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Corrispondenze indypendenti dall'Irak
Queste corrispondenze sono inserite da *Robdinz* che e' in contatto dall'Italia , attraverso le linee telefoniche internazionali, con varie persone che sono a Baghdad e che fanno riferimento per i contatti ai telefoni di due alberghi della capitale, dove è ospitata la stampa internazionale. Si tratta di operatori dell'informazione indipendente, free-lance, 6 o 7 human shields, e qualche cittadino di Baghdad che lavora con loro. *Robdinz* non è a Baghdad ma funziona come una sorta di "ponte" per far arrivare notizie ed informazioni in tempo reale raccolte con grande onestà intellettuale e capacità professionale nella attuale realtà (drammatica) della città.


Le liberta' negate - Euskadi
Solitamente, quando ci si imbatte in una notizia che riguarda Euskal Herria si viene a conoscenza di attentati e di arresti, di nuovi colpi dell'ETA o di attacchi di Madrid. Ma i Paesi Baschi non sono soltanto questo. Euskal Herria ha identità e cultura ben precise che hanno da sempre guidato le rivolte e le rivendicazioni dei cittadini baschi. La cultura basca, e la sua lingua, l'euskara - tra l'altro fra le più antiche d'Europa - sono sempre state messe in secondo piano per far posto alle fasi del conflitto; ora invece sono direttamente attaccate dalle istituzioni dello stato spagnolo, come dimostra l'offensiva lanciata contro le ikastolas e contro tutto il movimento di difesa delle tradizioni e della lingua nazionale. Ma per comprendere quali ne siano le ragioni, bisogna innanzitutto conoscere la Storia e le motivazioni di un popolo che da secoli combatte per la salvaguardia delle proprie tradizioni e del proprio diritto all'autodeterminazione. Parlare dei Baschi significa innanzitutto parlare della loro lingua, l'Euskara : originale e misteriosa al contempo, tra le più antiche d'Europa, costituisce il patrimonio cui l'intera comunità è maggiormente legata, tanto da identificarsi in essa e con essa. Infatti, Euskal Herria - che noi traduciamo come Paesi Baschi - in realtà significa propriamente Popolo dell'Euskara, ossia popolo che sostiene e si rispecchia in questa lingua e non nella zona in cui vive, che è direttamente a ridosso dei Pirenei e si estende su una superficie poco superiore ai 20.000 kmq: i Baschi dunque si riconoscono nel loro idioma, non nella loro terra. Una terra così poco estesa eppure così estremamente frammentata: infatti Euskal Herria è divisa fra la Francia ( a nord, nella parte chiamata Iperralde) e la Spagna ( a sud, nella zona di di Hegoalde). Quest'ultima, a sua volta, comprende la Comunidad Autonoma Vasca (CAV) che ingloba le province di Araba - Bizkaia e Gipuzkoa - , e la Comunidad Foral de Navarra (CFN), costituita appunto dalla Nafarroa. A queste vanno aggiunte ulteriori spartizioni, tra cui quelle riguardanti la rete culturale e quella giurisdizionale, che di fatto non posso essere ritenute casuali, poichè vengono elaborate e sfruttate da Madrid per frammentare il tessuto sociale e civile basco. Unità da sempre ricercata, da sempre fulcro di ogni battaglia, da sempre obiettivo principale da raggiungere ad ogni costo. Perchè in tutta la sua storia Euskal Herria è stata ripetutamente assoggettata a dominii stranieri, che non le hanno mai concesso di esprimere quella tradizione così profondamente radicata e così pregnante per la vita dei suoi cittadini; d'altro canto, non si è mai manifestata da parte sua l'intenzione di conquistare altri territori, nè di controllare altri Stati, ma unicamente la volontà di poter raggiungere una forma di autogoverno, che le permettesse di dare voce alla propria civiltà. La civiltà basca sta oggi subendo un ulteriore allontanamento dall'indipendenza e soprattutto dalla democrazia: Aznar ha messo a segno colpi importanti per svilirie l'identità basca e per minare il sistema di rappresentanza democratica a cui i cittadini baschi dovrebbero avere diritto, vedi l'eliminazione del partito della sinistra abertzale, Batasuna, messo fuori legge insieme a molti suoi sostenitori nonchè le continue persecuzioni di chiunque faccia politica sul territorio basco con la repressione costante e continuata di chi ancora non è nelle carceri. Se a parole la Spagna assicura periodicamente di cercare una negoziazione politica che ponga fine al conflitto, i fatti dimostrano esattamente il contario, e la grave situazione attuale testimonia come il progetto politico di Madrid punti esclusivamente alla negazione di ogni diritto per la società basca e allo svilimento della stessa causa sociale, politica e culturale basca.


