iniziative simili con troppa sufficienza, viene messa in dubbio la necessità e l’urgenza di una marcia commemorativa e ciò accade perché si approccia alla Resistenza come ad una sorta di reperto fossile. Eppure, mai come oggi abbiamo la dimostrazione di quanto quella “lontana” lezione sia attuale e di come la missione degli antifascisti che noi ricordiamo -gli antifascisti dell’Azione- sia ancora incompiuta.
Noi, la Resistenza la celebriamo a qualche giorno di distanza dalla fatidica data del 25 aprile e volontariamente poiché purtroppo questa giornata, con maggiore frequenza, diventa ostaggio della retorica istituzionale: qui, l’antifascismo viene annacquato trasformandosi in generico “antitotalitarismo”, i partigiani comunisti -un corpo estraneo alla vulgata liberale, liberista ed omologatrice- la mela marcia di una retorica che plaude ai liberatori a stelle e strisce e l’attuale repubblica, quella della partitocrazia corrotta e affamatrice, si autocelebra come il miglior esito storico possibile del processo resistenziale.
Noi, al contrario, celebriamo quelle migliaia di partigiani che combatterono per la Repubblica del popolo, ricordiamo gli Arditi del popolo coloro i quali rammentano a tutti che, per gli antifascisti dell’Azione, la lotta alle camicie nere cominciò vent’anni prima del 8 settembre 1943, lotta che non ha certo aspettato l’arrivo dell’esercito angloamericano per imbracciare le armi e rivendicare giustizia.
Uomini il cui esempio parla chiaro: combattere il fascismo per sconfiggere insieme ad esso un ordine sociale ingiusto, quello capitalista. In ciò, i nostri caduti sono stati sconfitti, essi sognavano, infatti, una nazione libera ed indipendente non certo una colonia militare a stelle e strisce disseminata da capo a piedi di basi Nato. Una patria, una terra e un popolo tenuti in scacco dagli indici di borsa, dai capricci dello spread e sopratutto, da quella odiosa aristocrazia finanziaria transnazionale che ha scippato ai popoli d’Europa indipendenza e sovranità.

I nostri caduti hanno lottato per edificare una società di liberi ed eguali, giusta e solidale, una società, cioè, che è molto lontana dall’Italia che noi conosciamo in cui i giornali affermano, compiacenti, che il reddito dei 10 uomini più ricchi del paese eguaglia quello di 3 milioni di persone che, ogni giorno, si vedono costrette a fare i conti con precarietà, licenziamenti, disoccupazione cronica.
I nostri caduti hanno preso le armi e fatto la guerra per sconfiggere il concetto, l’idea stessa di guerra ed edificare la pace, l’armonia e la solidarietà tra i popoli ma allora essi hanno combattuto invano se, oggi, l’Italia è ancora invischiata, attivamente ed in prima linea, in tutte le scorribande imperialiste in giro per il mondo, nelle razzie targate USA, dall’Irak, all’Afghanistan passando per la Serbia fino ad arrivare ai bombardamenti “umanitari” dello scorso anno sulle scuole e gli ospedali libici.
Che senso avrebbe, allora, accodarsi all’antifascismo istituzionale -quello una tantum- se quotidianamente sono le stesse istituzioni ad infangare gli ideali della Resistenza? Con l’UE, un trattato economico che ha praticamente soppiantato la Costituzione repubblicana come carta della nazione, con le guerre imperialiste e le tante piccole/grandi guerre che si combattono, ogni giorno, contro i precari, i lavoratori e la gioventù, per le privatizzazioni, il taglio dei sevizi e dello Stato sociale.

A 70 anni di distanza, la Resistenza accusa ancora, a noi, il compito di tenere alto e forte il suo vessillo.
Onore e gloria eterna ai caduti antifascisti.
Un nemico, un Fronte, una Lotta!

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