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NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELLA TEP - Appello ai cittadini di Parma e ai lavoratori della TEP
Come riportato dalla stampa locale e nazionale, il Comune e la Provincia di Parma sono intenzionati ad alienare il 40% delle azioni possedute in TEP, l’azienda dei trasporti pubblici di Parma e provincia.
A dispetto di quanto dichiarato dal sindaco Pizzarotti, LA DECISIONE SI CONFIGURA COME L’AVVIO DI UNA FORMA DI PRIVATIZZAZIONE VERA E PROPRIA. Come può essere definita altrimenti la volontà di privarsi di una consistente quota societaria di una azienda peraltro sana e attiva del territorio?
L’attuale giunta comunale, in linea con le precedenti amministrazioni, non è nuova d’altro canto alla cessione di importanti partecipazioni azionarie: le azioni IREN, in quota al Comune di Parma, sono state progressivamente cedute o date in pegno alle banche nel tentativo di sostenere il debito di STT e Parma Infrastrutture, riducendo ad un 1% circa la presenza pubblica nella multiutility.
Oggi abbiamo occupato l’inceneritore di Parma. Abbiamo compiuto un’azione illegale.
Perchè?
Perchè è all’interno di questa legalità che si compie la devastazione del territorio e del nostro diritto alla salute. Infatti la Società Nanodiagnostics di Modena dà un’esauriente descrizione delle conseguenze derivanti dalle emissioni degli inceneritori, evidenziando come numerose patologie derivino proprio dall’insistenza in territori limitrofi: cancro, effetti sulla respirazione, malformazioni fetali e tumori infantili, avvelenamento del bestiame dovuto all’inquinamento del terreno e delle falde aquifere.
Gli inceneritori rilasciano nell’atmosfera pm10 e pm 2,5. Quali rischi per la salute?
LE PAROLE NON BASTANO
AUTORGANIZZAZIONE UNICA SOLUZIONE
Parma, 13 novembre h.17, una delegazione della Rete Diritti in Casa sale in Comune per discutere dell'emergenza casa nella città ducale. Un nutrito gruppo di occupanti, attivisti e famiglie sotto sfratto forma un presidio davanti all'ingresso per dare visibilità ad un problema troppo spesso ignorato dalle istituzioni e dai media tradizionali.
Della delegazione che tratterà con il Comune fanno parte una madre appena sfrattata ed attualmente “residente” in strada, un occupante e un inquilino di casa popolare, moroso incolpevole, ognuno con la sua piccola storia di ordinaria disumanità di una città che non è più capace di tutelare i diritti.
Dall'altra parte in rappresentanza del Comune l'Assessore alle Politiche Sociali e alla Politica della Casa Laura Rossi (il Sindaco nonostante il nostro invito preferisce non incontrarci).
Oggi 16 ottobre 2013 è stato occupato l’ennesimo stabile situato in b.go San Giuseppe 2 lasciato all’abbandono e all’incuria da anni nella nostra città. Lo Spazio Popolare Autogestito Sovescio che darà casa a giovani e lavoratori italiani e stranieri si inserisce all'interno di quel movimento che ha portato alla grande manifestazione di Roma del 19 ottobre con quasi 100mila partecipanti. Questa azione di rilancio è nata per portare avanti anche a Parma la lotta per il diritto all’abitare e la richiesta di blocco degli sfratti. Pensiamo che la riappropriazione di abitazioni in disuso ormai da anni, siano una soluzione all’emergenza “casa” visto l’immobilismo generale dell’Istituzioni. Lo Spazio Popolare Autogestito Sovescio si propone come luogo di libera aggregazione, fondato sui valori portanti dell’antifascismo e dell’autorganizzazione.
NULLA CAMBIA SE NON LO VUOI CAMBIARE
S.P.A SOVESCIO
DIFENDIAMO LA CASA OCCUPATA DI VIA CASA BIANCA 64
Il 18 maggio 2013 tre famiglie per un totale di 9 adulti e 6 bambini in tenera età hanno occupato una casa abbandonata da anni in Via Casa Bianca 64.
Le famiglie, tutte residenti a Parma da anni, avevano tutte subito sfratto per morosità in quanto erano in difficoltà coi pagamenti in seguito a chiusura o riduzione del personale delle ditte per cui lavoravano. La mancanza di alternative, l’inconsistenza dell’intervento pubblico in merito alle politiche abitative, la ferma volontà di tenere unita la famiglia, ha fatto si che per pura necessità le famiglie siano ricorse all’occupazione.
