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Raccolta articoli sulla rivolta in Francia
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Non pubblicate nuovi articoli, pubblicate qui Sunday, Nov. 06, 2005 at 5:43 PM |
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Dato che stiamo pubblicando molti articoli su quello che avviene in Francia, facciamo in modo che non si perdano nel newswire!
Pubblicate come commento a questo post nuovi contributi sulla rivolta in Francia.
Gli articoli già pubblicati vengono nascosti e raggruppati qui sotto.
Articoli pubblicati nel newswire tra sabato 05/11 (sera) e domenica 06/11 (pomeriggio)
- Parigi brucia e l 'Europa non esiste
- Una Francia che ha dimenticato i suoi valori
- Francia, cronologia di una rivolta
- Chi sono e cosa vogliono i delinquenti delle banlieues francesi
- Francia. Corteo silenzioso per dire no alla violenza. Prodi: in Italia le peggiori perifer
- Foto: Francia, la rivolta si estende - moltov nel centro di Parigi
- I fuochi di Parigi
- PARIGI: NUOVA NOTTE DI GUERRIGLIA, IN FIAMME 918 AUTO
- [Reload Folder] ALLONS ENFANTS DES BANLIEUES
- PARIGI, si sta ' diffondendo in tutto il centro parigino la rivolta dei giovani...
- [PERIFERIA] PRODI: PER L 'ITALIA E ' SOLO QUESTIONE DI TEMPO !
- Francia: disordini estesi nella decima notte di fuoco
- Scontri di Clichy, i giovani accusano la polizia
- LA FRANCIA BRUCIA...
- Cosa pensano i giovani che fanno gli scontri in Francia?
- [Parigi] La rivolta giovanile si estende nel centro di Parigi...
- Video della rivolta Parigina...
- PARIGI BRUCIA !
- France revolte: alle 18 Chirac riunisce il Consiglio di Sicurezza nazionale
Articoli pubblicati nel newswire tra domenica 06/11 (pomeriggio) e lunedì 07/11 (mezzogiorno)
- Parigi, il Fuoco
- Nique la police ... Rakozy dimettiti!
- Francia: molotov contro sinagoga
- Prodi invita i giovani disoccupati italiani a imitare Parigi
- [Francia] la polizia spara proiettili di gomma
- Chirac: «I violenti saranno presi e puniti»
- Le tante repressioni di Sarkozy
- Parigi brucia - Faber,1973
- LA RIVOLTA DI FRANCIA
- paarigi - dopo i roghi, fuoco sui CRS
- Brema come Parigi: banlieue di tutto il mondo UNITEVI
- francia i nuovi proletari
- Francia 2 poliziotti gravi
- INSORGERE !
- francia - stanotte nel mirino c 'era direttamente la polizia !
- Parigi, notte e fuoco...
- Francia: spari con fucili da caccia sulla polizia
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Parigi brucia
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s.b. Sunday, Nov. 06, 2005 at 5:47 PM |
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Parigi brucia: i giovani delle "banlieue" sulle barricate
Giorni e giorni di scontri con la polizia, 62 auto incendiate, assieme ad una caserma dei pompieri, decine di arresti e di feriti: questo il primo bilancio di sei giornate di "fuoco".
Il clima sociale in Francia si sta arroventando: dopo lo sciopero generale del 4 ottobre e la lunga, dura, lotta dei marittimi corsi, è la volta della gioventù maghrebina, dei proletari e sottoproletari delle periferie più povere di Parigi.
Solidarietà ai giovani proletari parigini in lotta!
capireperagire.blog.tiscali.it
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Viva la gioventù proletaria in lotta!
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s.b. Sunday, Nov. 06, 2005 at 5:48 PM |
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La rivolta giovanile proletaria si estende ad altre città
Per nove notti consecutive, dal 27 ottobre, le periferie di Parigi, ma ora anche di Lione, Picardie, Rennes e Nantes, sono sedi di scontri tra giovani proletari e polizia, accompagnati da incendi di autovetture, autobus, negozi, ecc.
Il motivo scatenante della rivolta (la morte accidentale di due ragazzi in fuga dalla polizia) è la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso del profondo malcontento sociale che cova e serpeggia da anni nelle periferie di Parigi, e di altre città francesi. I toni usati dal ministro degli interni Sarkozy (tolleranza zero, ordine prima di tutto) e gli epiteti usati verso i dimostranti (racaille, cioè feccia), hanno avuto come effetto quello di allargare e allungare nel tempo e nello spazio la protesta, trasformandola in rivolta vera e propria.
Il lungo lasso di tempo (nove giorni finora), la determinazione dei giovani, le tecniche di guerriglia urbana usate (incendia e fuggi), l'assenza apparente di organizzazioni di riferimento (neppure le moschee, in quanto la maggior parte della terza generazione di immigrati è aconfessionale), rivelano che la forza motrice della rivolta urbana è lo stato di degrado sociale del proletariato francese.
L' "autunno rovente" francese era iniziato il 1 ottobre con gli scioperi duri dei marittimi corsi, dei portuali di Marsiglia e di Tolone, proseguiti fino al 10, con gesti clamorosi quali il sequestro di una nave da parte dei marinai; nonchè con lo sciopero generale del 4 ottobre. Se le lotte operaie dovessero intersecarsi e intrecciarsi con l'attuale rivolta giovanile urbana, ne deriverebbe una miscela esplosiva di natura rivoluzionaria.
Le forze politiche borghesi si dividono tra i sostenitori della repressione e quelli della mediazione. L'alternativa, per noi, è tra lotte operaie e proletarie dure ma sporadiche e disorganizzate e processo rivoluzionario.
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Nique la police ... Rakozy dimettiti!
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s.b. Sunday, Nov. 06, 2005 at 5:50 PM |
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"Ouh ouh assassin de la police..... Nique [volgarità intraducibile] la police", sono versi di una canzone rap molto diffusa nelle banlieues francesi (cantata dal gruppo NTM, che non traduciamo per pudore), così come, molto significativa alla luce dell'attuale rivolta giovanile, "J'ai pas fait plus de 500m que les keufs ne m'arrêtent" (non ho percorso più di 500 metri che i poliziotti mi arrestano).
Questi versi esprimono al meglio (o al peggio, come si crede) il senso profondo della rivolta: "nique la police" e "Rakozy dimettiti" sono gli unici messaggi emersi finora tra le fiamme delle migliaia di auto incendiate. E non sono messaggi da poco: essi manifestano l'odio profondo, radicale, contro lo Stato borghese, rappresentato dalle forze di repressione e dal ministro dell'interno.
La decima notte consecutiva di violenze giovanili si caratterizza per questi tratti (almeno per quel che ci è dato di sapere): - 1) la rivolta si è estesa a ben 211 comuni (ultimi, in ordine di tempo, tra gli altri, Evreux, Nantes, Dreux, Lille, Nizza); - 2) ha colpito anche il centro di Parigi; - 3) è emerso che la miccia dell'incendio generalizzato è stata più l'espressione usata da Sarkozy (feccia) riferita ai dimostranti che la stessa morte dei due ragazzi il 27 ottobre; - 4) oltre alle ormai collaudate tecniche di guerriglia urbana (incendia e fuggi), si sono aggiunti scontri frontali con la polizia (nel quartiere della Madeleine, a Evreux).
Intanto, è terminato il 5 lo sciopero che per piu' di un mese ha bloccato gli autobus e la modesta metropolitana di Marsiglia, paralizzando la seconda citta' francese con 800mila abitanti. Dopo 32 giorni i sindacati dei trasporti della Cgt e della Cfdt hanno interrotto l'agitazione, all'indomani dell'ultimatum di un magistrato che aveva dato 12 ore per mettere fine alla protesta giudicata illegale, pena una multa di 10mila euro all'organizzazione per ogni giorno di sciopero in piu'.
I lavoratori e i sindacati hanno fatto sapere che avvieranno altre forme di protesta contro il piano di parziale privatizzazione della Regie des trasports de Marseille (Rtm). Secondo la compagnia i mezzi pubblici in citta' dovrebbero tornare a circolare in modo regolare per l'inizio della prossima settimana ma non e' escluso che i lavoratori tornino a incrociare le braccia.
Lo sciopero ha messo in ginocchio Marsiglia: 40% in media di assenze nelle scuole con punte del 90%, 80% di esami e visite cancellati negli ospedali, anziani bloccati in casa, dipendenti di imprese private che hanno rischiato il licanziamento perche' impossibilitati a rispettare l'orario di lavoro, incassi dimezzati per i commercianti.
Questa sospensione dello sciopero impedisce, al momento, l'intersezione e l'intreccio tra le lotte operaie dure in corso in Francia, e la rivolta giovanile proletaria. Ma non è detta l'ultima parola! Finora i padri e i fratelli maggiori (in maggioranza operai) dei giovani rivoltosi hanno, a quanto pare, mantenuto un atteggiamento cauto e di moderazione. La domanda è: fino a quando?
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PAURA DELL'ARMINISTRAZIONE PARIGINA PER IL DIFFONDERSI DELLA LOTTA...
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pgr Sunday, Nov. 06, 2005 at 6:11 PM |
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Decima notta di guerriglia urbana in Francia. Le violenze scoppiate nella periferia della capitale francese si sono estese anche a Strasburgo, Tolosa e Nantes. La polizia riferisce, si legge sulla BBC on line, di 1.295 veicoli dati alle fiamme e 312 fermi.
Non solo la rivolta, per la prima volta, è arrivata nel centro di Parigi. In Place de la Republique un giovane ha lanciato una bottiglia Molotov contro delle auto, bruciandone quattro. Distrutta la vetrina un McDonald's nella periferia della capitale, a Corbeil-Essonnes. In diverse zone della capitale il servizio di trasporto è stato sospeso per precauzione mentre elicotteri della polizia sorvolano i cieli di Parigi alla ricerca dei responsabili degli attacchi.
Nella città settentrionale di Evreux, in Normandia, almeno 50 macchine sono state date alle fiamme. Incendiate anche un ufficio postale e due scuole.
Il presidente della Repubblica francese Jacques Chirac ha convocato per questa sera una riunione del Consiglio di sicurezza interna per discutere delle violenze nelle periferie. Lo ha reso noto l'Eliseo. Alla riunione partecipano il premier francese Dominique de Villepin, il ministro degli Interni Nicolas Sarkozy, della Difesa Michelle Alliot-Marie, della Giustizia Pascal Clement, degli Affari sociali Jean-Louis Borloo, delle Finanze Thierry Breton, del Bilancio Jean-Francois Cope, e dell'Educazione Gilles de Robien.
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fabbrica di molotov!?
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ansa Sunday, Nov. 06, 2005 at 7:34 PM |
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Scoperta fabbrica molotov a Parigi Sei minorenni fermati dalla polizia
(ANSA) - PARIGI, 6 NOV - Una 'fabbrica' di bottiglie incendiarie e' stata scoperta a Evry, alla periferia di Parigi, dove la polizia ha compiuto sei fermi. Gli agenti hanno trovato 150 bottiglie molotov, 50 delle quali pronte, 60 litri di benzina e passamontagna. Sei minori fra i 13 e i 16 anni sono stati fermati mentre stavano scappando dalle cantine cercando di sfuggire all'irruzione della polizia. Nei sotterranei, i ragazzini avevano sistemato due divani, un forno a microonde e due narghile' per fumare.
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la metropoli delicata
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ciccio pasticcio Sunday, Nov. 06, 2005 at 7:39 PM |
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La metropoli delicata.
Parigi e la francia metropolitana sono scosse da dieci giorni di rivolte. La tecnica dei rivoltosi applica un grado importante di intelligenza collettiva, come nelle rivolte del secolo XIX, l’energia collettiva rivela la forma della città, si insinua nei suoi vuoti e nei suoi pieni per indebolire il potere.
Cosa vogliono i rivoltosi senza volto ? La testa di Sarozky. Un obiettivo politico assolutamente comprensibile e se vogliamo piuttosto minimalista.
Come fanno ? La polizia è il loro bersaglio mobile, la canaglia è esperta in guerriglia, forse per un passa parola da generazione in generazione. Si scaglia sulla polizia ogni volta che può, se no evita lo scontro diretto in condizioni sfavorevoli. Brucia le auto, la merce più a portata di mano e la cui distruzione è più vistosa ed irritante per la buona società. L’auto, la base della mobilità e dello sfruttamento urbano. E la contabilità dei prigionieri, dei feriti e delle carcasse bruciate aumenta.
Colpiscono come uno sciame, non serve una direzione, ciascuno sa cosa fare, e che è necessario continuare fino a quando la potenza della canaglia non sia aumentata sulla crisi del potere e del comando.
I rivoltosi sicuramente hanno delle case, delle famiglie, delle reti che li coprono, li nascondono, gli danno da mangiare. Forse vanno al lavoro e quando tornano a casa, da un boulot di merda, possono finalmente dirigere, politicamente, con senso, la loro rabbia.
Per questo la rivolta non si placa, perché è sistematica ed ha un obiettivo politico.
La metropoli è delicata, quando i suoi equilibri psichici saltano, per il potere è difficile chiudere il cerchio. Gli eserciti imperiali hanno paura della metropoli, della cooperazione virale, conflittuale in una moltitudine di canaglie, di disertori, di infami cioé di uomini e donne comuni e correnti.
La rivolta di parigi, quale che sia il suo esito immediato ha già espresso dei significati politici importanti ed ha già ottenuto delle cose:
- gli esclusi, i carcerati a vita d’europa possono rispondere alla guerra che subiscono quotidianamente
- e non è così facile sconfiggere una guerriglia urbana molecolare, i contingenti di truppe antisommossa sono in difficoltà contro piccoli gruppi mobili e “irrazionali”
- la società del controllo ha dei limiti e può essere messa in discussione
- a la prochaine....
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fracia: altra notte di scontri
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ticinonline Sunday, Nov. 06, 2005 at 7:43 PM |
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Francia: banlieue, con la notte tornano le violenze Stampa articolo Spedisci articolo per email
PARIGI - Le violenze sono puntualmente riprese nella notte, a Parigi e in altre citt� francesi, soprattutto Tolosa. Il bilancio della decima notte di scontri, necessariamente ancora parziale, parla di due scuole bruciate e di centinaia di veicoli bruciati.
Alle 4:30 sono stati registrati almeno 918 veicoli incendiati e 193 fermi nei sobborghi parigini e in provincia. Si tratta del bilancio pi� consistente dall'inizio degli scontri, anche se le cifre della direzione generale della polizia nazionale restano ancora provvisorie.
Si possono inoltre mettere agli atti gli incendi dolosi a due scuole - una materna e una elementare - nella periferia sud-orientale della capitale, e una palestra incendiata nella banlieue nord. A Corbeil-Essonnes (sud della capitale) un ristorante della catena McDonald � stato semidistrutto da un'auto usata come ariete e i cui occupanti hanno poi incendiato il locale. Il locale era chiuso e nessuno � rimasto ferito.
Un segnale particolarmente preoccupante appare il colpo di mano di sconosciuti in pieno centro di Parigi, a Place de la R�publique, dove qualcuno ha gettato una bottiglia molotov contro alcune automobili bruciandone quattro.
A Drancy, nella periferia nord di Parigi, due ragazzi di 14 e 15 anni che tentavano di incendiare un camion sono stati bloccati dagli abitanti del quartiere esasperati dal ripetersi di atti di violenza e intimidazione, che li hanno consegnati alla polizia.
Gli incendi di automobili e cassonetti sono ripresi, nella notte, in varie citt�, da Nantes a Rennes a Rouen. Particolarmente numerosi gli incendi a Tolosa, nel sud della Francia.
ATS
Stampa articolo Spedisci articolo per email articolo pubblicato il 06/11/2005 10:10 -
www.tio.ch/common_includes/pagine_comuni/articolo_interna.asp?idarticolo=2435...
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Parigi, la periferia insorge.
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Parigi Sunday, Nov. 06, 2005 at 9:27 PM |
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fiamme.jpg, image/jpeg, 300x195
La periferia Parigina insorge,ma chi sono questi ribelli ? per la maggioranza si tratta di giovani e giovanissimi, che vivono quotidianamente la frustrazione e il disagio sociale, dell'emarginazione, del razzismo, e della disoccupazione. Si tratta di immigrati, disoccupati, ci sono altri soggetti minoritari di lavoratori, e studenti, senza dubbio la parte piu' povera di Parigi e della Francia, quella parte di popolazione ora piu' che mai arrabbiata, e che è bastato una goccia per far trabocare l'aqua dal vaso... Sono quasi 2 settimana che a Parigi ci sono scontri continui e il fenomeno si allarga di notte in notte rendendo partecipi sempre piu' giovani alle battaglie nelle strade, e nella prima periferia parigina.... I problemi della periferia sono simili in tutte le grandi citta' d'europa, il malessere sociale va registrato nelle periferie Italiane che risultano essere le peggiori d'Europa, un dato allarmante, come allarmanti sono i dati di consumo di alcol in queste periferie soprattutto da parte di giovani e giovanissimi, altro sintomo di malessere sociale. Il rischio prevedibile di un imitazione della lotta francese, sicuramnte succedera anche quì, si dovra' attendere solo la goccia che fara' traboccare l'acqua dal vaso, come in Francia. Ma al posto di inasprire le leggi, la repressione, la politica che sia Francese o Italiana, dovrebbe dare delle risposte a questi giovani, a queste periferie, a questa numerosa parte del popolo, che non fa altro che riflettere l'incancrenirsi del sistema... Adesso bisogna vedere cosa il governo la politica e le istituzioni francesi mettono in campo per fermare la rivolta in corso.
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che ti vuoi documentare ?
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keoma Sunday, Nov. 06, 2005 at 9:58 PM |
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che ti vuoi documentare ? hai mai visto Scampia a Napoli, il Cep a Palermo, Corviale o Torbellamonaca a Roma ? Al confronto i ghetti di epoca fascista, come Primavalle o S.Basilio a Roma, sono citta-giardino ! e poi, se e' assodato ormai un pesante impoverimento in Italia dei cosiddetti "ceti medi" ( lo dice persino Fini !) figurati le borgate sottoproletarie ....
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e' cominciata l' undicesima notte di scontri
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keoma Sunday, Nov. 06, 2005 at 10:13 PM |
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......Ma nonostante gli appelli del presidente Chirac e del primo ministro de Villepin, al calar della notte sono ripresi gli atti di vandalismo in diverse città francesi. A Nantes, Orleans e Rennes sono stati dati alle fiamme veicoli parcheggiati e cassonetti della spazzatura, mentre a Tolosa la polizia ha dovuto usare bombolette di gas lacrimogeni per respingere una folla di giovani che lanciavano sassi e bottiglie contro gli agenti. Un funzionario della polizia di Tolosa ha riferito che a differenza delle notte precedenti "queste persone sembrano cercare lo scontro con la polizia e ci attaccano".......
da repubblica.it 6.11.05 ore 22,15
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La rivolta non accenna a placarsi...
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(((i))) Sunday, Nov. 06, 2005 at 11:11 PM |
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La rivolta nelle periferie francesi non accenna a placarsi e il paese si prepara ad entrare nell'undicesima notte consecutiva di violenze. Il capo dello Stato, Jacques Chirac, che finora ha mantenuto un silenzio assoluto e per questo è stato criticato dall'opposizione di sinistra, ha però convocato nel pomeriggio di oggi il Consiglio per la sicurezza interna, massima istanza in casi di eccezionale gravità e minaccia alla sicurezza. Vi partecipano il premier Dominique de Villepin, il ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy e cinque altri ministri.
Il bilancio dell'ultima notte di violenze è stato particolarmente grave: 1.300 i veicoli bruciati, oltre 300 le persone fermate, danni a scuole, palestre, negozi e altri edifici pubblici. I disordini si sono estesi alle banlieue di tutta la Francia, da nord a sud, e nella capitale non si sono limitati alla periferia, ma hanno raggiunto il centro città.
Villepin e Sarkozy continuano a ribadire la linea della fermezza. Intanto la polizia ha scoperto un laboratorio attrezzato per la fabbricazione di bottiglie incendiarie a Evry nell'Essonne, uno dei circondari meridionali di Parigi. Sei minorenni sono stati fermati dalla polizia.
In Italia è polemica per le dichiarazioni di ieri di Romano Prodi. "Proprio perché le periferie metropolitane sono territori a rischio bisogna stare attenti ai messaggi che si lanciano", afferma il ministro per le Politiche agricole Gianni Alemanno commentando le rivolte in corso nelle periferie parigine e la 'previsione' di Romano Prodi sul rischio che avvengano anche in Italia. "Quando Romano Prodi profetizza che le periferie italiane esploderanno come quelle francesi, esprime un timore o un auspicio?", rincara la dose il ministro della Salute, Francesco Storace commentando le parole del leader dell'Unione.
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LA COLLERA DEGLI ESCLUSI ...
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doc. Sunday, Nov. 06, 2005 at 11:18 PM |
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LA COLLERA DEGLI ESCLUSI
Nei giorni festivi, ma soprattutto le sere che li precedono, il venerdì e il sabato, i giovani traboccano dalla banlieues. Si riversano nel quartiere dove abito da quasi trent’anni: un arrondissement, il Nono, che io chiamo di confine, perché da un lato si stende fino al centralissimo Boulevard des Italiens, e include l’Opera Garnier: e dall’altro, nella parte alta, si arrampica sul crinale di Montmartre, incollandosi a Barbès, dove sono cresciute generazioni di Beurs.
Si chiamano così, Beurs, nel gergo dei sobborghi diventato linguaggio comune, i figli o i nipoti degli immigrati. I quali non sono più autentici magrebini, perché sono nati in Francia e hanno studiato nelle scuole laiche della République; ma che non si sentono neppure autentici francesi, pur avendone spesso la nazionalità, perché sanno di non essere accettati come veri cittadini. Non basta un passaporto per essere tali, per usufruire di tutti i diritti enumerati ed esaltati dalla retorica ufficiale repubblicana imparata sui banchi di scuola, il più delle volte disertati, per rifiuto o disaffezione.
La sera, attraversando Place Clichy, per raggiungere il Cinema des Cinéastes o la Brasserie Weppler, incontro stormi di giovani arabi che sprigionano le loro frustrate energie. Non passeggiano, corrono, galoppano. Consumano la loro forza inutilizzata gesticolando, urtandosi, gridando. Nella calca, quando sfioro le loro spalle o sono investito dal loro vocìo frastornante, ho l’impressione di scontrarmi con una massa rovente.
Non è certo la folla soffice, educata o esangue, che, scendendo verso la Senna, incontro nel Faubourg - Saint - Honoré, su cui si affacciano le vetrine di Hermès e il Palazzo presidenziale dell’Eliseo, dove abita Chirac, il vecchio monarca repubblicano, Quei giovani, figli o nipoti di immigrati, in cui mi imbatto ai piedi di Montmartre o nella non lontana Barbès, garantiscono la crescita demografica della Francia, altrimenti condannata all’invecchiamento.
Essi rappresentano gran parte dei quattrocentomila francesi che ogni anno si affacciano sul mercato del lavoro. E il più delle volte vengono respinti, perché se non sono più ufficialmente algerini, tunisini o marocchini, non sono neppure considerati del tutto francesi da chi può dare un impiego o una casa.. Adesso è esplosa la loro collera. La quale non sembra una rivolta contro lo Stato, ma contro la condizione cui sono condannati. È rabbia. Qualcosa di molto vicino alla disperazione. Una collera che non è islamica. L’Islam non c’entra. Né c’entrano altre ideologie.
I giovani che appiccano il fuoco alle automobili private, alle scuole pubbliche, alle biblioteche, non scandiscono slogan politici. E si guardano bene dall’affrontare la polizia, come facevano i giovani borghesi del maggio ’68 sui boulevards della Riva Sinistra. Al massimo lanciano qualche pietra e si disperdono nei desolati labirinti della banlieue. La loro è una rabbia nuda, cruda, che non investe la società benestante delle città.
È una collera che resta, perlomeno a questo stadio, confinata nelle periferie. Le masse di giovani che il sabato sera e la domenica invadono il mio arrondissement parigino per ora non hanno appiccato il fuoco neppure a una bicicletta. Usciti dalle loro periferie cessano di essere piromani. Non so fino a quando rispetteranno questa regola. Nell’era del terrorismo i Beurs rappresentano una preda molto ghiotta per i gruppi estremisti.
Questo spiega la cautela, l’apprensione, con cui la classe politica francese commenta gli avvenimenti. È altamente apprezzabile il comportamento della popolazione adulta che nelle banlieues invita figli e nipoti a mantenere la protesta entro i confini della legge. È un po’ come essere sull’orlo di un precipizio. Nelle periferie parigine, a Clichy-sous-Bois, dove tutto è cominciato, a La Courneuve, e in tanti altri centri dell’Ile-de - France, la regione che circonda la capitale, come nelle periferie di Marsiglia, di Lione, di Digione, di Tolosa, di Strasburgo, i Beurs bruciano le automobili dei vicini di casa, spesso immigrati come i loro genitori e i loro nonni. I poveri colpiscono i poveri.
Autodistruzione? Masochismo? La collera, la rabbia, la disperazione non spingono ad atti razionali e ancor meno ragionevoli. Sono sentimenti che conducono a gesti dissennati. Le loro manifestazioni possono essere spiegate, come in questo caso, perché sono la conseguenza di precedenti assennate proteste rimaste insoddisfatte. Ma non sono giustificabili. La morte, il 27 ottobre, di due adolescenti, fulminati nella cabina elettrica in cui si erano rifugiati per sfuggire a un controllo della polizia, ha fatto da detonatore. Due giorni prima, ad Argenteuil, il ministro degli interni, Nicolas Sarkozy, aveva già acceso gli animi chiamando " feccia " i giovani frustrati senza lavoro della periferia. Spesso teppisti, certo, ma per mancanza d’alternativa.
I giovani piromani in collera non suscitano la simpatia dei francesi, al massimo hanno la comprensione di alcuni strati della società, disposti a capire le tragiche condizioni che li hanno spinti alla violenza. Ma è una comprensione venata di paura. Tra di loro ci sono pochi studenti. Molti sono senza lavoro, sono emarginati cronici, probabilmente non insensibili ai richiami di bande malavitose. E tuttavia questo trauma, che investe l’intero paese, riconduce a una riflessione non certo nuova, ma relegata in una inconcludente routine, o peggio ancora congelata nell’autosoddisfazione. Chi crede ancora che il modello francese di integrazione abbia garantito progressi sociali e abbia offerto ai figli degli immigrati tutti i diritti riservati ai francesi, ha una buona occasione per ricredersi.
Il modello si basava sull’assimilazione ed escludeva il comunitarismo di stampo britannico, considerato una minaccia per la compattezza della nazione francese. Quel che sta accadendo nelle periferie dimostra che, nonostante la scolarità di massa e le decretate garanzie sociali, il paventato comunitarismo sta corrodendo la République. La quale si è assicurata la crescita demografica ma non la compattezza nazionale. In queste ore affidata alle forze dell’ordine chiamate da Nicolas Sarkozy a disciplinare la "feccia" delle periferie. È ovvio ricordare che gli avvenimenti francesi riguardano tutti i Paesi europei posti di fronte agli stessi inevitabili problemi.
(da La repubblica)
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Prima che bruci Parigi
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Elettra Sunday, Nov. 06, 2005 at 11:22 PM |
mail:
estamboulis@email.it |
Prima che bruci Parigi: è un verso di un vecchio poeta turco. Si tratta di una poesia d'amore, che come spesso accade può anche abbracciare altri luoghi, occasioni, circostanze. Hikmet non sarebbe certo rimasto indifferente a quanto accade in queste notti parigine e francesi. Forse non sarebbe stato così superficiale e veloce nella valutazione, nel volere affibiare cause e attribuire ad una guerriglia urbana per il momento senza parole, sensi e intenzioni che forse non ha. Forse non sa di avere. Prima che bruci Parigi, mi piacerebbe sapere qualcosa di più su quello che anima questi scontri. La rabbia può avere tante ispirazioni: è sola rabbia? è la richiesta di un ruolo diverso, di essere per una notte il fuoco fatuo che tutto decide? "Finché è ancora tempo...e prima che bruci Parigi"
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La gioventù proletaria: forza motrice della rivoluzione comunista nel mondo
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s.b. Monday, Nov. 07, 2005 at 12:09 AM |
mail:
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In Bolivia il 39% della popolazione ha meno di 15 anni, ed un impressionante numero di persone inizia a lavorare in giovane età. Con il 60% della popolazione al di sotto dei 25 anni, l’ Iran si presenta come uno dei paesi più giovani al mondo. In Algeria i tre quarti della popolazione è rappresentato da giovani sotto i 30 anni. Di contro, l’occidente imperialista invecchia di anno in anno e l’incremento demografico è assicurato quasi esclusivamente dalle famiglie di immigrati.
La rivolta della gioventù proletaria (soprattutto di origine maghrebina) nelle periferie di Parigi e nella Francia intera, iniziata il 27 ottobre 2005, e tuttora in corso, è il segnale di una svolta epocale. E’ il segno che è entrato sulla scena storica mondiale un nuovo soggetto rivoluzionario: il giovane proletario (sotto i 21 anni), anzi gli stessi ragazzi (dai 14 ai 18 anni), figli di operai, senza presente e senza futuro, che dicono basta (anzi, crepa!) ad un sistema che li emargina, li sfrutta, li controlla, li pesta, li arresta, li denigra, li scansa e li guarda in cagnesco.
Se ricordiamo i soggetti rivoluzionari del passato, a partire dalla Comune di Parigi (1871) e dalla Rivoluzione russa (1905-1917) in poi, ivi comprese tutte le altre rivoluzioni socialiste (Germania 1918-23; Ungheria 1919; Cina 1925-27; ecc.); si evidenziano le figure sociali del piccolo artigiano, del soldato-contadino, del marinaio-operaio, del bracciante e del salariato agricolo, dell’operaio di fabbrica; tutti proletari maggiorenni, solitamente al di sopra dei 21 anni. I giovani sotto i 21 anni avevano avuto un ruolo decisivo nell’ultima grande rivoluzione nazionale in Algeria, conclusasi nel 1965. Così come erano stati i giovani e i giovanissimi a disarmare e sconfiggere a mani nude l’esercito degli “invincibili” dello scià di Persia, nel 1978. Quest’ultima era stata una prima, grande, avvisaglia di quello che sarebbe successo qualche anno più tardi, cioè oggi.
I proletari hanno come unica proprietà i loro figli. I giovani proletari, neppure quelli: non hanno, veramente, nulla da perdere, se non le proprie catene (familiari e sociali). Si obbietta: ma incendiano e basta, non hanno obiettivi. A parte il fatto che non è vero: in Francia, gli obiettivi immediati della rivolta giovanile sono la polizia e il ministro dell’interno, il che non è poco visto che rappresentano il volto repressivo dello Stato, cioè l’essenza politico-sociale dello stato borghese. Il fatto di incendiare tutto quello che capita loro a tiro, dalle auto alle scuole, dalle fabbriche alle caserme, rivela che l’antagonismo giovanile proletario è radicalmente anti-sistema: il messaggio che avvampa dalle fiamme notturne è “distruggere tutto per distruggere il capitale”. E’ un grido lancinante come le sirene assordanti dei pompieri: “bruci il sistema!”.
Lenin soleva dire che la rivoluzione non è un invito a nozze. Qui dobbiamo notare che la rivoluzione contemporanea sta prendendo alla sprovvista gli stessi “rivoluzionari” più avanzati. Le vie sotterranee che la vecchia talpa del comunismo, come movimento reale, ha scavato in questi decenni, stanno emergendo in modo prepotente in ogni angolo del pianeta (dall’America latina all’Europa occidentale, passando per l’Asia e il Medio oriente), travolgendo ogni previsione e ogni sigla politica. I "rivoluzionari" occidentali osservano, in pantofole, alla tv la fiammata giovanile francese e apostrofano: non c’è un indirizzo politico!
Un indirizzo immediato la rivolta giovanile proletaria ce l'ha già: incendiare, distruggere il sistema. Vogliamo chiamarlo "luddismo metropolitano", facciamo pure: ai giovani ribelli non gliene importa un fico secco. Il problema drammatico è che tra le "avanguardie" e le masse in lotta si è aperto il baratro: stiamo pagando e pagheremo gli errori commessi in questi anni, passati a "teorizzare" la rivoluzione, senza in realtà neppure crederci più di tanto e, soprattutto, continuando ad occuparci degli affari nostri (comprando appartamenti, per es., e/o giocando in borsa, ecc.) ed allontanandoci sempre più dal proletariato in carne ed ossa. Stando così le cose, se tacciamo forse è meglio...
I giovani più che di "indirizzi" hanno bisogno di esempi. Importante è l'esempio dato loro dai marittimi corsi nell'ottobre scorso: il fronte anti-capitalistico operai-giovani proletari è nell'aria, speriamo (chi può, operi perchè) si realizzi al più presto.
capireperagire.blog.tiscali.it
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«La prossima volta il fuoco»
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Furio Colombo Monday, Nov. 07, 2005 at 10:29 AM |
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06.11.2005 «La prossima volta il fuoco» di Furio Colombo
Il titolo di questo articolo è lo stesso di un celebre libro di James Baldwin, lo scrittore nero, pubblicato due anni prima delle rivolte dei ghetti americani. Per questo ha ragione Romano Prodi. Non c’è niente di misterioso nella rivolta che adesso incendia Parigi (adesso anche nei quartieri centrali) e altre città francesi. È facile sapere come ci si arriva. Basta abbandonare al degrado e all’isolamento, sia culturale che fisico, parti intere delle comunità cittadine. E prima o poi ci sarà un pretesto tremendo (in questo caso due ragazzini fulminati in una cabina ad alta tensione in cui avevano cercato rifugio contro la polizia) per scatenare la rivolta. La rivolta, fatalmente, ha queste caratteristiche: bruciare dove uno vive, distruggere nel proprio quartiere, fare a se stessi (asili, scuole, pronto soccorso, campi di giochi) tutto il male possibile, perché non c’è altra via d’uscita.
Definirli “teppisti” e “feccia della terra” come fa il ministro degli Interni francese non serve. Possibile che in Francia nessuno si sia domandato perché, nell’incendio di Watts (quartiere nero di Los Angeles) nel 1964, di Washington nel 1968, di Newark del 1965, di Detroit nello stesso anno, di Los Angeles nel 1992, nessuno ha parlato di “teppisti”, non i politici, non la polizia, non i giornali e telegiornali che invece hanno ogni volta parlato di “rivolta urbana”?
Come si vede, nella affermazione di Prodi (”prima o poi accade”) scioccamente trasformata in profezia, come dire che mettere in guardia porta sfortuna, e la constatazione della differenza fra fatti francesi e fatti americani, ci dice che nel groviglio di problemi che incendia la Francia ci sono due volti.
Uno è quello del degrado. L’abbandono, quando è protratto e diventa vita, porta vendetta. L’altro è il che fare di fronte all’esplosione di una rivolta urbana, che, come dimostrano le vicende francesi, non è mai fatta di vampate isolate ma esplode subito in un mare di eventi violenti che tendono a estendersi e a peggiorare.
Posso raccontare un fatto che ho vissuto nella rivolta di Washington del 1968, divampata con una gravità più grande che a Parigi perché è scoppiata all’angolo tra la 14 strada e la strada F, dunque nel cuore della capitale. Come a Parigi, erano stati subito incendiati supermercati e scuole, asili infantili e posti di pronto soccorso, ma soprattutto case e negozi neri nella parte nera della città. Robert Kennedy, candidato vincente alle primarie democratiche di quell’anno, aveva il suo ufficio elettorale nella F Street, vicino a uno dei focolai della rivolta. La sera tardi del 7 aprile, stava cominciando la terza notte della rivolta. Ero a Washington con una troupe della Rai, giravamo per il telegiornale e per Tv7, usando una automobile scoperta. Con Andrea Barbato seguivamo la campagna elettorale americana di quell’anno cruciale, ma l’assassinio di Martin Luther King ci aveva costretto a correre prima a Memphis, poi a Washington, dove l’uccisione di King aveva provocato la rivolta. L’idea, arrischiata, è stata questa: chiedere a Robert Kennedy di salire con noi nell’auto scoperta e di andare verso gli incendi. Lo abbiamo fatto, ed esiste ancora la documentazione visiva di quell’evento. Sarà inclusa in una straordinaria ricostruzione di ciò che è accaduto nel mondo nel 1968, autore Nicola Caracciolo, che andrà in onda su Rai 3 in gennaio.
Kennedy ha chiesto un quarto d’ora per riflettere. La prudenza avrebbe dovuto fermarlo due volte. Per non correre rischi fisici. E per non fare il gesto sbagliato che può liquidare un candidato. Alle nove Robert Kennedy ha deciso. È salito sull’auto scoperta e, senza avvertire la polizia, che ci avrebbe bloccato o avrebbe invaso la zona, siamo andati verso il fronte della rivolta nera, che la Guardia nazionale non era riuscita a domare. Il film mostra le sequenze dell’accaduto. Sul fondo le fiamme, di fronte a noi una folla nel buio. Avevamo una sola lampada a mano per le riprese e l’abbiamo accesa perché si vedesse Kennedy. Lui è salito sul baule della machina in piedi. La folla, nel buio intorno a quell’unica luce, aveva circondato la macchina. Mani si sono protese e hanno preso, da una parte e dall’altra, le gambe di Kennedy sollevandolo sopra un muro. Avevamo portato un altoparlante e gli abbiamo dato un microfono. Robert Kennedy non ha parlato di teppisti, eppure mezza città - soprattutto i quartieri neri - era stata distrutta. Nel silenzio di quella notte, che non potevi sapere che risposta covava, Kennedy ha parlato «del vostro, del nostro dolore». Ha cercato e toccato tutto ciò che lega, che unisce, che fa eguali. Lentamente il silenzio è diventato un brusio, il brusio si è trasformato in grida isolate tipiche del rituale nero americano: «Dillo, dillo. Dì la verità, facci sentire la verità, parla, uomo, dicci le cose come stanno, è così, è così, hai ragione, dillo ancora... ripetilo per quelli che non lo hanno capito...». Poi una sorta di grande festa dolorosa e improvvisata intorno a Robert Kennedy che aveva dimostrato di essere uno di loro, non era andato lì a dirgli che è una brutta cosa violare la legge, ma stava dimostrando che da simili tragedie o si esce insieme o non esce nessuno.
So che non è facile credere a questa storia e sono contento che sia stata ritrovata la registrazione negli archivi della Rai. Sarebbe un buon esercizio pedagogico per il ministro dell’Interno francese Sarkozy vedere quel filmato. Ma uno che si lancia contro la povera, isolata, abbruttita periferia della capitale del suo Paese, invocando “tolleranza zero” senza neppure sapere il contesto in cui Rudolph Giuliani aveva coniato quella frase (la frase era “se non mantieni la dignità di un quartiere, e non ripari subito il primo vetro rotto, quel quartiere si comporterà indegnamente”) non solo non è adatto a risolvere il problema, ma sembra ormai, anche agli occhi di molti francesi del suo partito e del suo governo, parte del problema. Invece di aggirarsi con aria feroce, dopo avere personalmente eliminato i posti di polizia vicini ai luoghi delle prime insurrezioni, dopo avere dunque abolito i poliziotti che conoscono il quartiere e che sono conosciuti nelle strade, ci promette di rispondere alla violenza con la violenza, e il suo successo sarà, nel migliore dei casi, la repressione. La repressione è sempre provvisoria. Senza un’azione umana e politica, non può che seguire il peggio. Per questo Baldwin aveva intitolato il suo libro “La prossima volta il fuoco”. E di questo, da vero e responsabile uomo politico, parlava Prodi quando ha ammonito, nel Paese della Lega, di Gentilini, di Calderoli, della Bossi-Fini che incita alla clandestinità. E abbandona alla guida dei fuori-legge.
Ma Sarkozy farebbe bene a rivedersi un film francese che qualche anno fa era apparso come un documento straordinario e profetico. Si intitolava “La haine” (L’odio) e raccontava un frammento di vita spaventosa e invivibile proprio in quella periferia di St. Denis in cui è cominciata la rivolta.
Ma l’unico modo di uscire dall’improvviso accendersi di violente rivolte urbane viene dal modo pratico e pragmatico con cui situazioni rischiosissime come quella di Parigi sono state affrontate nelle città americane, e negli eventi che ho citato. Sempre c’è stato un riconoscimento di fatto di leader religiosi o civili in grado di parlare per i rivoltosi. Sempre c’è stato il tentativo di mettere, le une accanto alle altre, le ragioni della legge e quelle di rivoltosi (che raramente sono futili o inesprimibili). Sempre c’è stato un alt da imporre e un progetto da offrire. Sempre si è cercato di isolare e punire soltanto i colpevoli di violenza sulle persone, senza alcun tentativo di fare retate all’ingrosso di presunti colpevoli dei danni fisici e della distruzione di cose. Sempre si è tentato (e a volte, come nella “guerra alla povertà” lanciata da Lyndon Johnson dopo la rivolta di Watts) di dire “noi” invece di gettare tutta la colpa su una massa barbara di “loro” che minacciano di distruggere la nostra vita civile.