PAKISTAN 09/05/2003
ALT

Diritti umani in Pakistan

L’AMICO AMERICANO

Ovvero come qualcuno è meno dittatore di altri

E’ in corso (dicono sia finita, mah....) una sanguinosa guerra in Iraq, in cui muoiono e moriranno centinaia (facilmente migliaia) di civili innocenti. Ci viene detto che tutto ciò non è per il petrolio, che tutto ciò non è per insediarsi in una zona che ancora non controllano, che tutto ciò non fa parte del Progetto Per un Nuovo Secolo Americano . Gli Stati Uniti e tutti i loro alleati sostengono che l’invasione dell’Iraq risponde a due esigenze fondamentali per gli USA e per tutto “l’occidente”: 1) difendersi da possibili attacchi terroristici con armi di distruzione di massa che Saddam avrebbe e che potrebbe fornire alla rete di Al-Quaeda, esigenza esternata dopo l’11/09 (visto che quando Saddam gasava kurdi e Iraniani andava bene). 2) Esportare la democrazia e la libertà in Iraq e in tutto il medio oriente per pacificare la zona e sradicare il terrorismo.

Non vorrei soffermarmi sul punto 1, essendo più che sufficienti a demolirne la fondatezza i demenziali sforzi dei governi USA e UK di dimostrare che Saddam possiede armi di distruzione di massa (sarebbe più corretto dire “possiede ancora”, sicuramente le aveva, dal momento che gli venivano fornite da USA e mezza Europa quando serviva), non trovate dall’ONU e nemmeno, per ora, dalle truppe Anglo-Statunitensi dopo mesi di ispezioni e circa un mese di occupazione; e gli infantili tentativi di dimostrare un qualche collegamento fra il laico Saddam e I fondamentalisti religiosi di Al Queda culminati con la relazione dei servizi britannici copiata da una tesi di laurea su internet. Per non parlare di documenti prodotti da centri studi militari USA come lo Strategic Assesment 1999 in cui si progettano interventi nell’area ben 2 anni prima degli attentati alle torri.

L’affermazione che più dà da pensare tra quelle fatte dai vari guerrafondai d’oltreoceano e non è che gli Statunitensi stanno esportando la democrazia in Iraq e che vanno a liberare gli Irakeni da un dittatore.
Senza voler scomodare precedenti storici illustri sud e centro-americani, attribuibili ad amministrazioni precedenti, l’ipocrisia del fronte pro-guerra su questo punto è sconcertante, dal momento che gli Stati Uniti e i loro alleati continuano a sostenere regimi non propriamente democratici, se non politicamente almeno economicamente.

C’è in particolare un Paese che potrebbe nel futuro diventare un nuovo Iraq, governato da una dittatura militare, finanziato con aiuti dagli USA e in possesso di armi nucleari con chiara intenzione di farne uso, almeno a livello dimostrativo contro un paese vicino di quasi un miliardo di abitanti nonchè potenza nucleare anch’esso: il Pakistan del democraticissimo Pervez Musharraf.



VERSIONE STAMPABILE

REFERENDUM IN VENEZUELA 15/08/2004

Venezuela alle urne

Le oligarchie sono state sconfitte.

