Guasticce: il vero laboratorio dello sfruttamento targato Renzi e Partito Democratico

ruggeriCome coordinamento lavoratori livornesi, oltre a sostenere le varie lotte e vertenze sul nostro territorio, ci stiamo impegnando a raccogliere e raccontare varie testimonianze dei lavoratori stessi che in prima persona vivono condizioni di sfruttamento spesso molto pesanti.

In questo caso vorremmo raccontare di come il sindaco di Collesalvetti Lorenzo Bacci sia riuscito a trasformare il territorio di Guasticce in un vero e proprio laboratorio delle nuove leggi sul lavoro ( Fornero e jobs act).

Partendo in ordine cronologico raccontiamo la vertenza MTM. La scorsa estate 108 lavoratori furono licenziati per cessazione di attività. la MTM, ramo d’azienda della BRC, produceva impianti a gas per auto all’interno dell’interporto di GUASTICCE. Improvvisamente, dopo essere passata da circa 650 dipendenti a poco più di 100 in pochi anni,  ha deciso di chiudere i battenti e spostare la produzione a Cherasco (Cuneo) cavandosela con “buonuscite” al limite del ridicolo.

Ma in quella vertenza la cosa che più ci colpì fu la modalità con cui i lavoratori vennero a sapere della chiusura. Secondo fonti ufficiali fu un autista che trasportava vetture dal piazzale Il Faldo di Collesalvetti alla fabbrica MTM che informò gli stessi lavoratori dell’interruzione delle commesse per lo stabilimento di Livorno.

Dov’erano allora le istituzioni e che rapporti avevano instaurato con i vertici MTM-BRC? In questo caso il Jobs Act parla chiaro: Licenziamento legittimo.

La vertenza MTM si concluse sotto silenzio a poche settimane dalle elezioni amministrative. Di li a poco sarebbero “scoppiate” le altre decine di vertenze sul nostro territorio.

Dopo la questione MTM ci contattarono i lavoratori della Cooperativa ISONZO di GUASTICCE, cooperativa che si occupa di movimentazione terra. Stiamo parlando di circa 20 lavoratori senza stipendio da più di 6 mesi. La loro testimonianza fu’ veramente scioccante, molti di loro non avevano neanche più i soldi per far benzina alla macchina per andare a lavorare, ci raccontarono di strane manovre da parte dei vertici della cooperativa ( concordato fallimentare firmato senza assemblea dei soci) ma soprattutto ci raccontarono che la loro situazione era legata strettamente all’insolvenza che le pubbliche amministrazioni (entrambe targate PD)di Collesalvetti e Livorno avevano accumulato nei loro confronti. Dov’erano allora le istituzioni e perché non sono intervenute per salvare direttamente questi 20 lavoratori? Le ultime indiscrezioni parlavano del tentativo di non mettere in difficoltà un’altra cooperativa, precisamente Il Carro, che avrebbe dovuto rilevare alcuni appalti dell’Isonzo ma senza assorbire la totalità dei dipendenti.

Negli stessi giorni, cercando di fare una mappatura delle aziende che ricorrevano al lavoro interinale, abbiamo scoperto due casi interessanti. Il primo alla Magna, un’ azienda metalmeccanica con circa 600 dipendenti specializzata in serrature per auto situata a GUASTICCE.

Alcuni operari ci hanno raccontato che vengano usati lavoratori e lavoratrici interinali sia per lavorare sabato e domenica sia, come è successo per le due giornate di sciopero a cavallo fra novembre e dicembre dello scorso anno, per coprire altri lavoratori in sciopero. Tutto questo fregandosene delle regolamentazioni che vietano tassativamente proprio quest’ultima procedura.

In questo caso dove sono le istituzioni( e i sindacati) e perché non vigilano?

Le nuove leggi sul lavoro parlano chiaro anche in questo caso:  eliminare i “privilegi” dei tutelati dall’art 18 per ottenere la massima flessibilità sul lavoro. Inoltre sappiamo bene che alcuni di questi lavoratori interinali prima erano dipendenti della MTM con contratto a tempo indeterminato e ora si ritrovano con contratto a chiamata per coprire turni o lavorare i festivi: MASSIMA FLESSIBILITA PER AUMENTARE LA PRODUTTIVITA’ se poi tutto ciò avviene a discapito delle condizioni di vita dei lavoratori poco importa.