S’intende che la sola vera via d’uscita è di cominciare a occuparsi del problema prima dell’incendio. Questo significa governare, ed è naturale che il governo di Berlusconi, come dimostra il titolo del Giornale di Berlusconi che riproponiamo qui accanto in questa pagina, trova l’ammonimento di Prodi risibile. È un pezzo che questo governo e la sua gente ride di ogni proposta di governare. Per non cadere nella situazione francese, speriamo di congedarli al primo giro di boa elettorale.
http://www.unita.it/index.asp?sezione_cod=CMTO
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11° NOTTE DI SCONTRI A PARIGI :
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InfoLotta Monday, Nov. 07, 2005 at 11:01 AM |
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Sono stati 1.408 i veicoli incendiati questa notte nelle banlieue di Francia e 395 le persone fermate: per entrambi i dati, questa 11/a notte di scontri ha fatto segnare dei record. Il bilancio, il più grave dall'inizio degli scontri, è della Direzione generale della polizia nazionale.
Trentaquattro poliziotti sono rimasti feriti nella banlieue parigina. Tra i poliziotti feriti, i due più gravi sono stati colpiti da rose di pallini a Grigny (periferia sud), uno a una gamba e l'altro al collo. Il ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy ha fatto loro visita nell'ospedale di Evry. Gli altri feriti sono stati colpiti perlopiù da sassi e altri oggetti, alcuni anche da bottiglie incendiarie. A mezzanotte, la polizia aveva registrato più incendi di veicoli in provincia (316) che nella regione parigina (212).
In provincia sono state attaccate due chiese, numerose scuole e due posti di polizia. Alcuni di questi edifici sono stati totalmente distrutti dali incendi. Nella regione parigina sono stati assaltati un centro sociale, una tesoreria, un deposito farmaceutico e un magazzino di moto. Secondo una fonte della polizia, alle 18:30 di ieri sono stati lanciati sassi contro alcuni autobus a Colombes (banlieue sudovest). Un bimbo di 13 mesi, ferito alla testa, è stato ricoverato in ospedale, ma non si conosce la gravità delle sue condizioni. Da registrare il fatto che la rivolta si stà allargando non solo in tutta la periferia Parigina, ma anche nelle zone centrali di Parigi, coninvolgendo sempre piu' giovani alla lotta ...
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La révolte, c’est ce qui reste à ceux qui n’ont rien
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Comunicato CNT Monday, Nov. 07, 2005 at 12:46 PM |
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da indymedia paris il comunicato della CNT. E' in francese, ma di facile comprensione:
QUI SEME LA MISERE RECOLTE LA COLERE / من يزرع البؤس يحصد الغضبQUI SEME LA MISERE RECOLTE LA COLERE dimanche 6 novembre 2005
QUI SEME LA MISERE, RECOLTE LA COLERE Oui la vie dans les cités c’est la violence au quotidien :
la violence de se voir refuser tout emploi alors qu’on a tous les diplômes nécessaires mais pas le bon profil ;
la violence de devoir enchainer mission d’intérim sur petits boulot, travail d’esclave payé des miettes ;
la violence d’être déjà en échec scolaire avant même d’avoir commencé ses études ;
la violence de s’entasser dans des taudis parce qu’il n’y a pas de logements ;
la violence d’un société où les femmes sont réduites à la putain porno ou à la maman cloitrée ;
la violence des brimades policières quotidiennes ;
la violence d’une société hypocrite qui ne laisse le choix qu’entre le communautarisme et la schizophrénie
Ce ne sont pas les "jeunes" qui sont violents, mais c’est cette société. Les médias, les hommes politiques, les acteurs sociaux nous disent qu’il faut leur redonner des repères. Mais lesquels ? Ceux de la loi du fric, de la compétition (et donc de l’exclusion), bref de la loi du plus fort ?
Ces jeunes, ce sont nos voisins, nos enfants, nos soeurs et frères. Ils ont raison de se révolter, de refuser de continuer à encaisser sans rien dire. Certes on peut toujours discuter des méthodes, mais il ne faut pas non plus oublier les manipulations et les provocations policières !
La révolte, c’est ce qui reste à ceux qui n’ont rien. C’est la dignité de celles etc eux qui refusent la résignation !
Mais pour ne pas rester sans lendemain, une fois la pression retombée, cette révolte doit s’organiser, se structurer. Devenir d’abord Résistance, car aujourd’hui l’ennemi est fort et puissant, puis mûrir et se transformer en Révolution. Car seul un changement radical de société pourra enfin en finir avec les injustices causes de nos problèmes actuels.
Syndicat Interco Paris Nord CNT AIT
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Francia: banlieue; record violenze, anche in centro Parigi
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.. Monday, Nov. 07, 2005 at 1:02 PM |
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Francia: banlieue; record violenze, anche in centro Parigi
PARIGI - Si è ancora aggravata la notte scorsa la crisi delle banlieue francesi, con 1.295 veicoli incendiati di cui 32 nella città di Parigi e 312 fermi, di cui 30 sempre nella capitale. Per la prima volta, in questa decima notte di crisi, è stato colpito anche il centro della Ville Lumière, con lanci di molotov e alcuni veicoli distrutti, mentre le violenze si sono ulteriormente allargate anche in altre province.
Né i poliziotti supplementari e l'uso di elicotteri, né gli appelli alla calma né le assicurazioni del governo che la polizia avrebbe riportato "l'ordine" sembrano aver avuto un impatto sulla determinazione dei giovani che proclamano il loro "odio" per il ministro dell'interno Nicolas Sarkozy e si sentono esclusi dalla società francese. Le violenze di cui è teatro la Francia in questi giorni sono le più gravi da 30 anni a questa parte per via della loro durata e dell'ampiezza delle distruzioni.
Duemilatrecento poliziotti sono stati dispiegati di rinforzo, e sette elicotteri con potenti proiettori e telecamere sono stati utilizzati per sorvegliare i punti "sensibili" di Parigi. Ma ciononostante gruppi di giovani, molto mobili, hanno continuato ad attaccare in vari quartieri, prendendo di mira negozi, edifici, tra cui due scuole, e incendiando auto e cassonetti.
Dei 1.295 veicoli dati alle fiamme, 554 sono stati incendiati fuori dalla regione di Parigi, il che dà la misura dell'allargarsi della violenza ad altre zone del paese. Ieri le auto incendiate fuori dalla regione della capitale erano state 241, due notti fa 77. A Evreux (ovest), scontri violenti hanno opposto poliziotti e giovani armati di mazze da baseball, e hanno provocato alcuni feriti. Le violenze hanno anche toccato Nantes e Rennes, Tolosa, Lilla, Strasburgo. Sette poliziotti sono stati feriti a Pau, nel sud.
Finora, il presidente Jacques Chirac ha taciuto. Ieri il suo entourage si è limitato a dichiarare che il capo dello stato interverrà "al momento opportuno, se lo riterrà necessario".
Intanto, dopo il Dipartimento di stato americano ieri, anche il ministero degli esteri raccomanda oggi "prudenza e vigilanza" ai concittadini che si recano in Francia o già vi si trovano, e li invita a "rispettare rigidamente le indicazioni delle autorità locali e delle agenzie turistiche". L'ambasciata russa a Parigi ha inoltre aperto "una linea di emergenza" accessibile 24 ore su 24 per aiutare, se necessario, i cittadini russi.
Lunedì, 07 Novembre 2005
italy.indymedia.org/news/2005/11/916159.php
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Appello alla sommossa!
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FW da oliva vittoria Monday, Nov. 07, 2005 at 1:24 PM |
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Appello alla sommossa! A tutti i rivoltosi!
Noi dobbiamo capire la sommossa in atto nella regione parigina e ovunque nel paese (Rilleux, Marseille.). Il potere oggi non conosce che "il discorso dei muscoli" come lui stesso dice: non sono solo parole, è un dato di fatto reale. Non è solo l'estrema destra di cui ho paura oggi, perché le sue idee sono al potere: con le sue leggi "antiterrorismo", il loro arsenale repressivo, per cui ciascun individuo è un sospetto.
Io non mi aspetto che il potere cambi. I pinguini di "sinistra" ci hanno già fatto parecchio male: Avidi di potere, chi sono loro per volere il nostro bene? Subito dopo il referendum sulla costituzione ci hanno detto che l'élite non era sintonizzata.....Tanto meglio! Che crepi!
Non saranno i militanti che cambieranno la società, anche se queste parole possono dispiacere. Solo con i nostri compagni, con i nostri vicini, con i nostri amici potremmo ottenere quello che vogliamo, vivere senza potere.
Noi vogliamo vivere. Voi ci fate crepare. Voi mandate i vostri C:RS: i vostri sbirri contro gli scioperanti, contro tutti quelli e quelle che lottano. Lo Stato ci vuole dividere, noi dobbiamo rispondere con la solidarietà, e questo ovunque che sia Marseille, Paris, Bordeaux, Lyon....Non abbiamo nulla da chiedere allo Stato:
Se per lo Stato la forza si chiama diritto, per l'individuo la forza si chiama azione. E' adesso è ora che bisogna agire...I commissariati, le prefetture, i negozi, debbono bruciare, perché il capitalismo e tutti i danni della corsa al profitto cessino di affliggerci, e perché lo Stato non intervenga più nella nostra vita quotidiana.
La religione è un danno, non bisogna scordarlo, essa erode la nostra libertà, i nostri desideri, per renderci più docili......I nostri padri hanno dato troppo...In finale, è facile farci paura dipingendoci come il nemico "terrorista". Essi non potranno continuare a mantenere il potere per sempre additando un nemico.
Noi non dobbiamo aspettarci nulla dai partiti politici o dalle centrali sindacali. Non c'è alcuna possibilità di dialogo con il potere sia esso lo Stato o un padrone. Io non voglio negoziare niente, io non voglio né Stato né padroni.
E ora? Bruciamo, sabotiamo, sogniamo creiamo.
Bada http://paris.indymedia.org/article.php3?id_article=45404
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DO YOU REMEMBER RODNEY KING?
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okkio Monday, Nov. 07, 2005 at 1:50 PM |
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scusate compagni, d'accordo tifare rivolta, ma queste sono moderne jacqueries. non c'è nessuna coscienzadi classe, nessuna organizzazione, solo rabbia, certo, rabbia giusta. eppure si sa come finiscono queste cose. nessuno si ricorda di Rodney King?
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Il movimento
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Nembo Kid Monday, Nov. 07, 2005 at 2:17 PM |
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scoppia la rivolta in Francia, quella vera, l' insurrezione orizzontale, quella della fasce più emarginate, quella tanto predicata e il movimento che fa? Nulla. anzi, molti hanno da ridire. "Non c' è organizzazione" lamentano i cervelli, è solo "rabbia e violenza" dicono altri, i santoni indyani invece non parlano. figuriamoci ora che sparano e c'è scappato il morto un bel pensionato da dare in pasto ai media. Meglio tergiversare, non prendere posizione, sparire. Dove siete? scoppia l' insurrezione e sparite? Molto meglio esprimere solidarietà e affiancarsi a frotte a buffonate del calibro di "serpica naro" QUELLA è rivoluzione vera.....altro che sti quattro arabi fetenti. tali e quali agli arabi iracheni. Tagliagole. Gentaglia. "Non hanno un progetto" disse il cervello Barenghi. Ora su indy molti dicono lo stesso dei francesi che combattono. "Non va bene non hanno un progetto". Meglio votare sì alla Costutizione Europea come dichiarava il cervello mazzetta su indy, quello sì che è un progetto. Cacciare Berlusconi votando sì alla Costituzione Europea. Altro che Molotov. Intanto Pera ammonisce Prodi. "Non buttare benzina sul fuoco in Italia dice". Quale fuoco? http://www.adnkronos.com/3Level.php?cat=Politica&loid=1.0.203124847
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La guerriglia giovanile parigina miete la prima vittima
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ribelle Monday, Nov. 07, 2005 at 3:10 PM |
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Le rivolte delle banlieu francesi hanno fatto la prima vittima. Un sessantenne aggredito venerdì sera nella periferia nord di Parigi è morto questa mattina. Lo ha annunciato la vedova che è stata appena ricevuta dal ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy.
L'uomo è spirato in ospedale a causa delle gravissime lesioni subite. La settimana scorsa era stato picchiato a sangue da ignoti facinorosi, durante uno dei tanti disordini che da undici notti stanno mettendo a ferro e fuoco le periferie di Parigi e di altre città in tutta la Francia.
Si tratta del primo decesso dal 27 ottobre, data di inizio degli scontri che stanno divampando nelle banlieus francesi. Jean-Jacques Le Chenadec, 61 anni, era stato picchiato da un giovane mentre stava discutendo con un vicino ai piedi della sua abitazione, a Stains.
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Appello alla rivolta
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da indymedia parigi Monday, Nov. 07, 2005 at 6:40 PM |
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Se qualcuno avesse voglia di tradurlo... Ciao F.
***
Appel à l'émeute ! A tous les agités !
Nous devons étendre la révolte qui se passe actuellement en région parisienne, et partout dans le pays (Rilleux, Marseille…). Le pouvoir actuel n'adopte pas qu'un « discours musclé » comme il est dit, ce n'est pas simplement un discours et c'est plus qu'une réalité. Ce n'est pas de l'extrême droite dont j'ai peur actuellement, car ses idées sont au pouvoir. Avec leurs lois « anti-terroriste » et leurs arsenaux répressifs, où tout individu est un suspect.
Je ne souhaite pas que le pouvoir change. Les pingouins de « gauche » nous ont déjà fait assez de mal. Avides de pouvoir, qui sont-ils pour vouloir notre bonheur ? Après le referendum sur la constitution, on nous a dit que l'élite était déconnectée… Tant mieux ! Qu'elle crève !
Ce n'est pas des militants qui changeront la société, même si cela est dur à dire. C'est avec nos camarades, nos voisin-e-s, nos ami-e-s que l'on pourra créer, vivre sans pouvoir.
Nous voulons vivre. Vous nous faîtes crever. Vous envoyez vos C.R.S., vos flics aux grévistes, à tous ceux et toutes celles qui luttent. L'Etat veut nous diviser, nous devons répondre par la solidarité, et ce de partout que ce soit à Marseille, Paris, Bordeaux, Lyon… La réquisition, ce n'est pas pour l'Etat…
Si aux mains de l'Etat, la force s'appelle droit, aux mains de l'individu, elle se nomme action. C'est maintenant qu'il faut agir… Les commissariats, préfectures, commerces, doivent brûler, pour que le capitalisme -et tous les dégâts de la course aux profits- cesse de nous affecter, et que pour l'Etat n'intervienne plus dans notre vie quotidienne.
La religion est un danger, il ne faut pas l'oublier. Elle ronge nos libertés, nos désirs, à nous rendre docile… Nos ancêtres ont trop donné… Enfin, il est facile de nous faire peur en trouvant l'adversaire « terrorisme ». Ils ne pourront pas toujours régner en désignant un ennemi.
Nous devons rien attendre des partis politiques ou des centrales syndicales. Il n'y a pas de dialogues possibles avec le pouvoir, que ce soit l'Etat ou mon patron. Je ne veux rien négocier, je veux ni Etat ni patron.
Et maintenant ? Brûlons, sabotons, rêvons, créons…
Bada le 4/11/2005 à 10h13
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Si teme per questa notte, si teme per la diffusione della rivota...
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Parigi Monday, Nov. 07, 2005 at 9:21 PM |
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Domani il Consiglio dei ministri decidera' di conferire ai prefetti la possibilita' di decretare il coprifuoco, se necessario, sui territori di loro competenza: lo ha annunciato stasera in diretta tv il primo ministro francese, Dominique de Villepin. ''Ci sono 8.000 uomini gia' schierati - ha proseguito il premier - e' stato deciso ieri dal Consiglio di sicurezza interno presieduto dal capo dello Stato, Jacques Chirac, di richiamare 1.500 uomini della riserva in piu', fra gendarmi e poliziotti. Voglio ringraziare il loro sangue freddo se abbiamo potuto evitare una catastrofe peggiore''.
IL COMPAGNO DEI RAGAZZI FOLGORATI DICE BASTA ALLE VIOLENZE Muhittin Altun, il giovane maghrebino che si era rifugiato con Ziad e Bouna, i due adolescenti morti a Clichy-sous-Bois il 27 ottobre folgorati nella cabina elettrica di un cantiere, ha chiesto ''la fine'' delle violenze in banlieue. Il ragazzo, rimasto gravemente ustionato nell'episodio che ha scatenato i disordini, ha trasmesso la dichiarazione tramite i suoi avvocati.
11/A NOTTE DI VIOLENZA MORTO UN PENSIONATO AGGREDITO E' morto il pensionato francese aggredito venerdì sera durante gli incindenti nella Banlieue parigina. Si tratta della prima vittima delle violenze. L' uomo era stato colpito venerdì sera a Stains, nella banlieue a nord di Parigi, con un pugno da un giovane ed era caduto, battendo violentamente la testa. Era stato ricoverato in coma profondo nell' ospedale di Bondy. Intanto nella scorsa notte sono stati 1.408 i veicoli incendiati nelle banlieue di Francia e 395 le persone fermate: per entrambi i dati, questa 11/a notte di scontri ha fatto segnare dei record. Il bilancio, il più grave dall'inizio degli scontri, è della Direzione generale della polizia nazionale.
Trentaquattro poliziotti sono rimasti feriti nella banlieue parigina. Tra i poliziotti feriti, i due più gravi sono stati colpiti da rose di pallini a Grigny (periferia sud), uno a una gamba e l'altro al collo. Il ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy ha fatto loro visita nell'ospedale di Evry. Gli altri feriti sono stati colpiti perlopiù da sassi e altri oggetti, alcuni anche da bottiglie incendiarie. A mezzanotte, la polizia aveva registrato più incendi di veicoli in provincia (316) che nella regione parigina (212).
In provincia sono state attaccate due chiese, numerose scuole e due posti di polizia. Alcuni di questi edifici sono stati totalmente distrutti dali incendi. Nella regione parigina sono stati assaltati un centro sociale, una tesoreria, un deposito farmaceutico e un magazzino di moto. Secondo una fonte della polizia, alle 18:30 di ieri sono stati lanciati sassi contro alcuni autobus a Colombes (banlieue sudovest). Un bimbo di 13 mesi, ferito alla testa, è stato ricoverato in ospedale, ma non si conosce la gravità delle sue condizioni.
CHIRAC: RIPRISTINARE L'ORDINE, UGUAGLIANZA DELLE OPPORTUNITA' Si' all'eguaglianza delle opportunita', all'impegno rafforzato dello stato nelle periferie, all'ascolto e al rispetto di tutti; prima, pero', deve essere ripristinato l'ordine. L'ordine della Repubblica.
Chirac e' sceso direttamente in campo, all'improvviso, dopo 10 notti di rivolta in banlieue durante le quali non aveva preso la parola in pubblico.
Dominique de Villepin, il suo fedele premier, ha lasciato l'Eliseo dove alle 18 si e' riunito il gabinetto ristretto della sicurezza attorno al capo dello stato, e ha dato un assaggio di quello che annuncera' domani sera in diretta tv ai francesi: rinforzi di uomini ovunque si renda necessario sul territorio e un arsenale di provvedimenti urgenti per rendere piu' accettabile la vita in periferia.
La Francia, con gli occhi addosso di tutto il mondo - addirittura russi e americani che mettono in guardia i loro turisti a Parigi - ha reagito stasera al massimo livello alla peggiore crisi della banlieue che si ricordi, una vera rivolta.
Dieci giorni di caos, di territori dove le forze dell'ordine ripiegano ogni notte di fronte al lancio di oggetti, molotov, proiettili da parte di organizzati e ben armati assaltatori che incendiano una media di un migliaio di automobili fra ogni tramonto e ogni alba. La Repubblica - di certo la parola piu' gettonata dai politici in questi giorni di crisi - ''non puo' tollerare zone di non-diritto'', praticamente quartieri che diventano terra di nessuno, in mano ai fomentatori di disordini, ha proclamato il premier. Non ha preso la parola Nicolas Sarkozy, il ministro degli Interni contestato piu' per il suo gergo crudo che non per la sostanza delle affermazioni, visto che Chirac e Villepin ne hanno stasera perfettamente interpretato il pensiero. Il presidente, in particolare, ha garantito con poche ma eloquenti parole che chi crea i disordini sara ''preso, giudicato e punito''.
Per rincarare la dose, Villepin ha annunciato una dose massiccia di processi per direttissima e di strumenti eccezionali affinche' i fermati nei disordini possano essere spediti in poche ore davanti al giudice.
Sullo sfondo, ma in questo momento lo scenario sembra sfumare in lontananza, c'e' sempre la battaglia politica in vista delle presidenziali 2007. Nonostante la decisione di Chirac di convocare il Consiglio della sicurezza interna, il portavoce socialista Julian Dray lo ha accusato di aver fatto ''affermazioni scontate'' laddove i francesi si aspettavano ''fatti''. I fatti saranno annunciati domani sera in diretta tv dal primo ministro, che si esprimera' sul capitolo della sicurezza con un arsenale di misure di rafforzamento degli uomini sul territorio e sul capitolo economico e sociale con una serie di provvedimenti per rendere meno esplosiva la situazione nelle banlieue.
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INSORTI!
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Oreste Scalzone Monday, Nov. 07, 2005 at 10:14 PM |
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Intervista a Oreste "Corriere della Sera" 7-11-05
Caro Oreste, come definiamo gli autori di questa battaglia urbana? Sono davvero degli insorti? <Insorgere : sollevarsi contro l’autorità>. <Insorto : rivoltoso, che si è ribellato>. Ma potremmo anche chiamarli ammutinati. E’ straordinaria la capacità che hanno gli “uomini di potere” di aggiungere al danno la beffa: sul finire degli anni 70 in Italia, <insorti> per noi era aggravante, e non di poco! Significava <stato d’eccezione>, presunzione di colpevolezza, responsabilità penale anche <oggettiva>, aggravanti, carceri e regimi speciali. Ma si negava all’<insorto> la qualità di <Nemico> riducendolo a folle criminale e/o “marionetta” mossa da qualche “puparo” occulto. Oggi, si mena scandalo quando qualcuno parla di <insorti> : si riscopre che questa è qualifica nobile, e le si oppone quella di “teppaglia”. Così il Ministro francese degli Interni li aveva chiamato ripetutamente quei giovani, prima, anche nei giorni immediatamente precedenti la tragedia che ha fatto scoccare la scintilla...
E contro cosa stanno insorgendo? Non ti sembra piuttosto l'eruzione di una forma spontanea di disagio? Cosa ha portato a questa sollevazione, quale disagio sociale? Nell’immediato, si sono sollevati alle retate di polizia da anni scatenata nelle banlieues; contro giornate spese sul marciapiede davanti agli squallidi falansteri della deportazione dei poveri, più o meno ‘ad ammazzare il tempo’ come nel cortile di prigione ; contro una razionalità economica che li riduce in uno stato di “rota”tra lo stridore del martellamento pubblicitario e la realtà di uno squallore senza uscita ; contro una <legalità> che li asfissia , e una Legge che li disprezza e li umilia.
Questi scontri possono rappresentare il terreno di coltura per nuove forme di lotta, più radicali? Ciò che avviene può essere interpretato come il fallimento di una concezione della società sarkoziana basata soltanto sul "law and order"? Può essere un monito anche a chi - come Sergio Cofferati a Bologna - sta percorrendo la stessa strada? Beninteso, la <tolleranza zero> è un indice del carattere de-li-rante di certe politiche. Quella di Sarkozy, come quella di Cofferati, o del sindaco “giacobino” e “nazional-comunista” di Montreuil. Ma il problema va ben oltre questi personaggi alla cui volontà dispotica o interesse personale non può essere ricondotto il tutto. Se questa corsa incrudelita e stolta alla guerra dall’alto contro il basso continua con questi ritmi e forme c’è da prevedere una catastrofe generalizzata che comincia dal “mentale”, ben più rapida e squassante di quelle previste sul piano ecologico!
E' una vampata di rivolta delimitata soltanto alla Francia? Ogni establishement, ha le sue specificità, Qui in Francia c’é il metodo dell’<assimilazione>, della standardizzazione dei <Valori della Repubblica> ; nel mondo anglosassone il modello del “mercato comunitarista”, del <mosaico> : ciascuno nel suo ghettocol “divide et impera” e il sistema di gerarchie di capi e kapò a organizzare contenimento, ordine, e in particolare il circolo vizioso del crimine: società , oltretutto, criminogena come non mai...
C'è una parte della sinistra che mette in fila gli scontri antiBush in Argentina e i casseurs francesi per esultare, o meglio, per affermare che è tornato il tempo dei contrasti radicali. Tu che ne pensi? Io ho imparato a diffidare dei “tifosi”, che spargono culti ed epopee ed esultano in stretta proporzione alla distanza geografica dei miti di cui sono sempre in cerca... Così un certo <terzomondismo> manifesta un relativismo etico, che porta alla corrività con episodî <stragistici> per poi trovare che, in una sommossa in città, chi spacca una vetrina non può che essere un “provocatore” da perseguire penalmente...
Ha ragione chi sostiene che Parigi è vicina, nel senso che anche le nostre periferie potrebbero "esplodere"? Non è che “potrebbe esplodere”. Bisogna piuttosto pensare, “e come potrebbe non esplodere ?”.
Sarkozy a Parigi ha risposto alla morte di 52 africani per quattro incendi di stabili fatiscenti, mandando la polizia a sgombrare di forza e – senza neanche il pretesto dell’ <insalubrità> -- scatenando rastrellamenti di sans papiers alle uscite dei metro’.
Roba da far prudere le mani alla gente più pacifica... Roba da far venire ancor più cattivi pensieri ai paranoici del <Complotto: sembra quasi una Krivendicazione del repulisti permesso dagli incendi !
Tutto vero. Ma, a New Orléans? E a Ceuta e Melilla ? Certo che i miti spagnoleschi di tanto benpensantismo delle sinistre, innamorate di Zapatero e del giudice Garzon danno anch’essi il voltastomaco... D’altronde, il clero musulmano – compresi gli <islamisti ultrà> -- in questi giorni sta pesantemente giocando al “pompieraggio” dell’ondata tumultuosa di sabotaggio e di “terra davvero bruciata. Chissà che non ci sia chi pensi a un armistizuio nella <guerra di civiltà>, proponendo di coalizzarsi contro i <sub-sahariani> ?
http://orestescalzone.over-blog.com/article-1153149.html
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Le declin...
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Guy Debord Monday, Nov. 07, 2005 at 10:17 PM |
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Le déclin et la chute de l’économie spectaculaire-marchande
Publié en mars 1966 dans le numéro 10 de la revue Internationale Situationniste. [nota : les extraits d’articles du Monde inclus dans l’original n’ont pas été repris] ntre le 13 et le 16 août 1965, la population noire de Los Angeles s’est soulevée. Un incident opposant policiers de la circulation et passants s’est développé en deux journées d’émeutes spontanées. Les renforts croissants des forces de l’ordre n’ont pas été capables de reprendre le contrôle de la rue. Vers le troisième jour, les Noirs ont repris les armes, pillant les armureries accessibles, de sorte qu’ils ont pu tirer même sur les hélicoptères de la police. Des milliers de soldats et de policiers – l poids militaire d’une division d’infanterie, appuyée par des tanks – ont dû être jetés dans la lutte pour cerner la révolte dans le quartier de Watts ; ensuite pour le reconquérir au prix de nombreux combats de rue, durant plusieurs jours, les insurgés ont procédé au pillage généralisé des magasins, et ils y ont mis le feu. Selon les chiffres, officiels, il y aurait eu 32 morts, dont 27 Noirs, plus de 800 blessés, 3 000 emprisonnés.
Les réactions, de tous côtés, ont revêtu cette clarté que l’événement révolutionnaire, du fait qu’il est lui-même une clarification en actes des problèmes existants, a toujours le privilège de conférer aux diverses nuances de pensée de ses adversaires. Le chef de la police, William Parker, a refusé toute médiation proposée par les grandes organisations noires, affirmant justement que « ces émeutes n’ont pas de chefs ». Et certes, puisque les Noirs n’avaient plus de chefs, c’était le moment de la vérité dans chaque camp. Qu’attendait, d’ailleurs, au même moment un de ces chefs en chômage, Roy Wilkins, secrétaire de la National Association for the Advancement of Colored People ? Il déclarait que les émeutes « devaient être réprimées en faisant usage de toute la force nécessaire ». Et le cardinal de Los Angeles, McIntyre, qui protestait hautement, ne protestait pas contre la violence de la répression, comme on pourrait croire habile de le faire à l’heure de l’aggiornamento de l’influence romaine ; il protestait au plus urgent devant « une révolte préméditée contre les droits du voisin, contre le respect de la loi et le maintien de l’ordre », il appelait les catholiques à s’opposer au pillage, à « ces violences sans justification apparente ». Et tous ceux qui allaient jusqu’à voir les « justifications apparentes » de la colère des Noirs de Los Angeles, mais non certes la justification réelle, tous les penseurs et les « responsables » de la gauche mondiale, de son néant, ont déploré l’irresponsabilité et le désordre, le pillage, et surtout le fait que son premier moment ait été le pillage des magasins contenant l’alcool et les armes ; et les 2 000 foyers d’incendie dénombrés, par lesquels les pétroleurs de Watts ont éclairé leur bataille et leur fête. Qui donc a pris la défense des insurgés de Los Angeles, dans les termes qu’ils méritent ? Nous allons le faire. Laissons les économistes pleurer sur les 27 millions de dollars perdus, et les urbanistes sur un de leur plus beaux supermarkets parti en fumée, et McIntyre sur son shérif abattu ; laissons les sociologues se lamenter sur l’absurdité et l’ivresse dans cette révolte. C’est le rôle d’une publication révolutionnaire, non seulement de donner raison aux insurgés de Los Angeles, mais de contribuer à leur donner des raisons, d’expliquer théoriquement la vérité dont l’action pratique exprime ici la recherche.
Per leggere tutto: http://www.homme-moderne.org/societe/philo/debord/declin/
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Allosanfàn
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Dacia Valent Monday, Nov. 07, 2005 at 10:21 PM |
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[] Il sogno dell'europeo medio, quello bianco, borghese, cristiano, ingrassato da anni di buona tavola e cattive letture, è quello di avere un "immigrato non fastidioso", che - soprattutto - resti immigrato per sempre, sempre alieno, sempre straniero, in modo di poter sfruttare il suo lavoro - bassa manovalanza di solito - ed una volta finito di spremerlo, poterlo riporre in un armadio, e non pensarci fino al giorno dopo.
Sfortunatamente per questi incubatoi di incubi, non è così che funziona. No, gli "immigrati" sono sempre di meno: le seconde, terze e quarte generazioni sono già qui, ed anche se si volesse continuare a fingere di non vederle, di non sentirle, non sono utensili da riporre, sono i nuovi europei.
La situazione dei diritti civili è andata deteriorandosi sempre di più, sommandosi alla netta sensazione percepita dalle minoranze di costituire un problema sociale piuttosto che una risorsa: dagli incendi degli ostelli (51 morti di cui 29 bambini in pochi mesi), agli sgomberi e demolizioni dei poveri luoghi nei quali vivono, al diniego del "posto in graduatoria" per le case popolari, alle profanazioni delle Moschee, alla violazione delle loro abitazioni senza nessun genere di garanzia processuale, fino all'incertezza della propria presenza in Europa.
In un'Europa, che chiede molto e da molto poco, la vita di tutte le minoranze, soprattutto quelle etniche, è sempre più precaria, mano a mano che passa il tempo: invece di migliorare peggiora, perché sulla nostra pelle, spesso letteralmente, si costruiscono alleanze elettorali e contratti con gli elettori.
In un clima del genere è naturale che le nostre future generazioni si ritraggano in un angolo di mondo che rischia di implodere nell'autocommiserazione ed esplodere nell'odio. Davvero, per quanto tempo ancora si pensa che le persone siano disposte a sopportare? E quanto dovrebbero sopportare?
[]
Il Quarto Stato - Pellizza da Volpeda
Non si tratta solo degli incendi ma anche delle retate etniche e religiose che vengono compiute quotidianamente, delle irruzioni in piena notte nelle nostre case, della creazione dei campi di concentramento dove ci rinchiudete, degli aerei speciali nei quali saliamo, ammanettati gli uni agli altri come bestiame, nelle quote che pretendono di portare in Italia solo la manodopera necessaria per far funzionare le industrie o l'agricoltura, nei permessi di soggiorno che vengono rilasciati solo se siamo produttivi, nelle famiglie separate da una legge che non ci consente di vivere con i nostri figli, nelle difficoltà d'accesso al credito, negli ostacoli per lo svolgimento del culto, nella demonizzazione mediatica quotidiana. È vero, molte di queste cose non le vivo direttamente, ma le sento, potenti, laceranti, come chiunque sentirebbe l'ingiustizia.
Il razzismo è costante e abituale. Ed è la spia di una guerra che si sta combattendo, non guerreggiata, semplicemente accennata, ma non per questo meno cruenta: le vittime che restano sul terreno sono di carne, sono di sangue, sono [] di sogni, sono di desideri. Sulla ghiaia del viale dell'umiliazione i nostri corpi sono reali, non inventati.
E questa guerra non ha fatto altro che mettere ancora di più sotto i riflettori lo scontro di civiltà tutto interno al cosiddetto primo mondo, le cui vittime impotenti, fino ad oggi, siamo noi: quando si parla di sviluppo sostenibile di solito ci si riferisce ai paesi emergenti.
Ma siamo davvero sicuri che questo ritmo di sviluppo, che ha effetti opposti in Africa, Asia ed America Latina, possa davvero essere sostenuto dalle nostre società europee, o non è piuttosto vero che un simile gap nel godimento della società del benessere non sortirà altro effetto se non quello di attrarre sempre di più i dannati della terra? Quelli da escludere, da temere a da intimorire. Quelli ai quali addossare le colpe del cattivo governo, della gestione inetta della cosa pubblica, il perfetto capro espiatorio.
Anche durante il fascismo il governo invocava questioni di sicurezza, o brandia la povertà e la disoccupazione additando gli ebrei, per perpetrare raid nelle sinagoghe e per deportarli e per ucciderli. Oggi succede con la comunità islamica, e per Dio, secondo voi, secondo tutti voi, abbiamo il tempo di aspettare che fra 50 anni qualcuno ci chieda scusa per questi anni di terrore e di umiliazione, o possiamo risparmiarceli e vedere di chiuderla qui, senza che nessuno di noi, e di voi, ne abbia a soffrire?
[] E siamo tutti quanto stanchi di sentire la solita solfa da 20 anni a questa parte. Le cose stanno andando bene, le cose andranno meglio, le cose devono migliorare. Basta. Sono stanca di crederci ancora.
E con me, lo sono anche le migliaia di giovani, non solo neri, non solo musulmani, che dall'inverno dei loro ghetti reclamano a gran voce la primavera dei diritti. Piacerebbe a molti che si trattasse di scontro religioso: scordatevelo. Una nuova classe ha preso coscienza di se, il primo passo per disperdersi, ma fino a quando dura, grazie a loro, grazie agli incendi delle Maserati e delle Peugeot, ai bambini arrestati ed ai poliziotti che si sentono sempre meno sicuri di fare la cosa giusta, stiamo assistendo alla prima primavera di questo millennio.
I PIL di alcuni dei nostri paesi ci colloca tra i G8, ma forse questo PIL tiene in considerazione il degrado dei nostri quartieri, le nostre scuole sempre più vuote di personale q [] ualificato e di studenti, le sirene delle ambulanze che raccolgono la carne morta sulle statali e le autostrade nel fine settimana? I viaggiatori del sesso infantile e le bambine che viaggiano per sesso? Considera le serrature delle nostre case e quelle delle prigioni che contengono i ladri che hanno tentato di forzarle? Riflette la smania di un governo di armare la mano dei nostri commercianti e imporre taglie per mettere il proletario contro l'altro proletario? Rispecchia i nostri figli che uccidono i loro genitori ed i genitori che uccidono i nostri figli, e il sottofondo di programmi televisivi che fanno della volgarità e della violenza i veicoli per il nostro shopping?
Il fatto di essere parte dei G8 non importa nulla, se pensiamo al futuro dei nostri figli, alla qualità della loro educazione, alla qualità della loro infanzia ed alla sfida delle loro adolescenze. È impermeabile al bisogno di protezione delle nostre famiglie, alla sicurezza del lavoro ed a quella sul posto di lavoro, ed all'incolumità sulle nostre strade. Non include lo splendore delle nostre culture che si incontrano, invece di scontrarsi, o la solidità delle nostre convinzioni, l'intelligenza della nostra società o l'integrità dei nostri burocrati e politici. Non misura il valore, il criterio, la compassione o la dedizione alla nostra gente.
Il nostro denaro, quello che ci fa essere parte del G8, misura tutto eccetto quello che rende la nostra vita degna di essere vissuta, ci dice tutto dell'Europa ma nulla dell'essere italiani.
[] Sono stanca, siamo stanchi, tutti quanti noi siamo stanchi. Ciascuna delle parole che tentiamo di ascoltare o di raccontare ci conduce sempre di più verso la stanchezza, verso il nostro sentirci soli, sempre più soli e sempre più spaventati.
Ma il nuovo popolo europeo, gran brutta bestia il popolo, ha cominciato prima a sussurrare, poi a gridare ed adesso ad articolare politicamente - con violenza dirompente, ma pur sempre politica - il proprio no alla logica della guerra interna continua, usata come ottundente della consapevolzza di vivere in una società devota alla guerra contro un nemico che si è fato carne nella nostra carne. Non abbiamo intenzione di morire in silenzio, come piacerebbe a molti. No.
Quello che sta succedendo in Francia, nel Regno Unito, negli USA, in Argentina, quello che succede in Belgio, Olanda, quello che succederà in Spagna ed in Italia, quello ceh succede in Iran e in Palestina, quello ceh succede in Zimbabwe ed in Brasile, costringerà gli oligarchi a prendere atto che le persone hanno diritti che - se negati per troppo tempo ed ingiustamente - non possono che essere strappati con la forza dalle mani e dalle tasche di coloro ce li hanno scippati.
Gli avvenimenti di queste ultime settimane ci dicono chiaramente che ce ne n'est que le début. Malheureusement per qualcuno, ma per me, beh, per me il était grand temps.
Dacia Valent
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FRANCIA: OLTRE IL 70% DISAPPROVA GOVERNO SU PERIFERIE
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da "repubblica on line" Tuesday, Nov. 08, 2005 at 12:08 AM |
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Parigi, 23:30
FRANCIA: OLTRE IL 70% DISAPPROVA GOVERNO SU PERIFERIE Oltre il 70 per cento dei francesi non approva la politica che il governo ha perseguito nelle periferie francesi, bersaglio della rivolta giovanile dal 27 ottobre. Secondo un sondaggio commissionato da 'Yahoo', dal quotidiano 'Liberation' e dalla televisione 'iTele', il 71 per cento degli intervistati ha risposto che l'esecutivo guidato da Dominique de Villepin "sta andando nella direzione sbagliata", mentre soltanto il 20 per cento si dichiara favorevole alle politiche attuate nei sobborghi francesi.
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Parigi e non solo
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Silvana Mazzocchi Tuesday, Nov. 08, 2005 at 12:44 AM |
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L'ultima notte, si legge, è stata la peggiore nell'escalation di violenza che infiamma le periferie delle città francesi. E adesso c'è anche un morto. Il governo è sotto accusa, ma a Parigi (e non solo) è evidente che è fallito il modello d'integrazione occidentale e che gli immigrati di terza generazione hanno un'arma potentissima che non fa i conti con le ideologie e che non si misura né con le parole né con le promesse. Ed è la rabbia. La questione riguarda, in modi e con tempi diversi, tutte le metropoli europee. E anche noi.
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BRUCERA' L'EUROPA INTERA ?
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Michele S. Tuesday, Nov. 08, 2005 at 12:48 AM |
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Credere che ci sia un'ideologia religiosa di tipo islamico-integralista dietro a questa rivolta sbaglia in buona fede oppure strumentalizza il tutto in chiave leghista-islamfobico.
In realtà credo che non ci sia nulla di "ideologico" dietro alle banlieu in fiamme, solo rabbia alimentata dal razzismo e dalla emarginazione socio-economica che vivono i ragazzi della seconda-terza generazione di immigrati.
nichilismo?
luddismo?
i sociologi non sanno che pesci pigliare, chirac ancora di meno... e quindi?
brucerà l'europa intera?
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sono estremamente contento
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mavir Tuesday, Nov. 08, 2005 at 12:55 AM |
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Sono estremamente contento di quello che avviene in Francia. E rido nel vedere che un governo e' incapace difronte ad una rivoluzione proprio perche' non ci sono referenti con cui dialogare. Ma e' bello vedere fuoco perche e' un atto rivoluzionario che in quanto tale non si puo' facilmente arginare. Le cause? il razzismo bianco di uno stato bianco con una sinistra bianca che pensa ancora che la democrazia sia la piu' alta forma di governo. Solo i migranti possono incendiare anche qui le citta'. C'e' ancora qualcuno che realmente pensa che una rivoluzione si possa fare pacificamente magari votando con il proprio telefonino? Siamo oppressi dai media rabboniti come un branco di pecore (ovviamente bianche)... Meglio le pecore nere...