Il referendum svoltosi la scorsa domenica (15 di agosto) ha confermato il governo di Hugo Chavez - in un confronto che, al di là di Chavez stesso, ha assunto il più ampio significato di riconferma o meno di un percorso di riforme radicali cominciate con la nuova Costituzione Bolivariana del Venezuela.

Ennesima affermazione elettorale di Chavez - dopo diverse elezioni vinte, due tentati colpi di stato da parte dell'opposizione e diverse prove di destabilizzazione - fallite nonostante il sostegno interessato dei media principali - - il fronte antiChavez (imprenditori, classe medio-alta e "osservatori" europei e statunitensi a difesa degli interessi del capitale straniero in Venezuela) tenta la carta del referendum.

- Indymedia Venezuela / Controinformazione dal venezuela sul sito di Indymedia Puerto Rico
- "Referendum e rivoluzione in Venezuela" / Un'intervista a Michael Lebowitz
- "Se noi fossimo Venezuelani..." / Dichiarazioni di sostegno al processo rivoluzionario bolivariano
- Risorse sul Venezuela, Chavez e la Rivoluzione Bolivariana 1 | 2 | 3
- La situazione attuale / Quanto passa sulla stampa venezuelana 1 | 2 | 3

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PALESTINA E IL MURO 03/08/2004
ALT

Il muro illegale

Con un voto quasi unanime, solo sei voti contrari, l'Onu ha dichiarato illegale il muro che Israele sta costruendo ormai da tempo con il fine dichiarato di fermare le rappresaglie portate dagli attentatori palestinesi.
Il Muro, costruito con il silenzioso placet degli Usa, è stato giudicato parte di una strategia israeliana volta a reprimere illegalmente i territori occupati.In particolare è stata giudicata molto grave l'annessione, nei fatti, di vaste porzioni dei Territori occupati (il 20%), e l'uso del muro come arma di pulizia etnica. Interi abitati palestinesi, molto lontani dai confini israeliani, verranno infatti completamente circondati dal muro, costringendo gli abitanti ad abbandonarli, e rendendo possibile ad altri rivendicarle grazie ad un'ancora vigente legge risalente all'Impero Ottomano.
Nonostante il Segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, abbia sottolineato come il voto non sia vincolante per Israele e si sia limitato ad invitare il governo a tenerne conto, Il governo di Sharon ha immediatamente scatenato una vasta offensiva diplomatica, accusando il mondo intero di essere accanto a chi vuole la distruzione del suo paese, mettendo così oltre 150 paesi nella lista nera degli stati pervasi dall'antisemitismo.
Sharon continua così nel solco delle precedenti reazioni israeliane alle risoluzioni Onu, andate tutte inesorabilmente ignorate dal piccolo paese mediorientale.
Un espediente tattico, quasi obbligato per tutti i leader che vogliono mantenere in guerra i propri popoli: "Si puo' portare in guerra un popolo solo creando un nemico ed isolando i propri cittadini dai nemici, al fine di ingenerare la convinzione che essi siano esseri disumani" (Etologia Umana: Eibl Eibelsfeldt).
Una tattica che trova una ferma opposizione degli europei di religione ebraica e di quelli francesi in particolare.
Ancora una volta Israele si fa beffe delle decisioni della comunità internazionale, non riconoscendo alcuna onestà ideale al resto del mondo che protesta per la costruzione del muro dell'Apartheid. E contro gli attivisti internazionale la politica di Israele non è da meno: è di pochi giorni fa, infatti, la decisione di incarcerare ed espellere un volontario del Servizio Civile Internazionale, nonchè di sparare su di una macchina di una ONG che si trova a Gaza.

Aggiornamenti:
15 agosto: Sciopero della fame detenuti palestinesi
05 agosto: Ancora ISM fermata
03 agosto: Azione contro il muro

Feature precedenti: Strage a Rafah

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