Solidarietà da tutto il mondo con la lotta dei lavoratori di Mahalla in Egitto

Lo scorso agosto, gli operai di Mahalla al-Kubra, grande centro tessile nel delta del Nilo, hanno scioperato per tredici giorni consecutivi, protestando contro il mancato pagamento dei bonus e un’inflazione galoppante. I circa 17.000 lavoratori del più grande complesso industriale di tutto il Medio Oriente hanno condotto una battaglia eroica in condizioni di grande difficoltà economiche, in assenza di un valido supporto politico, e consci della feroce repressione che la dittatura militare avrebbe potuto mettere in campo. Quando si parla di Mahalla non si può non ricordare i grandi scioperi che nel dicembre del 2006 e nell’autunno dell’anno successivo diedero un contributo decisivo alla maturazione di quell’opposizione sociale e politica che avrebbe poi portato alla caduta del regime di Hosni Mubarak nel febbraio del 2011. Evidentemente, la storia non ripete se stessa. E quando lo fa, da tragedia diventa farsa. La vitalità del movimento operaio egiziano rimane comunque il più importante fattore per credere che il processo rivoluzionario, ferito quasi mortalmente dal colpo di stato del luglio del 2013, non è stato arrestato completamente. E una nuova rivoluzione rimane l’unico strumento per avere una qualche forma di giustizia nei confronti di tutte le vittime della spietata controrivoluzione. E tra queste rientra, ovviamente, anche Giulio Regeni. Con o senza ambasciatore italiano al Cairo, chiedere verità per Giulio significa ripartire da “pane, libertà, e giustizia sociale” per l’Egitto e il mondo intero.

Quello che trovate qui è una attestato di solidarietà nei confronti dei lavoratori di Mahalla colpiti dalla repressione. Si tratta di un’iniziativa proposta da Egypt Solidarity. Firmatela e fatela circolare.

La battaglia dei lavoratori di Mahalla per un salario dignitoso e il diritto ad organizzarsi e scioperare ha provocato un grande moto d’orgoglio tra i militanti sindacali di tutto il mondo. In poche ore dal lancio dell’attestato di solidarietà, messaggi di supporto sono arrivati da leader ed attivisti sindacali della Nuova Zelanda, Regno Unito, Stati Uniti, Canada, e di molti altri paesi, assieme al sostegno di Petros Constantinou, consigliere della città di Atene, e alla solidarietà da parte degli accademici americani e britannici.

Otto lavoratori di Mahalla stanno subendo la persecuzione da parte della direzione aziendale e la repressione delle autorità egiziane dopo che sono stati individuati dai manager come gli organizzatori dello sciopero durato due settimane e che ha mobilitato migliaia di lavoratori nell’agosto di quest’anno. Il 9 settembre, la direzione della Misr Spinning ha sospeso da lavoro due donne Wala’a Mohamed Abd-al-Ra’uf and Nagwa Sa’ad Abd-al-Qadir) e quattro uomini (Mohamed Al-Sayyed Misbah, Amru Rifa’at Salama, Amir Gamal Hassan and Karim Hossam Isma’il) e denunciati alla polizia con l’accusa di “incitamento allo sciopero” e “impedimento al lavoro”. Un altro operaio, Yasser Fahmi è stato trasferito ad Alessandria, mentre l’amministratore Tala’at al-Umari ha visto trattenersi il proprio salario. La compagnia ha anche ritardato il pagamento della busta paga di settembre. Intanto, la polizia in assetto anti-sommossa rimane schierata in città nel tentativo di prevenire ulteriori proteste.  

Leggi la lista completa delle firme e dei messaggi di supporto qui:

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