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Villepin : "L' Islam c'entra poco ... "
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Adnkronos Tuesday, Nov. 08, 2005 at 8:23 AM |
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Parigi, 7 nov. - (Adnkronos) - Il premier francese Dominique de Villepin non crede che l'Islam sia un elemento ''essenziale'' delle violenze nelle periferie. Alla domanda se ''non ci sia la mano degli islamisti dietro tutto cio''', il primo ministro ha risposto: ''Io credo che oggi questi non siano essenziali''. ''Sicuramente, per quanto ci riguarda, c'e' preoccupazione per il radicalismo - ha aggiunto De Villepin, parlando alla televisione TF1 - Ma non credo che oggi sia l'elemento essenziale anche se non bisogna trascurarlo''.
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«I modelli dei casseur sono le gang Usa degli anni ’80»
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aladino govoni Tuesday, Nov. 08, 2005 at 8:29 AM |
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«I modelli dei casseur sono le gang Usa degli anni ’80» - di Redazione - Nostro inviato a Parigi
È uno dei francesi che gli americani stimano senza riserve. Quando ci sono da capire le dinamiche che riguardano l'integrazione, l'Islam e il terrorismo in Europa, il suo nome è il primo sulla lista. In questi giorni Olivier Roy - studioso del Centro nazionale per la ricerca scientifica di Parigi e autore di saggi illuminanti come «L'Islam mondialisé» - è molto sollecitato. Dall'Herald Tribune, per esempio, e da Newsweek, che nel numero in edicola pubblica un suo intervento. Tutti vogliono capire che cosa sta accadendo nelle periferie delle grandi città francesi. Anche noi del Giornale. Olivier Roy ci ha concesso questa intervista. C'è chi parla di «rivolta islamica», chi di regia occulta. Sono ipotesi credibili? «No. Ci sono due aspetti cruciali: questa è una rivolta innescata dai giovani senza alcun collegamento con gli adulti. I protagonisti di questi scontri non hanno mai più di 20-25 anni. Il secondo punto è che proprio perché nasce dal malessere di una parte precisa della popolazione che vive in zone delimitate - i quartieri alla periferia delle città - non ha una matrice religiosa. L'Islam non c'entra. La stampa internazionale sbaglia quando parla di ribellione dei giovani musulmani». Che cosa ha provocato la rivolta? «A far detonare la crisi sono stati i poliziotti, in particolare la morte di due ragazzini che per sfuggire a un controllo si sono infilati in una cabina elettrica, rimanendo fulminati. Ma questa è solo la causa contingente, il pretesto». Quelle strutturali quali sono? «La ghettizzazione di questi quartieri. Questi giovani nascono e vivono nei rioni alla periferia delle città senza alcuna prospettiva:
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Maometto è già quì
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Roberto De Bortoli Tuesday, Nov. 08, 2005 at 3:54 PM |
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ricordate...qualche tempo fa (01/02/2004) mi sono beccato 5 mesi per un lancio di uova in chiesa ora i nostri fratelli mussulmani in francia lanciano Molotov anche nelle chiese...
presto e molto presto come da anni Pietro Molinari denuncia il fuoco si estenderà anche quì... Pietro Molinari da Molti considerato un pazzo è un uomo di 70 anni che ha denunciato moltissimi politici rei di aver violato la costituzione sorta dalla resistenza e pagata con il sangue degli italiani... La Polizia di Trieste lo ha Incarcerato in Coroneo anche se ha superato i limiti di età è da anni che costui denuncia che bisogna fare il dialogo intereligioso con i nostri fratelli dell'islam, testimoni della storia di Abrahamo e di Gesù.
In questo momento posso solo dirvi fratelli il futuro è già quì... leggete cosa sta succedendo in Francia...
Abbracciamo i nostri fratelli Islamici e facciamo le nostre scuse per l'attacco in Irak...destituiamo i vari prodi e berluska...riprendiamo in mano il nostro destino... Costruiamo la Pace
---------------------------------------- Francia, scatta il coprifuoco De Villepin dà pieni poteri ai prefetti
PARIGI. Coprifuoco: parola grossa, che sa di emergenza piena, di Paese vicino al caos. Ma la guerriglia delle periferie di Francia è così estesa e incanaglita che il primo ministro De Villepin ha dovuto andare in tv ieri sera e pronunciarla. I prefetti delle zone «ribelli», ha detto, potranno autorizzarlo se lo ritengono necessario per riportare la calma. C’è da giurare che da domani mezza Francia dovrà chiudersi in casa all’imbrunire. I prefetti avranno a disposizione anche 1500 riservisti della polizia richiamati in servizio per dar manforte agli 8mila agenti che già ogni notte corrono dietro alle guizzanti bande di incendiari. Il governo non poteva fare altro. Perchè rischiava di essere scavalcato dall’esasperazione degli amministratori locali e della popolazione inferocita per i danni. La «guerra», giunta alla dodicesima notte, intanto si sviluppa con caratteristiche sempre più allarmanti e non sono solo auto ad andare in fiamme: da Parigi a Marsiglia, da S.Etienne a Tolosa a Lille a Perpignan, a Clermont Ferrand a Nimes, vanno in fumo stazioni di polizia, negozi, scuole, biblioteche.
E chiese: per la prima volta sono stati attaccati con le molotov due luoghi di culto, la chiesa de l’Ile de Thau a Sète e a Lens nel Pas-de Calais. E c’è anche una vittima: un sessantenne di Stains, colpito al capo da un giovane dopo una lite seguita all’incendio di alcune auto.
abrahamo.ilcannocchiale.it/
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povero villepin
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roberto de bortoli Tuesday, Nov. 08, 2005 at 4:04 PM |
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quando un cieco vuole guidare i ciechi ...un solo destino li accompagnerà finiranno tutti nella fossa...questo è il loro destino...
vogliono affrontare una cosa che non conoscono o credono di conoscere...altri prima di loro ci hanno provato...e sono morti...
Bisogna fare la pace con l'islam...
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1789
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massimo Tuesday, Nov. 08, 2005 at 6:34 PM |
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"Chissà nel 1789 cosa pensavano gli osservatori internazionali del casino che stava capitando a Parigi? Avranno pensato che c'erano i quartieri poveri in rivolta? Che i pezzenti mandavano a fuoco tutte le belle cose che c'erano a Parigi? La storia però ha dato una prospettiva diversa."
Luigi XVI teneva un diario. Alla pagine del 14 luglio 1789 scrisse "rien" (niente).
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Credete meno alla televisione !
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simo chez paris Tuesday, Nov. 08, 2005 at 6:56 PM |
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sulla morte dell'uomo avvenuta ieri le dichiarazioni fatte dalla moglie fan bene capire che ha avuto problemi lungo tutto l'anno dauna persona precisa e conosciuta dalla coppia. Diciamo che le persone che lo hanno ucciso hanno aprofittato di questo periodo. I media francesi non lo mettono nel bilancio delle sommosse. In quel caso i morti sarebbero tre (con i due ragazzini di 15 e 17 morti il primo giorno) Poliziotti veramente feriti 2 e un casseur con la mano strappata da un lacrimogeno.
Credete meno alla televisione e fatevi un giro qui dove vivo : aubervillier e capirete che tra la televisione e la realtà vi stanno prendendo in giro... anche in italia
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Leggendo alcuni
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Fra Tuesday, Nov. 08, 2005 at 8:31 PM |
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Leggendo alcuni commenti mi sono letteralmente stupito ,come tanta gente sia quasi contenta che tutto cio sta avvenendo e come se spera che al piu presto questo succeda in Italia per poter dire ..avete visto , io ve l'avevo detto .. Pero a tutta questa gente vorrei chiedere ma che cosa direste se un vostro familiare verrebbe ucciso durante questi eventi solo perche si trovava per sbaglio dove nn si doveva trovare o magari morto per una bomba o violenze?.. Io sono assolutamente solidale con i ragazzi che protestano per i propri diritti , sia esso in Europa, in America Latina in Usa ..e li posso capire perche anche io sono immigrante in terra straniera. PEro nn appoggio assolutamente violenze il muro contro muro perche questo non fa altro che peggiorare la situazione.. Voi pensate che quando tutto questo sara finito quelle persone avranno piu diritti e piu privilegi ? .. Saro` pessimista ma nn credo anzi al contrario tutto sara peggio ...
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e chi dovrebbe mediare ?
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new dada Tuesday, Nov. 08, 2005 at 10:41 PM |
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il muro contro muro, a meno che non si tratti di una guerra civile in cui o vinci o perdi, e' vero che non paga mai, nel senso che alla fine perde sempre la parte piu' debole che non e' certo lo stato.
ma in questo caso chi puo' avere l' autorita' morale, la credibilita' per mediare ?
il governo ovviamente no e nemmeno lo vuole.
l' opposizione partlamentare francese ( socialisti e comunisti) che al massimo vuole rendere piu' "soft" le stesse ricette liberiste della destra al potere ?
i trotzkisti della "nouvelle gauche" ( che ormai e' vecchissima) che prendono piu' voti nei quartieri bene che in quelle periferie e che inseguendo il falso mito di una "classe operaia" che ormai non esiste piu', non sanno nulla delle banlieues ?
i sindacati, che in francia sono tutti al tempo stesso moderati e corporativi, che per quei ragazzi non hanno mai fatto niente ?
il movimento no-global che praticamente in Francia non e' mai nemmeno cominciato ?
gli iman che a quei ragazzi sanno solo fare l' invito alla preghiera ( e giustamente i ragazzi della religione se ne fottono) ?
questo e' il vero problema ; hanno un po' tutti, certo con responsabilita' diverse, lasciato marcire i problemi e adesso non sanno dove mettersi le mani.
e rimane, come unica faccia delle istituzioni e della politica in genere, solo la brutalita' razzista dei poliziotti !
se la situazione e' arrivata a questo punto, vogliamo dare la colpa ai ragazzi delle banlieues ?
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Rivolta in Francia
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Giovanna Nigris Wednesday, Nov. 09, 2005 at 12:18 AM |
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mail@mobbing-sisu.com |
La storia ci insegna che dalla Francia sono sempre partiti tutti i movimenti che poi hanno portato ad una vera democrazia. Ormai lo stato attuale in Europa fa pensare che prima o poi anche altri paesi si ribelleranno a situazioni che sembrano "dittatoriali", in quanto viene dato uno strapotere a personaggi incapaci, prepotenti e supponenti. Propongo a chi vuole dimostrare solidarietà contro la delinquenza legalizzata di stato di qualsiasi paese di inserire nel proprio cellulare l'inno nazionale Francese la Marsigliese in segno di solidarietà verso le vittime del potere. Giovanna sito internet: http://www.mobbing-sisu.com
www.mobbing-sisu.com
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Rivolta in Francia
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Giacomo Montana Wednesday, Nov. 09, 2005 at 1:05 AM |
mail:
jimmontana@fastwebnet.it |
Negli ultimi anni abbiamo appreso molto bene dalla stampa quotidiana sommarie e imprecise notizie sino a costatare vergognose autocensure dei giornalisti costretti a seguire una linea di sottomissione al crimine legalizzato per non perdere il posto di lavoro. Pertanto le considerazioni, dirette e indirette, riportate in tali articoli, non sono mai state esatte e tanto meno a favore di chi subisce il crimine, né di conseguenza costruttive sotto il profilo della conoscenza dei reali problemi della nostra società. Quasi tutto oggi viene strumentalizzato per ragioni di ideologie malsane e politiche di parte. In realtà, è pacifico che lo strapotere prima o poi costringe il popolo a difendersi da qualsiasi disegno eversivo esercitato sempre ai danni dei più deboli. La responsabilità morale di una rivolta non è mai della gente, ma di chi lascia degradare e mandare allo sfascio un vero ordine pubblico e una sana giustizia sociale. Sono daccordo con la signora Giovanna che ha scritto prima di scaricare nel proprio cellulare la suoneria che motiva l'Inno Nazionale Francese "LA MARSIGLIESE" contro lo schifo di qualsiasi strapotere legalizzato che degrada, umilia e distrugge l'essere umano a vantaggio della classe di elite. Giacomo Montana
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e chi ci crede a villepin...
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roberto de bortoli Wednesday, Nov. 09, 2005 at 3:50 PM |
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ma cosa credete che villepin dica veramente la verità? il suo interesse adesso e scongiurare una crisi generale nel suo paese cosa che a quanto pare è incapace di affrontare...vedremo IN ITALIA il carop pisanu cosa farà...visto che stroricamente dalla francia partono le rivoluzioni...a Berlino si è già innescata...in Italia qualcuno sta facendo di tutto per innescarla quando va ad arrestare gli Imam nelle moschee...grazie pisanu...
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APPELLO UNITARIO CONTRO LO STATO D'EMERGENZA!
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paris.indymedia Wednesday, Nov. 09, 2005 at 5:16 PM |
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Finalmente la sinistra "organizzata" non "socialista" si decide a dare un segno di vita... http://paris.indymedia.org/article.php3?id_article=45985
APPELLO UNITARIO CONTRO LO STATO D'EMERGENZA!
Alternative Citoyenne, ATMF, CEDETIM, Comité des sans-logis, CRLDHT, Fédération syndicale unitaire, Ligue communiste révolutionnaire, Ligue des droits de l'Homme, MRAP, Parti communiste français, Syndicat des avocats de France, Syndicat de la magistrature, Union syndicale Solidaires, Les Verts.
URGENTE concentramento mercoledì sera ore 18 a Bobigny contro lo stato d'emergenza e le violenze poliziesche
Concentramento mercoledì sera ore 18 a bobigny metro Pablo Picasso (Linea 5) contro il coprifuoco, le violenze poliziesche, per la revoca dello stato d'emergenza, per le dimissioni di Sarkozy.
I fascisti si preparano a reclamare l'esercito nelle banlieues. Noi dobbiamo farvi fronte ed essere più numeros* possibile. Avvertite tutti quell* che conoscete per questo presidio.
FUORI SARKOZY! ! !
COMUNICATO UNITARIO: NO ALLO STATO D'ECCEZIONE
Messo di fronte ad una rivolta nata dall'accumulazione delle ineguaglianze e delle discriminazioni nelle banlieues e nei quartieri poveri, il governo ha appena segnato uno nuova tappa, d'estrema gravità, nell'escalation securitaria. Persino nel maggio 1968, quando la situazione era ben più drammatica, non fu utilizzata dai poteri pubblici alcuna legge d'eccezione. La proclamazione dello stato d'urgenza risponde a una rivolta le cui cause sono profonde e ben conosciute sul solo terreno della repressione.
Al di là del messaggio simbolico disastroso che alimenterà il richiamo alla guerra d'Algeria, non si tratta solo di "coprifuoco", il che è già dentro una logica di guerra. Di fatto il governo ha scientemente mentito. La legge del 3 aprile 1955 autorizza divieti di soggiorno per "ogni persona che cerchi di ostacolare, in qualunque maniera, l'azione dei poteri pubblici", obblighi di residenza per "ogni persona la cui attività si riveli pericolosa per la sicurezza e l'ordine pubblici", la chiusura dei "luoghi di riunione di ogni natura" e l'interdizione delle "riunioni che abbiano come natura il provocare o il mantenere il disordine". Il governo ha anche previsto perquisizioni notturne. Può, inoltre, "prendere ogni misura per assicurare il controllo della stampa e delle pubblicazioni di ogni natura", e dare competenza alle giurisdizioni militari in concorrenza con i giudici ordinari.
Fermare le violenze e ristabilire le solidarietà nelle banlieues è una necessità. Ciò implica forse sottometterle a una legislazione d'eccezione ereditata dal periodo coloniale? Si sa dove porta il ciclo ben conosciuto che concatena provocazioni e repressione, e quali risultati permette d'ottenere. Le banlieues non hanno bisogno di stato d'eccezione: hanno bisogno, disperatamente, di giustizia, di rispetto e d'uguaglianza.
Firmatari:
Alternative Citoyenne, ATMF, CEDETIM, Comité des sans-logis, CRLDHT, Fédération syndicale unitaire, Ligue communiste révolutionnaire, Ligue des droits de l'Homme, MRAP, Parti communiste français, Syndicat des avocats de France, Syndicat de la magistrature, Union syndicale Solidaires, Les Verts.
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Certo bisogna farne di strada .....
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new dada Wednesday, Nov. 09, 2005 at 6:17 PM |
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Certo bisogna farne di strada/da una ginnastica d’obbedienza/fino ad un gesto molto più umano/che ti dia il senso della violenza/però bisogna farne altrettanta/per diventare così coglioni/da non riuscire più a capire/che non ci sono poteri buoni. (Fabrizio De André, Nella mia ora di libertà, 1973)
E il grande Faber parlava proprio di Francia ....
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Dagli interventi di gente che abita in Francia ...
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Another Country Wednesday, Nov. 09, 2005 at 6:51 PM |
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dagli interventi di gente che abita in francia, o delle due sig.re francesi ospiti ieri di OTTO E MEZZO, mi pare di capire che da noi in Italia è stato montato un caso che loro in reltà non fanno. A partire dal fatto che noi colpevolizziamo questi giovani molto più di quanto facciano loro che invece pare li capiscano, noi cerchiamo ragioni religiose e loro non le prendendono nemmeno in considerazione...davvero strana questa tendenza a travisare continuamente ogni cosa in uno scontro tra civiltà, che a noi sembra piacere tanto....
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dodicesima notte !
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e mo' arriva la 13^...... Wednesday, Nov. 09, 2005 at 7:27 PM |
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si allarga la rivolta in Belgio e Germania
La dodicesima notte...
Continuano gli scontri tra giovani e polizia nelle banlieu di Parigi e delle principali città della Francia. Il bilancio di stanotte, la dodicesima dall'inizio della rivolta, è di 1.173 auto bruciate (di cui 240 nella capitale) e 12 poliziotti feriti. Fermate e interrogate 330 persone.
Il governo ha decretato il coprifuoco in tutto il paese, rispolverando la legge del 1955 approvata per sedare le violente manifestazioni di protesta contro l'occcupazion francese dell'Algeria. Finora, nelle ultime undici giornate di scontri erano stati bruciati circa 5.000 veicoli, 1.200 gli arresti. A guidare la rivolta sono giovani minorenni di origine maghrebina: l'età media delle persone arrestate finora è infatti di 16 anni.
I tratti di novità emergenti dalle ultime notti, oltre alla stretta repressiva del governo, sono:
- 1) l'uso delle armi da fuoco (a Grigny, dipartimento di Essonne, a sud di Parigi, la notte tra il 6 e il 7, gli agenti sono stati oggetto di colpi d’arma da fuoco: 36 i poliziotti feriti, di cui due in gravi condizioni);
- 2) la frattura anche ufficiale tra la comunità islamica e i giovani rivoltosi (gli Imam locali gli avrebbero prima diffidati poi colpiti con una fatwa), il che conferma quello che avevamo subito notato, e cioè che le rivolte non avevano nulla a che vedere col fondamentalismo musulmano;
- 3) pare che l'incendio sociale si stia propagando anche fuori dalla Francia (Brema, Berlino, Bruxelles).
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la marsigliese
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leonardo Wednesday, Nov. 09, 2005 at 10:08 PM |
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leonardodaraio@libero.it |
La violenza che dilaga in Francia non è altro che una reazione estrema allo strapotere delle istituzioni contro le classi più deboli della società. Certo è che lo stato preferirebbe avere dei cittadini sempre pronti a subire ogni sopruso e ingiustizia piuttosto che vederli reagire giustamente contro le ingiustizie e le discriminazioni, provocate dal ritorno delle classi sociali, come se ci fossero ormai delle caste. Sembra non esista più una media borghesia poichè siamo sulla scia di vedere la società composta dal ricchissimo e dal poverissimo, che non ha nemmeno i mezzi di sostentamento. Ormai la giustizia sembra che non sia più vera e che la si compri attraverso corruzioni e favoritismi.Sono solidale con l'idea sopra suggerita dalla signora Giovanna Nigris che ha pubblicato il suo dramma nel sito internet: http://mobbing-sisu.com, la quale invita a scaricare nel proprio cellulare l'inno nazionale francese per solidarietà contro tutte le ingiustizie e abusi sociali di qualsiasi genere. Io capisco la sua sensibilità perchè anch'essa ha subito discriminazioni e ingiustizie a non finire. La conosco da molti anni e oggi ricordandola come era ai vecchi tempi, persona vitale e in piena salute e sapendo come è stata ridotta con arroganza sul posto di lavoro in ospedale, mi chiedo chissà quante altre persone nel silenzio sono state annientate nel loro essere come lei. Quindi,procediamo per solidarietà con l'inno nazionale francese come segno di indignazione contro tutto questo.
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Poche giustificazioni
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Luisa Wednesday, Nov. 09, 2005 at 11:02 PM |
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>a frattura anche ufficiale tra la comunità islamica e i giovani rivoltosi (gli Imam locali gli avrebbero prima diffidati poi colpiti con una fatwa), il che conferma quello che avevamo subito notato, e cioè che le rivolte non avevano nulla a che vedere col fondamentalismo musulmano
I quali sono in prevalenza cittadini francesi, con diritto alla casa, alla scuola, alla mutua e al sussidio di disoccupazione. Spontanei? Assoldati?
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e' soltanto l'inizio
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albert da nizza Wednesday, Nov. 09, 2005 at 11:28 PM |
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LA NUOVA RIVOLUZIONE STA PER COMINCIARE
Sembriamo tutti come i nobili francesi di fine settecento, ricchi e con la pancia piena, ma terribilmente spaventati dall'irruenza popolare.
Quel che sta avvenendo è soltanto l'inizio di un lungo processo che non si può fermare, data la sua condizione necessaria di manifestarsi.
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FRANCIA: 14MA NOTTE SCONTRI
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da repubblica on line 10.11.05 Thursday, Nov. 10, 2005 at 9:25 AM |
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FRANCIA: 14MA NOTTE SCONTRI, 394 AUTO IN FIAMME
Per la quattordicesima notte consecutiva le 'banlieues' di Francia sono continuate a bruciare, messe a ferro e fuoco dai disordini alimentati da masse di immigrati furibondi, in rivolta contro le unita' anti-sommossa: secondo la polizia, alle 4 del mattino risultavano essere state arrestate almeno altre 169 persone, mentre i nuovi veicoli dati alle fiamme ammontavano a 394. Tuttavia, con l'entrata in vigore da martedi' sera dello stato di emergenza e il conferimento alle autorita' locali delle citta' maggiormente a rischio del potere di imporre il coprifuoco, le violenze nelle periferie appaiono in fase di contrazione: la notte precedente, per esempio, gli arresti erano stati 204 e le vetture incendiate 558; e gia' allora si era notata una certa tendenza al ridimensionamento dell'insurrezione, tendenza che a detta dello stesso governo francese si starebbe confermando. Nessun agente risulta essere stato ferito, e sui 25 dipartimenti ove il coprifuoco era stato autorizzato non piu' di cinque lo hanno effettivamente varato.
www.repubblica.it
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Francia, nonostante il coprifuoco .....
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da repubblica on line 10.11.05 Thursday, Nov. 10, 2005 at 9:32 AM |
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Ancora auto bruciate ma il fenomeno sembra in diminuizione in 14 notti di violenza la polizia ha arrestato circa 2.000 persone Francia, nonostante il coprifuoco continua la rivolta delle banlieues Sarkozy: "Saranno espulsi gli stranieri che hanno causato i disordini"
PARIGI - Quattordicesima notte di violenze in Francia. Nonostante le misure straordinarie adottate dal governo continuano gli incidenti nelle periferie delle città: 394 veicoli sono stati incendiati e 169 persone sono state fermate nella notte tra mercoledì a giovedì.
Nel corso della tredicesima notte di violenze a Parigi e in altre città francesi sono state bruciate 617 auto, quasi la metà rispetto ai 1.173 incendiate nella notte ancora precedente. Il ministero dell'Interno francese, aveva precisato precisando che nessun poliziotto è rimasto ferito negli scontri tra martedì e mercoledì notte e che sono stati fermate 204 persone. Il titolare del dicastero, Sarkozy ha fatto anche sapere che tutti gli stranieri riconosciuti colpevoli delle violenze di questi giorni "saranno espulsi anche se in possesso di regolare permesso di soggiorno".
Intanto i prefetti, dopo l'approvazione del Consiglio dei ministri di un decreto che gliene riconosce la facoltà, hanno ordinato il coprifuoco in diverse località: Amiens, Savigny-sur-Orge, Raincy, Orlèans, Rouen, Le Havre, Evreux, sono stati i primi centri ad essere sottoposti alle misure restrittive. In totale, adesso, il coprifuoco è stato adottato in sette regioni e trenta città.
Le cifre, comunicate da Claude Gueant, direttore di gabinetto del ministero, confermerebbero una tendenza alla diminuizione delle violenze, dopo la proclamazione dello stato d'emergenza. Il provvedimento è stato adottato riesumando una legge speciale emanata il 3 aprile 1955 durante la guerra d'Algeria. Dall'inizio dei disordini, scoppiati lo scorso 27 ottobre, la polizia ha fermato circa duemila persone. Intanto è stato deciso che la partita di calcio amichevole Marocco-Camerun, prevista il 15 novembre a Evry, nella banlieue parigina, non si terrà come previsto a causa dei disordini che interessano la zona e sarà spostata altrove, probabilmente a Troyes, a sud di Parigi. Lo riferisce la Federazione di calcio marocchina.
(10 novembre 2005)
www.repubblica.it
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Francia 14°notte di scontri...
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cronologia Thursday, Nov. 10, 2005 at 11:05 AM |
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Per la quattordicesima notte consecutiva le 'banlieues' di Francia sono continuate a bruciare, messe a ferro e fuoco dai disordini alimentati da masse di immigrati furibondi, in rivolta contro le unita' anti-sommossa: secondo la polizia, alle 4 del mattino risultavano essere state arrestate almeno altre 169 persone, mentre i nuovi veicoli dati alle fiamme ammontavano a 394. Tuttavia, con l'entrata in vigore da martedi' sera dello stato di emergenza e il conferimento alle autorita' locali delle citta' maggiormente a rischio del potere di imporre il coprifuoco, le violenze nelle periferie appaiono in fase di contrazione: la notte precedente, per esempio, gli arresti erano stati 204 e le vetture incendiate 558; e gia' allora si era notata una certa tendenza al ridimensionamento dell'insurrezione, tendenza che a detta dello stesso governo francese si starebbe confermando. Nessun agente risulta essere stato ferito, e sui 25 dipartimenti ove il coprifuoco era stato autorizzato non piu' di cinque lo hanno effettivamente varato.
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Sui fatti di Piazza Statuto a Torino 1962 - a proposito di "teppismo"
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keoma Thursday, Nov. 10, 2005 at 6:19 PM |
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EVVIVA I TEPPISTI DELLA GUERRA DI CLASSE!
Abbasso gli adoratori dell'ordine costituito!
Non è mai avvenuto, nella storia del movimento operaio, nemmeno nei periodi di più vile opportunismo di partiti e sindacati, che gli operai che insorgono contro le sopraffazioni del capitale e dei suoi lacchè, e che, ricorrendo all'arma dello sciopero, non dimenticano che questo è appunto un'arma, un'arma di guerra sociale, fossero bollati come "teppisti" e come "provocatori" da quelli che sconciamente pretendono di rappresentarli.
I peggiori riformisti potevano deplorare gli "eccessi" ai quali, secondo loro, gli scioperanti si abbandonavano; ma era prassi corrente, alla quale essi stessi si inchinavano, che lo sciopero fosse non già l'innocua manifestazione aziendale, simile a una festa di parrocchia, alla quale oggi lo si vorrebbe ridurre, ma una franca e decisa battaglia dilagante dalle fabbriche nelle vie e nelle piazze, mentre per i comunisti che portavano questo nome non per forza di inerzia storica ma per milizia vissuta, il dilagare dello sciopero dai limiti aziendali e il suo scontrarsi come episodio della guerra di classe nelle forze dell'ordine non solo erano scontato, ma salutato con entusiasmo come un fatto sociale fecondo, perché spezzava le barriere delle convenzioni e delle gerarchie stabilite e poneva anche la più modesta battaglia rivendicativa al centro di un più vasto gioco di azioni e reazioni sociali, in cui non una singola categoria operaia ma l'insieMe dei proletari erano inevitabilmente travolti e recitavano, volenti o nolenti, il ruolo di protagonisti, scrollando dal sonno i dormienti, abbattendo i confini fra settore e settore, opponendo in forma netta e irrevocabile classe contro classe.
Era il risveglio della "santa canaglia", e canaglia era un titolo onorifico, così come oggi teppismo è un titolo di disprezzo; e i combattenti oscuri di queste battaglie aperte erano esaltati e contrapposti al marciume dei crumiri e dei "lavoratori in colletto duro", così come oggi si pretenderebbe che i proletari fossero tutti in colletto duro, crumiri anche quando scioperano, per distinguersi dalla "teppa" dei veri, autentici scioperanti.
Torino proletaria, che i partiti del più sconcio tradimento si sono precipitati a battezzare "teppista" con un servilismo di fronte al quale i vecchi arnesi del riformismo diventano rispettabili, ha fatto né più né meno quello che una tradizione non imbelle insegnava: ridestatasi dal lungo sonno del paternalismo vallettiano e del costituzionalismo e legalitarismo sindacale e politico dei partiti della convivenza pacifica, della democrazia, e imboccata la via dello sciopero, essa è balzata d'un salto – come gia negli episodi della Lancia e della Michelin – al disopra di un trentennio di pacifismo sociale, ha ridato sangue e vita al motto marxista che lo sciopero è la "scuola di guerra" del proletariato, non una festa patronale o una celebrazione patriottica.
Violenza? Certo: non era stata violenza la firma, da parte di due sconce organizzazioni cosiddette operaie, di un contratto separato forcaiolo? Non è e non continua ad essere violenza lo sfruttamento al quale sono sottoposte le masse che affluiscono nel grande centro industriale dalle campagne e dal Sud, tallonate da una miseria che lo stamburamento degli "aiuti alle aree depresse" e de1le Casse del Mezzogiorno rende ancora più amara, per un salario miserabile e duramente sudato da consumare nelle bidonvilles del neo-capitalismo, fra il disprezzo venato di razzismo dei borghesi locali (torinesi o milanesi) "evoluti" e degli incipriati figli di papà?
E' vano il tentativo, nel quale la stampa e i partiti della costellazione democratica si lanciano concordi, di separare come due fatti diversi e contrastanti lo sciopero della Fiat e gli "incidenti" di Piazza Statuto: il primo sedicentemente pacifico, rispettoso della legalità, in frac e sparato bianco, manifestazione di "coscienza democratica" e di rispetto della legge: il secondo sconciamente piazzaiolo (secondo la versione ufficiale proclamata da tutti) e teppista. I proletari torinesi – è il loro vanto – si sono mossi dal primo fino all'ultimo momento su un terreno di guerra di classe, davanti alla fabbrica e fuori: lungi dal mendicare il riconoscimento del "diritto di sciopero", se lo sono preso, questo diritto, con la forza, e lo hanno affermato come dovere! I cronisti, arrivati buoni ultimi e d'altronde consapevoli delle 1eggi del mestiere, si sono sbizzarriti a dipingere i fatti di piazza Statuto: nessuno ha descritto l'atmosfera di tempesta davanti ai cancelli della Fiat; nessuno ha parlato degli operai di altre fabbriche che accorrevano per una solidarietà istintiva non solo ad aiutare i fratelli finalmente in lotta, non solo a rincuorarli, ma a premere perché entrassero in lotta e poi non mollassero, né dello schieramento dei proletari decisi a picchettare gli stabilimenti gettando intorno ad essi una rete di corpi umani attraverso la quale nessun "colletto duro" potesse filtrare; nessuno ha fotografato l'immagine in carne ed ossa della divisione della società in classi inconciliabili nei viali alberati del paradiso neo-capitalistico di Valletta, una marea di proletari coi pugni serrati da una parte, le forze d'ordine e i pompieri sindacali, gli uni e le altre impotenti, dall'altra.
Non c'era il "dialogo", non c'era la "pacifica discussione di problemi di categoria", c'era battaglia, muta ed imperiosa. Non c'era divisione fra proletari "interessati alla vertenza" ed "estranei": erano proletari senza etichetta di dipendenza da nessun padrone, con la sola e gLoriosa qualifica di sfruttati in lotta aperta contro gli sfruttatori. Per la morale e la convenzione borghese erano, certo, dei teppisti: chi si rifiuta di subìre servilmente i soprusi di una società che è una provocazione continua è, per definizione, il rappresentante della feccia. Per noi, alla Mirafiori o alla Lingotto come a Piazza Statuto, erano la santa canaglia. Sorprese, disorientate, le forze dell'ordine si affidavano ai buoni uffici dei pompieri e dei conciliatori, quelli che per somma ironia si chiamano gli "attivisti" del PCI, del PSI, della CGIL, della CISL: sembrava loro che tutto dovesse finire lì, sul posto e in una rapida sfuriata, certo deplorevole ma inevitabile e forse salutare, come un febbrone che prelude al ritorno della normalità fisica e psichica.
Non fu così. La furia dilagò nelle strade e nelle piazze e, com'era nella sua logica di fatto sociale creativo, trascinò con sé i proletari di tutte le categorie, gli sfruttati di tutte le denominazioni, gli schiavi del miracolo economico, i beffati e gli irrisi della convivenza pacifica. Per un'inconsapevole ironia, essi si concentrarono in Piazza dello Statuto: certo involontariamente, scelsero a teatro della loro collera un "campo di battaglia" intitolato alla prima costituzione borghese italiana madre della più recente, quella che essi avrebbero dovuto e dovrebbero rispettare con affetto filiale, secondo le direttive della CGIL, con "unità e disciplina democratica" (comunicato della Camera confederale del 7 luglio, dopo gli avvenimenti). E qui, a sentire la stampa borghese, sarebbe avvenuto qualcosa come 1'apocalissi, il giorno del giudizio, il diluvio universale.
Santa ipocrisia borghese! I popolani delle Cinque Giornate milanesi sradicarono ben altro che cubetti di porfido e gli equivalenti di allora dei paletti segnaletici di oggi, infransero ben altro che vetri e cristalli, usarono ben altro che temperini o bastoni; fecero le barricate: per l'ideologia corrente, trattandosi di una battaglia risoltasi a favore della nazione e della nascente borghesia italiana, furono degli eroi. I proletari torinesi che si battevano contro il nemico nazionale di classe sono dei teppisti; essi che – troppo miti, troppo generosi – non tentarono nemmeno di erigere una barricata. Nel '48 nazionale e borghese la "teppa" è salutata, blandita e coccolata, fin che fa comodo e salvo le successive repressioni: nel '62 proletario diviene, logicamente, il mostro che leva la sua testa immonda!
E giù fiumi di retorica scandalizzata. "I più non erano metallurgici": come se i proletari non metallurgici non soffrissero sotto lo stesso giogo degli altri! "La manifestazione doveva essere semplicemente sindacale": come se esistesse lotta sindacale che non fosse lotta politica! "C'erano in mezzo dei pregiudicati": come se l'enorme maggioranza degli sfruttati non avesse conosciuto la giustizia almeno per... un furto di gallina, e come se l'enorme maggioranza degli agghindati osservatori borghesi avesse la fedina pulita o almeno (poiché la fedina è elastica come la giustizia di classe) la coscienza netta! "Erano giovani": come se non toccasse appunto ai giovani di dare ai vecchi le braccia muscolose e il cuore intatto, ch'essi più non hanno! Sotto sotto, corre pure una vena sprezzante di razzismo nuovo modello: "i soliti terroni"; figurarsi, non sanno nemmeno fare la loro firma e al processo è tanto se mostrano di sapere il loro nome e luogo di nascita, come chi dicesse "i soliti negri", che poi nella stampa "d'alto livello" diventano gli incolti, gli ineducati, quelli che non hanno avuto la fortuna di andare a scuola, i non ancora castrati dalla cultura ufficiale e dal galateo, gli uomini dalla fronte bassa e dal coltello a serramanico.
Dopo la retorica, i processi per direttissima e le condanne di proletari che non solo i cosiddetti rappresentanti operai non hanno difeso, ma hanno ignobilmente sconfessato.
Erano, ecco tutto, dei proletari autentici, dei senza riserve. Chi li aveva "organizzati"? Si erano organizzati da sé. La "coscienza borghese" non potrà ammettere mai che gli incolti, i diseredati, gli straccioni, sappiano difendersi e sappiano attaccare con una loro strategia istintiva, fatta di una solidarietà che lo stesso sistema di produzione borghese, contro voglia e contro ogni suo desiderio, crea e cementa in loro: non possono accettare l'idea che come per un improvviso fenomeno di liberazione di una forza compressa che trova la sua strada per erompere, quel fenomeno sul quale i grandi militanti rivoluzionari – i Lenin, i Trotskij, la Luxemburg – costruirono non soltanto gigantesche teorie; quell' "assalto al cielo" che Marx esaltò e che è la grande forza della storia e, che è la stessa cosa, della rivoluzione. I proletari scoprano dentro di sé quelle risorse incorrotte di combattività organizzata, di solidarismo istintivo, di abilità e perfino di astuzia nel dirigersi, che hanno sempre fatto la croce delle classi dirigenti e che sono sempre stata la grande forza, la sola forza, degli oppressi, sotto qualunque regime di classe. Per i borghesi, i proletari possono soltanto muoversi come un gregge: se il loro movimento ubbidisce a una logica, a un metodo, perfino ad una strategia, bisogna che ci sia in mezzo a loro qualcuno, e il "qualcuno" per gli idealisti borghesi può essere soltanto l'organizzatore uscito dalle scuole di partito, il provocatore formatosi all'alta accademia della polizia, magari il gesuita travestito. Chi aveva "organizzato", per restare negli esempi della storia borghese, i popolani e le popolane del 14 luglio francese? Chi – per passare agli esempi nostri – aveva organizzato i proletari del quartiere di Vyborg o di Cronstadt nel 1905 e nel febbraio 1917? O la gloriosa canaglia della Comune parigina o berlinese?
Nessuno li aveva organizzati: appunto perciò si erano organizzati da sé. Nessuno era disposto a proteggerli: perciò si difesero. Nessuno ordinava loro di attaccare: ordinarono a se stessi di farlo. C'erano, al contrario, Coloro che, come si vanta la famosa "federazione giovanile torinese del PSI)) descritta come... estremista, "tentavano di porre ordine invitando alla calma" mentre la polizia caricava: li picchiarono, come sempre, in un secolo e più di battaglie di classe, si sono trattati i cani da guardia del padrone.
Non erano soltanto metallurgici: certo, tutti i proletari avevano capito che in quei giorni si giocava il comune destino di ogni sfruttato. Non erano sempre in regola con la giustizia: per definizione, i proletari non sono mai in regola con la giustizia, se non si lasciano pecorescamente sfruttare. Erano straccioni: certo, li avete resi straccioni voi. Erano incolti: è proprio il fatto che non abbiano digerito la vostra cultura da chierichetti e da macellai che li rende la classe levatrice della storia, come rese tali i sanculotti che voi esaltate solo perché vi prepararono, inconsciamente, la tavola imbandita di due secoli di banchetti.
C'era un provocatore, in mezzo a loro? Certo, ma questo provocatore si chiama la società borghese, il capitale e i suoi sgherri, la vendita quotidiana di forza-lavoro, l'estorsione quotidiana di lavoro non pagato, l'inganno della "libertà di lavoro" e della "libertà del cittadino", la beffa dell'eguaglianza per tutti la menzogna della democrazia e delle riforme, la realtà del miracolo economico che è, per i proletari, sinonimo di lacrime, sudore e sangue. Tutto questo li ha spinti, giovani prima e vecchi lietamente poi, meridionali e piemontesi infine uniti!
Falso che li abbia mobilitati il PCI: esso sogna il pacifico viale che conduce non al socialismo, ma alla più miserabile versione dei capitalismo in termini economici, e della democrazia in termini politici. Sciocca, e peggio, infine l'accusa che li abbia mobilitati Valletta: egli non paga nulla, egli si fa pagare profumatamente l'appoggio al governo di centro-sinistra; intasca, non sborsa. Contro costoro e contro tutto lo schieramento del conformismo democratico, si sono battuti gli operai, e non ci fu neppure bisogno che gli dessero l'imbeccata quei "quattro gatti" che sono i rappresentanti fisici di correnti rivoluzionarie (oggi è venuto di moda tirar fuori ad ogni piè sospinto, secondo come gira, o gli anarco-sindacalisti, o noi internazionalisti, o tutti due insieme mescolati e confusi nella stupefacente ignoranza dei coltissimi e degli intelligentissimi); bastò ad ispirarli, questo sì – e bisogna gridarlo alto e con fierezza – la tradizione accumulata in più di un secolo di lotta non codarda, di predicazione non vile, di battaglia politica, ideologica e organizzativa a viso aperto, che ha come punto di partenza il Manifesto e faro più vicino ma non ultimo l'Ottobre Rosso. Se questa tradizione viva nella memoria subconscia non degli individui ma della classe, e richiamata alla coscienza dalla lotta aperta e dalla sofferenza; se questa tradizione è teppista, è un retaggio da teddy-boy, ebbene, noi siamo pronti a dire con fierezza: viva i teppisti, viva i teddy-boy! Se noi che battiamo quotidianamente sul chiodo di un metodo di lotta che gli operai, nella grandi svolte ritrovano da sé, siamo "provocatori", ebbene; siamo pronti a gridare: viva i provocatori! Se poi, oggi, questa furia "teppista" possiamo solo esaltarla contro tutti, non dubitate: ci prepariamo a dirigerla!