Il secondo caso riguarda la B3 azienda in grande espansione dove di recente il sindaco Bacci insieme al governatore toscano Rossi sono stati ospiti d’onore in una iniziativa all’interno dello stabilimento.

La B3 e’ un azienda di import export specializzata in imballaggi e spedizioni eccezionali, anch’essa situata a GUASTICCE. Questa azienda che fa’ della sicurezza sul lavoro e del codice etico aziendale il suo fiore all’occhiello ricorre al lavoro interinale, e le testimonianze parlano di lavoratori interinali sottoposti a turni massacranti con picchi che superano le 100 ore di straordinario mensile, per non parlare poi delle cooperative che lavorano al suo interno e si occupano per lo più di imballaggi, la Toscana Imballaggi è una di queste e anche qui i lavoratori ci raccontano di turni massacranti.  Essendo sottodimensionati  per gestire i carichi di lavoro devono fare costantemente turni di lavoro infiniti e anche in questo caso si superano di molto le 100 ore di straordinario mensile.

Anche in questo caso dove sono le istituzioni e soprattutto e’ accettabile che i lavoratori siano sottoposti a questi carichi di lavoro?

Per concludere raccontiamo la storia dei lavoratori e delle lavoratrici People Care noto Call center situato a GUASTICCE.

Anche in questo caso riteniamo che siano le istituzioni le vere responsabili di ciò che sta succedendo in questi giorni. Diciamo questo perché siamo molto ben informati su quale fu l’iter che portò all’insediamento del Call Center 10 fa.

Ci ricordiamo bene l’inaugurazione quando l’allora presidente della provincia Kutufà si vantava di aver portato il lavoro e sistemato centinaia di famiglie.

A 10 anni di distanza gli chiediamo a quali condizioni e soprattutto con che garanzie? A Telegate fu concesso lo stabilimento in comodato d’uso, 3 anni di start up per abbattere il costo del lavoro ( contratti a progetto) e il part-time per quasi il 100% dei dipendenti, ma non fu posto nessun vincolo che legasse l’azienda al territorio.

Recentemente  è scoppiato il caos in seguito alla comunicazione da parte dell’azienda di aver avviato la procedure 223 (procedura di licenziamento collettivo). Ci ricordiamo le parole del sindaco Lorenzo Bacci che diceva di star tranquilli,  che c’era lui a far da garante e da tramite col Ministero. Il risultato e’ sotto gli occhi di tutti, altri 450 lavoratori e le rispettive famiglie sull’orlo del baratro.

Cercando di analizzare le varie dinamiche produttive di questo territorio ( Guasticce)  una domanda che ci poniamo è dove sono le istituzioni? Ma soprattutto come è possibile che un sindaco di un paesino non conosca le condizioni in cui sono stati costretti e sono costretti tutt’ora a vivere i lavoratori.

La risposta è molto semplice, una situazione può essere un caso due possono incominciare a destare sospetto ma cinque casi come quelli che vi abbiamo sopra descritto nel raggio di un chilometro non possono di certo passare inosservati. Le istituzioni e il sindaco Bacci hanno trasformato Guasticce nel laboratorio dello sfruttamento applicando alla lettera tutte le nuove leggi sul lavoro recentemente approvate.

Dal canto nostro non possiamo stare fermi a guardare, abbiamo la necessità di combattere l’indifferenza che serpeggia nei posti di lavoro ed essere pronti a sostenere i lavoratori in difficoltà molto spesso sotto ricatto. Dobbiamo avere il coraggio di denunciare e di rendere di dominio pubblico ogni sopruso e vessazione che ogni singolo lavoratore subisce. Ciò che sta succedendo a 10 chilometri da Livorno sta succedendo dappertutto e potrebbe capitare anche a noi. SE COLPISCONO UNO COLPISCONO TUTTI

Coordinamento Lavoratori Livornesi

da http://www.livornoindipendente.it/

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