Recensione del libro “Il Capitalismo contro il diritto alla città” di David Harvey

http://www.ombrecorte.it/%5Cimages%5Ccop.harvey.gifIn poco più di 100 pagine, Harvey (professore di Antropologia all’Università di New York e autore di numerosi lavori di approfondimento sull’ imperialismo, la post-modernità e le crisi economiche, conosciuto soprattutto per aver sviluppato il suo materialismo storico-geografico) focalizza l’attenzione sul rapporto fra i mutamenti delle città in cui viviamo, il sistema economico capitalista e le sue crisi storiche.

In questo lavoro Harvey riprende i contributi di un’altra grande figura di metà novecento: Henri Lefebvre; sociologo, urbanista e filosofo, il quale fu espulso dal Partito Comunista francese per la sua opposizione allo stalinismo e le proprie analisi critiche rispetto alla centralità data in quegli anni alla figura dell’operaio di fabbrica, che mettevano in guardia sui cambiamenti che sarebbero sopraggiunti in occidente col passare del tempo e la crescita del settore dei “servizi”.

Grazie ai contributi di Lefebvre sulla “politica dello spazio”, Harvey mostra quali sono oggi i legami di questo processo con i dispositivi finanziari, la “globalizzazione” dei mercati, la crisi e la rendita immobiliare (ovvero ciò che si può ricavare dal possesso di uno o più immobili).

L’autore, dunque, riprende molte sue suggestioni quando indica nella città il terreno su cui deve essere ripensata e organizzata la lotta contro il capitalismo,  ponendo un problema fondamentale come “quello della ricerca di unità all’interno di un’incredibile varietà di spazi sociali frammentati” e attraversati da una strutturale “precarietà” del lavoro e della vita.

Consigliamo vivamente di leggere questo libro anche vista l’attualità degli esempi che l’autore propone (dalla ristrutturazione di Parigi realizzata dall’urbanista Haussmann dopo il 1848, alle grandi metropoli che si sono formate e si stanno formando nei paesi “emergenti” oggi, come Cina o Brasile) e per capire che è necessario iniziare a comprendere certi fenomeni, i quali mutano nel tempo ma mantengono alcuni caratteri invarianti a livello globale, sia storicamente che politicamente.

Basti pensare alla città in cui viviamo, Firenze, dove interi quartieri come le Piagge e l’Isolotto sono nati per spostare le classi medio basse dal centro, col fine di sostituire queste persone con altre di classe medio alta, il tutto per aumentare a dismisura i prezzi delle abitazioni e rendere il centro lo specchio della città vetrina per turisti, lasciando le periferie al loro destino. Oppure, altro esempio, il quartiere di Novoli dove, dopo la chiusura della Fiat e il licenziamento di migliaia di lavoratori, si decide di radere tutto al suolo e costruire (dopo tempo, ovviamente, siamo in Italia) il polo universitario, il multiplex, un parco, delle case ed il palazzo di giustizia.

Il tutto in nome della “riqualificazione”, termine che cela i reali interessi dietro a queste situazioni, dato che, ad oggi, i veri beneficiari di tutto ciò sono i proprietari degli immobili che si trovano in quella zona, i quali potranno affittare o vendere ad un prezzo più alto, visto che l’area ha acquisito “maggior valore”.

La critica del sistema in generale passa anche per l’analisi delle dinamiche locali e viceversa, quindi, attraverso la lettura di questo libro, possiamo cogliere spunti preziosi per iniziare ad essere protagonisti delle nostre vite, per opporci a tali processi, comprendendo da dove nascono e quali tendenze hanno, muovendo importanti passi verso una nostra reale emancipazione sociale.

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