La collera proletaria si è scatenata a Torino (e si è scatenata in una misura che è solo, pur-troppo, un millesimo di episodi gloriosi del passato, perfino del passato torinese: 1917! 1920!); per tutta risposta, i partiti e le organizzazioni che si dicono operaie hanno gridato, con una precipitazione degna soltanto di lacchè gallonati, allo scandalo. Apriamo le pagine del vecchio Marx nell'Indirizzo 1850 del Comitato Centrale della Lega dei Comunisti:
"Ben lungi dall'opporsi ai cosiddetti eccessi, casi di vendetta popolare su persone odiate o su edifici pubblici cui non si connettono altro che ricordi odiosi, non soltanto si devono tollerare quegli esempi, ma se ne deve prendere in mano la direzione".
I cosiddetti comunisti e socialisti di oggi non solo non ne hanno preso in mano la direzione (il che era escluso in partenza), ma si sono opposti agli "eccessi" perfino quando erano modesti sfoghi di collera santa – e li hanno sconciamente deplorati: pochi giorni dopo sedevano al tavolo delle trattative con la stessa UIL e con lo stesso padronato contro i quali si era diretta la furia proletaria. Cada sui "deploratori", sui costituzionalisti, sugli esperti in denunzie alla polizia e alla giustizia, il disprezzo e la maledizione di tutti gli sfruttati.
Da "Il programma comunista" n. 14 del 17 luglio 1962
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rivolta contro l’ingiustizia sociale
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da: fdca Thursday, Nov. 10, 2005 at 7:22 PM |
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Chi semina la miseria raccoglie la collera
(...) Senza redistribuzione del lavoro e delle ricchezze, e se la regressione sociale, le disuguaglianze, il razzismo e l’esclusione continueranno a durare, queste crisi di rabbia sono destinate a scoppiare. Non c’è prevenzione, non c’è ripresa religiosa, non c’è repressione che potrà farne qualcosa. Solo la giustizia e l’uguaglianza economica e sociale potrà essere una risposta. (...)
italy.indymedia.org/news/2005/11/919276.php
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LE POLITICHE ERRATE HANNO PRODOTTO GLI AVVENIMENTI FRANCESI
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economista Nino Galloni Thursday, Nov. 10, 2005 at 7:29 PM |
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(...) "Si tratta di eventi già previsti da tutti coloro che non hanno condiviso le scelte di politica economica degli ultimi venti anni, le quali hanno negato il processo di riduzione dell'emarginazione; anzi, tutte le politiche praticate in questo periodo, hanno teso non solo a far diminuire il numero delle persone da integrare, ma anche le stesse speranze di migliorare la propria condizione sociale; ad esempio, il mercato del lavoro in Europa sta creando delle caste di privilegiati e di intoccabili" (...)
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463 AUTO INCENDIATE, 7 AGENTI FERITI NELLA NOTTE
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collettivo jacquerie Friday, Nov. 11, 2005 at 10:37 AM |
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Parigi, 10:27 11.11.05
FRANCIA: 463 AUTO INCENDIATE, 7 AGENTI FERITI NELLA NOTTE E' di 463 auto incendiate, 201 fermi e settepoliziotti feriti (quattro dei quali a Lione) il bilancio della quindicesima notte di disordini nelle 'banlieue' francesi. Il numero di auto date alle fiamme e di fermi e' pressoche' identico a quello della notte precedente, in sostanziale calo rispetto a domenica scorsa, quando furono bruciate piu' di 1.400 vetture. Si sospetta che sia opera dei rivoltosi anche un incendio che ha distrutto un edificio pubblico a sud di Parigi. La situazione sembra tornare gradualmente sotto controllo, anche grazie allo stato d'emergenza e al coprifuoco ordinato in una trentina di sobborghi. La speranza e' che il weekend della Festa del'Armistizio, in cui gli uffici e restano chiusi e le citta' si svuotano per celebrare la fine della Prima guerra mondiale (11 novembre 1918), contribuisca a raffreddare gli animi. Ma la polizia teme che i giovani nordafricani protagonisti della rivolta delle 'banlieue' vogliano portare la loro protesta violenta dalle periferie al centro di Parigi. Appelli in questo senso sono stati intercettati sui siti web e nel traffico degli sms e per questo 2.200 agenti vigileranno sulla sfilata odierna agli Champs Elysees, a cui partecipano il presidente Jacques Chirac e il ministro della Difesa, Michele Alliot-Marie.
www.repubblica.it
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PARIGI, SABATO NOTTE VIETATE LE TUTTE MANIFESTAZIONI
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collettivo jacquerie Friday, Nov. 11, 2005 at 5:39 PM |
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Parigi, 17:14
PARIGI, SABATO NOTTE VIETATE LE TUTTE MANIFESTAZIONI
Nell'intento di riportare ulteriormente sotto controllo la situazione dell'ordine pubblico, dopo due settimane consecutive di violenze nelle 'banlieues' di ogni parte del Paese, la polizia nazionale francese ha proibito per sabato notte a Parigi tutte le manifestazioni pubbliche suscettibili di innescare incidenti. Il divieto rimarra' in vigore nella capitale dalle 22 di domani alle 8 della mattina di domenica, come specificato in un comunicato ufficiale.
www.repubblica.it
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VITA SENZA SENSO, ODIO, RIVOLTA
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Quinterna Friday, Nov. 11, 2005 at 7:17 PM |
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VITA SENZA SENSO, ODIO E RIVOLTA
Nel corso degli anni sembra aumentare la distanza che separa il movimento proletario classico dagli altri fenomeni di ribellione dovuti a quella che abbiamo chiamato una "vita senza senso". Così la rivolta a Parigi e nelle altre città francesi appare come confinata in un ghetto di disperazione ben lontano dalle fabbriche e dal proletariato. Eppure è presto diventata rivolta universale, dimostrando che occorre vedere più in là dei semplici fatti presentati dagli organi d'informazione. Non si tratta di una rivolta di "immigrati", ma di francesi che non hanno trovato, e sanno di non trovare mai, non solo un lavoro, ma semplicemente una collocazione "normale" in questa società. Perciò oggi cade completamente la separazione netta fra l'operaio e il diseredato precario, il proletariato s'è diffuso, è aumentata la massa dei senza-riserve nella quale è precipitato anche l'ex salariato con posto fisso garantito. Chi voleva il movimento reale, eclatante, incendiario, è servito; ma senza la comprensione profonda di come potrà avvenire la saldatura fra la viscerale rivolta e il cosciente rifiuto rischierà di sbagliare clamorosamente sul piano della prassi. Esaltare il casseur postmoderno e telegenico immaginando obsoleto il suo fratello in fabbrica è un errore micidiale. La rivolta odierna di Parigi e delle 211 città francesi sta infatti a futuri movimenti proletari organizzati come quella di Los Angeles del 1992 stava al grandissimo sciopero dei super-precari UPS del 2001. Stiamo ricevendo un mucchio di spazzatura romantica sinistrorsa sugli incendi francesi, ma è come ascoltare una poesia sul fuoco recitata da un pompiere. Gli incendiari veri meritano di più, specie in rapporto a quello che può offrire il cretinismo extra-parlamentare. Quest'ultimo è bell'e pronto per un futuro da Onlus, per diventare responsabile di uffici immigrazione riformati e "umani" come i patronati e i CAF sindacali, ben disposti a rendersi utili: "Stiamo lavorando per la vostra integrazione, rispettate gli orari, mettetevi in coda e non fate casino agli sportelli, dieci euro per la pratica, grazie, il resto lo mette lo Stato". I "teppisti" di Francia e del mondo stanno impartendo lezioni di "marxismo oggettivo", senza rivendicazioni e senza interlocutori, mentre lo Stato risponde più ancora che con coprifuoco e repressione, con l'appello disperato di Chirac ai suddetti legulei rivendicatori di "diritti", sapendo bene che essi risponderanno all'appello (stanno rispondendo) per riportare tutto nell'alveo rivendicazionista e riformista dell'esistente.
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FRANCIA: IN GRECIA NUOVA MANIFESTAZIONE PRO-DIMOSTRANTI
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Vanni Friday, Nov. 11, 2005 at 10:06 PM |
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FRANCIA: IN GRECIA NUOVA MANIFESTAZIONE PRO-DIMOSTRANTI
Diverse proteste a sotegno dei dimostranti che da oltre due settimane stanno mettendo a ferro e fuoco le periferie di molte citta' in tutta la Francia si sono svolte in Grecia, dove gli insorti delle 'banlieues' in serata hanno ottenuto una nuova manifestazione di solidarieta' da parte di un centinaio di attivisti del 'Social Forum' ellenico, che si sono radunati di fronte all'ambasciata francese ad Atene, protetta da forze di polizia in assetto anti-sommossa per evitare che la situazione degenerasse, come era gia' accaduto qualche ore prima nella stessa capitale greca e, la notte scorsa, a Salonicco: allora decine di persone avevano attaccato le sedi degli Istituti Francesi di Cultura nelle due citta', mentre davanti all'ambasciata si sono limitati a slogan e invettive: "Nella Citta' della Luce (la 'Ville Lumiere', appellativo di Parigi; ndr) splende il razzismo. Ecco il capitalismo!", gridava la folla.
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I tumulti nelle periferie francesi continuano e si allargano
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capireperagire Friday, Nov. 11, 2005 at 10:27 PM |
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Ora anche altri paesi europei...
La rivolta giovanile, dalla Francia, si allarga in Europa
postato da s.b. Venerdi 11 Novembre 2005 ore 17:59:26
A Parigi vietati gli assembramenti Ancora tumulti per la quindicesima notte consecutiva
I tumulti nelle periferie francesi continuano, anche se per la seconda notte consecutiva non aumentano, causa il coprifuoco. E il prefetto della capitale adotta misure eccezionali, in coincidenza con l'anniversario dell'armistizio della prima guerra mondiale: da domani mattina alle 10 fino alle 8 di domenica saranno vietati tutti gli assembramenti nelle strade e nei luoghi pubblici.
A quindici giorni dall'inizio della rivolta giovanile proletaria nelle periferie parigine, l'ondata pare attenuarsi. Anche se non si può ancora parlare di diminuzione degli scontri e dei danni: 463 auto incendiate, 201 fermi e diversi poliziotti feriti è il bilancio della nottata. La situazione è migliorata solo in provincia e non nella regione attorno a Parigi. A Strasburgo sono stati danneggiati alcuni mezzi pubblici. A Lione, che con Tolosa rimane un centro di crisi, sono stati feriti nella notte 8 agenti di polizia. In tutto il paese sono state arrestate 201 persone, che si aggiungono alle oltre 2000 fermate nelle ultime due settimane. Per avere un quadro completo della situazione, però, bisogna attendere l'esito dei rilievi su un incendio che ha distrutto un edificio pubblico a sud di parigi che si sospetta sia stato appiccato dai rivoltosi.
Lo stato d'emergenza e del coprifuoco sono stati ordinati in una trentina di sobborghi. La borghesia francese spera che il weekend della Festa del'Armistizio, in cui gli uffici restano chiusi e le città si svuotano per celebrare la fine della Prima guerra mondiale (11 novembre 1918), contribuisca a raffreddare gli animi. Il timore della polizia è che i giovani nordafricani protagonisti della rivolta delle 'banlieue" vogliano portare la loro protesta violenta dalle periferie al centro di Parigi.
Appelli in questo senso sono stati intercettati sui siti web e nel traffico degli sms e per questo 2.200 agenti vigileranno sulle cerimonie in programma da oggi nella capitale. Lo schieramento massiccio di forze di polizia, 12 mila agenti e gendarmi in tutto, annunciato ieri dal direttore generale della polizia nazionale Michel Gaudin, sarà mantenuto per tutto il fine settimana. Solo per la cerimonia di celebrazione dell'87° anniversario dell'armistizio del 1918, alla quale interverrà il presidente Jacques Chirac, sugli Champs-Elysées saranno schierati 2200 agenti.
Ieri in serata il ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy, intervenuto a una trasmissione speciale di France 2 sulla rivolta delle periferie, ha ribadito la linea dura contro la "feccia", quei teppisti che vogliono far regnare la paura in alcune città. Il ministro ha parlato anche della vicenda degli otto poliziotti accusati di aver picchiato un ragazzo inerme e ha ribadito che "saranno puniti". Sarkozy ha dichiarato che non accetterà "alcun eccesso da parte delle forze dell'ordine".
Intanto è stato confermato il coprifuoco per i minorenni in cinque dipartimenti intorno a Parigi e altrei sindaci si apprestano a varare il provvedimento, che talvolta è esteso anche ai maggiorenni. Il prefetto di polizia della capitale ha inoltre vietato la vendita e il trasporto al dettaglio di carburante a Parigi, un divieto già in vigore nelle periferie.
La rivolta pare si stia propagando in Europa: dopo Germania (Brema e Berlino) e Belgio (Bruxelles), anche in Grecia.
Grecia
Una trentina di giovani, che la polizia ha definito "anarchici", ha attaccato stamani la sede dell'Istituto francese di Atene, nel centro della capitale ellenica, rompendo a sassate i vetri di alcune finestre ed imbrattando le mura esterne dell'edificio con lanci di vernice rossa e nera. L'aggressione non ha comunque causato feriti.
Gli attaccanti, che indossavano quasi tutti caschi da motociclista, hanno fatto una breve irruzione nel cortile interno dell'edificio che ospita l'Istituto francese e - dopo aver lanciato sassi e altri oggetti contro diverse finestre - sono usciti e sono andati a rifugiarsi all'interno del palazzo dove ha sede la facoltà di giurisprudenza dell'Università di Atene dove la polizia non può entrare grazie ad un accordo di "immunità universitaria". Prima di rifugiarsi nei locali dell'ateneo, i dimostranti avevano rotto a sassate diversi vetri delle finestre della vicina Scuola francese di archeologia.
L'attacco, secondo quanto affermato dal direttore dell'Istituto, Alain Fohr, sarebbe stato compiuto in segno di solidarietà con i giovani protagonisti da diversi giorni dei disordini nelle periferie di varie città della Francia.
Un'analoga aggressione era stata effettuata ieri sera da circa 40 giovani contro l'Istituto francese di Salonicco, nel nord della Grecia. Anche in quel caso i vetri di alcune finestre sono andati in frantumi.
Belgio
"Copiamo Parigi, mettiamo a ferro e fuoco auto e negozi nel centro di Bruxelles", sarebbe stato riportato in alcuni siti registrati presso providers fiamminghi, ma con un particolare inedito, l'indicazione di una data X in cui dovrebbe scattare la rivolta dei sobborghi della capitale.
E' questo il risultato di un'inchiesta realizzata dal quotidiano di Bruxelles 'Dernieres Heures' che ha scoperto in un blog Internet questo appello.
L'appuntamento per gli aspiranti rivoltosi dovrebbe essere sabato 12 novembre, in una strada commerciale nel centro di Bruxelles: l'obiettivo quello di incendiare quanti piu' negozi e auto possibili. Il giornale naturalmente omette i dettagli sull'ora ed il luogo del rendez-vous per non aiutare gli autori del sito. Ad ogni modo anche il Belgio si prepara a vivere un nuovo autunno "rovente". ---------------------------------------
capireperagire.blog.tiscali.it/vd2279620/
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e 16 !!!!!!!
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collettivo jacquerie Saturday, Nov. 12, 2005 at 10:43 AM |
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Sale il bilancio degli arrestati: 206 persone in manette A Carpentras colpito un centro di culto islamico Banlieue, sedicesima notte di violenze 502 auto bruciate, attaccata moschea Timori e imponenti misure di sicurezza allo stadio di Saint-Denis dove stasera si giocherà Francia-Germania. I calciatori tedeschi sono arrivati con i bodyguard
PARIGI - E' iniziata presto, nella serata di ieri a Tolosa, la sedicesima notte consecutiva di disordini nelle banlieues di Francia. Tensioni e incidenti sono proseguiti in tono relativamente più contenuto rispetto alle notti precedenti, ma alla fine il bilancio è stato equivalente a quella di 24 ore prima, quando si era già dovuto registrare un certo reintensificarsi delle violenze, dopo la contrazione seguita alla proclamazione dello stato di emergenza da parte del governo e ai provvedimenti straordinari adottati di conseguenza dalle autorità locali.
502 auto bruciate. Sono state 502 le auto bruciate e 206 gli arresti nella sedicesima notte di violenze urbane nelle banlieue francesi. Sono i numeri del bilancio definitivo fatto dalla direzione generale della polizia nazionale, che segnala un "leggero aumento" in rapporto alla notte precedente, quando erano state 463 le auto bruciate e 201 gli arresti. Questo aumento delle violenze urbane è dovuto in particolare ai fatti accaduti in provincia con 416 auto date alle fiamme contro le 352 della vigilia.
Attacco alla moschea di Carpentras. L'episodio peggiore è avvenuto a Carpentras, nel sud, dove sono state scagliate un paio di bottiglie molotov all'indirizzo di una moschea, dove erano in corso le preghiere serali per il venerdì festivo islamico: all'interno erano presenti una ventina di fedeli, compreso il titolare Mohammed Elad, che hanno assistito all'attacco e hanno in seguito raccontato di aver visto l'assalitore fuggire a bordo di uno scooter.
La condanna di Chirac e Villepin. Nessuno è rimasto ferito, e pure i danni materiali al tempio sono stati limitati, confinati alla facciata esterna; anche perchè soltanto una delle bombe rudimentali si è innescata, lesionando in maniera lieve l'area dell'ingresso. "Non sappiamo se si sia trattato di un gesto razzistico oppure di un atto di mera provocazione", hanno commentato fonti delle forze dell'ordine. L'episodio è stato immediatamente stigmatizzato tanto dalla Presidenza della Repubblica quanto dall'ufficio del primo ministro: sia Jacques Chirac sia Dominique de Villepin hanno "totalmente condannato" l'accaduto, ed espresso solidarietà alla comunità musulmana cittadina. Tensioni per Francia-Germania. E intanto c'è tensione per la sicurezza intorno allo Stade de France di Saint-Denis, dove stasera si giocherà la partita Francia-Germania. Saint-Denins è l'area epicentro della rivolta delle banlieue delle ultime due settimane, tanto che i tedeschi hanno deciso di venire con 'bodyguard' che li scortano. Non hanno voluto scoraggiare i tifosi, ma hanno consigliato a chi decide di seguirli in trasferta di rinunciare all'auto, obiettivo numero uno degli incendi di periferia. Il responsabile dello stadio, Pascal Simonin, ha parlato di "un poliziotto per ogni metro quadrato" attorno all'impianto.
(12 novembre 2005)
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FRANCIA: LIONE ANNUNCIA COPRIFUOCO E DIVAMPANO SCONTRI
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collettivo jacquerie Saturday, Nov. 12, 2005 at 6:05 PM |
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da "repubblica on line"
Lione, 17:44
FRANCIA: LIONE ANNUNCIA COPRIFUOCO E DIVAMPANO SCONTRI La decisione di imporre il coprifuoco notturno anche a Lione ha scatenato le violenze nella citta' del sudest della Francia. I disordini sono cominciati poco dopo le 17 nella storica Place Bellecour, dove un folto gruppo di agenti in assetto anti-sommossa era stato dispiegato proprio per prevenire le violenze. La polizia ha sparato lacrimogeni per disperdere gruppi di giovani che lanciavano pietre contro le forze dell'ordine.
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"E' il liberismo, bellezza !"
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Anonymous Saturday, Nov. 12, 2005 at 6:25 PM |
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oltre 350 milioni di euro destinati alle banlieues, ponendo fine ad altri interventi, diminuendo del 10 per cento i suoi contributi per l'alloggio sociale. Ma questa politica non è un "errore" di strategia. È l'espressione, in Francia, delle politiche liberiste condotte anche sul piano europeo e internazionale. La delocalizzazione delle imprese, la deregulation del diritto del lavoro, la messa in concorrenza dei lavoratori del sud e del nord, la riduzione delle entrate dello stato (sempre meno tasse per i più ricchi). I più precari, i meno "adattabili al sistema" sono le prime vittime e nel modo più violento. Sono loro che popolano i quartieri popolari delle banlieues. Tra di loro, i giovani, francesi o no, nati di genitori immigrati, subiscono inoltre un'esclusione e delle offese legate al colore della propria pelle, all'origine del proprio nome. Un'intera generazione è privata di speranze e di prospettive di vita, la scuola non è più in grado di riempire il suo ruolo. La loro disperazione si esprime oggi nel modo più brutale, anche perché è stata accentuata dalle proposte di un ministro degli interni repressivo che cerca di captare i voti dell'estrema destra .
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Sarkozy insultato e fischiato agli Champs Elysees
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da "repubblica on line" Saturday, Nov. 12, 2005 at 10:58 PM |
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Il divieto parigino
Il prefetto della capitale ha adottato misure eccezionali,in coincidenza con l'anniversario dell'armistizio della prima guerra mondiale. Messaggi su Internet e sms hanno fatto scattare l'allarme. La violazione del decreto che vieta gli assembramenti e le riunioni in strada è punibile con il carcere fra otto giorni e due mesi, e con un'ammenda di 3.750 euro. E sempre a Parigi, questa sera, alcune centinaia di persone hanno partecipato a St. Michel a una manifestazione (autorizzata) contro le leggi eccezionali e contro qualsiasi tipo di discriminazione. Proprio mentre il ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy, in ispezione sui celebri Champs-Elysees, è stato insultato e fischiato dalla gente
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Finché c'è rivolta c'è speranza
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bb Sunday, Nov. 13, 2005 at 10:29 AM |
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FRANCIA: FINCHE’ C’E’ RIVOLTA C’E’ SPERANZA
La rivolta che sta scuotendo la Francia (quasi trecento i comuni toccati dalle sommosse) e’ un fatto di enorme importanza. Lo e’ per le oligarchie europee (in preda al panico), lo e’ per le mafie politiche tutte (in preda al panico), lo e’ per le sinistre antagoniste che balbettano. La decisione governativa di concedere a sindaci e prefetti di dichiarare il coprifuoco (ricorrendo ad una legge coloniale che autorizza a vietare manifestazioni, riunioni, comizi, ecc.), ovvero lo Stato d’emergenza, segnala emblematicamente l’enormita’ di cio’ che sta accadendo in Francia. Segnaliamo subito i fatti obbiettivi, non senza sottolineare che l’obbiettivita’ e’ per sua natura partigiana, nel senso che lo sguardo sulla realta’ sociale non e’ mai neutrale, in quanto l’osservazione implica un punto di vista, oltre che un protocollo investigativo e interpretativo. C’e’ un punto fermo difficilmente discutibile. La rivolta avviene nei quartieri piu’ degradati ed emarginati delle citta’ francesi, giovani e giovanissimi ne sono protagonisti, anzitutto di quelli piu’ poveri. I quasi mille fermi di polizia compiuti lo attestano senza possibilita’ di smentita. Come minimo essa e’ un J’Accuse contro l’ingiustizia sociale. Il quotidiano francese Liberation, che non sta certo con i ribelli, parla di vera e propria Intifada (ovvero: Intifada 9-3, novantatre è il numero di codice del dipartimento della Seine-Saint-Denis, subborghi Nord-Est di Parigi, dove e’ iniziata). Il discorso si fa controverso sulle cause di queste sommosse. Le destre, Le Pen in testa, hanno subito vomitato la loro xenofobia, tirando in ballo i soliti discorsi sull’irriducibilita’ dei negri, degli africani, degli arabi, dei musulmani rispetto alla cultura occidentale, chiamando i bianchi ad arruolarsi volontari per combattere la guerra di civilta’ ormai giunta nel cuore dell’Europa, invocando alla fine non solo il ripristino dell’ordine sociale ma lo sfratto coatto per tutti quanti. La sinistra per bene denuncia che vent’anni di politiche neoliberiste, stimolate sia dalla destra che dalla sinistra, con il loro portato di tagli alle spese sociali, di riduzione dei salari reali, di disoccupazione massiccia e di sfrenata precarieta’, sono le cause della sommossa. La sinistra radicale, al carro di quella per bene, si limita ad aggiungere che responsabile e’ altresi la politica biecamente sicuritaria dei governi francesi, sia di sinistra che di destra, fatta di controlli asfissianti ad ogni angolo di strada, ad ogni stazione delle metro, di incursioni militari spietate nei subborghi, di cui i giovani piu’ poveri sono state le vere vittime. Tutti chiedono le dimissioni del ministro dell’interno Sarkozy per la sua spavalderia repressiva, ma Sarakozy non fa che applicare le norme esistenti, affermando (Cofferati docet!), che <il rispetto della legalita’ viene prima d’ogni altra cosa>. Lasciamo parlare una mamma qualunque dei subborghi parigini: <Ieri sera ho discusso a lungo con mia figlia. Ha 15 anni e dice che quelli che appiccano il fuoco hanno ragione. Io le ho risposto che quei ragazzi non sanno quello che fanno. Mi ha detto lei: ottengono piu’ loro in una settimana che i pacifisti in una vita di dibattiti>. Una direttrice di una scuola materna: <Adesso il mondo si accorge di noi? Solo adesso che stiamo bruciando? Sono anni che cerco di attirare l’attenzione sui problemi del nostro quartiere, anni che parlo al vento. Ora sono io che non ho piu’ voglia di parlare>.
Detto questo siamo ancora solo ai bordi dell’abisso, ai confini della realta’.
Quali le cause piu’ profonde della rabbia sorda e della guerriglia che fa assomigliare la periferia di Parigi a Gaza o Bagdad? Come minimo un’istintivo rifiuto dell’emarginazione sociale e dell’oppressione, certo! Ma allora si abbia il coraggio di dire che davanti ad una societa’ disumanizzata, davanti ad un popolo che tira a campare come una massa di scimmie, questo <minimo> contiene un massimo: indica che seguendo il loro istinto ribelle quei giovani stanno riumanizzando se stessi e l’intera societa’, dato che ribellarsi all’ingiustizia e’ il primo elementare sintomo che siamo in presenza non di zombies ma di esseri umani, poiche’ l’uomo non si ciba solo di pane, ma pure di liberta’. La rivolta mostra dunque che il capitalismo non ha ancora spento l’Occidente, che esso non ha portato a compimento la sua controrivoluzione antropologica che consiste nel fare dell’uomo una macchina da soma, un’anima morta, una protesi del capitale. Parafrasando Marx, gli insorti <stanno finalmente facendo ballare i mummificati rapporti sociali cantando la loro propria musica, e insegnano al popolo ad avere orrore di se stesso, per fargli coraggio>. Per dirla tutta: la rivolta giovanile e’ la sola fiaccola che alimenta, in quest’Europa moribonda la speranza. Per questo affermiamo: ficnhe’ c’e’ rivolta c’e’ speranza. E la speranza e’ la cosa piu’ preziosa per gli oppressi, per gli ultimi, per i diseredati e tutti i dannati della Terra. I tiratori di pietre palestinesi, i ragazzi iracheni che si scagliano contro i tank americani, i ribelli del terzo mondo non sono piu’ soli: qualcuno ha raccolto nel cielo dell’Occidente il loro grido di rivolta e di vendetta. Qualcuno sta tentando di abbassare il ponte levatoio della fortezza imperialistica, di abbattere il muro che separa l’umanita’ da se stessa. La sinistra con la puzza sotto il naso (la stessa che faceva spallucce davanti alla Resistenza irachena <dei tagliatori di teste e senza progetto politico>, ha inesorabilmente finito per prendere le distanze dalla rivolta francese: essa dice di comprendere le ragioni dei giovani ma.... condanna le AUTO-distruzioni. Arguisce infatti che questa sommossa si pregiudica il consenso popolare, che spinge i cittadini nelle braccia delle forze reazionarie, che suscita la guerra tra poveri, che e’ una ribellione senza vie d’uscita. Tratta i giovani da DISPERATI (nb: la categoria morale della disperazione e’ la stessa a cui i sinistri ricorrono quando non riescono ad ammettere l’implacabile lucidita’ di uno shahid palestinese). C’e’ qui tutta la vigliaccheria morale dei sessantottini pentiti, la sordita’ dei comunisti rinnegati, dei riformatori in doppio petto, davanti al grido degli insorti —che speravano di aver rimosso per sempre il sogno della rivolta sociale. La loro arguzia e’ un volgare politicantismo. Fingono di ergersi a professori della rivoluzione, ma non lo si puo’ essere se si sbarra il cuore alle ragioni dei diseredati. C’e’ anche la loro assoluta nullita’ cognitiva. Essi sono infatti dei rimbambiti. Fanno le pulci politiche ai giovani guerriglieri metropolitani ma sono i primi che sarebbero bocciati ad un esame non diciamo di marxismo (Benjamin, Sartre, Bloch, Marcuse, Fanon, Guevara, Debord, Foucault, tutto gettato nella spazzatura!), ma di prosaica sociologia universitaria. L’imperialismo ha letteralmente resettato i loro cervelli. A chi invece non abbia portato la testa all’ammasso, ne’ gettato il proprio cuore nel congelatore della modernita’; appare non solo comprensibile ma legittimo il disprezzo verso una societa’ che mentre ostenta la sua opulenza consumistica lascia marcire un’ampia porzione di gioventu’ nella miseria. Una miseria che definiremo postmoderna, dato che non si misura, come nel terzo mondo, nella cruda penuria’ di calorie e proteine, quanto nell’impossibilita’ di accedere al mondo fatato dei consumi. Il sistema occidentale ha tirato su i giovani inculcando loro che, liberati dai bisogni, stracciate le utopie egualitarie, potevano dedicarsi ai sogni. I giovani presentano il conto, denunciando che quanto promesso si e’ inverato come incubo, che il paradiso del benessere e’ un luogo infernale, ove il profano Dio del denaro non giunge e invece di effondere Grazia distribuisce una dis/grazia radicale, il piu’ cupo dei futuri. La sinistra dei <compagni> con la puzza sotto il naso sostiene la propria posizione pusillanime dicendo che la criminalita’ comune contamina ed eterodirige i giovani in strada, che essi sono portatori di una concezione comunitarista e autoghettizzante priva d’ogni spinta universalistica e seriamente liberatrice. Puo’ essere signori. Ma il truce perbenismo proprietario del ceto medio non e’ meno spregevole del cinismo morale dei malviventi; ne’ la spinta all’autodeterminazione, dopo un lungo letargo, puo’ manifestarsi se non in forme rudimentali e primitive. Il grave, semmai, non e’ che la criminalita’ comune stia dalla parte degli insorti, ma che contro gli insorti si sia schierata tutta la rispettabile societa’ civile. Il fatto e’ che questi <compagni>, dopo avere civettato con le fantastiche moltitudini biopolitiche di Toni Negri, non riescono a digerire che quello che sta insorgendo e muovendo i primi passi e’ il proletariato reale, in carne e ossa (il solo che potrebbe raccogliere il testimone di quello vecchio, ormai imbastardito, penosamente imborghesito, soddisfatto dell’elemosina che il capitale ha elargito depauperando i tre quindi dell’umanita’). Rincoglioniti dai miti sulla classe operaia industriale dei tempi andati I <compagni> non vogliono nemmeno ammettere che quella che abbiamo di fronte e’ LOTTA DI CLASSE, che come ogni lotta di classe si manifesta anzitutto sul terreno <meschino> della riappropriazione del reddito. E dunque, anche se questo giovane proletariato metropolitano non riuscisse a diventare adulto, gigante, agli antimperialisi non resta che sostenerlo e difenderlo. Se ce la pigliamo con le elite di rinnegati del ‘68, non e’ per ripicca. E’ che essi sono coloro che questo sistema manda avanti, che parlano dagli schermi, che scrivono sui giornali. Essi sono i veri ideologi del capitale, i piu’ potenti sacerdoti del quieto vivere imperiale. Infatti a che assistiamo? Che trastullandosi con l’estetica del cambiamento tranquillo e dalle buone maniere, posti improvvisamente davanti ad una insorgenza che lungi dall’essere avvenente appare sgraziata e osa fare una sonora pernacchia alle loro sollazzevoli cazzate di borghesi piccoli piccoli; essi si vendicano facendo gli spergiuri ergendosi a paladini delle <istanze di sicurezza dei cittadini>. Quali cittadini? Partiti, sbirraglia, padroni e padroncini, associazioni no global, pacifisti, femministe, preti e imam, comitati di immigrati: tutti a Parigi condannano i moti, invocano <il ritorno alla legalita’ e chiedono si ponga fine alle violenze>. Incoraggiati da questo coro unanime e bipartisan, in molti quartieri e citta’ si sono cosi costituiti gruppi di autodifesa, ronde di quartiere, comitati di vigilanza cittadini. Miliziani scesi in campo a dare manforte alla polizia antisommossa, a pattugliare strade e a difendere parcheggi, supermercati, scuole, edifici pubblici e privati. L’ordine deve tornare a Parigi, vetrina dell’Europa civilmente imperialista. Cos’e’ questa se non una marmaglia plebea che fa blocco con l’aristocrazia patrizia al fine di schiacciare la rivolta di Spartaco? In termini moderni questo e’ fascistume legalizzato di secondo tipo. Il primo tipo, quello mussoliniano, armava in maniera extralegale e sovversivistica i piccolo borghesi impoveriti per schiacciare la sovversione bolscevica-proletaria allo scopo di ripristinare l’ordine sociale e la sovranita’ dello Stato capitalista. Questo fascismo postmoderno, di secondo tipo, assolve la medesima funzione, pretende di riportare l’ordine borghese, senza tuttavia nulla concedere ne’ al sovversivismo ne’ al ribellismo. Questo e’ il fascismo dell’uomo qualunque, che non ha le palle per occupare la prima linea e sporcarsi le mani del sangue dei propri figli e fratelli. Questa e’ gente per bene, rispettosa della legalita’, e dunque pretende sia Sua Maesta’ lo Stato a sporcarsele soffocando le fiamme per restaurare l’ordine sociale turbato con l’anelito pietoso di tornare al solito avvilente tran tran. Una controrivoluzione dal pugno di ferro ma con la faccia pulita.
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Francia - e sono 17 !!!!
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collettivo jacquerie Sunday, Nov. 13, 2005 at 11:16 AM |
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Sono 374 le vetture incendiate e 212 le persone fermate Scontri anche a Lione e nella provincia di Sant Etienne Francia, ancora incidenti Feriti due poliziotti
PARIGI - Nonostante il coprifuoco la violenza che da due settimane infamma la Francia non si ferma. Sono 374 le vetture incendiate e 212 le persone fermate in tutto il paese nel corso della diciassettesima notte di guerriglia. Due poliziotti sono rimasti feriti. Uno, in particolare, è stato trasportato in ospedale dopo essere stato colpito a La Courneuve, a Seine-Saint-Denis. Le sue condizioni non sono giudicate gravi. Il bilancio, registrato alle ore 04:00 locali, è stato reso noto dalla direzione generale della polizia transalpina. Nella notte tra venerdì e sabato, alla stessa ora, le vetture date alle fiamme erano state 386 e i fermati 162.
Lione Undici giovani sono stati arrestati a Lione. Nonostante il coprifuoco imposto sulla città, nelle prime ore della notte 24 autovetture sono state bruciate. Nella provincia di St.Etienne sono state bruciate tre autovetture.
Atene Due concessionarie sono state incendiate in nottata ad Atene da gruppi di sconosciuti che le hanno bersagliate con alcune bottiglie molotov in quello che la polizia considera un gesto di emulazione delle violenze avvenute nelle periferie di numerose città francesi.
Rotterdam Due vetture sono state date alle fiamme e una terza è stata danneggiata da un gruppo di giovani sabato sera a Rotterdam, in Olanda, con tecniche simili a quelle che stanno caratterizzando la violenza nelle banlieues francesi.
Belgio Cinquanta persone fermate dalla polizia e decine di auto distrutte dalle fiamme è il bilancio della settima notte di violenze degli emuli delle banlieue francesi in Belgio. Gli arresti sono stati eseguiti nel centro di Bruxelles dove c'è stato un raggruppamento di giovani. La maggior parte dei fermati avevano con sè oggetti ritenuti pericolosi. Gli incendi si sono ripetuti anche a Liegi, a Charleroi e in altri centri minori del Belgio.
(13 novembre 2005)
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Sarkozy sul campo di battaglia ,fischi, insulti e poi la ritirata
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Bernardo Valli Sunday, Nov. 13, 2005 at 11:39 AM |
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Il reportage dalle zone degli scontri. Sorvegliate le stazioni ferroviarie e il metrò che collegano il centro alla periferia Sarkozy sul campo di battaglia fischi e insulti, poi la ritirata Il ministro degli Interni contestato sugli Champs Elysées e applaudito dagli agenti di BERNARDO VALLI
I RIFLETTORI infiammano l'Arco di Trionfo, illuminano le bandiere appese lungo gli Champs Elysées, fino a Place de la Concorde, quando Nicolas Sarkozy comincia la sua ispezione lampo alle forze dell'ordine dispiegate nel cuore della capitale. Una rassegna alle truppe in prima linea che si conclude presto tra gli insulti, all'angolo dell'avenue George V, su cui si affacciano gli alberghi più lussuosi e il Crazy Horse. Gruppi di giovani riconoscono il ministro degli interni. Gli gridano: "Sarkozy démission"; "Sarkozy batard". Lanciano un'imprecazione ancora più pesante, riferita alla madre ("Sarkozy n. ta mère ") e riportata dall'Agence France presse.
Seguito da giornalisti e telecamere, il ministro non può che risalire in automobile, e raggiungere la vicina place de l'Etoile, dove nella sottostante e sicura stazione della Metropolitana può proseguire l'ispezione. A quell'ora il sole era già tramontato da un pezzo dietro i grattacieli del quartiere della Défense, incollato alle periferie di Puteaux e di Courbevoie, ma non era ancora cominciata la notte. Una notte considerata decisiva dal ministro degli Interni. Stando ai messaggi captati (sms e internet), i ragazzi piromani della banlieue si sarebbero potuti infiltrare nel centro di Parigi, rimasto praticamente inviolato.
Pare ne avessero, ne abbiano tuttora una gran voglia. Accendervi i roghi, che da due settimane traumatizzano e feriscono il resto della Francia, sarebbe per loro una importante dissennata vittoria. Tremila poliziotti presidiano, mentre scrivo, i venti arrondissements cittadini, delimitati dalle autostrade della circonvallazione, oltre la quale si stende l'Ile de France, la regione delle grandi periferie. Crs (celerini), gendarmi e agenti in borghese sorvegliano soprattutto le stazioni ferroviarie e della metropolitana, nelle quali il sabato sera si riversano fiumi di giovani banlieusards (i borgatari) diretti sulle due rive parigine della Senna. Se la notte trascorrerà tranquilla, senza auto incendiate e vetrine sfondate, il Paese tirerà un sospiro di sollievo. Si pensa (ci si illude? ) che in tal caso la rivolta delle periferie si spegnerà nel giro di qualche giorno. Gli Champs Elysées e, dall'altra parte della metropoli, Place de la République, sono le ribalte più ambite da chi vuole manifestare la propria collera. Sono i due bastioni tradizionali da conquistare. Visitando gli Champs Elysées, Nicolas Sarkozy, nella sua qualità di ministro degli Interni, è sceso dunque su un probabile campo di battaglia. Dove, invece degli onori riservati di solito al comandante delle truppe, ha ricevuto brucianti insulti da una piccola folla, che probabilmente non gli perdonava di avere acceso la collera dei giovani magrebini, all'inizio dei disordini, chiamandoli "feccia" e "canaglie".
In quelle ore regnava un'atmosfera surreale sugli Champs Elysées, ancora addobbati a festa, da qui le tante bandiere, per l'anniversario dell'11 novembre, vittoria della Grande Guerra (1918), appena celebrato da Jacques Chirac con la dovuta pompa, in un momento in cui viene messa in discussione la compattezza della nazione. Nicolas Sarkozy non ha potuto usufruire a lungo di quella cornice solenne, che due giorni dopo le cerimonie ufficiali dava, a noi semplici passanti, l'impressione di essere capitati in una grande sagra popolare. Il ministro ha avuto più tardi una piccola consolazione: è stato applaudito davanti al commissariato del quartiere. In quanto ai precedenti insulti, ha commentato: "Il sabato sera c'è sempre confusione. Non si deve dar peso a quanto è accaduto".