La casa di via Casa Bianca 64 è proprietà di una ricca famiglia (Ugolotti/Leoni) che a Parma ha decine e decine di altri appartamenti e negozi. Dopo aver sfrattato i vecchi inquilini i proprietari han tentato di vendere l’immobile senza riuscirvi e la casa è rimasta per anni disabitata, invasa dai piccioni e dai topi, dalle erbacce e da occasionali abitanti abusivi. L’edificio e dintorni, prima dell’ingresso delle famiglie occupanti, erano insomma in pieno degrado.
Parma, 12 ottobre 2013
Giornata nazionale di lotta per la casa
Oggi anche Parma aderisce alle iniziative di lotta per la casa che andranno a colpire nelle principali città d’Italia in cui il movimento di lotta per la casa è attivo.
5 famiglie già sfrattate e in situazione di estremo disagio abitativo, hanno occupato con il supporto della Rete Diritti in Casa un edificio vuoto dal 2008 in piazzale Bernieri 3 e rimasto inutilizzato per tutti questi anni.
Perchè diciamo no all'ipotesi di accordo della vertenza Cft
Come lavoratori CFT esprimiamo un giudizio fortemente negativo in merito all'ipotesi di accordo raggiunto tra le parti e pertanto invitiamo i presunti "volontari" a rifiutare la messa in mobilità. Chiediamo inoltre alle OOSS ed in particolare al nostro sindacato, la Fiom, di ritirare la propria adesione a tale impianto e di riaprire la trattativa.
Il testo proposto in assemblea è, a nostro parere, la negazione e la rinuncia alla linea ed ai principi da sempre difesi dalla Fiom in questi anni.
Oggi, un'altra giornata di lotta a Parma: sono stati bloccati altri 2 sfratti ed è stato inutile l'intervento delle forze dell'ordine.
Anche questa volta è stato essenziale l'intervento in massa della gente che frequenta lo sportello della Rete Diritti in Casa; l'avvocato del prete proprietario di case di due anziani invalidi voleva eseguire a tutti costi lo sfratto, nonostante il certificato medico, ma non è stato materialmente possibile eseguirlo; quel che riguarda l'altra esecuzione, nonostante ci fosse in vista la possibilità di un nuovo alloggio per la famiglia sotto sfratto, l'ufficiale giudiziario ha chiesto comunque l'intervento dei carabinieri, e pur avendo parlato con l'assistente sociale. Anche in questo caso però, è stato un tentativo andato a vuoto.
Solo la lotta paga.
Rete Diritti in Casa
La nuova Stazione di Parma nell’insieme delle Grandi opere - volute e iniziate dal sindaco Ubaldi e portate più o meno a compimento dal suo successore - rappresenta il progetto più sconclusionato, faraonico e sproporzionato per la città che lo sta pagando e finanziando.
Si tratta di un enorme intervento sul fronte e sul retro della vecchia stazione, con un grande sottopassaggio tra le due zone passante sotto l’edificio della Stazione e le linee ferroviarie; la ristrutturazione integrale dell’edificio della Stazione e - sul retro della stessa - costruzioni previste per circa 40.000 metri quadrati; 17.500 mq di edifici privati (hotel, direzionale, negozi) sono già stati costruiti dalla STU Area Stazione e costituiscono il cosiddetto primo stralcio.
Sull’area ex-Boschi e sull’area verso via Europa dovrebbero essere in futuro realizzati il secondo e il terzo stralcio del progetto.
Parmabitare e Casadesso
Per anni gli strateghi del Partito del Mattone hanno gridato ai 4 venti che mediante queste due società si sarebbe risolta l’emergenza abitativa a Parma: nella realtà delle cose oltre ad aver realizzato poco più di 170 alloggi in 14 anni, si è trattato di una operazione mediatica, organizzata naturalmente secondo i principi classisti, antipopolari, discriminatori così ben incarnati nelle pratiche di Ubaldi e del suo degno successore Vignali.
Infatti come vedremo tra Parmabitare e Casadesso vi è proprio una diversità nel target sociale per cui son state pensate: la prima offre alloggi assegnati in locazione permanente, il cui costo di produzione si aggira sui 100.000 euro, a famiglie il cui Indicatore di Situazione Economica (ISE) sia almeno 16.000 Є/anno, mentre la seconda offre alloggi in locazione per soli due o tre anni, il cui costo di produzione è di un quarto o più inferiore a famiglie il cui reddito è molto basso.
Quindi più sei povero, più ti discrimino.