Andando a piedi da Place de l'Etoile a Place de la Concorde, non ho notato il minimo segno di tensione. I turisti, molti dei quali italiani, tracimavano dai marciapiedi, intralciando il traffico denso che si muoveva nei due sensi. Tribù familiari si assiepavano davanti alle vetrine o si inoltravano nei grandi magazzini. C'era la solita rumorosa animazione del sabato e della domenica, sugli Champs Elysées, che molti parigini della Riva sinistra (a torto) detestano, al punto da disertarli, considerandoli una riserva per turisti stranieri, per provinciali o per banlieusards. Non pochi parigini erano del resto partiti per il più lungo week-end (da giovedì a domenica per via dell'anniversario della vittoria del '18) prima di Natale, lasciando la città nelle mani dei turisti e dei poliziotti. E probabilmente dei banlieusards, dei quali i giovani che hanno coperto Sarkozy di insulti erano probabilmente una sparuta avanguardia.
Parigi e le sue periferie sono due mondi in questi giorni tanto incollati uno all'altro quanto remoti. Forse sono vicini nei cervelli, nei pensieri. Ma a occhio nudo non si scorgono sintomi d'allarme. Bisogna fermarsi davanti a un televisore, o davanti alle edicole grondanti giornali francesi e stranieri, le cui prime pagine annunciano una Parigi in fiamme o blindata, per accorgersi di essere al centro di un dramma. Dagli Champs Elysées, allungando lo sguardo, si vede l'Arc de la Défense, il monumento dietro il quale si stende la periferia dove nei giorni scorsi si sono accesi migliaia di roghi: una realtà che non sembrava riguardare la folla in movimento tra l'Etoile e la Concorde.
I poliziotti visibili sono rari. Le telecamere e gli obiettivi dei fotografi devono andarli a scovare nelle stazioni della Metropolitana o all'angolo di qualche ponte sulla Senna. Nei ristoranti e nei caffé non si sente parlare degli incendi alla periferia. Né si raccolgono imprecazioni contro i magrebini piromani. E' assai probabile che in queste ore i potenziali elettori di Jean Marie Le Pen, il capo xenofobo del Front National, crescano a una velocità vertiginosa. E' inevitabile che gli avvenimenti in corso sconvolgano il panorama politico francese. Episodi come quello che ha visto Nicola Sarkozy protagonista sfortunato sugli Champs Elysées sono destinati a lasciare dei segni. Il ministro degli interni ha subito uno smacco come pretendente alla successione di Jacques Chirac. Invece degli applausi, come sperava, il leader populista ha raccolto insulti all'ombra dell'Arco di Trionfo. La sua immagine non è migliorata, mentre quella più composta del primo ministro Villepin, suo rivale nella corsa alla presidenza, è rimasta intatta.
Nonostante questi episodi, la compostezza nella società politica, e in generale nel Paese, è per adesso esemplare. Gli incidenti, le intemperanze sono rare. Le autocritiche, per le condizioni dei ghetti e la discriminazione nei confronti degli immigrati, molti dei quali sono cittadini francesi, sono già cominciate. Le polemiche sono tuttavia contenute.
La storia di Francia è ricca di lotte intestine, ma per la prima volta una componente della società, di recente ufficialmente integrata, contesta la République, entità unica e indivisibile. E si tratta di una massa di giovani che ha alle sue spalle tra i cinque o sei milioni di musulmani. Un decimo della popolazione di cui la parte adulta non segue, è vero, anzi spesso condanna, e cerca di trattenere i rivoltosi, ma che non è certo insensibile alla collera di figli e nipoti. L'estate scorsa, dopo gli attentati di Londra, Parigi sottolineò il fallimento del modello multiculturale anglosassone, ed esaltò il modello assimilazionista francese. Adesso anche quest'ultimo si rivela inefficace. Il dibattito sulle responsabilità dominerà la vita politica nell'immediato futuro, appena si spegneranno i roghi. Ci sono già varie letture degli avvenimenti ancora in corso: a chi parla di un fallimento del modello francese si oppone chi sostiene, come lo storico Emmanuel Todd, che in realtà i giovani magrebini sono in rivolta perché vogliono essere trattati come "veri" cittadini francesi. Non agiscono forse rivendicando i principi di libertà e di uguaglianza che sono alla base della République? Non sono quindi un ostacolo, ma una forza in favore della compattezza nazionale.
(13 novembre 2005)
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Ca brûle - Viaggio nelle banlieues attraverso i blog
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da infonodo Sunday, Nov. 13, 2005 at 1:14 PM |
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Il nostro blog è al momento sorvegliato! Ricordiamo che non veicola nessun odio, è solo stato creato per rappresentare i quartieri di Bordeaux! Perciò perchè un simile accanimento mediatico??? Perchè oggi l'indirizzo di questo blog è stato pubblicato nel Sud Ouest (giornale)?? Perchè i blog sulle banlieue fanno oggi dibattito? Mentre certi siti a carattere razzista, xenofobo, che chiamano perfino all'odio razziale o altri contro la "racaille" continuano ad esistere in pace?? Forse il Sud Ouest farà un articolo su questo domani?? Potete leggere questo articolo: http://www.sudouest.com/091105/une.asp?ArticleRet=091105a67271.xml&Article=091105a66653.xml Noi non incitiamo ad alcun odio! Ma una tale esplosione di violenza nelle periferie non è fatta per puro piacere, quello che c'è è un reale malessere... Ciò nonostante un ritorno alla calma sarebbe giudizioso per tutti i quartieri, perchè un buon numero di persone sfortunatamente interpreta male le informazioni! Oggi, per tre quarti i telegiornali delle 20 parlano di banlieue...un buon numero di persone ascoltano solo i media e non vanno a cercare più lontano, rischiano di male interpretare i fatti ripetuti (in televisione) lungo tutta la giornata, ciò potrebbe sfortunatamente fare salire i consensi verso i partiti dell'estrema destra!!!!!! IO DOMANDO A TUTTI QUELLI CHE PENSANO CHE QUESTE RIVOLTE SIANO FATTE DA PERSONE IDIOTE, CON IL SOLO PROPOSITO DI DISTRUGGERE PER DISTRUGGERE DI RIFLETTERE...UNA TALE VIOLENZA NON E' POSSIBILE, NON E' UMANA ALL'ORIGINE, MA ANCHE LA SOCIETA' DOVREBBE ESSERCI PER QUALCHE COSA... PACE A BOUNA E ZIED E A TUTTE LE ALTRE VITTIME DI QUESTE RIVOLTE! EVVIVA LA BANLIEUE!
messaggio apparso il 09/11/05 su http://cite2bordo.skyblog.com/
Anche il blog http://cites2france.skyblog.com/index.html è andato incontro a noie per i messaggi "d'odio e di incitamento alla rivolta" che i visitatori postavano (come ha fatto in fretta la legislazione contro l'incitamento all'odio razziale fatta contro i gruppi neofascisti a diventare strumento per una censura a 360 gradi). E così gli amministratori di skyblog hanno sospeso la possibilità di postare commenti sul blog. Ma cosa contiene http://cites2france.skyblog.com/index.html ? Una serie impressionante di foto di caseggiati, palazzoni, quartieri dormitorio delle periferie francesi, e poi notizie sui quartieri e "musica e clip di artisti originari di questi quartieri". Il curatore del sito scrive in una breve presentazione: "Io bloggo per i neri, gli arabi e i bianchi. Il colore della tua pelle per me non fa nessuna differenza. Tutte le banlieue si assomigliano e così io vorrei che tutte le banlieue si uniscano!" ( con un gioco di parola tra "s'ressemblent" e "s'rassemblent").
Di Marsiglia invece http://blog2blok.skyblog.com/, con foto di quartieri, fatti di blocchi di cemento, e mp3 di musica autoprodotta. Su http://cites9-3.skyblog.com/ l'amministratore del blog scrive. " Ecco! Per quelli che non sanno tutto della citè 9-3. Potrete capire perchè si dice 9-3 hardcore e che la 9-3 è uguale alle favelas del Salvador". A guardare la foto del mostruoso caseggiato che appare in prima pagina non si può certo dargli torto. E così in altri blog http://block2rouen.skyblog.com/ per Rouen, http://mathers86.skyblog.com/ per la città di Auberville ("città che tutto il mondo dovrebbe conoscere per la sua reputazione" scrive l'amministratore del blog), http://blocduhavre.skyblog.com/ per le Havre che fa anche pubblicità ad un altro blog cho2france che "riunisce tutti i quartieri di Francia (caldi sensibili, impressionanti per la loro grandezza e architettura, ecc...). Ma http://cho2france.skyblog.com/ è già stato chiuso dalla censura. E così via di quartiere caldo in quartiere caldo ( su http://missk94.skyblog.com/index.html c'è anche la classifica che data il 12 ottobre 2005), di città in città, sembra di essere sull' Urban Visual Sociology Lab ( http://www.shiva.uniurb.it/eurex/visual_lab/visual_lab01.htm) ma questa volta la sociologia (o foto-sociologia) non la fanno le università ma i blog e dal basso. Un rincorrersi di banlieue in banlieue e un raccontarsi in prima persona attraverso la fotografia e la musica, la produzione artistica, l'estetica hip hop, gli atteggiamenti da Ganstarap, in una gara a rovescio per determinare il quartiere più duro, dove vivono i tipi più tosti con tanto di esibizione di armi e droga come avviene ad esempio su http://brakeur57.skyblog.com/6.html. Tra millanteria, emulazione del Ganstarap che dalle periferie americane è penetrato profondamente nella banlieue francesi, ma non solo, comunque anche una grande voglia di raccontarsi e di essere protagonisti. Ovunque liriche per canzoni rap, con una reinvenzione del francese infarcito di termini provenienti da quattro continenti. L'invenzione di una nuova poetica che trasfonde alla lingua francese una nuova vitalità. "Nella lingua francese, il rap ha naturalmente preso il ritmo tipico dell'alessandrino, perchè è un verso che si presta ad una narrazione cadenzata secondo un ritmo sempre uguale, per lo più con l'uso di rime baciate o incrociate." L'alessandrino è il ritmo con il quale Racine, Corneille, Moliere, ... scrissero le loro opere ( vedi Alessandrino e rap http://www.letteratour.it/altro/A01rap01.htm ).
Blog che sono anche costruzione di memoria come per http://emeute2france.skyblog.com/index.html che cerca di raccontare in diretta questa rivolta, guardando però anche al passato. Impressionante è la cronologia "delle principali violenze urbane legate alla morte di giovani da dieci anni ad oggi". E così si può leggere : "18-21 dicembre 1997: Violenti scontri tra giovani e polizia nella banlieue di Melun, da dove proveniva un giovane beur (franco-maghrebino) di 16 anni, ucciso da un poliziotto mentre aveva tentato di forzare un posto di blocco a Fontainebleau." Oppure "12-14 gennaio 2004 - Scontri tra polizia e giovani che hanno incendiato una decina di automobili e hanno cercato di lanciare una vettura incendiata contro un posto di polizia dopo la notizia della morte di un giovane di 19 anni falciato da una raffica su una moto rubata, mentre stava cercando di sfuggire alla polizia.".
O come il blog http://beaudottes.skyblog.com/3.html che tra foto di auto bruciate e di quartieri ghetto racconta con orgoglio un'altra notte di violenza, quella nel quartiere di Beaudottes, tra macchine date alle fiamme e poliziotti presi a sassate, il giorno di capodanno del 2005. E il blog http://cronenbourg001.skyblog.com/index.html che racconta del quartiere di Cronenburg con tanto di foto di gruppo davanti alla fiamme e una specie di banner con su scritto "Cronenbur la città dove le fiamme sono nate". O su http://zone-rouge.skyblog.com/2.html in cui si parla dell'incendio della scuola di Borny, sobborghi di Metz, (settembre 2003), anche lì foto di incendi, macchine bruciate e vedute panoramiche di quartieri dormitorio. In Val de Reuil ( http://val-de-reuil.skyblog.com/) le carcasse delle auto bruciate sono più recenti sono quelle degli ultimi giorni.
Oggi su repubblica Leonardo Coen scriveva (vedi articolo http://www.infonodo.org/modules.php?name=News&file=article&sid=7162): "Lo sanno tutti che la rivolta corre su Internet e che i rivoltosi si scambiano messaggi coi telefonini: gli indiani metropolitani delle periferie lanciano così i loro segnali di guerra, non gli importa nulla se glieli scoprono, anzi, questo rende la loro ribellione ancor più audace." e aggiungeva "..tra i messaggi più gettonati e i più inquietanti: "On va bruler Paname!". Lo gridavano i pirati dei Caraibi, solo che la Panama dell'anno 2005 è la Parigi di Sarkozy, il viceré di Chirac". Viene in mente Black Atlantic (http://www.meltemieditore.it/nuovo/libri/schedalibro.asp?codice=313) di Paul Gilroy, le utopie pirate di Hakim Bey, e più ancora I ribelli dell'Atlantico. Marinai e rinnegati: la storia perduta di un’utopia libertaria ( http://www.feltrinelli.it/SchedaLibroRecensioni?id_volume=5000327 ) di Peter Linebaugh e Marcus Rediker e la recensione che ne fa Sandro Mezzadra: " Le pratiche di cooperazione che si svilupparono all'interno dell'Atlantico rivoluzionario erano dunque originariamente ibride e meticce, irriducibili alla "tirannia del nazionale", ed erano spesso segnate da un inedito protagonismo femminile. Ai funzionari dell'impero e del capitale questa congerie di "razze" e di generi, questa moltitudine di donne e di uomini appariva come una minacciosa "idra dalle molte teste", e l'imperativo di domarla - di ricondurre alle norme del comando e della valorizzazione il suo lavoro - configurava un'impresa "erculea", in cui molte di quelle teste andavano necessariamente mozzate.".
Che una testa dell'idra sia comparsa nelle banlieue di Francia? Intanto sul blog http://paname-nord.skyblog.com/ qualcuno ha postato un messaggio:
12 NOVEMBRE RDV CHAMPS ELYSEE POUR LA PLUS GROSSE EMEUTE DE FRANCE 12 NOVEMBRE RDV CHAMPS ELYSEE POUR LA PLUS GROSSE EMEUTE DE FRANCE 12 NOVEMBRE RDV CHAMPS ELYSEE POUR LA PLUS GROSSE EMEUTE DE FRANCE mesage a tourner
(12 novembre appuntamento ai Champs Elysee per la più grande rivolta di Francia - messaggio da far girare).
Stasera sui Champs Elysee presidiati da migliaia di poliziotti è comparso il ministro Sarkozy, quello che aveva promesso di ripulire le periferie francesi dalle canaglie (racaille) con l'idropulitrice. La più grande rivolta di Francia probabilmentre non ci sarà, ma la racaille delle banlieue è diventata, sicuramente, un soggetto politico.
http://www.infonodo.org
www.infonodo.org
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Francia: Risposta all' articolo di Leonardo Coen (Repubblica)
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redazione Sunday, Nov. 13, 2005 at 1:53 PM |
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Francia: Risposta all' articolo di Leonardo Coen (Repubblica)
...in data, 12/11/2005."Andiamo in centro nel cuore del nemico". Buongiorno, ho appena letto il "reportage" del vostro inviato Leonardo Coen sul sito di Repubblica e devo dire che mai mi sarei aspettato a una tale somma di errori, interpretazioni della lingua francese, caricature, per non dire discriminazioni dalla parte di un GIORNALISTA sensato essere stato inviato sul posto per RIPORTARE, FATTI e NOTIZIE in maniera OBIETTIVA, SERIA e con un"MINIMO" di VERIFICA prima di essere riferite,... "RIPORTATE" ai lettori del vostro giornale. Prima di tutto sono indignato dal "tono" utilizzato dal vostro giornalista, che parlando dei giovani, a nessun momento a pensato di utilizzare la parola... FRANCESI. Si, i giovani FRANCESI, delle "cités"<(citta) dormitorio delle "banlieus"<(periferie) francesi che oggi si rivoltano dopo anni di ghettoizzazione. Durante tutto l'articolo ho letto di ARABI, MAGREBINI, nel migliore dei casi "GIOVANE DI ORIGINE MAGREBINA",... GIOVANE FRANCESE> MAI. Oggi in Francia, nel 2005, siamo alla quarta generazione dei giovani, i cui nonni sono issuti dall' emigrazione, nonni che sono stati col tempo sia naturalizzati, sia hanno la doppia nazionalità, ciò vale a dire che i loro figli,nipoti,OGGI, non sono degli STRANIERI,... degli "EMIGRANTI"...ma dei FRANCESI. CITTADINI della Repubblica Francese. Questo DETTAGLIO il vostro reporter si é scordato di menzionarlo,... di PRECISARLO e negli anni bui che stiamo vivendo, questo genere di "DETTAGLI"... non si dimenticano,...non si OMETTONO.
IL giornalista Leonardo Coen, ci spiega, a noi LETTORI, che per capire quello che sta succedendo oggi in Francia, bisogna INNANZITUTTO capire la "lingua" della periferia...? ... in questo caso altri gravi errori di "TRADUZIONE", sono stati fatti dal vostro giornalista . Citiamolo...
PRIMO: L' espressione francese..."On va leur foutre LE FEU"... NON significa "Andiamo a FREGARGLI il fuoco<(le armi), ai flic<(gli agenti di polizia)"... ... ma > "Andiamo a METTERE il fuoco"..."Andiamo a fare CASINO"... ciò che alla vista dei numerosi incendi in tutta la Francia, conferma ampiamente, quello che il vostro "reporter", avrebbe potuto capire per semplice deduzione logica... Le espressioni..." Foutre le feu"..."Mettre le feu"..."Allumer le feu"...fanno oggi parte del linguaggio corrente di giovani e non... Per esempio, se rivolte da una rockstar francese al suo pubblico, come nel caso di Johnny Halliday, (grande amico della famiglia Chirac e quindi, non un pericoloso giovane "terrorista islamico" strumentalizzato), ciò significa> "Voglio accendere il fuoco!... che é in voi, che é in me,..." ...i rappers NTM ( Nique Ta Mère ), con il loro..."On va vous mettre le feu"... significavano anche loro la stessa cosa di Johnny Halliday e al tempo stesso, quello che sarebbe successo , se la società francese non cambiava. ... ciò era un monito, un rimprovero,... lo dicevano nove anni fa. Quanto a un giovane... che indirizzato alla sua ragazza dice: "Je vais te mettre le feu"...ciò non significa..."che gli vuole dare fuoco"...ma semplicemente che gli promette " una notte...MOLTO calda"... SECONDO: L' espressione "Nique Ta Mère" oppure "Nique Ta Race"> letteralmente "Fotto Tua Madre" o "Fotto la Tua Razza"...significa> "..."VAFFANCULO",... e NON> " Fottiti ".
TERZO: Trovo letteralmente INAPPROPRIATO nell'articolo, il fatto, di chiamare "simpaticamente" questi giovani, con lo stesso termine utilizzato dal Ministro degli Interni Sarkozy, vale a dire RACAILLE > FECCIA...é proprio il significato di questa parola, che aggiunto alla morte di due giovani, ha acceso le polveri nelle "banlieus" francesi,... INAPPROPRIATO e PIROMANE.
QUARTO: Infine, cosa dire del vostro "inviato" quando ci spiega che>"Essi stessi si chiamano "RATS"> RATTI". L' espressione "RAT"> é RAZZISTA e risale ai primi anni dell' immigrazione magrebina in Francia, é così che i razzisti francesi li chiamavano... "RATS" e quando partivano in spedizione "punitiva" nelle "bidonvilles", l'espressione era, andare a fare una "RATTONADE",... "RATTONADE" a cui partecipava spesso anche la POLIZIA e dove spesso c'é scappato il morto, per linciaggio.
Ecco perché non credo che questi giovani si chiamano... "Essi stessi... "RATS". Perché quelli che si facevano trattare in questi termini,... erano i loro stessi nonni, i loro genitori, di questi stessi giovani che oggi hanno deciso di dire BASTA. E se il Sig. Leonardo Coen non mi crede...che vada a fare un giro da solo in quei quartieri, dando del "RAT" a tutti i passanti che incontra e vedremo quanto dura. Signori miei, non é pubblicando questo "genere" di articoli che fate onore al vostro giornale, ne alla professione che rappresentate, non scordatevelo. Il Ministro degli Interni francese Sarkozy, si é scordato che anche i suoi genitori erano degli emigranti ungheresi...et voilà il risultato. PANAME*<(Paris) e NON Panama...,12/11/2005. Emmanuel Vegliona*
*...Paname, Paname, Paname,..." comme dans la chanson de la grande Edith Piaf...
*Emmanuel Vegliona vive a Parigi dal 1989 ed è autore di fumetti.
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LE PEN PROVOCA ...
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collettivo jacquerie Sunday, Nov. 13, 2005 at 4:42 PM |
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Parigi, 16:31 repubblica.it 13.11.05
FRANCIA: LE PEN ANNUNCIA MANIFESTAZIONE A PARIGI
In un clima di fortissime tensioni sociali per le rivolte nelle periferie metropolitane e le polemiche politiche, il leader del Fronte popolare francese, Jean-Marie Le Pen, ha annuciato un suo intervento domani a una manifestazione del suo partito nel centro di Parigi.
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DILAGA LA RIVOLTA NELLE PERIFERIE D'EUROPA...
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InfoLotta Sunday, Nov. 13, 2005 at 5:20 PM |
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Il fenomeno del malessere sociale si sta' allargando in molte periferie d'Europa, dal Belgio, all'Olanda, alcuni gesti vandalici si stanno registrando anche nelle periferie Italiane...
PARIGI LO SCONTRO SEMBRA MENO INTENSO, MA NON SI FERMA Sono 374 le vetture incendiate e 212 le persone fermate in Francia nel corso della notte, la diciassettesima consecutiva di violenze urbane che ormai si sono estese ben oltre la banlieue parigina. Due poliziotti sono rimasti feriti. Uno, in particolare, è stato trasportato in ospedale dopo essere stato colpito da una boccia a La Courneuve, a Seine-Saint-Denis (quartiere a Nord di Parigi). Le sue condizioni non sono giudicate gravi. Il bilancio - ancora provvisorio perché registrato alle ore 04:00 locali (03:00 GMT) - è stato reso noto dalla direzione generale della polizia transalpina. Nella notte tra venerdì e sabato, alla stessa ora, le vetture date alle fiamme erano state 386 e i fermati 162.
VIETATI ASSEMBRAMENTI A LIONE A Lione, in Francia centrale, è stato vietato ogni assembramento "suscettibile di provocare o di alimentare il disordine nelle vie e nei luoghi pubblici". Lo ha deciso il prefetto del dipartimento del Rodano.
ROGHI DI CASSONETTI A BOLOGNA E UNA SCRITTA: 'COME PARIGI' "Bologna come Parigi" e "La rivoltà è necessaria solidarietà ai 'casseurs' parigini". Due scritte, dietro il rogo di un cassonetto che però ha seguito e preceduto altri incendi apparentemente isolati scoppiati nella notte nel capoluogo emiliano, richiamano le violenze urbane che stanno sconvolgendo le banlieue della capitale francese, anche se non si esclude il gesto di emulazione o anche il tentativo grottesco di metterla in burla. C'é stata una successione di chiamate al centralino dei vigili del fuoco, a partire dal pomeriggio di ieri fino all'alba di stamani. Tre incendi in zone molto distanti della città, ad altrettanti cassonetti: il primo ieri pomeriggio alle 15.45 in via Cà Bianca, periferia nord della città; il secondo in via della Battaglia, altra zona periferica, alle 2.35 della notte; il terzo è quello più preoccupante, in via Lombardi, alla Bolognina, vicino all'Ippodromo, quartiere a forte immigrazione. Sul muro dietro al contenitore dei rifiuti le due scritte che qualche apprensione hanno creato. In via San Donato intanto, altra zona di periferia con qualche sofferenza urbana, due auto sono state date alle fiamme. Una è però appartenente a un pregiudicato, membro di una famiglia molto nota alle cronache, e la Polizia ritiene che possa essere stato lui l'obiettivo del raid incendiario, che però si sarebbe esteso anche a un'altra vettura che non c'entrava nulla. Altro incendio ha riguardato la recinzione di un cantiere di via Petroni, cittadella universitaria, una delle zone più della città più colpite dal cosiddetto degrado urbano, zona di bivacchi notturni che sono stati al centro dell'ordinanza anti-birra della giunta di Sergio Cofferati, uno dei primi atti del nuovo sindaco di Bologna che gli sono costate molte polemiche. La Polizia indaga per capire se tra i diversi episodi ci sia un collegamento che però al momento non sembra avere fondamento.
GRECIA: INCENDIATE CONCESSIONARIE A ATENE, AUTO DISTRUTTE Due concessionarie sono state incendiate in nottata ad Atene da gruppi di sconosciuti che le hanno bersagliate con alcune bottiglie molotov in quello che la polizia considera un gesto di emulazione delle violenze avvenute nelle periferie di numerose città francesi. Il bilancio, secondo un portavoce delle forze dell'ordine, è di almeno una ventina di auto distrutte. L'atto vandalico è avvenuto allle 00:20 locali (le 23:20 di ieri in Italia). Due squadre di vigili del fuoco si sono precipitate sul posto per domare le fiamme. Poche ore prima un centinaio di giovani anarchici avevano manifestato davanti all'ambasciata di Francia, in pieno centro della capitale ellenica, in segno di solidarietà con i giovani delle 'banlieue'. Non è la prima volta che giovani greci cercano di imitare i loro coetanei delle periferie francesi. Venerdi' nel cortile dell'Istituto francese ad Atene ha fatto irruzione un gruppo di ragazzi con il volto coperto che hanno lanciato sassi e bulloni contro le finestre. Il giorno precedente, in un episodio analogo, era stato attaccato l'Istituto francese di Salonicco, nel nord della Grecia.
OLANDA: VETTURE INCENDIATE DA UN GRUPPO GIOVANI A ROTTERDAM Due vetture sono state date alle fiamme e una terza è stata danneggiata da un gruppo di giovani sabato sera a Rotterdam, in Olanda, con tecniche simili a quelle che stanno caratterizzando la violenza nelle banlieues francesi. Rinforzi di polizia sono stati disposti nel quartiere Vreewijk di Rotterdam, dove hanno avuto luogo gli incidenti, e dove ora sembra essere ritornata la calma. "Per il momento non sono stati effettuati fermi o arresti", ha dichiarato all'agenzia olandese ANP un portavoce della polizia.
BRUXELLES BELGIO SCONTRI CON LA POLIZIA E VETTURE DATE ALLE FIAMME Alcune autovetture date alle fiamme nella periferia Belga, non sono mancati alcuni scontri "isolati" con le forze dell'ordine, che non sono riusciti a fermare neanche un ragazzo delle bande in lotta.... Barricate e cassonetti dati alle fiamme hanno interrotto diverse strade per il centro citta', inoltre si registrano numerose vetture della polizia danneggiate o bruciate dai teppisti della periferia.
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LE PERIFERIE ESPLODONO !
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l.o. Sunday, Nov. 13, 2005 at 5:23 PM |
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LE PERIFERIE ESPLODONO !
Nelle periferie sottoproletarie Parigine si stà innescando un mix di rivolta e atti di teppismo metropolitano, sono quasi quattromila le auto incendiate nel corso delle due settimane di rivolta, tenendo presente le numerose autovetture della polizia letteralmente assaltate dalla rabbia giovanile di immigrati e figli del proletariato francese, assaltate anche questure di polizia e stazioni metro... Il fenomeno non sembra assolutamente intenzionato a fermarsi o rallentare, al contrario sembra che la ribellione si stia propagando in altre periferie d'europa, come nelle Asturie in spagna, e nella periferia della centralissima Bruxelles. Piccole bande autorganizzate che conoscono benissimo la citta, la repressione, l'emarginazione e la poverta', che rifiutano questo tipo di società e si scagliano senza paura contro di essa in qualunque modo, con qualunque mezzo necessario, come disse un ragazzo della periferia Parigina in un intervista ad un quotidiano locale "alle estreme conseguenze, gli estremi rimedi". La periferia del proletariato e sottoproletariato italiano non sono messe meglio, e la voglia di cambiare dei giovani e tanta, e si troverà il modo di cambiare con tutti i mezzi possibili, se vogliamo è questa la positività dei giovani, di chi lotta per un futuro diverso, d'altronde non si sentono dire altro che non cambiera' nulla con i cotei pacifici, nulla cambierà con le elezioni, nulla cambierà con le bombe, quale mezzo migliore allora se non l'insurrezione di piazza generale generalizzata nelle periferie e nei quartieri di tutta europa ! E' SOLO QUESTIONE DI TEMPO DICE PRODI, NOI DICIAMO IL FUTURO E' GIA PRESENTE, E' SOLO QUESTIONE DI TEMPO !
http://lottaoperaia.blogspot.com/
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FRANCIA: LE PEN ANNUNCIA MANIFESTAZIONE A PARIGI
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news Sunday, Nov. 13, 2005 at 5:25 PM |
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FRANCIA: LE PEN ANNUNCIA MANIFESTAZIONE A PARIGI
In un clima di fortissime tensioni sociali per le rivolte nelle periferie metropolitane e le polemiche politiche, il leader del Fronte popolare francese, Jean-Marie Le Pen, ha annuciato un suo intervento domani a una manifestazione del suo partito nel centro di Parigi.
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17° notte di scontri a Parigi...
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scontro Sunday, Nov. 13, 2005 at 5:28 PM |
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Continuano le violenze nelle città e le periferie francesi per la 17esima notte consecutiva, segnata questa volta da scontri nel pieno centro di Lione fra la polizia e un centinaio di giovani figli d'immigrati giunti dai sobborghi. Nella seconda città del Paese, le violenze sono scoppiate poche ore prima che iniziasse il coprifuoco notturno per i minori 16 anni: un centinaio di giovani, dieci dei quali sono stati arrestati, hanno lanciato pietre contro i poliziotti e sfasciato vetrine. Il prefetto ha ordinato il divieto, per l'intero pomeriggio di oggi (dalle 14 alle 19), degli ''assembramenti suscettibili di causare disordini in strada e nei luoghi pubblici''. Lo si apprende da una comunicato diffuso stamani dalla Prefettura del Rodano, dipartimento che include l'area metropolitana di Lione.
In base ai dati definitivi forniti dalla polizia, la scorsa notte sono state bruciate 374 auto in tutta la Francia (128 di meno della notte precedente), mentre gli arresti sono stati 212. Dall'inizio dei disordini, il 27 ottobre, sono stati dati alle fiamme circa 8.400 veicoli e 2.650 persone sono state arrestate.
Nessun grave incidente è avvenuto a Parigi, dove era stato imposto un bando ai pubblici assembramenti e più di tremila agenti erano stati dispiegati dopo che erano stati segnalati messaggi internet ed sms che invitavano i rivoltosi a recarsi nel centro della capitale francese.
Violenze si sono invece registrate a Toulouse, Strasburgo e nella città meridionale di Carpentras, dove è stato appiccato il fuoco a una scuola elementare, un'auto è stata bruciata davanti a una casa di riposo e un'automobile in fiamme è stata lanciata contro un'altra scuola.
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Ancora roghi e tensione a Parigi
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(((i))) Sunday, Nov. 13, 2005 at 5:32 PM |
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Alle 8 del mattino e' scaduto a Parigi il termine di 22 ore per il divieto di manifestazioni e assembramenti, imposto dalle 10 di ieri dalla Prefettura della capitale in seguito alle intercettazioni di appelli alla violenza in concidenza con il ponte festivo della Giornata dell'Armistizio. In tutta la Francia gli scontri sono comunque proseguiti per la diciassettesima notte consecutiva e il bilancio globale dei disordini resta comunque pesante. Nel complesso si sono avuti un minor numero di incidenti, sebbene il calo sia stato comunque contenuto, mentre sono aumentati gli arresti: 212 le persone fermate dalle forze dell'ordine contro 206 di 24 ore prima; 374 i veicoli dati alle fiamme, mentre venerdi' notte erano stati 502. Nella capitale la situazione si e' tuttavia mantenuta relativamente tranquilla, anche perche' il dispiegamento di uomini e mezzi e' stato davvero imponente. Intanto alcuni atti vandalici e scontri tra bande giovanili e polizia si registrano in Olanda, Belgio, e anche in Italia a Bologna, dove sono stati dati alle fiamme alcuni cassonetti, accompagnati da scritte murali che inneggiavano la rivolta francese...
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TONI NEGRI, A PROPOSITO DELLA RIVOLTA IN FRANCIA
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dalla stampa Sunday, Nov. 13, 2005 at 5:46 PM |
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Toni Negri Ma per la Rivoluzione c’è tempo
”Ma quali bande! L'esplosione delle banlieues non è una jacquerie estemporanea. E anche se lo fosse, lo sarebbe in un contesto sociale radicalmente mutato, i cui tratti di fondo sono la crisi del fordismo, e l'assenza di risposta politica - non solo in Francia - a questa crisi. Per questo per me resta una rivolta; ma potrei anche dire insurrezione, se intendiamo il termine in un'accezione tenue”. E’ ovvio cosa manca per parlare di insurrezione autentica, “manca una coscienza politica degli obiettivi, quello che Marx chiamava il “per sé”. Questo movimento vuole qualcosa, ma non sa ancora cosa vuole”. Toni Negri, il cattivo maestro dell'Autonomia, l'uomo che nel '79 fu arrestato per “insurrezione armata contro lo stato italiano” (condannato a trent'anni, la pena fu ridotta a tredici), è tornato. Di nuovo al centro del dibattito, dopo che il New York Times ha dedicato un paginone al suo Impero, scritto con Michael Hardt, e dopo che le Nouvel Observateur l'ha inserito tra i venti grandi filosofi del secolo, Negri è reduce da Mar del Plata, Argentina, dove ha seguito la protesta anti-Bush. Ora è seduto nel salone della sua nuova casa veneziana, libri alle pareti, moltissime riviste anglosassoni, le ultime copie di Le Monde appoggiate su un tavolino.
Molta della stampa internazionale ha provato a leggere l’esplosione delle banlieues vedendoci il fallimento del modello di integrazione francese. E' una spiegazione che la convince?
”Per niente. E perchè, forse il modello anglosassone non ha fallito ugualmente? Guardi l'America di New Orleans, o l'Inghilterra del 7 luglio, con i terroristi che nascono inglesi nel senso più profondo del termine, inglesi vestiti come loro, ragazzi che prima di farsi bomba vanno al pub e si ubriacano di birre... Il punto non è il fallimento dei due modelli multiculturali”.
Ora dirà: c'entra l'organizzazione del lavoro.
”Gli elementi nascosti dietro le banlieues in fiamme sono almeno tre. Quello che è in crisi è il modello industriale fordista, che prevedeva l'occupazione permanente, e uno schema di crescita indefinito, sostenuto dallo stato. Poi questa crisi s'è coniugata con i processi di mondializzazione economica. A questo si saldano politiche neoliberali di blocco della spesa pubblica, che producono una crisi degli interventi di welfare. Altro che l’integrazione, qui il problema è la totale assenza di risposta politica alla crisi del fordismo. Questa mancata risposta è legata alla crisi della rappresentanza democratica”.
Però scusi, perchè le periferie sono in ebollizione solo in Francia, e in Italia no? Le dinamiche postfordiste sono le stesse anche noi.
”In parte perchè siamo una società socialmente meno avanzata. E poi perchè, per paradosso, questi fermenti da noi si sono in parte esauriti. Gli anni settanta hanno scaricato un potenziale di lotte sociali; o meglio, l'Italia, o la Germania, hanno allungato dieci anni il sessantotto. Ma così ne hanno anche diluito gli effetti. Però attenti: movimenti di protesta da noi ci sono già. La Val di Susa, i movimenti per la casa nelle città, le battaglie dei migranti contro i cpt...”.
Prodi dice che presto esploderanno anche le periferie italiane. Dunque per metà è d'accordo con lui?
” Mah, Prodi per un verso esagera, e dubito che sappia davvero qualcosa delle periferie. Quanto a Fini, beh, per lui il fatto che non ci sia un'esplosione vuol dire che non c'è il problema... Berlusconi non sa cosa dire. E poi come fa a parlare di immigrazione, stretto com'è tra Calderoli e le furbizie dei democristiani alla Pisanu?”.
E i francesi? Nel 1990 Mitterrand si chiedeva “cosa può aspettarsi un giovane in un casermone laido, sotto un cielo grigio, con la società che distoglie lo sguardo?”. Eppure il degrado è continuato, inarrestabile. Il socialismo francese buone intenzioni e cattiva coscienza?
”Guardi, io penso siano personaggi diversissimi; ma sia Mitterrand che Chirac, un repubblicano e un monarchico, avevano capito benissimo cosa sarebbe successo. E come loro, le èlites francesi, soprattutto il grande apporto conoscitivo che la sociologia dà all'amministrazione francese, avevano perfettamente in testa le dinamiche esplosive che maturavano nelle banlieues: ma cosa potevano fare? Sono stati aggrediti loro stessi da questa ondata neoliberale, che esaspera i conflitti e le rivolte, e ha impedito loro qualsiasi possibilità di dirigere la trasformazione”.
Perdoni, significa che i politici sono scusati in anticipo. Se è sempre colpa della dinamica neoliberale...
”Certo che no. Dico solo che le rivolte sono espressione dell'incapacità del neoliberismo di farsi politica statale. Non parlo solo di dirigismo, ma della capacità dello stato di esercitare governance, cioè mettersi in contatto permanente coi movimenti. Una capacità che il fordismo, con tutti i suoi mali, aveva”.
Sarkozy ha chiamato “racaille”, feccia, i giovani delle periferie. Oltre agli scenari, c’è poi la politique politicienne, no?
”Sarkozy è stato imprudente e imperdonabile. Ma non è la prima volta che un politico in Francia chiama racaille i giovani di banlieue: gliel'hanno detto mille volte. Solo che adesso la gente è esplosa. C'è un evento”.
Fa un po' effetto però che in quella che lei chiama “rivolta” si brucino le Renault dei lavoratori, e non le Porsche Cayenne degli spacciatori. Che rivolta è?
”Il fatto è che gli spacciatori le macchine ce le hanno in garage! Conosco bene alcune scuole di Epinay sur Seine. E’ l'unica banlieue in cui c'è stata solo una decina di macchine bruciate ma non un'esplosione come quella di Clichy. E sa perchè? Perchè forse a Epinay regge l'equilibrio basato sui mullah e sui signori della droga. Anche in Italia, dove c'è la mafia spesso non c'è rivolta”.
Ciò non toglie che si bruciano macchine di gente inerme, e si picchiano persino handicappati. Non proprio il nostro immaginario di lotta sociale, no?
”Dinanzi a queste spinte epocali cosa sono un pugno di macchine bruciate? E poi hanno bruciato le macchine perchè la gente non è scesa in strada a difenderle. Mi creda, la gente, in quei quartieri, non è così contraria a quei ragazzi”.
Molti sono intimiditi. Un pensionato di 61 anni è stato ucciso proprio perchè difendeva quelle macchine. Parlare di “insorti” non significa dar loro una legittimità che non hanno?
”Non sono cinico. Nè machiavellico. Ho per chiunque viene ucciso tutta la compassione umana e il dolore. Ma non mi turberei davanti al fatto che in un incendio di queste proporzioni ci sono solo due morti. E allora cosa ne facciamo dei due elettrificati? E quanti ragazzi feriti ci sono? E quanti di questi ragazzi sono morti in altre occasioni di demenza razzista?”.
Non negherà che chi colpisce cittadini inermi dà buone ragioni a chi inclina a una visione solo repressiva del problema.
”Non c'è dubbio che Sarkozy abbia provocato, anche se non si aspettava la reazione che c'è stata. Per di più, prima e dopo, ha ripetuto un atteggiamento ipocrita, proponendo misure di discriminazione positiva: aiutiamo i negri buoni e reprimiamo i negri cattivi”.
C'è chi l'ha accusato di calcoli politici in vista delle presidenziali.
”Sarkozy ha un problema: evitare che la destra possa togliere un grande spazio politico alla candidatura gollista. Sia Le Pen che De Villiers, quest'ultimo un po' più manovrabile dai gollisti, possono erodere molti consensi. E invece Sarkozy pensava a un'egemonia sull'intera destra. Oggi quel progetto mi pare in crisi”.
De Villepin invece ha promesso aiuti economici.
”De Villepin e, probabilmente, Chirac, hanno assistito inizialmente guardinghi; poi hanno reagito da par loro, da un lato promettendo ordine, dall'altro cercando di recuperare il recuperabile di quelle periferie. Ma alla fine potrebbe anche spuntare una terza candidatura gollista”.
Anche la sinistra, onestamente, arranca.
”Benissimo, per quanto riguarda la sinistra ufficiale. Ma la sinistra ufficiale è oggi minoritaria, in Francia. Maggioritaria è piuttosto la sinistra che ha detto no alla Costituzione europea: è una sinistra sovranista, repubblicana in maniera esasperata, che non ha nulla da dire rispetto alle banlieue”.
E gli intellettuali parigini? Non è che si siano sentiti molto.
”Ma quando mai si sono fatti vivi, durante tutti gli ultimi grandi avvenimenti sociali interni? Stanno studiando dove si rigira la vela del potere”.
La “rivolta” si può indirizzare a sbocchi positivi?
”La logica del primo ministro non va molto oltre la carità, mentre qui occorrerebbe una vera apertura di processi di partecipazione, che sono cose serie - altro che le primarie italiane, oh che belle, dove tutti votano e tutti sono inclusi! - La partecipazione è messa in discussione dei rapporti di potere, scuole che funzionano, casse di risparmio che abbassano i tassi di interesse...”.
Anche lei dice che per parlare di “insurrezione” autentica qui manca il fine politico. Dove sono le richieste di questi giovani?
”Il problema è che sanno cosa non vogliono, non cosa vogliono. E’ un gran casino. Il mio amico Patrick Braouezec, l'ex sindaco ora presidente della Regione della Saint Denis, l'altro giorno ha detto che qui ci vuole una nuova intesa di Grenelle, l'accordo sindacati-governo fatto nel '68, con Pompidou al governo per bloccare il sessantotto. Ma allora gli operai chiedevano aumento del salario, revisione della struttura gerarchica, apertura a forme di welfare. I ragazzi di banlieue possono solo cercare una via di fuga. Non le sembra che un diritto alla fuga sia diventato un diritto umano? Certo, la stagione di Seattle è finita. Ma la fine del ciclo altermondialista ha fatto nascere un ciclo di lotte che si è completamente giovato dei movimenti precedenti. In Francia come in Argentina”.
Le donne islamo-francesi sulle barricate parigine non ci sono, ha notato? Ha ragione Olivier Roy, non ci sono perchè sono più brave dei maschi, si integrano di più, dunque hanno meno rabbia? Oppure perchè i fratelli e i mariti le tengono segregate?
”Io sarei cauto. Lei dice che non ci sono? Mah. Sono stato da poco a Teheran e ho visto come le donne giocano lâhijab in chiave sempre più rivoluzionaria, abbassandolo un centimetro di più ogni ora. Eppure non si vede. E a Parigi magari non sono state fotografate ma cosa crede, che questi giovani che bruciano auto non facciano l'amore? Che dietro ognuno di loro non ci sia una donna? Il vero film per capire la banlieue non è L'odio di Kassovitz, metallico, freddo. Il vero film è L'esquive, La schivata. Una professoressa cerca di far recitare a una classe arabo-maghrebina un testo di Marivaux. All'inizio tutti si applicano. Poi qualcosa si rompe. E proprio le vicende erotiche e affettive che si instaurano tra i ragazzi produrranno la rivolta. Alla fine la classe si rifiuta di recitare il Gioco del caso e dell'amore, che è la commedia della borghesia bianca. Allo stesso modo, anche le ragazze islamo-francesi della banlieue usciranno profondamente modificate, e partecipi di questa rivolta”.
Negri, lei crede ancora nell'uso della violenza politica come soluzione ai problemi della crisi postindustriale nelle società occidentali?
”Con Michael (Hardt, ndr.) abbiamo cercato di immaginare un esodo da questa società in crisi. Nell'esodo, come Mosè aveva Aronne, bisogna avere delle retroguardie, che usino anche le armi, ma per difendersi. La resistenza è questo, perchè la realtà è fatta così, il mondo è fatto così; e la Moltitudine opera in questo mondo, a caccia di quella via di fuga che nelle banlieues stanno cercando, senza ancora averla trovata”.
http://www.lastampa.it
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2 agenti feriti in Francia, intanto il fenomeno dilaga in Europa
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)))i((( News Sunday, Nov. 13, 2005 at 5:49 PM |
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E' la diciassettesima notte consecutiva di violenze. Francia, ancora scontri: feriti 2 agenti. Sono 315 le vetture incendiate e 161 le persone fermate. Scontri in centro a Lione tra polizia e giovani in maggioranza immigrati.
PARIGI - Le misure di controllo e prevenzione hanno diminuito ma non impedito le violenze nelle città francesi. Sono 315 le vetture incendiate e 161 le persone fermate a parigi e in altre città nel corso della notte, la diciassettesima consecutiva di violenze urbane che ormai si sono estese ben oltre la banlieue parigina. Due poliziotti sono rimasti feriti. Uno, in particolare, è stato trasportato in ospedale dopo essere stato colpito da una boccia a La Courneuve, a Seine-Saint-Denis (quartiere a Nord di Parigi). Le sue condizioni non sono giudicate gravi. Il bilancio - è stato reso noto dalla direzione generale della polizia transalpina. Nella notte tra venerdì e sabato, alla stessa ora, le vetture date alle fiamme erano state 386 e i fermati 162.
CAPITALE BLINDATA - Migliaia di agenti hanno pattugliato le zone più famose e frequentate della capitale francese - torre Eiffel e Champs Elysees, soprattutto - come reazione a notizie diffuse su internet e tramite messaggi Sms che annunciavano «azioni violente» a Parigi per la notte appena trascorsa. la presenza massiccia di forze dell'ordine ha probabilmente scoraggiato dal mettere in atto azion i in centro, tuttavia gli scontri si sono ripetuti in alcune zone delle periferie. Diverse centinaia di persone avevano manifestato ieri nel centro di Parigi contro l’attuale stato di emergenza, definito «provocatorio». La manifestazione -a lla quale avevano partecipato soprattutto esponenti della sinistra e sindacalisti- era stata consentita perchè ritenuta non rischiosa.Una manifstazione analoga si era svolta anche nella città meridionale di Tolosa.
LIONE E ALTRE CITTA' - Il problema è che la tensaione si va estendendo ad altre città francesi e il «modello banlieue» trova qualche segnale di replica in località straniere. A Lione, la polizia ha lanciato candelotti lacrimogeni per disperdere gruppi di giovani che lanciavano pietre nella storica piazza Bellecour. Si è trattato del primo scontro diretto tra polizia e giovani in maggioranza immigrati o figli di immigrati. Le autorità avevano annunciato un coprifuoco per il fine settimana, proibendo ai minorenni di restare fuori casa senza essere accompagnati da un adulto tra le 22 e le 6. Incidenti (soprattutto auto date alle fiamme) si sono registrati invarie altre località come Strasburgo, Carpentras, Blagnac, vicino a Tolosa (incendiato un supermercato).
ALL'ESTERO - La "febbre" francese si è estesa ieri, per qualche ora, anche al Belgio, dove sono state date alle fiamme una ventina di vetture e decine di giovani sono stati fermati. Due vetture sono state incendiate ed una terza danneggiata, ieri sera, anche nella città olandese di Rotterdam, dove la calma è tornata dopo la mezzanotte. Ad Atene, sconosciuti hanno appiccato il fuoco a due autosaloni, dando alle fiamme una ventina di vetture.
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La rivolta organizzata con sms e web...
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A.C. Sunday, Nov. 13, 2005 at 5:52 PM |
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IL REPORTAGE.
Slogan in codice alle radio, messaggi sms e sui centralini pubblici confermano l'allarme La parola d'ordine di queste ore è diventata "mimetismo" "Andiamo in centro nel cuore del nemico" In tutta la Francia un cupo tam tam di minacce dal nostro inviato LEONARDO COEN
"NIKE ta mère". Fottiti. Inutile insistere, chiedere: allora, è vero che andate a Parigi, domani per dimostrare contro Sarkozy? Risposta: "Nike ta mère". Meglio lasciar perdere. Il ragazzo d'origine magrebina allunga il passo, tira su la clip del giubbotto scuro, sparisce. Stanotte Marsiglia è relativamente quieta. Le sirene dei "batar keuf", i poliziotti bastardi (la lingua banlieue è quasi fonetica) si sentono poco. I racailles delle miserabili periferie marsigliesi sono rimasti a casa. Dicono invece che qualcosa abbiano fatto a Juan les Pins e a Nizza. Anche a Tolosa, vetture bruciate nel quartiere del Mirail.
A Bordeaux hanno bruciato sette auto della polizia. A Lille stessa solfa. I bollettini sono reticenti, in fatto di numeri. Radio e tv vogliono evitare che certe notizie incitino ai disordini.
Radio Soleil, la più diffusa emittente (c'è anche a Parigi) diretta ai francesi di origine magrebina e agli immigrati di origine araba, trasmette su 89,7 in arabo, molto, e poco in francese. Stanotte musica, più del solito.
Pubblicità. Dunque, è difficile capire se è vero che si sta preparando l'invasione dei barbari a Parigi, come temono invece le autorità che hanno dato l'allarme. Gli uomini dell'OCLCTIC hanno intercettato messaggi "inequivocabili". La sigla è l'acronimo dell'ufficio centrale per la lotta contro la criminalità legata alla tecnologia di informazione e comunicazione e dipende dalla procura di Parigi.
E' il segreto di Pulcinella. Lo sanno tutti che la rivolta corre su Internet e che i rivoltosi si scambiano messaggi coi telefonini: gli indiani metropolitani delle periferie lanciano così i loro segnali di guerra, non gli importa nulla se glieli scoprono, anzi, questo rende la loro ribellione ancor più audace.
I poliziotti ranger li intercettano e decifrano il tam tam. Sms come appelli alla battaglia, alla violenza, alla sfida. L'odio sociale, qualcuno di loro lo scrive, segno che questa guerriglia contro l'esclusione e l'oblìo non nasce per caso.
Sms, dunque. Per esempio, tra i più gettonati e i più inquietanti: "On va bruler Paname!". Lo gridavano i pirati dei Caraibi, solo che la Panama dell'anno 2005 è la Parigi di Sarkozy, il viceré di Chirac. "Va leur foutre le feu", e qui l'interpretazione è una e basta: andiamo a fregargli il fuoco, cioè le armi, ai flic, gli agenti di polizia. Si usa il lessico " texto", si indica il programma di massima della campagna di lotta: "On va dans le centre de Paris que tout-le monde prend peur"., l'obiettivo è chiaro, andiamo dritti nel cuore del nemico, nella città dei ricchi, mostriamogli che usciamo dai ghetti, portiamo la banlieue in centro: agli Champs Elysées, alla Bastille, a République, a' l'Arc du Triomphe, alle Halles. Tutti gli indirizzi corrispondono alle fermate del metrò.
Più difficile intercettare i messaggi vocali delle segreterie telefoniche: la polizia teme che siano quelli "veri", e che i "casseurs" utilizzino cabine telefoniche pubbliche o telefoni normali. Tra gli analisti della sicurezza francese c'è il dubbio che tutto questo fiorire di messaggi che istigano a colpire la polizia e incitano a calare sulla capitale dalle "periferie della periferia", ossia dal resto della Francia, sia soltanto una gigantesca presa in giro, un modo per mandare in fibrillazione l'apparato preventivo e per tenerlo sempre sotto pressione. Una provocazione, per spaventare l'opinione pubblica. Quella che al 73 per cento ha approvato il coprifuoco nelle città a rischio.
Una strategia unica, dietro tutto ciò? O un fenomeno spontaneo di cybernautica che si è autoalimentato grazie ai contatti web e al passaparola? Il sito bouna93skyblog era nato inizialmente come blog in memoria di Bouna Traoré e Zyed Benna, i due giovani morti folgorati dopo essersi rifugiati in una centralina elettrica. In dodici giorni ha accumulato la bellezza di 3,2milioni di pagine web ma era anche diventato un luogo virtuale dove coltivare rabbia e violenza. E' stato blindato.
Stessa sorte per molti altri indirizzi sospetti, specie quelli che fanno capo a Dj, rappers. Le cercledurap è stato disattivato perché non garantiva le condizioni di utilizzo prescritte dal master skyblog.
A Marsiglia, capitale della musica rai e del rap estremo, i ribelli delle periferie preferiscono essere chiamati lascar: el askar in arabo-persiano significa militare, perciò loro si vedono come soldati della banlieue che si suppone debbano essere coraggiosi e decisi. Sapendo di non poter competere con la polizia, usano l'astuzia dei poveri e degli emarginati, giocano come il topo col gatto. In senso autoironico, gli arabi di questi immensi falansteri (la periferia di Marsiglia sa essere orribile e drammatica) si definiscono "rat" (in francese, appunto, topo).
Solo che il significato è sostanzialmente diverso: rat come gente che è rampante, che vuole invadere la società. Il gergo è fondamentale. E' come una password esistenziale. Non a caso, per cercare di capire quel che succede bisogna innanzitutto capire la lingua della periferia. In queste ultime ore la parola che sta tracimando dal fiume della ribellione è "mimetismo". Rinserrare i ranghi, ripiegare e confondersi nei quartieri. Aspettare. Per poi colpire ancora. Di nuovo. Tanto, che c'è da perdere? Ed è curioso vedere che i focolai della ribellione più irriducibile non siano attorno a Parigi, bensì in città come Lille - tradizionale bastione dell'islamismo più radicale. O Tolosa, Saint-Etienne, Lione, Mulhouse, Strasburgo, Nizza. Città industriali o, come Nizza, capitale della Costa Azzurra, città dove i contrasti sociali sono enormi, insopportabili. E dove la ribellione è quotidiana. Ma da anni.
dalla repubblica.it
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Progetto Comunista---Con la rivolta dei giovani francesi
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progettocomunista Sunday, Nov. 13, 2005 at 11:44 PM |
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fwd@progettocomunista.it |
Difendiamo la rivolta della gioventù francese! Abbasso la "Chiracaille"! Per l'Unione socialista d'Europa!
Da due settimane, una enorme rivolta della gioventù marginalizzata, umiliata e oppressa dei quartieri periferici e dei ghetti delle grandi città, scuote la Francia e commuove l'Europa e il mondo. La morte di due giovani che cercavano di scappare a un controllo di polizia è stato il detonatore che ha fatto esplodere il risentimento sociale accumulato di una nuova generazione privata dal capitalismo di qualsiasi futuro.
Questa esplosione sociale non si produce in una periferia dell'Africa o dell'America Latina ma nel cuore stesso dell'imperialismo francese e dell'Unione Europea. Dopo l'esibizione di povertà, disuguaglianza e miseria che ha avuto luogo a New Orleans, la rivolta della gioventù francese mette a nudo la realtà sociale ciò che si chiama il "primo mondo" e il volto di rapina della cosiddetta "globalizzazione". Lo Stato imperialista francese e i suoi accoliti, che vedevano come piccoli incidenti le stragi di intere famiglie nei recenti incendi di pensioni miserabili nella periferia urbana, ricorrono adesso alla "tolleranza zero" e al coprifuoco. Per tutto il corso degli ultimi anni questo stesso Stato francese ha ridotto l'assistenza sociale ai quartieri popolari, col pretesto cinico della necessità di non superare i limiti previsti del deficit di bilancio.
La rivolta giovanile si estende ora al Belgio e alla Germania; il primo ministro in pectore, Romano Prodi, ha già segnalato che un'onda di ribellione popolare simile a quella francese potrebbe scoppiare, in ogni momento, in Italia. La ribellione generalizzata di un vasto settore di adolescenti francesi si produce nello stesso momento in cui la maggioranza degli Stati d'Europa, così come degli Stati Uniti, affrontano una crisi di regime politico e sono diretti dai governi più deboli dei due ultimi decenni. La sollevazione giovanile si sviluppa, così, in un quadro generale di crisi al contempo sociale e politica dei principali Stati imperialistici.
È del tutto naturale che la massa della gioventù insorta sia composta di discendenti di immigranti, africani o asiatici, "les noirs et les beurs", demistificando completamente le pretese di integrazione della democrazia rappresentativa capitalistica. Questa massa riflette, come è naturale, l'odio della gioventù contro gli attacchi dell'imperialismo francese e mondiale contro le nazioni del Medio Oriente e dell'Africa del nord; conosce molto bene ciò che succede in Palestina o in Irak, così come il destino che lo spagnolo Zapatero ha riservato ai marocchini e ai senegalesi che pretendevano di entrare in Europa da Ceuta e Melilla. Non ignora il destino tragico degli albanesi o africani che attraversano il Mediterraneo per arrivare in Italia. La rivolta giovanile è un'espressione concentrata di tutto lo sfruttamento coloniale perpetrato dal sanguinario capitalismo europeo. Ma è un fatto, che la grande stampa non ha potuto nascondere, che a questa massa si sono uniti sin dall'inizio, e in seguito in maniera crescente, i giovani disoccupati di diretta discendenza europea.
Il governo francese ha risposto alla rivolta con la repressione, senza per questo rimuovere le sue profonde divergenze interne. Il presidente Chirac ha aspettato più di una settimana prima di apparire in pubblico, segno chiaro di difficoltà politica. Ma la repressione contro ciò che il ministro Sarkozy chiama la "canaglia" giovanile è servita unicamente ad approfondire la ribellione. Il Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale riprende e fa sua l'espressione di un settimanale satirico francese e fa appello alla lotta per mettere fine alla "Chiracaille" [Chirac-canaille, cioè Chirac-canaglia, ndt], cioè a cacciare il governo di Chirac, Villepin e Sarkozy. Dopo la vittoria del "No" al recente referendum sulla costituzione europea, la rivolta della gioventù ricorda ai lavoratori francesi che questo governo imperialistico è una cosa del passato che si regge solamente per la complicità della sinistra istituzionale francese e della burocrazia sindacale. Nel momento in cui Marsiglia vive l'esperienza di uno sciopero dei trasporti e di una lotta dei portuali e dei marittimi che non si è ancora conclusa, la parola d'ordine dell'unità dei lavoratori e della gioventù per mettere fine alla "Chiracaille" acquisisce una grande attualità.
Le direzioni ufficiali della sinistra francese hanno formato un fronte comune col governo della "Chiracaille" contro ciò che chiamano la "violenza" della gioventù. Il Partito socialista e il Partito comunista hanno pubblicato dei comunicati che fanno appello a "mettere fine alla violenza" ("l'ordine deve essere ricostituito", comunicato del PCF del 6 novembre). Lutte Ouvrière (LO) caratterizza la ribellione in massa della gioventù come "sterile" e "in un vicolo cieco" in conseguenza del riflusso della classe operaia. Come nell'aprile 2002, quando il regime politico francese si è trovato davanti alla possibilità di un collasso, a seguito del crollo elettorale del partito ufficiale e del Partito socialista, la sinistra serra di nuovo i ranghi in difesa della democrazia. Il Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale (CRQI) richiama l'attenzione dei lavoratori d'avanguardia d'Europa su questa sequenza politica: dalla crisi di aprile 2002 fino alla ribellione attuale, passando per la vittoria del "No" al referendum recente, perché tutto ciò evidenzia la crisi del regime politico francese e la possibilità della caduta della "Chiracaille" che aprirebbe una prospettiva di potere.
La violenza dell'insurrezione della gioventù francese non ha, è vero, il carattere di una violenza rivoluzionaria contro lo Stato capitalista, né il livello di una lotta di classe del proletariato contro il capitale. È la violenza massiccia di una gioventù spinta dal capitalismo verso la sotto-proletarizzazione. E' indirizzata contro le istituzioni dello Stato, come i commissariati, la polizia, e le municipalità, ma anche contro i beni di altri lavoratori e contro beni comuni. Ma il compito degli operai in lotta e coscienti non può ridursi a caratterizzare questa violenza come contraddittoria, a condannarla astrattamente. Il compito dei lavoratori che hanno una coscienza di classe deve essere di orientare questa rivolta verso una prospettiva rivoluzionaria, in primo luogo intervenendo loro stessi nella crisi con una posizione politica chiara e avanzando obiettivi precisi. Non si tratta di emettere un giudizio sulla gioventù ma di portarla, per mezzo dell'azione, ad una lotta efficace, cioè decisiva. Il CRQI chiama a difendere l'insurrezione dei giovani francesi espropriati, attraverso una mobilitazione e lo sciopero generale fino alle dimissioni dei responsabile della repressione, il ministro Sarkozy, e alla caduta della "Chiracaille". Sosteniamo le iniziative parziali delle organizzazioni di base della sinistra e di una parte delle loro direzioni (la Lega Comunista Rivoluzionaria, LCR) per manifestare in difesa della gioventù e per le dimissioni di Sarkozy, con la parola d'ordine "Fuori la Chiracaille!", sciopero generale, conseguimento delle rivendicazioni di tutta i lavoratori in lotta. Con questo orientamento facciamo appello a formare del comitati lavoratori e giovani in tutti i quartieri per promuovere lo sciopero generale. Il comitati lavoratori - giovani devono incaricarsi della difesa dei quartieri e della sicurezza della popolazione.
È chiaro che l'uscita dallo stato di miseria della gioventù non può che passare attraverso un'azione anticapitalista. E' necessario assistere socialmente i quartieri emarginati; che i giovani abbiano un lavoro; porre fine alla disoccupazione di massa che colpisce tutte le fasce di età; un piano generale di misure anticapitalistiche è necessario: in primo luogo, bisogna porre fine a tutte le sovvenzioni al capitale e stabilire una tassazione straordinaria dei grandi profitti capitalistici e dei patrimoni, per attuare un programma di opere pubbliche sociali, sotto il controllo dei lavoratori, che permettano di dare lavoro all'insieme della popolazione attiva.
Da circa due anni, il CRQI ha affermato che la crisi del capitale pone in Europa la questione del potere, cioè, del governo dei lavoratori. La sinistra nel suo insieme, non solo ha ignorato questa questione ma si è impegnata in diversi Paesi a formare dei governi di centrosinistra per salvare lo Stato dalle crisi di regime politico. Ciò vale per quelli che sostengono l'"Unione" in Italia o hanno sostenuto e prefigurano nuovamente un governo della "sinistra plurale" in Francia, come è il caso del Partito della Sinistra europea presieduto da Fausto Bertinotti (che riunisce tra gli altri il PCF, il Synapsismos della Grecia, la Linke della Germania), e -con oscillazioni- la Lega Comunista Rivoluzionaria (LCR) francese. La ribellione generale della gioventù espropriata di Francia mette a nudo i limiti insormontabili di questa prospettiva politica e la sua incapacità di offrire una soluzione alla miseria ed alla disperazione sociale delle masse europee nel loro insieme. Il CRQI fa appello, a partire dagli avvenimenti che si svolgono attualmente in Francia, per raggruppare la sinistra combattiva d'Europa e i settori organizzati dei lavoratori più coscienti in una forza politica rivoluzionaria che abbia come strategia la lotta per gli Stati Uniti Socialisti d'Europa (Russia inclusa).
Per lo sciopero generale del proletariato e della gioventù francese per mettere fine alla "Chiracaille".
Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale (CRQI)
7 novembre 2005
Associazione marxista rivoluzionaria PROGETTO COMUNISTA sinistra del PRC Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale (CRQI)
www.progettocomunista.it
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e sono 18 !
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collettivo jacquerie Monday, Nov. 14, 2005 at 8:25 AM |
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La rivolta delle banlieue non è finita, ma sta calando di intensità Nella notte 271 vetture bruciate, 112 arresti in tutto il paese Francia, ancora auto incendiate Ma la violenza sta calando
PARIGI - Ancora atti di violenza urbana nella notte in Francia, ma il fenomeno diventa sempre più contenuto. Il bilancio della 18esima notte consecutiva di tensione, aggiornato alle ore quattro del mattino locali, parla di 271 vetture bruciate e 112 persone fermate dalla forze dell'ordine. I dati sono della direzione della polizia, e riguardano tutto il paese.
Nella notte tra sabato e domenica le auto date alle fiamme erano state, alla stessa ora, 315 e 161 le persone sottoposte a fermo giudiziario.
A Lione, terza città più grande della Francia, il pomeriggio è trascorso nella calma e non sono stati segnalati incidenti. In serata, una quindicina di vetture sono state incendiate nei dintorni della città. Sempre a Lione, una scuola materna è stata incendiata e un'altra scuola attaccata con una vettura usata come ariete. Altri incidenti sono stati segnalati a Tolosa e Strasburgo.
Segnali di calma arrivano dal centro di Parigi, dove non sono stati segnalati incidenti. Qui la polizia, in tenuta anti-sommossa, è in strada con circa 3.000 uomini. Ma se durante la 18esima notte di tensione gli incidenti sembrano essere diminuiti, è invece aumentato il numero dei poliziotti feriti: cinque. Due, in particolare, sono rimasti coinvolti in un'esplosione causata da una bombola di gas abbandonata in una discarica. I due agenti sono ora ricoverati in osservazione in un ospedale di Grenoble. Nella notte tra sabato e domenica gli agenti feriti erano stati due.
(14 novembre 2005)
www.repubblica.it
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Francia - Proroga stato di emergenza ( forse tre mesi !)
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da "repubblica.it" Monday, Nov. 14, 2005 at 11:00 AM |
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Verso proroga dello stato di emergenza Il progetto di legge per contrastare i disordini nelle banlieue prevede una durata di tre mesi
PARIGI - La violenza sembra diminuire, ma la in Francia si va comunque verso la proroga dello stato di emergenza. Oggi il Consiglio dei ministri dell'esecutivo De Villepein esaminerà il progetto di legge per contrastare la rivolta. "Prevede una durata della emergenza di tre mesi", ha detto il portavoce del governo francese Jean-Francois Copé che ha precisato che la misura entrerà in vigore il 21 novembre.
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king's mobs riot
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franco Monday, Nov. 14, 2005 at 7:25 PM |
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franco@redbricks.org.uk |
danzica...stettino... ...detroit..maggio...seattle...e metteteci cio' che vorrete.
V'e' un sola cosa che accomuna tutte le varie esplosioni, i momenti di gioa ritrovata, il canto che risorge in gola nel fischio del pave' che vola, nei fuochi della saint janne o delle bonfair....
Il solo, misero, riduttivo tratto che hanno in comune, risiede nella imbecille incapacita' di analisi di una certa sinistra, nella piu' totale comprensione degli avvenimenti.
di volta in volta ognuno scrive parigi brucia?? debitando le cretinerie e cercando di smerciare i fondi di magazzino della propria bottega, cercando di trovare nelle loro bibbie le profezie che avevano annunciato tali cose.
Cosi, di volta in volta, i "loulus" diventano, rifugiati (ma sono 3/4 generazioni che vivono li'), proletari, costretti al metro/boulot/dodo (ma se il tasso di disoccupazione e' superiorfe in ceerti posti al100%), islamici/antiamericanisti che reclamono il velo e bruciano le chiese (arabo e' trend dopo il 9/11, ma strano rifiutano gli appelli degli imam), no garantiti in cerca di un sindacato di base...aggiungete... aggiungete..non peccherete mai per eccesso.
Ed in piu' offrite, offrite ancora; cosa volete, lavoro, centri sociali, partecipazione, rappresentanze politiche, sindacati, chiese, moschee..vi daremo tutto quedllo che il governo non vi ha dato..si ma col prossimo governo..se ci voterete.
Non avete capito; nessuno domanda niente, nessuno vuole la vostra merce e la vostra ideologia..nessuno vi ha chiamato.. e nessuno vi ci incula.
Loro rivendicano soltanto la vita, la gioa e voi avete dimenticato che significato hanno queste parole...
Finira' tutto in un nuovo "accordo di Grenelle" come nel maggio, finira' con la recuperazione di sinistra, nuovi psicologhi/psichiatri/flics, psicofarmaci ed inquadramento in volontariato ed organizzazioni...
Finira'...senza che voi abbiate compreso...finira'..come tante vittoriose disfatte della nostra storia...finira, ancora una volta.. fino al giorno in cui un sasso rompera' la vostra finestra per annunciarvi che fuori c'e' la storia e voi l'avaete mancata...
ed allora, ancora una volta, non capirete niente e cercherete, come testimoni di geova, nei testi sacri, dov'e' il preoletariato, le masse, il suo partito...e costatere che le vostre scatole ideologiche sono troppo piccole, per metterci tutta la gioa di chi il pave' ve lo tira in faccia...
Fanco
p.s.; L'incipit danzica, etc. e' in memoria di gianfranco, e quanti con lui.
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STATO DI EMERGENZA PROROGATO A PARIGI...
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rivoltanews Monday, Nov. 14, 2005 at 8:05 PM |
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Il governo francese ha approvato un progetto di legge per prorogare di tre mesi, a partire dal 21 novembre, lo stato di emergenza per rispondere alla crisi delle banlieue. Il progetto di legge sara' discusso domani all' Assemblea nazionale.
Il consiglio dei ministri ha osservato che "la gravità e l' estensione a numerosi centri urbani di queste violenze, indirizzate senza distinzione contro le persone e i beni giustificano il provvedimento".
La proroga dello stato d' emergenza - ha detto il capo dello stato, Jacques Chirac - è "una misura strettamente temporanea che non sarà applicata che là dove è necessaria e in pieno accordo con gli amministratori locali".
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anche Bologna inizia a bruciare
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undergroundnews Monday, Nov. 14, 2005 at 9:01 PM |
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Bologna. Notte tra sabato 12 e domenica 13 novembre. 8 cassonetti dati alle fiamme in 4 quartieri diversi (i più alla "bolognina",quartiere prevalentemente abitato da immigrati e lasciato dalle istituzioni,privo di ogni forma di assistenza sociale) 2 auto bruciate (questa volta nel quartiere "Pilastro" anch'esso noto per la microcriminalità,e una delle 3 zone di destinazione dei rumeni sgomberati in riva al reno dal sinadco Cofferati).
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solo 1.000 persone al comizio di Le Pen
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repubblica.it Monday, Nov. 14, 2005 at 11:41 PM |
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Parigi, 23:28
FRANCIA: LE PEN, STIAMO PAGANDO CONTO IMMIGRAZIONE "FOLLE"
Jean-Marie le Pen ha guidato la preannunciata manifestazione del Fronte Nazionale nel centro di Parigi per protestare contro i disordini in corso da diciotto notti consecurive nelle 'banlieues' di Francia, e le ragioni che a detta dell'estrema destra ne sono alla base. Il leader xenofobo ha denunciato che il Paese sta "pagando il conto per la folle e criminale immigrazione dal Terzo Mondo", con riferimento al fatto che in genere i quartieri periferici teatro dei disordini sono abitati in maggioranza da immigrati, e che i giovani autori delle violenza sono per lo piu' di origini straniere. Per ascoltare le Pen si sono radunate all'incirca un migliaio di persone. ()
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La periferia, la lotta, la guerriglia...
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Sinistra Critica Tuesday, Nov. 15, 2005 at 11:40 AM |
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Non devono averlo guardato con attenzione quel film profetico di metà degli anni 90 i dirigenti francesi. Eppure "la haine" (l'odio) di Kassovitz raccontava molto bene quel che covava nella banlieu francese. Un ribellione giovanile potenziata dalla precarietà dilagante, una repressione brutale da parte della polizia, un'incomunicabilità totale tra i due mondi, sintomo di un'alienazione dal mondo politico francese, tutti questi ingredienti segnalavano l'esplosione imminente. "L'importante non è la caduta ma l'atterraggio" diceva la scena iniziale del film.
E l'atterraggio lo si è visto in questi giorni con la legge marziale, di fatto proclamata in un paese attonito e inadeguato a fronteggiare il fenomeno. Che appunto viene da lontano ma che è stato affrontato in questi anni a base di colpevolizzazione, repressione e con un'ipotesi di integrazione "universalistica" che evidentemente non ha funzionato.
Le fiamme e il fuoco francese dicono innanzitutto che la logica della "tolleranza zero" cui si è ispirato il ministro dell'interno, Sarkozy - che su questa spinta aspira all'Eliseo - ha fallito. La struttura sociale della banlieu non è comprimibile all'eccesso e può, come è evidente, dare vita a una reazione incontrollabile. Chi parla astrattamente di legalità e repressione dovrebbe far tesoro di una simile situazione che rende desueti e inadatti gli strumenti tradizionali delle elitès occidentali.
Quel che salta agli occhi dalle immagini parigine è innanzitutto la desertificazione del terreno comune, tra periferie e struttura statuale quale essa sia. Non ci sono mediatori sociali, non ci sono punti di contatto. Il fuoco esalta questa separazione dove da una parte si afferma uno Stato totalmente esterno alla dinamica locale - e che, anzi, con l'azione di polizia quotidiana contribuisce a incendiarla - e dall'altro un corpo separato il cui unico linguaggio è la rivolta e la rabbia che la genera. Il teatro di rappresentazione del conflitto è anch'esso terra bruciata, con quelle auto in fiamme a segnalare un disagio irriducibile e una mediazione impossibile.
Ma perché la rabbia si fa così irrimediabile, così irricomponibile? Perché arriva al punto di prendere fuoco e di bruciare tutti i margini di confronto? L'estremizzazione del conflitto è forse l'aspetto più eclatante di questa rivolta in cui la distruzione appare essa stessa un elemento di autoidentificazione, di rappresentazione di sé quando altre rappresentazioni e simboli non sono disponibili o non vengono accettati. Si pensi al paragone con la rivolta di Los Angeles del '92: lì, accanto alla devastazione c'era anche l'esproprio, il furto, la razzia. Qui c'è solo la distruzione e la rabbia all'eccesso.
Ma non è una rabbia esasperata o disperata: assistiamo anche a un'organizzazione sistematica della rabbia stessa, con un'evidente azione affermativa: "come vedete esistiamo e sappiamo darvi un problema" sembrano dire i giovani in rivolta. E le provocazioni di Sarkozy, che definisce "feccia" la loro azione, non fanno che alimentare questa vocazione. L'organizzazione della rabbia, dunque, come strumento di affermazione concreta del proprio agire collettivo e della propria presenza che in questo modo si fa "politica".
E' ormai chiaro che il retroterra è costituito da una situazione sociale che tutti i commentatori definiscono esasperata ed esasperante. Clichy-sous-Bois, uno dei fronti caldi, ha un quadro statistico sconcertante: 20% di disoccupazione media con punte del 40% o del 50%; una popolazione tra le più giovani della regione parigina dell'Ile-de-France di cui la metà sotto i venticinque anni; trentasei etnie differenti che vivono in una città senza metropolitana, senza stazione o una strada statale; una degradazione crescente della situazione alloggiativa con affitti enormi per case fatiscenti. E poi un rapporto sempre e solo conflittuale con i "flics" i poliziotti, argomento costante di conversazione per gli adolescenti abituati a un razzismo pervasivo nonostante il progetto integrativo fondato sulla cittadinanza universale (da non dimenticare che in Francia il Front National ottiene tra il 15% e il 18% dei voti, che la destra è sempre più sarkozyana e che la gestione del rapporto con gli immigrati da parte del governo delle sinistre fu fallimentare).
L'insicurezza sociale e la precarizzazione dell'esistenza sono dunque i detonatori essenziali di questo scontro che i vari governi, di destra o di sinistra, non sono riusciti a gestire. E da questo punto di vista il conflitto si pone come metafora di una rivolta possibile a livello generale, là dove la precarietà diventa un fenomeno stabile e duraturo delle società europee mentre i governi che si succedono puntano a regolarlo soprattutto in chiave securitaria o "legalitaria". La generalizzazione è data dalla frattura generazionale insita nei paesi europei di cui la Francia ci offre un aspetto nitido e particolare ma che può ricrearsi all'infinito in un'infinità di situazioni diverse. Di fronte all'assenza di prospettive certe, di fronte al tappo sistematico che l'organizzazione sociale frappone al bisogno di crescita, di autonomia e di libertà delle giovani generazioni, la dinamica antisistemica si fa più prepotente e può assumere nel suo divenire anche forme prepolitiche e ingovernabili. Ma è una dinamica reale con cui fare i conti, ci sono migliaia di giovani che partecipano "spontaneamente" alle azioni di guerriglia ed è questa presenza che manifesta un carattere politico latente.
Una politicità che scardina le coordinate tradizionali dell'agire collettivo e che pone più domande di quante siano le risposte. Intanto perché viene esaltata la forma comunitaria, simbolo di un bisogno di appartenenza e sintomo della crisi di altre forme. La comunità in questo caso è proprio quella della banlieu che, almeno finora, si afferma su altre, magari più consolidate, come quella religiosa, etnica o politica. I ragazzi non ascoltano l'appello della comunità islamica, incendiamo le auto ma non le utilizzano per attentati kamikaze, se ne infischiano dell'autorità qualunque essa sia. La comunità è "extraterritoriale", non nel senso dell'illegalità di cui parla Sarkozy ma nel senso di non appartenenza ai luoghi consolidati della politica e della società. Questo bisogno di comunità - di cui si sente l'eco nelle azioni collettive concertate allo stadio - disegna un'identità così insofferente all'esistente cui solo l'organizzazione della rabbia può offrire solidità e certezza: in mancanza di futuro va bene anche un presente incerto e pericoloso.
A questa realtà, la politica che conosciamo noi non sa parlare. Non ha gli strumenti, i legami, i contatti giusti. Eppure, stiamo parlando di una fetta importante della nuo va generazione francese, che vuole sentirsi francese e vuole contare nella società. Ma le forze della politica, praticamente tutte le forze di sinistra, non sanno e non possono rappresentare quel disagio e quella carica dirompente. Certo, pesa la presenza di bande organizzate, di malavita locale e quant'altro; ma tutto ciò non spiega lo scarto esistente e non rassicura sulla possibilità di colmarlo.
In secondo luogo l'integrazione repubblicana cara alla legge sul velo si è rivelata una finzione o un'ipocrisia. Accanto al dialogo interculturale lo stato francese ha esib ito il pugno di ferro della repressione determinando una miscela esplosiva che gli si rivolta contro. Il rapporto interculturale, il dialogo, il confronto hanno bisogno di intrecciarsi con una politica di diritti sociali disponibili per tutti e tutte, altrimenti si genera una guerra, o guerriglia, non solo verticale ma anche orizzontale.
Infine, la vicenda può servire da lezione all'Europa unificata in cerca di una nuova missione politica e culturale. E' chiaro che non funziona l'Europa dell'esclusione e de lle enclaves mal tollerate. Lo spazio civile europeo deve parlare una lingua nuova, quella della convivenza, della pluralità di diritti, del soddisfacimento di bisogni. Perché il problema, nonostante tutto, non è ancora la caduta, ma l'atterraggio.
(Sinistra Critica)
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Siamo giunti alla 19° giornata di rivolta nelle periferie di Parigi
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Pa Tuesday, Nov. 15, 2005 at 12:27 PM |
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Siamo giunti alla diciannovesima giornata di scontri tra bande giovanili e forze di polizia nelle periferie di Parigi, questa notte diverse auto sono andate alle fiamme, i bersagli preferiti delle bande in lotta sono come sempre i blindo della polizia, che vengono bersagliati con bombe molotov, e sanpietrini. Il governo francese conferma lo stato di Emergenza per altri tre mesi... Intanto incidenti e scontri da diverse notti si registrano anche a Bruxelles in Belgio, ma anche in Olanda... A Torino la scorsa notte zona Mirafiori periferia vicino alla FIAT di torino, sono state date alle fiamme due auto, la polizia ha iniziato le indagini...
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BILANCIO DEI DISORDINI DI QUESTA NOTTE, LA 19° NOTTE DI SCONTRI A PARIGI
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InfoLotta Tuesday, Nov. 15, 2005 at 12:30 PM |
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Quello della notte scorsa in Francia, la diciannovesima consecutiva di scontri e disordini nelle 'banlieues', e' stato probabilmente il bilancio meno grave dall'inizio della crisi, scatenata il 27 ottobre scorso alla periferia di Parigi dalla morte accidentale di due giovani, fulminati mentre cercavano di sfuggire alla polizia. Lo stato di emergenza prorogato di tre mesi annunciato ieri dal governo e' oggi al vaglio del Parlamento. Per la prima volta ieri, Chirac ha parlato alla nazione in diretta televisiva. Il presidente ha promesso aiuti e rimedi per ovviare alle condizioni della gioventu' nelle aree piu' diseredate, ma al contempo ha avvertito che i colpevoli saranno inesorabilmente puniti. Nella notte sono state arrestate 42 persone contro le 112 di 24 ore prima, mentre i veicoli dati alle fiamme ammontano a 162, a fronte dei 271 della notte precedente. Nella sola capitale sono state bruciate 47 vetture, mentre la notte prima erano state 62. Il computo totale in quasi tre settimane e' comunque salito a oltre 2.800 arresti e a piu' di ottomila auto date alle fiamme. Sono inoltre alcune decine gli agenti rimasti feriti nei tafferugli. A Saint Charmond, cittadina a sud-ovest di Lione in una delle zone teatro dei disordini peggiori, le forze dell'ordine sono inoltre dovute intervenire dopo il lancio di tre bottiglie incendiarie contro una moschea, la terza attaccata da quando sono divampati i disordini.
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FRANCIA: 19/MA NOTTE SCONTRI, 71 ARRESTI E 215 ROGHI
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Collettivo Jacquerie Tuesday, Nov. 15, 2005 at 12:55 PM |
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Parigi, 12:17
FRANCIA: 19/MA NOTTE SCONTRI, 71 ARRESTI E 215 ROGHI
Sebbene ritoccato in aumento il bilancio della notte scorsa in Francia, la diciannovesima consecutiva di scontri e disordini nelle 'banlieues', resta probabilmente il meno grave dall'inizio della crisi, il 27 ottobre scorso: sulla base dei dati aggiornati diffusi dalla Polizia Nazionale, in tutto il Paese risultano essere state arrestate 71 persone contro le 112 di 24 ore prima, mentre i veicoli dati alle fiamme ammontano complessivamente a 215, a fronte dei 271 bruciati nella notte precedente. Solo in sette dei ben 36.000 distretti municipali francesi si sono registrate auto incendiate in numero superiore alle cinque unita': tra essi, comunque, anche Parigi e Lilla, citta' industriale nel nord-ovest che e' stata tra i principali teatri delle sommosse giovanili nei quartieri di periferia.
http://www.repubblica.it
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La Francia beffata da una rivolta "americana"
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David Brooks Tuesday, Nov. 15, 2005 at 1:52 PM |
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La Francia beffata da una rivolta "americana"
"Uno degli aspetti più impressionanti delle immagini che vediamo dalla Francia, è quanto i giovani in rivolta hanno assimilato la cultura hip-hop e rap. Non solo essi usano la stessa gestualità dei rapper americani, indossano gli stessi abiti, giocano agli stessi videogame e girano in auto con le stesse musiche a massimo volume. Ma per di più hanno adottato lo stesso maschilismo, lo stesso atteggiamento verso le donne, verso il denaro e verso la polizia. Copiano la stessa cultura delle gang americane, la stessa visione romantica degli spacciatori di droga dal grilletto facile. In un'èra globalizzata forse è inevitabile che anche la cultura della conflittualità sia globale. Le icone, le mode e gli atteggiamenti dei cantanti hip-hop e gangsta-rap sono così potenti da esercitare un'egemonia mondiale. La vita dei ghetti americani, almeno così come è descritta nei video rap, oggi definisce il concetto di oppressione per tutti i giovani poveri ed emarginati del mondo. La conflittualità gangsta è il modo più seducente di ribellarsi contro l'oppressione. Questo dimostra che per quanto si parli di egemonia culturale dell'America, in realtà è l'egemonia della contro-cultura americana ad essere sempre stata più forte. Gli eroi americani della ribellione controculturale hanno più influenza nel mondo delle immagini pulite prodotte dall'establishment della Disney o di McDonald's. Questa è la nostra beffa estrema agli anti-americani. Siamo noi a decidere come si è anti-americani, e gli stranieri che ci attaccano sono costretti a prendere in prestito i nostri stessi stereotipi"
(David Brooks, Gangsta, in French, The New York Times)
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Il problema e' il Dio Mercato ...
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lila Tuesday, Nov. 15, 2005 at 2:02 PM |
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Il problema delle banlieues è alla fine quello di affermare un'identità di gruppo visto che il Leviatano Stato è stato sostituito dal Leviatano Mercato, molto più potente e onnipresente e non nutre più i "santi bevitori" , semplicementi li ammalia creando una bulemia al consumo. Nessuno è disposto ad accendere fiammiferi davanti alle vetrine la notte di natale per guardare i giocattoli e i polli fumanti. Allora i "fiammiferai" non più individui solitari ,ma come collettività , affermano il Noi delle banlieues, e i 3 fiammiferi diventano gli accendini per dar fuoco alle taniche di benzina per reclamare i giocattoli tecnologici, e l'entrecote. Poco puo' fare il Leviatano Stato , che si limita a regalie . Il Leviatano Mercato è il Leviatano Supremo davanti al quale le politiche nazionali sono annichilite. Se questo modello di Mercato è made in USA, allora sicuramente la risposta ha preso il modello degli anti-americani d'america, identificandolo come peccato originale.
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ganstarap
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??? Tuesday, Nov. 15, 2005 at 2:23 PM |
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però non bisogna mai dimenticare il grande contributo dato al rap dall'immigrazione caraibica, africana e latinoamericana nei ghetti delle città americane. Il rap è nero americano, ma è anche molto meticcio. Può essere considerato adesso solo come l'espressione di una musica e di una contro cultura americana? Che poi una diversa immigrazione, comunque sempre terzomondista, abbia popolato le banlieues e abbia fatto della francia la seconda scena mondiale della musica rap, non è così sorprendente.
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La rivolta e' rap !!!
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Laboratorio Acrobax Project - Roma Tuesday, Nov. 15, 2005 at 6:09 PM |
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a fianco ai rivoltosi delle banlieue... liberta' x tutti gli arrestati - liber* tutt*
la rivolta e' rap!!!
Siamo alla seconda settimana della rivolta divampata nelle periferie metropolitane francesi, già segnate dagli incendi e dagli sgomberi di case di questa estate, e ora infiammate dalla morte di due giovanissimi disoccupati. Due ragazzi dell'estrema zona nord parigina di clichy-sur-bois che, inseguiti dagli sbirri, nel tentativo di sfuggire all'arresto o al pestaggio hanno incontrato una morte terribile sulla loro strada, rimanendo fulminati dalla corrente dell'alta tensione. E dato che oltre alla solita informazione mainstream, nn leggiamo molti contributi al dibattito da parte delle realta' di movimento, sentiamo adesso piu' che mai la necessita' di scoprirci e dire la nostra per superare l'imbarazzante e assordante silenzio di molto movimento intorno alla vicenda francese. Crediamo che l'insubordinazione sociale che si sta riversando per le strade della Francia cittadinista, postcoloniale e welfaristica sia un segnale piu' che indicativo del declino definitivo della poco convincente pace sociale propugnata dalla comunita' europea negli ultimi anni, come dimostra anche l'allargamento dell'insubordinazione a paesi come il Belgio e la Germania. Peraltro ancor meno convincente appare questo meccanismo di ostentazione di una società pacificata se si guarda all'interno dello scenario progressivamente sempre piu' drammatico della guerra globale e permanente che il senato mondiale dei padroni ha dichiarato negli ultimi anni all'intera umanita'. Non sappiamo se ci troviamo di fronte ad una rivolta piu' o meno politica o politicizzata, ne tanto meno al momento ci interessa valorizzare questo profilo - tanto per nn incorrere nell'equivoco d'interpretare tale diffusione rabbiosa dentro una trasposizione ideologica di chissa' quale scontro "rivoluzionario" politicamente affermato - quanto al contrario sentiamo la necessita' d'invertire, per cio' che ci e' possibile, la dinamica ipocrita della lettura dominante nell'opinione pubblica manipolata - essa si politicamente - dai media mainstream. Contro chi vuole infarcire di morale, disciplina e repressione, il quadretto francese dei casseurs violenti e arrabbiati con il mondo, senza arte ne parte, come se fossimo ormai tutti rincoglioniti e nn sapessimo piu' discernere, tra la fiction e la realta'! siamo invece convinti che queste quattro righe servano a fare un po' di chiarezza e a dare un po' piu' di agibilita' e serenita' a tutti coloro che oggi vogliono affermare una lettura diversa della rivolta metropolitana parigina e della nuova composizione sociale che rappresenta, a partire anche semplicemente dalla volonta' di esprimere la propria solidarieta' a tutte le duemila e oltre persone arrestate in maniera sommaria dalla polizia francese nel corso degli ultimi giorni. Ma nello specifico ci vorremmo spingere anche oltre, per dire con convinzione che tifiamo per i rivoltosi metropolitani che stanno sudando il loro protagonismo sociale e culturale metro per metro, tra le barricate innalzate per le strade di molte citta' francesi. Solo in seguito capiremo se si sara' trattato di uno scontro culturale, di classe, o di semplice sfogo urbano contro il controllo, il disprezzo borghese, l'emarginazione, la miseria, l'assenza di possibilità'. Quello che sta succedendo basta ora a comunicare al mondo quanto sia invivibile ed irrespirabile l'aria dei sobborghi e delle periferie, del ricatto della precarieta', del razzismo, dell'infamia in divisa, del carcere e dell'emarginazione. E sappiamo cio' che rappresenta per quei ragazzi il fumo che sale dalle fiamme delle loro barricate. Fosse anche la semplice voglia di nn scappare piu', senza colpire quando quotidianamente si e' aggrediti sui propri diritti. La semplice voglia di fermarsi e rivoltare la città'.
* per la liberta' immediata di tutti gli arrestati coinvolti negli scontri e per la cessazione immediata della militarizzazione nelle citta' francesi in rivolta, esprimiamo una sincera solidarieta' ai ribelli metropolitani in mobilitazione ai quali ci sentiamo sempre piu' vicino.
Laboratorio Acrobax Project - ROMA
www.acrobax.org
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FRANCIA: 126 I POLIZIOTTI FERITI IN 20 NOTTI DISORDINI
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collettivo jacquerie Wednesday, Nov. 16, 2005 at 3:30 PM |
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Parigi, 10:37 repubblica.it 16/11/2005
FRANCIA: 126 I POLIZIOTTI FERITI IN 20 NOTTI DISORDINI Sono in tutto 126 gli agenti di polizia o della gendarmeria rimasti feriti negli scontri con i dimostranti durante le venti notti consecutive di disordini nelle nelle 'banlieues' di Francia, cominciati il 27 ottobre. Lo ha reso noto la Polozia Nazionale, aggiungendo che nello stesso arco di tempo sono state arrestate 2.888 persone e i veicoli dati alle fiamme 8.973. La scorsa notte, la ventesima di fila dall'inizio della crisi, ha pero' fatto registrare la conferma di un calo nelle violenze: complessivamente, stando al bilancio ufficiale aggiornato, gli arresti sono stati cinquanta e gli incendi dolosi di vetture 163; e' un livello equivalente a quello che si registrava normalmente prima che il fenomeno prendesse piede nelle periferie.
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Situazione verso la normalita al 21° giorno di scontri...
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da Parigi Thursday, Nov. 17, 2005 at 11:04 AM |
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La situazione e' tornata alla normalita' in Francia, dopo tre settimane di violenze nelle periferie delle grandi citta'. Secondo la polizia, durante la notte scorsa c'e' stato "un complessivo ritorno alla normalita' in tutto il Paese", con 'soltanto' 98 auto date alle fiamme: un dato che rientra nella media nazionale. Durante i disordini che hanno portato le autorita' all'adozione di misure speciali come il coprifuoco e il divieto di asesembramento, sono stati incendiati piu' di 9.000 veicoli e arrestate quasi 3.000 persone. La notte scorsa nessuno dei 10.000 agenti in servizio e' stato ferito e 33 persone sono state arrestate, segno - secondo le autorita' - che la presenza della polizia "resta forte".
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Bagliori di resistenza nell'Europa che viene: la rivolta nelle banlieue francesi
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Laboratorio delle disobbedienze Rebeldía - Pi Friday, Nov. 18, 2005 at 11:27 AM |
mail:
rebeldia(at)inventati.org |
Mercoledì 23 novembre ore 21:30 Rebeldìa, via Diotisalvi 633 Pisa
Burn Baby Burn Bagliori di resistenza nell'Europa che viene: la rivolta nelle banlieue francesi
intervengono: Omeyya Seddick, giornalista indipendente - Parigi Filippo Del Lucchese, ricercatore precario Emilio Quadrelli, ricercatore universitario
Laboratorio delle disobbedenzie Rebeldìa - Pisa
www.rebeldia.net
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Venezia - Occupazione del consolato francese
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global project Friday, Nov. 18, 2005 at 6:11 PM |
mail:
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Venerdì 18 novembre 2005 10:48 Venezia - Occupazione del consolato francese
By: globalproject - Inviata il 18/11/2005 - Ore: 17:53
Global Project Venezia
Oggi 18 novembre alle ore 10.30 è stato occupato il Consolato francese a Venezia. Le richieste da parte dei circa 50 occupanti, che sono state inviate alle istituzioni e agli organi di stampa francesi, sono l’amnistia per i reati sociali che vedono coinvolti i ragazzi arrestati e processati dall’inizio delle rivolte in Francia e la fine delle misure repressive che il governo francese ha adottato. Sugli striscioni calati dalle finestre le scritte: "Amnistia per i reati sociali" e "Sarkozy casse-toi". Dal Consolato occupato è stato lanciato un appello alle reti di movimento, affinché iniziative come queste si moltiplichino in tutta Europa. Dopo più di due ore di occupazione, al termine di una conferenza stampa, l’iniziativa si è conclusa.
- Guarda le immagini dell’iniziativa http://www.globalproject.info/art-6479.html Cronaca audio ore 10.30 - Ascolta la prima corrispondenza dall’occupazione. - [ audio 1 ] ore 11.00 - Le motivazioni della protesta nella corrispondenza con Marcello, Uninomade. - [ audio 2] ore 11.20 - Ascolta una nuova corrispondenza con Michele, CSO Rivolta. - [ audio 3 ] ore 11.40 - Ascolta una nuova corrispondenza dall’interno del Consolato. - [ audio 4 ] ore 12.20 - Il resoconto della conferenza stampa che gli occupanti hanno da poco tenuto all’interno del Consolato. - [ audio 5 ] ore 12.50 - Ascolta la corrispondenza conclusiva dell’occupazione. - [ audio 6 ]
Approfondimenti nello speciale: No justice No peace!
www.globalproject.info/art-6352.html
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dopo tre settimane di fuoco
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gna gna Tuesday, Nov. 22, 2005 at 7:22 PM |
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dopo tre settimane di fuoco
Nella logica reazionaria dello stato di fronte a tre settimane di sommosse nelle città francesi viene instaurato lo stato d'emergenza sul territorio nazionale messo in atto con coprifuoco e presidio permanente di polizia anti-sommossa in alcuni quartieri,con retenzione di notizie e censura su tutti gli organi di informazione e con un accanimento esagerato della giustizia nei confronti degli arrestati. I processi per direttissima continuano con condanne pesanti. Secondo il bilancio del 14 novembre la giustizia a condannato alla prigione 593 persone delle 2646 arrestate, 107 minorenni e 486 maggiorenni. Di queste 375 sono state condannate le altre sono sotto custodia cautelare in attesa di giudizio, 622 maggioreni sono e saranno oggetto di comparizione immediata e altri 112 sono ulteriormente convocati in tribunale. Sembra che 120 di loro sono stranieri, con o senza documenti, e il ministro degli interni Sarkozy ha promesso in parlamento di espellere tutti... Le procure hanno aperto 106 inchieste che porteranno sicuramente altri arresti. Ad esempio a Romans, tre minorenni sono stati arrestati con l'accusa di aver parzialmente bruciato una chiesa cattolica, rischiano fino a 20 anni di galera.In questo caso i dirigenti della moschea del quartiere hanno aiutato a ritrovare i "colpevoli"...A Grigny, dopo una settimana dai fatti, sono stati arrestati 6 giovani tra i 17 e i 24 per aver sparato sulla polizia a colpi di fucili da caccia... Alcuni esempi di condanne: A Tolosa: -Per un cassonetto della monnezza bruciato: 5 mesi di arresto; -Per aver mostrato il culo agli sbirri durante un corteo notturno: 3 mesi di arresto; -Per oltraggio(era con quello che mostrava il culo): 2 mesi di arresto. A Lione: -Per essere seduto in un bar dove si sono rifugiati due minorenni in seguito ad una carica della polizia nelle vicinanze: 2 mesi di arresto; -Per essere seduto tranquilamente su una panchina dopo essere uscito dal universita: 2 mesi di arresto; -Per incendio di rifiuti: 3 mesi di arresto; -Per lancio di pietre: 2 mesi di arresto; -Una ragazza di 18 anni,per aver fatto un falso allarme bomba al aeroporto: 4 mesi di arresto; A Emerainville: -Per oltraggio e ribellione: quattro condanne di 18 mesi, 15 mesi, e due di 12 mesi di arresto... Ovviamente, tante condanne sono state pronunciate a catena di montaggio con delle accuse false, incoerenti e con avocati di ufficio e poca solidarieta esterna... In fatti, tanti rappresentanti auto-proclamati delle "banlieues" : politici, sindacalisti, membri di associazioni, religiosi, rappusi, calciatori, artisti, giornalisti hanno solo condannato la violenza e richiamato alla calma in coro con il governo la gente dei quartieri, lasciandoli nelle grinfie della giustizia e della diffamazione... Non dobbiamo aspettare le conclusione di esperti sociologi, criminologi, filosofici o politicanti vari per sapere se tre settimane di sommossa sono o no un movimento sociale e per sostenere e chiedere l'amnistia di tutti i rivoltosi e incendiari.
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AMNISTIEaux gens s'etant levées
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oreste Tuesday, Nov. 22, 2005 at 7:26 PM |
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oreste@altern.org |
* Ce mardi 22 novembre, à 18 h., sur Radio Fréquence Paris Plurielle, 106,3 mghtz, un premier argumentaire, proposé par Oreste Scalzone, pour le lancement d'une campagne de lutte « Anti-Ètat d'urgence » pour une AMNISTIE aux gens s'étant levées, insurgées, et
« Appréhendées, jugées, punies » (dixit Chirac/Cecilia), emprisonnées et condamnées par centaines à la suite de la mutinerie, du soulèvement '' des banlieues'' des semaines passées.
Première rediffusion, demain mercredi à 11h. http://www.rfpp.net
* Vendredi (une petite goutte parmi les nombreuses -malgré tout... - initiatives jaillissantes, en cours) à 11h, une «Réunion d'information débat» à la Faculté de Saint Charles, proposée par un «petit attroupement informel d'hommes et femmes sans qualité, ayant déjà tenu une première réunion, lundi 21, à la Sorbonne.»
* Dimanche 27 novembre, à 17 h. rencontre – sous le prétexte/confection/forme de départ d'un Journal imaginaire à l' Espace Louise Michel , 42 bis rue des Cascades (Paris XX, Métro Pyrénées)
Contacts : oreste@altern.org, indiquez «Amnistie!» dans le 'sujet', SVP
www.rfpp.net
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La prossima rivolta sara' molto peggio
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Alessandro Mantovani Wednesday, Nov. 23, 2005 at 12:11 AM |
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La prossima rivolta sarà molto peggio
Il giorno dopo a Aulnay e a Clichy-sous-bois, «dove tutto è cominciato» Viaggio nell’epicentro dei moti che hanno scosso le periferie francesi, tra i fratelli maggiori dei banlieusard. Tutti in cerca di lavoro ma stufi dei flic violenti, solidali con i più piccoli ma contrari ai loro metodi. «Hai visto i casini di questi giorni? È niente rispetto a quello che succederà quando scenderanno tutti in strada»
ALESSANDRO MANTOVANI
INVIATO A PARIGI
Basta guardarlo negli occhi, Khaled, per sapere che non esagera: «Hai visto i casini di questi giorni? Beh questo è niente rispetto a quello che succederà, può bastare la prima bavure, il primo abuso della polizia. Perché stavolta les emeutes, i moti, si sono diffusi in tutte le banlieues di Francia, non hanno riguardato una o due città come succede da vent’anni, e questa è una novità. Ma per la strada c’erano solo i ragazzini. Quelli della mia età e i più grandi hanno soltanto lasciato fare. La prossima volta invece saranno tutti in strada, e faranno di peggio». Bisogna ascoltarlo perché Khaled, disoccupato 25enne d’origine algerina, è un bravo ragazzo, cerca solo un lavoro stabile. Non ha tirato «neanche un sasso - assicura -. Non condivido quel metodo ma sono solidale e ho pensato mille volte che la polizia meritasse questo e altro». Anche lui non sopporta più i controlli continui sulla base del colore della pelle, gli insulti e le violenze dei flic ai quali il ministro dell’interno Nicolas Sarkozy ha appena promesso un premio speciale per il lavoro fatto: quasi 3000 tra fermi e arresti, un centinaio di feriti tra gli uomini in divisa in venti giorni di rivolta. «A questo punto - osserva il giovane con sincera amarezza - se sento che un poliziotto è stato ucciso mi viene da festeggiare». Comunque si è dato da fare perché i due fratelli più piccoli, Nasir e Ahmet di 22 e 20 anni, «non facessero cazzate». Sono anche loro disoccupati: «Che dovremmo fare? Scrivere nel curriculum che ci chiamiamo Pierre e non Mourad? Dare un altro indirizzo?». Incensurati tutti e tre, ma ad Ahmet sarebbe bastata una segnalazione di polizia, poi archiviata dai giudici, per avere gravi problemi sul lavoro. Attorno ai fratelli più piccoli i loro amici non parlano se non per dire, almeno con gli occhi, quanto si sono divertiti.
Un postaccio ribollente
Vivono a Aulnay-sous-Bois, 60 mila abitanti, una delle maggiori città della banlieue a nord-est di Parigi nel ribollente dipartimento della Seine Saint Denis, il «93». È un postaccio, roba da apartheid sociale: a nord le cités, agglomerati informi di torri e di «barre», ovvero palazzoni disposti in orizzontale, come les trois mille dove vivono i tre ragazzi, in un reticolo di strade e stradine sempre uguali per le quali puoi camminare all’infinito senza trovare un cinema o un bar aperto dopo le 20; a sud villette unifamiliari abitate per lo più da franco-francesi che eleggono il sindaco di destra.
Khaled non è, ovviamente, né un salafita né uno spacciatore, non è neanche di quelli che ciondolano per strada, non ha grilli politici per la testa perché «la politica non si rivolge a noi, se ne fotte di noi. Dove stanno partiti e sindacati?». Tanto meno è un violento, «anche se qui - spiega - la violenza la impari da piccolo, io francamente fino a 18-19 anni pensavo che fosse normale saltare addosso a uno in quattro o cinque». Lui vuole solo un lavoro, un lavoro vero. «Sono diplomato, ma farei volentieri lo spazzino - dice - o l’operaio in catena da montaggio. Invece da cinque anni solo lavoro interinale: ho fatto il magazziniere e i turni erano studiati in modo tale che fosse impossibile resistere più di un mese».
È un tipo ben diverso da Moussa, 20enne di origini mauritane fresco di diploma e testa calda di un’altra banlieue tra le più arrabbiate della Seine Saint Denis, le Blanc Mesnil, incontrato fuori dal tribunale di Bobigny dove era venuto a sostenere uno dei suoi compagni, Mamadou, condannato a un mese di carcere senza condizionale benché incensurato: «Non è che le macchine le bruciavamo tanto per fare, così perché fa freddo... Accendevamo il fuoco e ci nascondevamo lì dietro - e indica un edificio a cinquanta metri - Quando la polizia arrivava la prendevamo a sassate». E non solo, anche bottiglie molotov. Altri però la fanno più semplice: «Bruciare le auto è divertente, è normale che uno si sfoghi. Non ne possiamo più della polizia e di questa vita di merda e di essere costretti a stare a casa dei genitori fino a trent’anni».
Le rivalità sono scomparse
A Aulnay, tra gli amici di Khaled, c’è chi a 40 anni vive ancora con papà e mamma, quando in media i francesi se ne vanno da casa molto prima di noi italiani. Tutti però insistono: «Non scrivete che l’abbiamo fatto per fare a gara tra le diverse cités - ribadisce - non siamo mica idioti, anzi le rivalità tra le cités in questi giorni sono scomparse». Di solito sono violente, anche molto violente, quelle rivalità. Ora invece anche chi non c’era rivendica il rogo o il tentato rogo di concessionarie Renault e di uffici dei servizi sociali comunali ma nessuno si fa carico delle scuole o delle violenze sulle persone, categoria dalla quale i poliziotti vengono esclusi, se non per dire, allargando le braccia, che «c’è sempre qualcuno che va al di là». Anche sull’incendio della palestra di Aulnay Khaled dice: «Non credo che sia stata gente di qui».
Moussa di sicuro non lavora, forse un lavoro lo cerca e forse no, i pomeriggi li passa in strada ma al mattino frequenta un corso di formazione. «Le macchine dei vicini? Ma che sei matto? Mica bruciavamo quelle nostre, qui ci conosciamo tutti, ti pare che mi faccio vedere dal vicino? Le macchine andavamo a cercarle altrove, chiunque sa collegare i fili», dice. In quasi tutte le cités c’è un discreto traffico di pezzi di ricambio: «Anche da Aulnay sud vengono a comprarli qui, sono meno cari di quelli nuovi, ma poi vanno a votare Front National», protesta Khaled. Moussa ce l’ha con i giornalisti: «Qualche tuo collega - ammonisce un po’ serio e un po’ no - in questi giorni è venuto a offrirci dei soldi per prenderne una e bruciarla davanti alla sua telecamera di merda. Lo fanno per poi dire alla télé che siamo animali». È facile replicare che tanti altri giornalisti, compreso chi scrive, i soldi se li sono sentiti chiedere: chi ne voleva duecento, chi cinquecento e chi «mille euro per un camion».
Chiede duecento euro per fare un falò, lì su due piedi, anche Rachid. Ha 16 anni, vive a Aulnay ma sta uscendo dal liceo di Saint Denis, capoluogo del dipartimento «93» e città assai diversa da Aulnay o del Blanc Mesnil. La basilica di Saint Denis è del XII secolo, lì sono sepolti i primi re di Francia. È raggiungibile in metropolitana da Parigi, c’è l’università Paris 8 e una composizione etnico-sociale molto mista, i franco-francesi al centro (e i figli li mandano a scuola a Parigi) e tutt’attorno le cités, la più difficile è forse quella del Framoisin. Le amministrazioni sono all’avanguardia, comunisti «rifondatori», verdi... Eppure le fiamme si sono levate anche qui e in pieno centro, avenue Jean Jaurès, tra la sede de l’Humanité e la casa di Alain Krivine. «È successo quello che è successo perché non ne possiamo più di essere trattati come "faccia da arabo"», insiste Rachid. Il discorso è sempre quello. A questi liceali Parigi sembra lontanissima. Nadia, 15enne figlia di marocchini, lo spiega meglio dei maschietti che rumoreggiano attorno a lei: «A Parigi ci guardano di traverso per il modo di parlare, per il modo di vestire... E poi non abbiamo un soldo». Quei pochi che hanno li spendono in scarpe e vestiti di marca. Nadia e le sue compagne si dicono «solidali» con la rivolta «ma non sulla violenza» e sono molto preoccupate della cattiva immagine delle loro cités. Questi ragazzi trovano il college, le scuole medie, molto vicino a casa «e lì quindi non conoscono nessuno che non sia della cités o di quelle vicine, ma anche quando si spostano al liceo si portano dietro la cité», riflette un’insegnante che ha assistito a scuola a risse, pestaggi e perfino all’uso di spray lacrimogeno nel cortile. «L’identità della cité, ma anche quella etnica e religiosa, suppliscono alla fragilità degli individui e delle famiglie», dice ancora la prof, una di quelle che ci credono, mentre gran parte dei suoi colleghi scappano appena possono dai licei di banlieue.
È tempo di muoversi
C’è però chi decide, da un giorno all’altro, di lasciare il suo liceo nella banlieue e di andarsene a scuola a Parigi, 15° arrondissement. Vuol dire un’ora e mezza di treno e autobus al giorno. «Bisogna muoversi, non vale la pena di stare qui tutto il tempo», spiega Hishem, 17 anni, anche lui figlio di algerini. È musulmano ma non prega, gli piace girare con la sciarpa dell’Olympique Marseille che è la squadra di migliaia di banlieusard anche lontano dalla grande città portuale. A Parigi Hishem è arrivato con la politica, sei mesi fa era uno dei portavoce del movimento dei liceali che marciava nei grandi boulevard della capitale, ma nessuna organizzazione è riuscita ad accaparrarselo. Durante uno di quei cortei è capitato anche che gli studenti parigini si facessero rubare di tutto dai banlieusard - portafogli, telefonini, giubbotti, orologi - ma la polizia se n’è accorta e ha recuperato parte della refurtiva nelle stazioni del metrò. Ora però, per Hishem, è tempo di fare politica a casa, a Clichy-sous-bois, «la ville du drame, dove tutto è cominciato», come dicono tutti. Lì sono morti Bouna e Zayed, 15 e 17 anni, fulminati in una centralina elettrica mentre cercavano di sfuggire a un controllo di polizia: nonostante la testimonianza di Muttin, il 14enne turco che era con loro e si è salvato per miracolo, le indagini per omissione di soccorso sui poliziotti vanno assai più lente dei processi per direttissima che hanno già portato alla condanna di circa 500 banlieusard, in genere a pene di pochi mesi ma senza condizionale, a volte di più come ad Arras, quattro anni. Hishem si è impegnato a fondo nell’associazione appena nata Adm, Au de là des mots, al di là delle parole o meglio delle chiacchiere. Il comune, socialista, ha promesso una sede. Chissà come andrà a finire, prima però non c’era nessuna forma di autorganizzazione politica, solo qualche associazione culturale.
Più Nordafrica che Europa
Clichy è un’incredibile agglomerato di 20 mila anima ma senza un centro, se non una rotonda con un McDonald che non è stato bruciato, più una strada con qualche negozio dopo trecento metri di vuoto. E sempre stato un posto più tranquillo di altri, a parte la cité del Bosquet dove lo stesso Hishem non si fida ad avventurarsi con un giornalista straniero. Eppure tra i centri più poveri della Francia, il 50 per cento della popolazione ha meno di 25 anni e nascono 2,1 bambini per ogni donna in età fertile, un dato che fa pensare al Nordafrica più che all’Europa. Non è distante da Aulnay e insiste sulla stessa zona di foresta ormai disboscata: «Qui non erano solo i più giovani , almeno dopo il lacrimogeno nella moschea - dicono Hishem e altri - perché quella è stata un’offesa, credo l’abbiano fatto apposta, se così non fosse avrebbero dovuto spiegarsi e chiedere scusa, Era domenica, 29 ottobre. Il lacrimogeno, secondo fonti ufficiali confermate dalle immagini scattate da un fotografo indipendente e pubblicate da Le Monde, non è finito nella moschea ma appena fuori, sulla porta, quindi il fumo ha invaso la sala di preghiera alla fine del digiuno di una giornata di ramadan. «Qui invece, come vedi, nessuno ha toccato la chiesa», indica Khaled in una piazza di Aulnay dove la cabina telefonica non c’è più, un locale del comune è stato devastato e l’asfalto porta i segni di diversi roghi di auto. Né la chiesa né i negozi sono stati danneggiati.
A Aulnay, prima della guerra d’Algeria, arrivò il nonno di Khaled. Vivono in cinque in un F3, tre stanze, in una torre più decente di molte altre dove c’è puzza di urina, intonaci che ti cadono in testa: «Qui rifanno solo le facciate e le siepi». Il nonno il 17 ottobre del ’61 era fra i tanti che rischiarono di finire annegati nella Senna, sotto il Pont Neuf, dalla polizia di Maurice Papon: «Ti domandavano "sai nuotare?" - racconta - Se dicevi di no ti buttavano giù, se dicevi di sì ti portavano via. Io ho detto "no" e mi sono salvato". Ha vissuto alla bidonville di Nanterre, periferia ovest della capitale, fino al `79 e «pensava di essere arrivato in paradiso» quando è sbarcato ai trois-mille di Aulnay, che oggi è l’incubo dal quale i nipoti vorrebbero uscire. Suo figlio, il padre di Said, manco a dirlo era muratore, come migliaia di algerini di cui la Francia ebbe un gran bisogno dal primo dopoguerra fino alla costruzione, negli anni 70, delle cités. Poi se n’è andato, mollando moglie e figli.
www.ilmanifesto.it
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L'ODIO SI DIFFONDE A MACCHIA D'OLIO ED E' ODIO DI CLASSE
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Quinterna Wednesday, Nov. 23, 2005 at 12:33 AM |
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Numero 85, 20 novembre 2005
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L'ODIO SI DIFFONDE A MACCHIA D'OLIO ED E' ODIO DI CLASSE
La rivolta iniziata nelle periferie di Parigi si è estesa a macchia d'olio nei maggiori centri francesi fino a interessare più di 300 città. In Belgio, in Olanda e in Grecia vi sono stati episodi analoghi. Fin dall'inizio sono nate discussioni sulla natura di questa ondata di violenza: è solo dovuta a un sottoproletariato qualunquista e strafottente? O ha genuine radici di classe ed è quindi suscettibile di diventare qualcosa che va oltre ai roghi di automobili ed edifici? Perché il casseur non rivendica nulla e irride all'agognata "integrazione"? Perché, come si fa di solito, non presenta suoi interlocutori per una trattativa col nemico? Molti dei protagonisti sono figli di seconda e persino terza generazione di coloro che fecero il boom economico. Ora che il lavoro non c'è più, essi alimentano la sovrappopolazione relativa della quale il Capitale oggi non sa che farsene. Non c'entrano le spiegazioni "etniche": l'agglomerato urbano di Parigi ha 10 milioni di abitanti e solo 2 milioni abitano nella municipalità centrale. Non ci sono 8 milioni di "islamici" nelle banlieues parigine. Qui la disoccupazione è del 20,7%, e tocca il 40% nelle aree da cui è partita la rivolta (Zone Urbne Sensibili, le chiama lo Stato). Storcano pure il naso i benpensanti di destra e sinistra, ma questo è il "nuovo" proletariato senza riserve, precario, sottopagato, schiavizzato, che sa di non poter "rivendicare" un lavoro che non c'è. Le rivendicazioni le aveva già presentate quello "vecchio", una o due generazioni fa; le trattative erano già state intavolate; adesso quello nuovo ne vive le conseguenze nei ghetti che furono l'orgoglio del capitalismo costruttivo e integratore, nei quali è trattato come una bestia. Volete pure che gentilmente ringrazi?
PERCHE' DISTRUGGONO LE AUTOMOBILI?
Il principale bersaglio dell'ondata di violenza in Francia è costituito dalle automobili: 8.500 sono state incendiate in tre settimane di rivolta, ma negli ultimi mesi ne erano state distrutte 21.900, sistematicamente e senza baccano mediatico. Un furore che non è stato per niente "cieco", dato che si è manifestato contro uno dei simboli del consumo di massa dal quale gli abitanti delle periferie sono sistematicamente tagliati fuori: merce per eccellenza, locomotiva del PIL, prodotto dell'operaio tradizionale con posto fisso, nonché serial killer meccanico, quarta causa di morte dopo le cardiopatie, il cancro e la malasanità. La sociologia c'entra ben poco: quando i sanculotti, diseredati e disprezzati, assaltarono, aprirono, incendiarono e poi demolirono con rabbia la Bastiglia, non pensarono neppure per un attimo alla rivoluzione borghese di cui erano parte, lo fecero e basta. Quando le petroleuses della Comune del 1871, poi fucilate a decine dalla sbirraglia versagliese, incendiarono i palazzi del potere borghese, non pensarono affatto alla "società futura", lo fecero e basta. Come recitano i Fonky, rappers parigini: "Ci state strizzando/ Bene, adesso lo sapete/ Ci dovremo difendere/ E non cercate poi di capire".
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segnalo ottimo contributo...
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casseurcrew Wednesday, Nov. 23, 2005 at 6:48 PM |
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volevo segnalare questo ottimo contributo al dibattito a cura del laboratorio acrobax
a fianco ai rivoltosi delle banlieue... liberta' x tutti gli arrestati - liber* tutt*
la rivolta e' rap!!!
Siamo alla seconda settimana della rivolta divampata nelle periferie metropolitane francesi, già segnate dagli incendi e dagli sgomberi di case di questa estate, e ora infiammate dalla morte di due giovanissimi disoccupati. Due ragazzi dell'estrema zona nord parigina di clichy-sur-bois che, inseguiti dagli sbirri, nel tentativo di sfuggire all'arresto o al pestaggio hanno incontrato una morte terribile sulla loro strada, rimanendo fulminati dalla corrente dell'alta tensione. E dato che oltre alla solita informazione mainstream, nn leggiamo molti contributi al dibattito da parte delle realta' di movimento, sentiamo adesso piu' che mai la necessita' di scoprirci e dire la nostra per superare l'imbarazzante e assordante silenzio di molto movimento intorno alla vicenda francese. Crediamo che l'insubordinazione sociale che si sta riversando per le strade della Francia cittadinista, postcoloniale e welfaristica sia un segnale piu' che indicativo del declino definitivo della poco convincente pace sociale propugnata dalla comunita' europea negli ultimi anni, come dimostra anche l'allargamento dell'insubordinazione a paesi come il Belgio e la Germania. Peraltro ancor meno convincente appare questo meccanismo di ostentazione di una società pacificata se si guarda all'interno dello scenario progressivamente sempre piu' drammatico della guerra globale e permanente che il senato mondiale dei padroni ha dichiarato negli ultimi anni all'intera umanita'. Non sappiamo se ci troviamo di fronte ad una rivolta piu' o meno politica o politicizzata, ne tanto meno al momento ci interessa valorizzare questo profilo - tanto per nn incorrere nell'equivoco d'interpretare tale diffusione rabbiosa dentro una trasposizione ideologica di chissa' quale scontro "rivoluzionario" politicamente affermato - quanto al contrario sentiamo la necessita' d'invertire, per cio' che ci e' possibile, la dinamica ipocrita della lettura dominante nell'opinione pubblica manipolata - essa si politicamente - dai media mainstream. Contro chi vuole infarcire di morale, disciplina e repressione, il quadretto francese dei casseurs violenti e arrabbiati con il mondo, senza arte ne parte, come se fossimo ormai tutti rincoglioniti e nn sapessimo piu' discernere, tra la fiction e la realta'! siamo invece convinti che queste quattro righe servano a fare un po' di chiarezza e a dare un po' piu' di agibilita' e serenita' a tutti coloro che oggi vogliono affermare una lettura diversa della rivolta metropolitana parigina e della nuova composizione sociale che rappresenta, a partire anche semplicemente dalla volonta' di esprimere la propria solidarieta' a tutte le duemila e oltre persone arrestate in maniera sommaria dalla polizia francese nel corso degli ultimi giorni. Ma nello specifico ci vorremmo spingere anche oltre, per dire con convinzione che tifiamo per i rivoltosi metropolitani che stanno sudando il loro protagonismo sociale e culturale metro per metro, tra le barricate innalzate per le strade di molte citta' francesi. Solo in seguito capiremo se si sara' trattato di uno scontro culturale, di classe, o di semplice sfogo urbano contro il controllo, il disprezzo borghese, l'emarginazione, la miseria, l'assenza di possibilità'. Quello che sta succedendo basta ora a comunicare al mondo quanto sia invivibile ed irrespirabile l'aria dei sobborghi e delle periferie, del ricatto della precarieta', del razzismo, dell'infamia in divisa, del carcere e dell'emarginazione. E sappiamo cio' che rappresenta per quei ragazzi il fumo che sale dalle fiamme delle loro barricate. Fosse anche la semplice voglia di nn scappare piu', senza colpire quando quotidianamente si e' aggrediti sui propri diritti. La semplice voglia di fermarsi e rivoltare la città'.
* per la liberta' immediata di tutti gli arrestati coinvolti negli scontri e per la cessazione immediata della militarizzazione nelle citta' francesi in rivolta, esprimiamo una sincera solidarieta' ai ribelli metropolitani in mobilitazione ai quali ci sentiamo sempre piu' vicino.
laboratorio Acrobax project
http://www.acrobax.org
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EGALITE' .......
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Federico Rampini Thursday, Nov. 24, 2005 at 4:36 PM |
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Monique Wahlen, testimonianza sul forum di Libération: "Madre di un ragazzo adottivo che più nero non ce n'è (originario del Togo, paese dove i tiranni si succedono 'democraticamente' di padre in figlio sotto lo sguardo benevolente, se non complice dello Stato francese), non posso che testimoniare sul trattamento riservato a un giovane 'non bianco' in Francia. Sposata, residente a Parigi, laureata in scienza dell'informazione e direttrice in una agenzia di pubblicità, io non ho mai subito nel corso della mia vita il benché minimo controllo d'identità mentre mio figlio, quel 'supposto delinquente' di mio figlio, quanti ne ha dovuti sopportare...Bisogna dire che mio figlio è un delinquente di quelli che vi raccomando: 25 anni, convive e ha un figlio, insegnante elementare, allenatore (con diploma di Stato) di un club. Non vive in cité, guadagna onorevolmente - e piuttosto correttamente - la sua vita...e tuttavia. Tuttavia, la lista è lunga: perquisizioni corporali in metrò, all'uscita dei grandi magazzini, controlli stradali sistematici..In dieci vite, io non so se subirei altrettanto. Degli esempi? Controllo della stradale: "Contravvenzione per gomme lisce". Proteste di mio figlio che ha appena cambiato i pneumatici: "Nulla da fare". Presentazione della fattura qualche giorno più tardi davanti al procuratore, che archivia la storia senza conseguenze, ma anche senza la minima scusa. L'ultima? Versione Sncf (le ferrovie statali francesi, ndr.). Mio figlio acquista un bigliettoi per venirci a trovare a Parigi, con una tariffa 'carte jeune'. Controllo del biglietto: lui presenta la carta e il biglietto. Rifiuto del controllore, che pretende che la carta giovani sia falsificata ed esige la presentazione di un documento d'identità. All'arrivo alla Gare de Lyon, quattro poliziotti, di cui uno con fucile mitragliatore, per accogliere il mascalzone...e mio marito venuto in rinforzo. Mio figlio indica al poliziotto che ha rifiutato di ottemperare alla richiesta del controllore in virtù di un atteggiamento discriminatorio ed arbitrario da parte del controllore. Mio marito vorrebbe presentare denuncia nei suoi confronti: rifiuto del posto di polizia della stazione: "Questo non si può fare". Quel giorno la contravvenzione ammontava a 400 Euro. E tutto questo perchè mio figlio, che viaggiava con un biglietto pagato e la carta di riduzione perfettamente valida, ha rifiutato di chinar la schiena di fronte alla mancanza di onestà e al razzismo".
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FRANCIA: OLTRE 4.700 ARRESTI PER SCONTRI PERIFERIE
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Collettivo Jacquerie Thursday, Nov. 24, 2005 at 10:56 PM |
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Parigi, 22:37 24.11.05
FRANCIA: OLTRE 4.700 ARRESTI PER SCONTRI PERIFERIE
Con l'arresto di ulteriori 1.540 sospetti dopo la fine dei disordini che per circa tre settimane hanno sconvolto le 'banlieues' di tutta la Francia, e' salito a piu' di 4.700 il numero globale delle persone finite in custodia fra il 27 ottobre e i giorni immediatamente successivi al 16 novembre, data degli ultimi scontri nelle periferie imputabili alla crisi che ha indotto il governo francese a imporre lo stato di emergenza, prorogato di tre mesi dopo un'iniziale durata di dodici giorni. Lo ha reso noto il ministro dell'Interno, Nicolas Sarkozy, durante un incontro avuto in giornata a Parigi con una delegazione di sindaci. Nell'arco del medesimo periodo, le auto date alle fiamme dai rivoltosi nel complesso sono state quasi diecimila. ()
ww.repubblica.it
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esiste anche il belgio...
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cav. Friskies Friday, Nov. 25, 2005 at 12:57 AM |
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non ci capisco una cippa, ma comunque ho colto che anche in belgio (gent, anversa e brussel) si sono mosse nello stesso modo... mi dispiace non essere di maggiore aiuto pero', almeno che sa un po' meglio il duch puo' provare a fare una traduzione... baci dal belgio
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Rivolte in banlieue, sotto accusa sei rappers !
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Alessandro Mantovani Friday, Nov. 25, 2005 at 9:45 AM |
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La destra impone procedimenti per istigazione sui testi «antifrancesi» di Monsieur R e altri Rivolte in banlieue, sotto accusa sei rappers
La destra impone procedimenti per istigazione sui testi «antifrancesi» di Monsieur R e altri
Sequestri di armi e droga Maxi-blitz e 91 fermi.
Gli 007: «Islamisti radicali estranei alla sommossa».
E a Lione le associazioni di quartiere tornano alla politica
ALESSANDRO MANTOVANI
Daniel Mach, il deputato conservatore di Le Havre che per primo ha lanciato l’offensiva giudiziaria contro i cantanti rap accusandoli di aver fomentato la rivolta delle banlieue, è più che soddisfatto. Oltre duecento tra deputati e senatori francesi, che secondo notizie di agenzia non sarebbero neanche tutti di destra, hanno sottoscritto l’appello che chiede al ministro della giustizia Pascal Clément di dare impulso ai procedimenti penali contro un buon numero di rapper responsabili, a loro dire, di «incitazione all’odio e al razzismo». E’ una cosa seria anche perché in Francia le procure della repubblica dipendono dal ministero, un po’ come vorrebbe fare Silvio Berlusconi. E il guardasigilli Clément non aspetta altro dopo aver fatto un vanto di quasi cinquecento condanne per direttissima, dopo processi sommari, per i giovani arrestati nei venti giorni della rivolta. Il primo della lista nera uscita dall’Assemblée Nationale è naturalmente Monsieur R, da una settimana al centro dell’attenzione perché denunciato per oltraggio proprio da Mach. Il parlamentare si è sentito «aggredito e insultato» per via canzone intitolata FranSSe, in cui tra l’altro si dice che la Francia «va trattata come una puttana» in termini che, ad ogni buon conto, ricorrono ormai da vent’anni nel rap transalpino. «Bisogna mostrare alla società che le cose possono degenerare quando un pubblico già fragile ascolta canzoni come quelle», dice il deputato dell’Ump, il partito ex neogollista di Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy. In teoria Monsieur R, che si chiama Richard Makela ed è una voce nota del panorama underground, proveniente dai «Ménage a 3», rischia fino a tre anni. Gli altri cinque messi sotto accusa sono i cantanti Smala, Fabe e Salif e i gruppi «Lunatic» e «113», ma tutti si attendono di vedere anche il nome di Axiom First, rapper di Lille, autore di un testo riveduto e corretto della Marsigliese in forma di «lettera al presidente» Chirac in cui dice: «Cittadini di seconda categoria/ dalla nascita alla scuola/ accuso di trent’anni di razzismo e di ignoranza/la repressione senza prevenzione in Francia/gioventù senza avvenire». Si trova facilmente su internet e aiuta a capire il rapporto tra la rivolta incendiaria delle scorse settimane e una certa idea della République e dell’integrazione (sociale più che etnica).
Jacques Chirac ha invitato le parti sociali a negoziare per trovare rimedi alla discriminazione nell’accesso al lavoro che grava sui figli degli immigrati, la «seconda» e la «terza generazione» che da due decenni è sempre più arrabbiata. Sarà un percorso lungo e difficile, specie in assenza di conflitti sociali generali che al momento non si vedono. Ma intanto nelle banlieue crescono gli spazi per fare politica. Nella regione di Parigi il Mouvement de l’immigration et des banlieus (Mib) sta organizzando incontri pubblici in quasi tutte le città della sterminata periferia. E a Lione le associazioni dei quartieri più caldi di Vaux-en-Velin, Venissieux e altri centri hanno formato un coordinamento chiamato Banlieue 69 (è la sigla del dipartimento di Lione) attorno a «DiverCité», l’associazione che per prima ha preso le difese dei ragazzi in rivolta. Si parla già di una lista per le elezioni comunali, esperienza già fatta negli anni 80 e 90 dopo le prime rivolte che avvennero proprio lì. A Parigi intanto è nato il coordinamento «Devoirs» che chiede su Le Monde un dibattito sulle violenze di polizia, ne fanno parte un altro rapper come Joey Star e il portavoce della Lcr Olivier Besancenot.
Spenti i fuochi anche gli apparati di sicurezza raccontano una storia diversa da quella propagandata nei giorni scorsi da Sarkozy, il ministro dell’interno che prima ha infiammato i giovani banlieusard chiamandoli «feccia» e poi ha imposto per tre mesi lo stato d’emergenza ai limiti del grottesco. Il capo dei servizi segreti interni (Dst) Pierre de Bousquet de Florian, ha chiarito che l’islamismo politico radicale «non è collegato» ai fatti delle banlieue». «Gli islamisti radicali - ha detto de Bosquet ai microfoni della radio Rtl - hanno osservato con simpatia questo movimento ma non è stata la loro battaglia, non sono stati coinvolti». Intanto la polizia ha dato conto delle maxi-operazioni già annunciate contro le «reti criminali» delle banlieue. In otto blitz dei reparti speciali (Gir), da Le Havre a Strasburgo e a Grenoble ma senza toccare Parigi e Lione, sono state sequestrate ingenti quantità di hashish, eroina, cocaina e extasy ma anche, dice la polizia, pistole e fucili. Gli arrestati sono 91 presunti «boss di quartiere», caïds, ma neanche la polizia li considera «capi» della rivolta.
Indirizzo web :http://www.ilmanifesto.it
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Torino: voci dalla rivolta. Riot film
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Federazione Anarchica Torinese Saturday, Nov. 26, 2005 at 3:40 PM |
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Torino: voci dalla rivolta. Riot film
La recente rivolta delle banlieue francesi, una rivolta che non si racconta se non attraverso i gesti, è una rivolta muta che parla delle periferie, della repressione, della vita senza futuro di migliaia di giovani, e ci interroga sulla capacità dell'universalismo della ragione, della libertà, della giustizia sociale di parlare a chi queste parole non le ha conosciute se non attraverso la vuota retorica dei ministri di polizia e delle parate patriottiche. A volte il cinema, così come certa narrativa, riesce a raccontare e rendere accessibili realtà troppo spesso filtrate dallo schermo deformante dei media.
Per questo vi proponiamo due "riot film", due classici delle rivolte urbane a cavallo tra i due secoli, "L'odio" di Mathieu Kassowitz, girato all'indomani dei moti del '94, e "Fa la cosa giusta" di Spike Lee, che racconta altre periferie, quelle statunitensi.
Venerdì 2 dicembre alle 21 proietteremo "L'Odio", cui farà seguito una chiacchierata sulla rivolta francese introdotta da Simone Bisacca.
Venerdì 9 dicembre sempre alle 21 sarà la volta di "Fa la cosa giusta".
Le serate saranno precedute da aperitivo benefit per gli antifascisti e antirazzisti torinesi sotto inchiesta per devastazione e saccheggio. Appuntamento in corso Palermo 46.
Federazione Anarchica Torinese - FAI La sede è aperta ogni giovedì dopo le 21,15 Mail: fat@inrete.it; 338 6594361; 011 857850
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carlo Saturday, Nov. 26, 2005 at 5:56 PM |
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complices... , 26.11.2005 14:45 El 17 de noviembre, en la cantina de un instituto de los suburbios de Paris, un colectivo destroza material biométrico de un valor de mas de 15 000 euros.
Aqui siguen el comunicado del colectivo, y el folleto distribuido a los alumnos. El tema nos interesa a todos... antes de que sea tarde, que todo poder de reaccion y revolucion desaparezca completamente. No les dejemos pasar. Destrozemos todas esas malditas maquinas !
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Destrucción de un dispositivo biométrico en el instituto del Valle de Chevreuse ( Francia).
El 17 de noviembre, a la hora del mediodía, unos veinte payasos entraron cantando en la cantina del instituto del Valle de Chevreuse (91). Este establecimiento, situado en la tecnópolis de Saclay que reagrupa laboratorios del CEA, CNRS, Polytechnique, Danone... experimenta un dispositivo biométrico para controlar el flujo de los alumnos en el self-service. Mientras que algunos improvisaban un sketch y daban folletos, los dos lectores biométricos han sido completamente destrozados a golpes de martillo. Habían improvisado para eso un perímetro de seguridad para proteger las personas presentes. Mientras que los tipos disfrazados salían del instituto, algunos vigilantes y alumnos les atacaron violentamente. 3 personas fueron presas y puestas en detención preventiva. Comparecieron ayer a la tarde en el tribunal de Evry, el juicio fue diferido al 16 de diciembre. Los daños son estimados a más de 15 000 euros. Esta acción ha sido reivindicada por un colectivo que denuncia los dispositivos de vigilancia y de control social, cuya escalada esta entretenida por los institutos de investigación y las industrias high tech. Notemos que la instalación del instituto del Valle de Chevreuse es rigurosamente conforme a las consignas del GIXEL, el lobby de las industrias de la interconexión, componentes y subconjuntos electrónicos, que aconseja en su “Libro Azul” entregado al gobierno : “ La seguridad es a menudo vivida en nuestras sociedades democráticas como un perjuicio a las libertades individuales. Es necesario entonces hacer aceptar por la población las tecnologías utilizadas, entre otras, la biometría, la videovigilancia, y los controles. Varias maneras tendrán que ser desarolladas por los poderes públicos y los industriales para hacer aceptar la biometría. Deberán ser acompañadas por un esfuerzo de buena convivencia por un reconocimiento de la persona y por un aporte de funcionalidades atrayentes : Educación desde la escuela maternal, los niños utilizan esta tecnologia para entrar en la escuela, comer en la cantina...” (...)
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Alumnas, alumnos,
¿ No sentimos alrededor nuestro el torno que se aprieta, el bocal que encoge ? ¿ No vemos venir el momento en el que sabrán en detalle lo que hacemos, donde estamos, lo que consumimos ? Hay algo de esto con el sistema de biometría instalado en la cantina del instituto. No un control fuerte, de acuerdo. Solo una de esas cosas que nos enseñan a siempre ser identificados, clasificados, separados. Que nos condicionan, nos acostumbran a parecernos a las obejas y los terneros de nuestros platos, con chips para que las administraciones sepan perfectamente de donde vienen, cuando nacen, cuando mueren. La mejor manera de controlar los humanos, es por el momento de meterles a la escuela o al trabajo, con una tarjeta de crédito y un móbil en el bolsillo. Imaginaros que un día próximo, nos metan un chip bajo la piel, objetivo declarado de los que nos invitan a “inscribirnos a la biometría” : se volvera entonces completamente imposible sublevarse contra el poder del estado y de las empresas. No se trata de ciencia ficción, pero de lo que está llegando poco a poco aquí y ahora con la apariencia del high tech de moda y del juego. Del tiempo de nuestros abuelos, la ciencia y la tecnologia debian permitir acabar con la miseria y las inegualdades. Hoy día, el progreso querido de las antiguas generaciones apesta la prisión y la muerte. En este nuevo milenario, somos muchos quien sabemos que el delirio científico y tecnológico es el primer obstaculo a la justicia social y a la libertad humana. Es aún tiempo : preguntémonos si un mundo sin cámara de vigilancia, sin ordenador y sin móbil, no sería más soportable. Preguntémonos lo que la biometría y sus chips pueden aportarnos. Y no dejemos volver a poner en marcha estas jodidas máquinas a escoger entre los que tienen los recursos y los que envian a comer fuera (… ¡ y no dudeis en sabotear otras !)
Unos complices.
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Fuck your mother!
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Jean Baudrillard da Libération Sunday, Nov. 27, 2005 at 4:23 PM |
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Fuck your mother! di Jean Baudrillard
27-11-05
Nulla impedirà ai nostri politici ed ai nostri intellettuali illuminati di considerare la ribellione delle periferie francesi come incidenti di percorso sulla via della riconciliazione democratica di tutte le culture - al contrario, tutto porta a considerare che queste sono le fasi successive di una rivolta che non è affatto vicina a concludersi. Occorreva che bruciassero, in una sola notte, 1500 vetture, poi, in ordine decrescente, 900, 500, 200, fino ad avvicinarsi alla "normalità" quotidiana, affinché ci si rendesse conto del fatto che ogni notte in media novanta vetture vengono bruciate nella nostra dolce Francia. Una sorta di fiamma perpetua, come quella dell’Arco di Trionfo, che brucia in omaggio al Migrante Ignoto. Oggigiorno finalmente riconosciuto, al tempo di una revisione lacerante, ma in trompe-l’oeil.
Una cosa è sicura, che l’eccezione francese, che era cominciata con Chernobyl, è finita. La nostra frontiera è stata violata dalla nuvola radioattiva ed il "modello francese" affonda sotto i nostri occhi. Ma, rassicuriamoci, non è il solo modello francese ad affondare, è il modello occidentale tutto intero che si disintegra, non solo sotto i colpi di una violenza esterna (quella del terrorismo o degli Africani che prendono d’assalto i reticolati di Melilla), ma pure di una interna.
La prima conclusione, che cancella tutte le omelie ed i discorsi attuali, è che una società essa stessa in via di disintegrazione non ha alcuna chance di poter integrare i suoi immigrati, poiché questi sono al tempo stesso il risultato e il rivelatore selvaggio di questa disintegrazione. La realtà crudele è che se gli immigrati sono virtualmente fuori gioco, noi siamo profondamente diseredati e in crisi d’identità. L’immigrazione ed i suoi problemi non sono che il sintomo della dissociazione della nostra società alle prese con se stessa. O ancora: la questione sociale dell’immigrazione non è che una illustrazione più evidente, più grossolana dell’esilio degli Europei nella loro stessa società (Hélé Béji). La verità inaccettabile è questa: siamo noi stessi che non integriamo più i nostri propri valori e, di colpo, non riconoscendolo, non possiamo fare altro che rifilarli agli altri, volenti o nolenti.
Non siamo più in condizione di proporre sia quel che sia in termini di integrazione - d’altronde, integrazione rispetto a cosa? - siamo il triste esempio di una integrazione "riuscita", quella di un modo di vita del tutto banalizzato, tecnico e confortevole, sul quale ci premuriamo di non interrogarci. Quindi, parlare d’integrazione in nome di una definizione perduta della Francia è semplicemente, per i Francesi, sognare disperatamente la loro propria integrazione.
E non si farà un passo avanti finché non si avrà preso coscienza che è la nostra società che, per il suo processo stesso di socializzazione, secerne ogni giorno questa discriminazione inesorabile di cui gli immigrati sono le vittime designate, ma non le sole. È il prezzo di uno scambio ineguale di "democrazia". Questa società deve affrontare una prova ben più terribile che delle forze avverse: la prova della sua stessa assenza, della sua perdita di realtà, in maniera da non avere nessun’altra definizione oltre quella dei corpi stranieri che infestano le sue periferie, di coloro che ha espulso e che, ora, la espellono da se stessa; ma la cui interpellanza violenta rivela allo stesso tempo ciò che è in disfacimento al suo interno e risveglia una sorta di presa di coscienza. Se riuscisse ad integrarli, cesserebbe definitivamente di esistere ai suoi propri occhi.
Ma, ancora una volta, questa discriminazione alla francese non è che il micromodello di una frattura mondiale che continua, precisamente sotto il segno della mondializzazione, a mettere faccia a faccia due universi inconciliabili. E la stessa analisi che facciamo della nostra situazione può riverberarsi al livello globale. E cioè che il terrorismo internazionale non è altro che il sintomo della dissociazione della potenza mondiale alle prese con se stessa. Quanto alla ricerca di una soluzione, l’errore è lo stesso ai diversi livelli, che sia quello delle nostre banlieues o dei paesi islamici: è l’illusione totale di risolvere la questione elevando il resto del mondo al livello di vita occidentale. Ora, la frattura è molto più profonda, e anche se tutte le potenze occidentali riunite lo volessero davvero (ma abbiamo tutte le ragioni di dubitarne), non potrebbero più ridurla. È il meccanismo stesso della loro sopravvivenza e della loro superiorità che glielo impedisce - meccanismo che, attraverso tutti i pii discorsi sui valori universali non fa che rafforzare questa potenza, e rafforzare la minaccia di una coalizione di forze antagoniste che la distruggeranno o sognano di distruggerla.
Fortunatamente, o sfortunatamente, non abbiamo più l’iniziativa, non abbiamo più, come l’abbiamo avuta per secoli, il controllo degli avvenimenti e su di noi pende la minaccia di una successione di ritorni di fiamma imprevedibili. Retrospettivamente si può deplorare questo fallimento del mondo occidentale, ma "Dio sorride di coloro che vede denunciare i mali di cui sono causa".
Questo ritorno di fiamma delle banlieues è perciò direttamente legato ad una situazione mondiale; ma lo è anche - ciò di cui stranamente non si discute mai - ad un episodio recente della nostra storia, accuratamente occultato sinora, e cioè il no al referendum. Perché il no di coloro che l’hanno votato senza sapere bene perché, semplicemente perché non volevano giocare a quel gioco al quale erano stati così spesso costretti, perché anch’essi rifiutavano d’essere integrati d’ufficio a quel sì meraviglioso ad un’Europa "chiavi in mano"; quel no era piuttosto l’espressione degli esclusi dal sistema della rappresentanza, degli esiliati dalla rappresentazione - all’immagine degli stessi immigrati, esiliati dal sistema di socializzazione. La stessa incoscienza, la stessa irresponsabilità, in questo atto di sabotaggio dell’Europa, dei giovani immigrati che bruciano i loro stessi quartieri, le loro stesse scuole, come i neri di Watts e Detroit negli anni 60.
Una buona parte della popolazione si vede così, culturalmente e politicamente, come immigrata nel suo stesso paese, che non può neppure offrirgli una definizione della sua stessa appartenenza nazionale. Tutti dis-affiliati, secondo il termine di Robert Castel. Ora, dalla dis-affiliazione alla sfida, non corre molto. Tutti questi esclusi, questi dis-affiliati, che siano di una banlieue, africani o francesi "di stirpe", fanno della loro dis-affiliazione una sfida, e passano all’azione da un momento all’altro. È l’unica loro maniera, offensiva, di non essere più umiliati, né lasciati da parte, e neppure assistiti. Perché non sono sicuro - e questo è un altro aspetto del problema, mascherato da una sociologia politica "di casa nostra", quella dell’inserimento, dell’impiego, della sicurezza - non sono sicuro che abbiano, come noi ci aspettiamo, tanta voglia di essere reintegrati né presi a carico. Senza dubbio considerano in fondo il nostro modo di vivere con la stessa condiscendenza, o la stessa indifferenza, con cui noi consideriamo la loro miseria. Non sono sicuro che la loro reazione ad una attenzione troppo ben calcolata non sia istintivamente la stessa che all’esclusione e alla repressione.
La cultura occidentale non si regge che sul desiderio del resto del mondo di accedervi. Quando appare il minimo segno di rifiuto, la minima riduzione del desiderio, non solo perde la propria superiorità ma perde tutta la propria seduzione ai suoi stessi occhi. Ora, è precisamente tutto ciò che ha da offrire di "meglio", le automobili, le scuole, i centri commerciali, che vengono incendiati e saccheggiati. Le scuole materne! Proprio ciò attraverso cui li si vorrebbe integrare, svezzarli! "Fuck you mother" è in fondo il loro slogan, e più si tenterà di farlo, più vi si ribelleranno. Faremmo meglio a rivedere la nostra psicologia umanitaria.
Nulla impedirà ai nostri politici ed ai nostri intellettuali illuminati di considerare questi eventi come incidenti di percorso sulla via della riconciliazione democratica di tutte le culture - al contrario, tutto porta a considerare che queste sono le fasi successive di una rivolta che non è affatto vicina a concludersi.
Avrei davvero preferito una conclusione più felice, ma quale?
di Jean Baudrillard da Libération traduzione di Sergio De Simone
www.edoneo.org/
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Parigi : incontro-dibattito all’Espace Louise Michel
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Collettivo Bellaciao - Parigi Tuesday, Nov. 29, 2005 at 3:11 PM |
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Parigi : incontro-dibattito all’Espace Louise Michel
di Collettivo Bellaciao
Con la partecipazione del Collettivo Bellaciao ieri, 27 novembre 2005, si é svolto a Parigi, all’Espace Louise Michel un incontro-dibattito con Oreste Scalzone e la comunità di profughi politici italiani, esponenti del mondo del lavoro e della cultura dell’area parigina, sui problemi che da almeno trent’anni caratterizzano le banlieues e che i recenti avvenimenti hanno drammaticamente evidenziato.
Dalla riunione sono emerse numerose proposte di iniziative di vario tipo e l’impegno di reincontrasi a breve termine.
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Sulla rivolta di Parigi
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Battaglia Comunista Friday, Dec. 02, 2005 at 10:51 PM |
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La morte di due giovani dentro una centrale elettrica della EDF, causata dall’inseguimento della polizia, ha innescato una sommossa di proporzioni enormi che per tre settimane ha messo a ferro e fuoco la periferia parigina e moltissime altre città della Francia e del Belgio. I danni materiali della sommossa sono stati ingenti, tanto che nel corso delle tre settimane sono state incendiate migliaia di auto e danneggiati numerosi edifici pubblici, tra cui scuole ed asili.
Sui reali motivi che hanno determinato l’esplodere della rivolta, come sempre accade in queste circostanze, la classe dominante francese ha tentato di confondere le acque, fino a quando le cose hanno assunto una dimensione tale che le motivazioni addotte non erano assolutamente più credibili. Infatti, durante i primi giorni della sommossa, i media, il governo e l’intera classe dirigente francese hanno cercato di attribuire la responsabilità delle violenze ai giovani figli d’immigrati nordafricani. La classe dominante francese ha tentato di far credere, nei primissimi giorni, che le cause della rivolta di migliaia di giovani della periferia parigina andassero individuate in un problema di tipo razziale e religioso. Dipinti come fanatici dell’islam e non perfettamente integrati nella società francese, le nuove generazioni di immigrati nord africani si sarebbero rivoltati contro la moderna società francese. Come tutte le bugie, anche questa raccontata dalla borghesia francese e dai suoi corifei ha avuto le gambe corte ed è stata clamorosamente e in pochissimo tempo smentita dai fatti.
In primo luogo i giovani proletari che hanno scatenato la sommossa non sono degli immigrati extra comunitari, come ha tentato di descriverli la propaganda borghese, ma figli di operai d’origine nordafricana che ormai vivono in Francia da tre generazioni. Dopo oltre cinquant’anni anni dall’arrivo dei loro avi, quei giovani non possono essere definiti come degli immigrati, poiché anche da un punto di vista legale sono cittadini francesi a tutti gli effetti.
Il fatto che la stragrande maggioranza dei rivoltosi fosse di chiara origine nord africana non può autorizzare nessuno a dipingere la sommossa della periferia parigina come una rivolta razziale o peggio ancora religiosa. La popolazione della banlieue presenta una componente importante d’origine nordafricana; retaggio della vecchia potenza coloniale, milioni di nordafricani, soprattutto nei primi anni del secondo dopoguerra, sono stati attratti dal richiamo del grande capitale francese, bisognoso come non mai di forza lavoro disponibile al selvaggio sfruttamento per sostenere lo sforzo della ricostruzione post bellica ed avviare un nuovo ciclo d’accumulazione. Negli anni cinquanta e sessanta la periferia parigina sotto la spinta dell’immigrazione è cresciuta a dismisura tanto che la popolazione nell’arco di pochi decenni quasi raddoppia; la conseguente espansione urbanistica è stata inevitabilmente caotica con la costruzione di immensi quartieri-ghetto privi dei minimi servizi sociali essenziali.
Le difficoltà d’integrazione delle popolazioni immigrate, causate da differenze di tipo culturale e da diversi stili di vita, sono superate nei decenni passati soprattutto grazie allo sviluppo dell’economia francese; uno crescita che è stata capace di assorbire senza alcuna difficoltà la forza lavoro disponibile, sia quella indigena che immigrata, creando quindi i presupposti di una convivenza civile nel segno della tolleranza. Questo non significa in ogni caso che la cultura del razzismo sia stata sconfitta, ma evidenzia solo come lo sviluppo economico francese abbia favorito l’integrazione di milioni di immigrati. Nello spazio di tre generazioni il loro processo d’integrazione all’interno della società francese si è di fatto compiuto.
Crisi economica e rivolta I motivi che hanno determinato lo scoppio delle violenze dei giovani proletari nella periferia parigina e nelle altre città francesi vanno ricercati nelle loro drammatiche condizioni sociali. La crisi economica del capitalismo a livello internazionale ha determinato negli ultimi decenni un peggioramento progressivo nelle condizioni di lavoro e di vita della classe lavoratrice mondiale. La Francia ovviamente non rappresenta un’eccezione in questo contesto, tanto che i provvedimenti di politica economica dei vari governi che si sono succeduti in questi anni alla guida del paese, non si discostano di un solo millimetro rispetto a quelli presi dai governi degli altri paesi a capitalismo avanzato. L’attacco frontale sferrato dalla borghesia nei confronti del proletariato non conosce confini: tagli al salario, massima flessibilità nel mercato del lavoro, sia in entrata che in uscita, ossia introduzione di tutta una serie di leggi che permettono l’allargamento delle possibilità di sfruttare la forza lavoro secondo le più svariate esigenze del capitale e nello stesso tempo eliminazione di tutti i vincoli burocratici che limitano l’espulsione dei lavoratori dai cicli produttivi. Per le nuove generazioni di proletari, siano essi francesi, italiani, statunitensi o figli di immigrati, il capitalismo in crisi può offrire solo insicurezza sociale, precarietà e, nella migliore delle ipotesi, salari da fame. Il capitale, per attenuare gli effetti della crisi economica, determinata dalla caduta del saggio medio di profitto, può solo attaccare le condizioni di vita e di lavoro del proletariato. E’ in questo contesto che si è determinata l’esplosione di violenza dei giovani proletari della periferia parigina. Una generazione che non ha neanche la speranza di poter entrare stabilmente nel mondo del lavoro, che viene drammaticamente emarginata da una società in cui la ricchezza prodotta si concentra sempre di più nelle mani di pochissimi miliardari e contemporaneamente milioni di diseredati non hanno la benché minima risorsa con cui sfamarsi. La morte dei due giovani è stata solo la miccia che ha fatto esplodere la tensione sociale che si è accumulata in questi anni tra le nuove generazioni di proletari.
Una prima considerazione che occorre fare per comprendere la gravità della crisi in cui versa il capitalismo a livello internazionale è che la rivolta è avvenuta in un paese dell’area più avanzata del pianeta. Parigi è la capitale di uno dei paesi più sviluppati al mondo e se migliaia di giovani proletari si ribellano, significa che la crisi morde in profondità anche nelle centrali del capitalismo. In Francia, paese in cui lo stato sociale si è realizzato molto di più che in tanti altri paesi del capitalismo avanzato, i continui attacchi della borghesia ai salari e agli stipendi e i contestuali tagli alla spesa sociale hanno determinato una situazione esplosiva. I giovani proletari precarizzati, senza speranza di entrare stabilmente nel mondo del lavoro, senza sussidi pubblici in virtù dei tagli allo stato sociale e con una famiglia che non è più in grado di assecondare i propri bisogni, in quanto i salari si sono ridotti all’osso, inevitabilmente accumulano una tensione e una rabbia pronta ad esplodere alla prima occasione.
La risposta della borghesia alla sommossa parigina è stata solo ed esclusivamente repressiva, con la dichiarazione di tre mesi di stato d’emergenza e il coprifuoco per sedare la rivolta. Solo vaghe promesse di ridicoli stanziamenti per alleviare le drammatiche condizioni in cui sono costretti a vivere milioni di giovani proletari. Questo a dimostrazione del fatto che la crisi del capitale è tale che la borghesia non riesce ad elargire più neanche le briciole al proletariato, anzi tenta sempre di più di attaccarlo togliendo quel che rimane dello stato sociale e riducendo salari, stipendi e pensioni. Saranno questi i motivi che spingeranno nel prossimo futuro altri giovani proletari a rivoltarsi così come è avvenuto a Parigi, magari in qualche periferia di una grande città europea o statunitense.
Una rivolta di giovani proletari La crisi del capitalismo e le risposte date dalla borghesia in questi ultimi decenni hanno prodotto un cambiamento significativo nella composizione del proletariato. Cogliere tutti gli aspetti di questa diversa composizione significa evitare di commettere gravissimi errori politici, tali da non comprendere fino in fondo le ragioni e le modalità con le quali si è espressa la rivolta parigina. E’ metodologicamente sbagliato definire i giovani protagonisti della rivolta come dei sottoproletari che, in quanto tali, non meritano l’attenzione delle avanguardie rivoluzionarie.
Mentre fino agli anni settanta il proletariato era concentrato nella grande fabbrica e la sua componente principale era costituita dalla classe operaia, negli ultimi decenni questo quadro, sotto la spinta della crisi economica e delle risposte date a questa crisi dalla borghesia, è profondamente mutato. La ristrutturazione del capitale ridimensionando le fabbriche nelle quali si trovavano fianco a fianco decine di migliaia di lavoratori ha ridotto di conseguenza le grandi concentrazioni operaie. Si è notevolmente ridotto il settore della classe operaia, almeno nelle aree del capitalismo avanzato, mentre sono emersi nuovi settori del proletariato sparsi sul territorio e che non hanno più come punto di riferimento, dove maturare la coscienza di classe ed esprimere il conflitto sociale, la grande fabbrica. La rivolta della periferia parigina è l’espressione del conflitto sociale di un settore del proletariato che in questi ultimi anni è cresciuto enormemente soprattutto tra le nuove generazioni. Non possiamo dunque definire sottoproletari milioni di giovani figli di operai che subiscono l’esclusione dal mondo del lavoro e l’emarginazione sociale. Marx, nel Manifesto del Partito Comunista, giustamente osservava e scriveva che "Quanto al sottoproletariato, che rappresenta la putrefazione passiva degli strati più bassi della vecchia società, esso viene gettato qua e là nel movimento da una rivoluzione proletaria; ma per le sue stesse condizioni di vita esso sarà piuttosto disposto a farsi comprare e mettere al servizio di mene reazionarie". La citazione chiarisce come la rivolta della periferia parigina abbia avuto come protagonisti non dei sottoproletari ma una componente del proletariato. Da un punto di vista sociologico come possiamo definire sottoproletari milioni di giovani che per colpa del capitalismo non entreranno mai nel mondo del lavoro, se non come sottopagati e sempre come precari? Sottoproletario è colui che si rifiuta di entrare nel mondo del lavoro pur avendo la possibilità di entrarvi, non colui che subisce una scelta imposta dal capitale. Per Marx, vagabondi, prostitute, delinquenti il sottoproletariato propriamente detto è, oltre che un retaggio della vecchia società feudale che non riesce ad integrarsi nella moderna società borghese, composto da chi rifiuta la logica dello sfruttamento capitalistico ma che in ogni caso rimane ai margini della società e politicamente è uno strumento della conservazione borghese. Al contrario i giovani parigini che si rivoltano e bruciano le macchine fanno tutto ciò in quanto esclusi dal mondo del lavoro e pertanto reclamano di entrare a farvi parte.
Il cambiamento nella composizione del proletariato si riflette inevitabilmente nelle modalità in cui si manifesta lo scontro di classe. Chi si aspetta che il conflitto sociale debba avvenire sempre e solo negli stessi termini di trenta o cinquanta anni fa non ha compreso fino in fondo le modificazioni intervenute all’interno del proletariato. Se in passato lo scontro di classe vedeva come unico protagonista la classe operaia e la fabbrica, oggi, proprio in seguito alle modifiche nella composizione sociale, le nuove generazioni di proletari manifestano il conflitto sociale direttamente sul territorio e fuori da quelle fabbriche. Se prima il conflitto sociale partiva all’interno della fabbrica su un terreno economico-sindacale, per poi svilupparsi in rarissimi casi anche sul piano politico, oggi settori importanti del proletariato esprimono un conflitto sociale dalle connotazione diverse, in quanto non avviene sul terreno economico-sindacale ma si pone immediatamente e potenzialmente su un terreno politico. Lo schema classico in base al quale lo scontro sociale parte da una base economico-sindacale per crescere sul piano politico, per le nuove generazioni di proletari precari ed esclusi dal mondo del lavoro non è più del tutto vero, poiché il conflitto sociale si manifesta potenzialmente su un terreno immediatamente politico, ma affinché ciò accada, e l’esperienza francese sta lì proprio a rimarcarlo, occorre la presenza del partito rivoluzionario.
La necessità del partito rivoluzionario La rivolta parigina ha visto come protagonisti migliaia di giovani proletari che per tre settimane hanno sfogato la loro rabbia accumulata in questi anni. Violenza che è sembrata fine a se stessa, non avendo il movimento dei rivoltosi dichiarato alcun obiettivo da raggiungere né di tipo economico né tanto meno di tipo politico. Una sommossa proletaria, nella sua componente sociologica, che si è espressa con le caratteristiche tipiche delle rivolte sottoproletarie. Che la rivolta assumesse queste caratteristiche è la logica conseguenza del totale disarmo ideologico subito dal proletariato in questi decenni. Un disarmo così profondo tale da non far percepire ai diversi settori del proletariato la coscienza di appartenere ad un’unica classe sociale. Se consideriamo, appunto, che le nuove generazioni proletarie non vivono la realtà di fabbrica e quindi non hanno la possibilità di maturare nell’esperienza quotidiana una seppur minima coscienza di classe, le difficoltà aumentano a dismisura.
Sono questi i motivi per i quali oggi più che mai occorre lavorare per costruire il partito rivoluzionario del proletariato. Un’organizzazione politica che sia capace di coordinare le istanze che provengono dai diversi settori del proletariato e sappia proporre una reale moderna alternativa alle barbarie del capitalismo. La costruzione del partito di classe, che non potrà che avvenire su scala internazionale, è il compito che dovranno assolvere nel prossimo futuro le sparute avanguardie rivoluzionarie. Tale organizzazione politica occorre costruirla per tempo, prima che il proletariato produca le proprie lotte o rivolte. Quando queste si manifestano, il partito deve essere già presente sul territorio e sui posti di lavoro per saper orientare le lotte, dando le giuste parole d’ordine, per far maturare all’interno della classe la coscienza rivoluzionaria. Se non si è capaci di costruire per tempo il partito, il rischio che corriamo è quello di assistere passivamente ai moti di classe, come nel caso della rivolta francese, senza essere in grado di dare le giuste indicazioni alla lotta.
Un proletariato frantumato sul territorio, incapace di riconoscersi come tale, sarà anche in grado di esprimere straordinari episodi di lotta, ma, in assenza di un’organizzazione rivoluzionaria con una piattaforma politica capace di costituire un chiaro punto di riferimento all’interno della classe, sarà inevitabilmente sconfitto dalla reazione borghese
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Sulle Rivolte e lo Stato di emergenza a Parigi
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Chiara da Parigi Sunday, Dec. 04, 2005 at 4:22 PM |
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un aggiornamento da Parigi dopo le rivolte in banlieue
Quel che i giornali italiani stanno tacendo, dopo una subitanea infatuazione per i fuochi (fatui ?) in banlieue, è che lo Stato francese ha approfittato di quest’occasione per scatenare una nuova ondata di leggi repressive, in particolare contro migranti e sans-papiers. Le banlieues sono state descritte come territori esterni alla città: si è detto infatti “la polizia occupa” le banlieues, vera e propria forza d’occupazione, contro la massa di senza parte esterni alla città.
Non dimentichiamo che questo Stato di Eccezione ha prolungato lo stato di emergenza di 3 mesi. Un migliaio di adolescenti in rivolta sono serviti da pretesto per proporre, in ordine sparso: apprendistato a partire dai 14 anni per i giovani che rischiano altrimenti di vagabondare per le strade (più lavoro e meno grilli per la testa), pene più severe per la delinquenza minorile ( Sarkozy aveva già introdotto il crimine di “ riunione all’entrata di un condominio”) legge contro la poligamia ( i ragazzini neri vagabondano per le strade perché i loro padri barbari hanno 4 mogli!), legge per restringere le possibilità di ricongiungimento familiare, sospensione dei sussidi per le famiglie i cui figli sono stati arrestati ( famiglie non abbastanza attente, e quindi da punire tagliandio i viveri) e non ultimo espulsioni senza processo per migranti con permesso di soggiorno (ce ne sono già state, credo, un centinaio in direttissima). Il tutto accompagnato dal discorso edificante: “ si, è vero, la situazione nelle banlieues è grave, ma alla fine quelli che vogliono davvero ce la fanno”. Chirac ha invitato dei giovani di talento nati in banlieue al Senato. Si parla di costruire un liceo di “eccellenza” per i pochi civilizzati in quei territori perduti. La versione della sinistra non è molto diversa: “ci vuole più Stato, più integrazione”. Peccato che vi sia un silenzio assordante sulle misure repressive e penali e sullo stato di emergenza prolungato a 3 mesi. Un altra versione della sinistra illuminata è “ Non è una rivolta politica, non si rivoltano come dovrebbero”. Come dice Alain Badiou, i ragazzini si rivoltano come possono, là dove sono, bruciando macchine.
Non dimentichiamo l’origine dell’intera vicenda: due ragazzini muoiono fulminati in un trasformatore elettrico perché inseguiti dalla polizia mentre tornavano da una partita di pallone. Lo Stato ha fatto tutto il possibile per nascondere la verità. Ancora non c’è stata una vera e propria inchiesta. Non solo. All’inizio si è detto “ avevano fatto una rapina”, e poi “no, non li stavamo inseguendo, era solo un controllo di identità.” Ebbene, no. I ragazzini erano innocenti ed erano effettivamente inseguiti dalla polizia, talmente spaventati da oltrepassare un muro di 3 metri ricoperto di filo spinato per sfuggire alla pattuglia. La polizia avrebbe potuto chiamare EDF (l’Enel locale) per staccare la corrente. Ebbene, no, non l’ha fatto, e ha cercato di coprire il caso. Non dimentichiamo che due ragazzini sono morti per niente, e che quotidianamente i ragazzini di tutte le banlieues di Francia subiscono violenze, controlli e pestaggi. (Conosco io stessa qualcuno che insegna in una scuola media di periferia: due ragazzini neri sono stati ammanettati mentre facevano il corso di ginnastica al parco, insegnante presente). La morte dei due ragazzini conferma il dialogo sordo tra una parte della popolazione e lo Stato e i suoi apparati. I ragazzini insorti dicono “ Siamo di qui, ma non siamo considerati come tali”. Il fatto che nessuno si sia scusato per la morte dei due ragazzi e che non sia venuta ancora a galla la verità, prova effettivamente che le loro vite valgono meno di cento auto bruciate. Secondo voi, da che parte sta la violenza?
La colpa, oltre che a ragazzi e ragazze nati su suolo francese, viene estesa a migranti, stranieri, neri poligami, arabi fondamentalisti, studentesse velate etc. Si va verso un sistema “censitario” et “razzialista”, dice ancora il filosofo Alain Badiou. Il fatto di espellere persone con permesso di soggiorno, risalendo alla loro origine, evoca i peggiori spettri anni 30 e 40. Una parte della popolazione è affidata all’amministrazione poliziesca e penale. La sinistra, a parte alcune personalità isolate, sta a guardare. Dopotutto, in centro a Parigi nessuno a visto niente ( ma anche qui ci sono state innumerevoli retate anti-sans papiers e sgomberi dalla fine dell’estate a questa parte.) (Anche qui ci sono state rivolte, messe a tacere. Ora le pattuglie agiscono in 15 minuti, in modo che le persone non abbiano tempo di organizzarsi per resistere alle retate.)
Il silenzio della sinistra francese e dei partiti dovrebbe farci riflettere sul fatto che anche dopo le elezioni nostrane ( se qualcuno aveva dubbi) ci sarà un bel po’ da fare. E soprattutto, sul fatto che la lotta contro la deriva penale e contro la repressione, il razzismo e le leggi contro poveri, migranti e rivoltosi non è dietro, ma davanti a noi.
Chiara
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